Lori
2014-12-03 07:39:49 UTC
A tutti i cari amici di buona volontà disponibili ad aprirsi alla Luce
della Verità tutta intera su Dio, sull'uomo e sul mondo, da Dio Stesso
rivelata perché la conosciamo bene e soprattutto perché la viviamo con
coerenza per poter realizzare bene l'obiettivo prioritario per cui siamo
ed esistiamo: essere veri figli di Dio nel tempo e nell'eterno!
Mi permetto una premessa: chi almeno per ora non si ritiene disponibile
a lasciarsi incontrare da Gesù che è Verità e Vita e anche Via che
conduce alla Verità e alla Vita per favore non intervenga!
Chiedo troppo? Non penso! Grazie!
Con affetto Lori
-------------------
Nell'omelia di ieri, 2 dicembre 2014, durante la Santa Messa nella
Cappella di Casa Santa Marta, Papa Francesco ha detto:
Chi studia il mistero di Dio si metta in ginocchio perché Dio si rivela
più volentieri a un cuore umile. Lo ha affermato Papa Francesco
all’omelia della Messa del mattino, celebrata in Casa S. Marta. Il
servizio di Alessandro De Carolis:
Gli occhi di un povero sono i più adatti a vedere Cristo e, attraverso
di Lui, scorgere il profilo di Dio. Gli altri che pretendano di sondare
questo mistero con le risorse della propria intelligenza devono prima
mettersi “in ginocchio”, in atteggiamento di umiltà, altrimenti “non
capiranno nulla”. Papa Francesco ribadisce la verità e il paradosso del
mistero della Buona Novella: il Regno di suo Padre appartiene ai “poveri
in spirito”. La riflessione del Papa segue la traccia del Vangelo di
Luca proposta dalla liturgia, nel punto in cui Cristo loda e ringrazia
suo Padre perché ha deciso di rivelarsi a chi per la società non conta
nulla e a chi magari conta ma sa farsi “piccolo” nell’anima:
“Lui ci fa conoscere il Padre, ci fa conoscere questa vita interiore che
Lui ha. E a chi rivela questo il Padre? A chi dà questa grazia? ‘Ti
rendo lode, o Padre, Signore del Cielo e della Terra, perché hai
nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai
piccoli’. Soltanto quelli che hanno il cuore come i piccoli, che sono
capaci di ricevere questa rivelazione, il cuore umile, mite, che sente
il bisogno di pregare, di aprirsi a Dio, si sente povero; soltanto
quello che va avanti con la prima Beatitudine: i poveri di spirito”.
Dunque, la povertà è la dote privilegiata per aprire la porta del
mistero di Dio. Una dote che talvolta, fa notare Papa Francesco, può
difettare proprio in chi a questo mistero dedica una vita di studi:
“Tanti possono conoscere la scienza, la teologia pure, tanti! Ma se non
fanno questa teologia in ginocchio, cioè umilmente, come piccoli, non
capiranno nulla. Ci diranno tante cose, ma non capiranno nulla. Soltanto
questa povertà è capace di ricevere la Rivelazione che il Padre dà
tramite Gesù, attraverso Gesù. E Gesù viene, non come un capitano, un
generale di esercito, un governante potente, no, no. Viene come un
germoglio. Così abbiamo sentito nella Prima Lettura: ‘In quel giorno, un
germoglio spunterà dal tronco di Iesse’. Lui è un germoglio: è umile, è
mite, ed è venuto per gli umili, per i miti, a portare la salvezza agli
ammalati, ai poveri, agli oppressi”.
E Gesù, prosegue Papa Francesco, è il primo degli emarginati arrivando
addirittura a ritenere “un valore non negoziabile essere uguale a Dio”.
