GiuseppeDini
2013-05-28 11:06:57 UTC
Come al solito non ha capito un cazzo.
Domanda: ma che differenza c'è nella qualità dell'informazione tra
l'essere un prezzolato come Belpietro e un tifoso come Travaglio?
La disfatta dei 5Stelle alle elezioni comunali di ieri è figlia dei
loro errori, ma anche dei loro meriti. Gli errori sono noti e li
abbiamo più volte segnalati.
1) Comunicazione. Un movimento giovane e radioso, aggressivo ma
sorridente, ha assunto via via una mutria ringhiosa, rancorosa,
sospettosa, difensiva. Contro nemici veri ma prevedibili e contro
nemici immaginari (il complotto interno dei traditori, le congiure dei
partiti per spaccare i 5Stelle, le macchinazioni dei giornalisti, tutti
cattivi a prescindere e servi per definizione).
2) Televisione. La scelta di Grillo di non mettere piede in tv e di
costringere le tv a occuparsi di lui, azzeccata nella campagna per le
politiche, è stata un suicidio in quella delle comunali: lì i comizi
contro "Pdl e Pdmenoelle" lasciano il tempo che trovano. Chi vota vuol
conoscere i candidati e i programmi. Se no gli schifati votano Grillo
alle politiche e alle comunali si astengono.
3) Candidati. Il non-partito col non-statuto ha dei non-candidati,
degli anonimi "portavoce". Che possono andar bene per opporsi in
Parlamento, ma sono totalmente inadatti per l'elezione diretta e
personalizzata dei sindaci. De Vito, a Roma, si presentava ai dibattiti
tv leggendo un foglietto prestampato: anche se leggeva il Vangelo,
levava la voglia di votarlo a chiunque non appartenga allo zoccolo duro
del Movimento, che non supera il 10% (il resto è voto di opinione e va
conquistato ogni volta). 4) Scelte nazionali. I balbettii delle
consultazioni al Quirinale e degli incontri in streaming con Bersani e
Letta, quando i 5Stelle non riuscirono a far capire la loro proposta di
un governo fuori dai partiti con Rodotà, o Zagrebelsky, o Settis. E
consentirono alla black propaganda anti-Grillo di addossargli la colpa
dell'inciucio Pd-Pdl, già deciso la sera del voto, e di oscurare la
bellissima candidatura di Rodotà al Quirinale.
5) Classe dirigente. Il sistema di selezione, con le parlamentarie
nazionali online e con la votazione locale dei meet-up, tiene alla
larga impresentabili, corrotti e riciclati, ma porta a galla troppi
personaggi mediocri, se non addirittura imbarazzanti. Quella che
piagnucola perché vuole andare a Ballarò, quello che campeggia dalla
D'Urso, quelli che alla prima busta paga si fanno la pipì addosso e
scatenano la rivolta della diaria. Consultare gli iscritti è
fondamentale, ma necessita di un filtro successivo: meglio escludere
qualcuno prima che espellerlo poi.
Ma anche alcuni meriti dei 5Stelle aiutano a spiegare la batosta. E
sarebbe assurdo negarli.
1) Se tre mesi fa avesse prestato sottobanco 15 senatori a Bersani per
il suo demenziale governicchio di minoranza, o se poi si fosse
imbarcato nell'immondo carrozzone Letta-Alfano, il M5S si sarebbe
guadagnato i favori dei giornaloni, della Rai e di mezza La7, che ora
non lo lincerebbero da mane a sera, non inventerebbero scandali
inesistenti (tipo i delirii della cronista di Report sulla pubblicità
nel blog), non oscurerebbero la clamorosa rinuncia a 42 milioni di
rimborsi elettorali, non lo accuserebbero di perder tempo a "parlare di
scontrini" o di essere come tutti gli altri.
2) Le battaglie e i consensi dei 5Stelle hanno costretto gli elettori e
i candidati del Pd a cambiare in meglio (il predatore migliora la
specie predata): i primi, alle primarie, scelgono quasi sempre il più
lontano dalla nomenklatura e più vicino alla società civile; i secondi,
una volta in lizza, si ingrilliscono vieppiù rubando voti al candidato
M5S. Pisapia a Milano, Doria a Genova, Renzi a Firenze, De Magistris a
Napoli, Emiliano a Bari, Orlando a Palermo, Zedda a Cagliari,
Serracchiani in Friuli. E ora Marino, che vince a Roma contro il Pd
dell'inciucio (era per Rodotà). Invece alle politiche c'era Bersani con
tutto il cucuzzaro, e Grillo superò il 25%. Ieri, nel pieno della
débâcle alle comunali, i sondaggi nazionali davano M5S addirittura in
ripresa al 24-25%. L'inciucio logora chi lo fa.
Marco Travaglio Da Il Fatto Quotidiano del 28/05/2013.
http://www.tzetze.it/redazione/2013/05/travaglio_commenta_il_risultato_del_m5s/index.html
Domanda: ma che differenza c'è nella qualità dell'informazione tra
l'essere un prezzolato come Belpietro e un tifoso come Travaglio?
La disfatta dei 5Stelle alle elezioni comunali di ieri è figlia dei
loro errori, ma anche dei loro meriti. Gli errori sono noti e li
abbiamo più volte segnalati.
1) Comunicazione. Un movimento giovane e radioso, aggressivo ma
sorridente, ha assunto via via una mutria ringhiosa, rancorosa,
sospettosa, difensiva. Contro nemici veri ma prevedibili e contro
nemici immaginari (il complotto interno dei traditori, le congiure dei
partiti per spaccare i 5Stelle, le macchinazioni dei giornalisti, tutti
cattivi a prescindere e servi per definizione).
2) Televisione. La scelta di Grillo di non mettere piede in tv e di
costringere le tv a occuparsi di lui, azzeccata nella campagna per le
politiche, è stata un suicidio in quella delle comunali: lì i comizi
contro "Pdl e Pdmenoelle" lasciano il tempo che trovano. Chi vota vuol
conoscere i candidati e i programmi. Se no gli schifati votano Grillo
alle politiche e alle comunali si astengono.
3) Candidati. Il non-partito col non-statuto ha dei non-candidati,
degli anonimi "portavoce". Che possono andar bene per opporsi in
Parlamento, ma sono totalmente inadatti per l'elezione diretta e
personalizzata dei sindaci. De Vito, a Roma, si presentava ai dibattiti
tv leggendo un foglietto prestampato: anche se leggeva il Vangelo,
levava la voglia di votarlo a chiunque non appartenga allo zoccolo duro
del Movimento, che non supera il 10% (il resto è voto di opinione e va
conquistato ogni volta). 4) Scelte nazionali. I balbettii delle
consultazioni al Quirinale e degli incontri in streaming con Bersani e
Letta, quando i 5Stelle non riuscirono a far capire la loro proposta di
un governo fuori dai partiti con Rodotà, o Zagrebelsky, o Settis. E
consentirono alla black propaganda anti-Grillo di addossargli la colpa
dell'inciucio Pd-Pdl, già deciso la sera del voto, e di oscurare la
bellissima candidatura di Rodotà al Quirinale.
5) Classe dirigente. Il sistema di selezione, con le parlamentarie
nazionali online e con la votazione locale dei meet-up, tiene alla
larga impresentabili, corrotti e riciclati, ma porta a galla troppi
personaggi mediocri, se non addirittura imbarazzanti. Quella che
piagnucola perché vuole andare a Ballarò, quello che campeggia dalla
D'Urso, quelli che alla prima busta paga si fanno la pipì addosso e
scatenano la rivolta della diaria. Consultare gli iscritti è
fondamentale, ma necessita di un filtro successivo: meglio escludere
qualcuno prima che espellerlo poi.
Ma anche alcuni meriti dei 5Stelle aiutano a spiegare la batosta. E
sarebbe assurdo negarli.
1) Se tre mesi fa avesse prestato sottobanco 15 senatori a Bersani per
il suo demenziale governicchio di minoranza, o se poi si fosse
imbarcato nell'immondo carrozzone Letta-Alfano, il M5S si sarebbe
guadagnato i favori dei giornaloni, della Rai e di mezza La7, che ora
non lo lincerebbero da mane a sera, non inventerebbero scandali
inesistenti (tipo i delirii della cronista di Report sulla pubblicità
nel blog), non oscurerebbero la clamorosa rinuncia a 42 milioni di
rimborsi elettorali, non lo accuserebbero di perder tempo a "parlare di
scontrini" o di essere come tutti gli altri.
2) Le battaglie e i consensi dei 5Stelle hanno costretto gli elettori e
i candidati del Pd a cambiare in meglio (il predatore migliora la
specie predata): i primi, alle primarie, scelgono quasi sempre il più
lontano dalla nomenklatura e più vicino alla società civile; i secondi,
una volta in lizza, si ingrilliscono vieppiù rubando voti al candidato
M5S. Pisapia a Milano, Doria a Genova, Renzi a Firenze, De Magistris a
Napoli, Emiliano a Bari, Orlando a Palermo, Zedda a Cagliari,
Serracchiani in Friuli. E ora Marino, che vince a Roma contro il Pd
dell'inciucio (era per Rodotà). Invece alle politiche c'era Bersani con
tutto il cucuzzaro, e Grillo superò il 25%. Ieri, nel pieno della
débâcle alle comunali, i sondaggi nazionali davano M5S addirittura in
ripresa al 24-25%. L'inciucio logora chi lo fa.
Marco Travaglio Da Il Fatto Quotidiano del 28/05/2013.
http://www.tzetze.it/redazione/2013/05/travaglio_commenta_il_risultato_del_m5s/index.html
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Giuseppe
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