“La grandezza del mistero di Dio”, ripete , si conosce soltanto “nel
mistero di Gesù e il mistero di Gesù è proprio un mistero
dell’abbassarsi, di annientarsi, di umiliarsi” che “porta la salvezza ai
poveri, a quelli che sono annientati da tante malattie, peccati e
situazioni difficili”. “Fuori da questa cornice – conclude Papa
Francesco – non si può capire il mistero di Gesù”:
“Chiediamo al Signore, in questo tempo di Avvento, di avvicinarci più,
più, più al suo mistero e di farlo sulla strada che Lui vuole che noi
facciamo: la strada dell’umiltà, la strada della mitezza, la strada
della povertà, la strada del sentirci peccatori. Così Lui viene a
salvarci, a liberarci. Che il Signore ci dia questa grazia”.
della Verità tutta intera su Dio, sull'uomo e sul mondo, da Dio Stesso
rivelata perché la conosciamo bene e soprattutto perché la viviamo con
coerenza per poter realizzare bene l'obiettivo prioritario per cui siamo
ed esistiamo: essere veri figli di Dio nel tempo e nell'eterno!
Mi permetto una premessa: chi almeno per ora non si ritiene disponibile
a lasciarsi incontrare da Gesù che è Verità e Vita e anche Via che
conduce alla Verità e alla Vita per favore non intervenga!
Chiedo troppo? Non penso! Grazie!
Con affetto Lori
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Nell'omelia di ieri, 2 dicembre 2014, durante la Santa Messa nella
Cappella di Casa Santa Marta, Papa Francesco ha detto:
Chi studia il mistero di Dio si metta in ginocchio perché Dio si rivela
più volentieri a un cuore umile. Lo ha affermato Papa Francesco
all’omelia della Messa del mattino, celebrata in Casa S. Marta. Il
servizio di Alessandro De Carolis:
Gli occhi di un povero sono i più adatti a vedere Cristo e, attraverso
di Lui, scorgere il profilo di Dio. Gli altri che pretendano di sondare
questo mistero con le risorse della propria intelligenza devono prima
mettersi “in ginocchio”, in atteggiamento di umiltà, altrimenti “non
capiranno nulla”. Papa Francesco ribadisce la verità e il paradosso del
mistero della Buona Novella: il Regno di suo Padre appartiene ai “poveri
in spirito”. La riflessione del Papa segue la traccia del Vangelo di
Luca proposta dalla liturgia, nel punto in cui Cristo loda e ringrazia
suo Padre perché ha deciso di rivelarsi a chi per la società non conta
nulla e a chi magari conta ma sa farsi “piccolo” nell’anima:
“Lui ci fa conoscere il Padre, ci fa conoscere questa vita interiore che
Lui ha. E a chi rivela questo il Padre? A chi dà questa grazia? ‘Ti
rendo lode, o Padre, Signore del Cielo e della Terra, perché hai
nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai
piccoli’. Soltanto quelli che hanno il cuore come i piccoli, che sono
capaci di ricevere questa rivelazione, il cuore umile, mite, che sente
il bisogno di pregare, di aprirsi a Dio, si sente povero; soltanto
quello che va avanti con la prima Beatitudine: i poveri di spirito”.
Dunque, la povertà è la dote privilegiata per aprire la porta del
mistero di Dio. Una dote che talvolta, fa notare Papa Francesco, può
difettare proprio in chi a questo mistero dedica una vita di studi:
“Tanti possono conoscere la scienza, la teologia pure, tanti! Ma se non
fanno questa teologia in ginocchio, cioè umilmente, come piccoli, non
capiranno nulla. Ci diranno tante cose, ma non capiranno nulla. Soltanto
questa povertà è capace di ricevere la Rivelazione che il Padre dà
tramite Gesù, attraverso Gesù. E Gesù viene, non come un capitano, un
generale di esercito, un governante potente, no, no. Viene come un
germoglio. Così abbiamo sentito nella Prima Lettura: ‘In quel giorno, un
germoglio spunterà dal tronco di Iesse’. Lui è un germoglio: è umile, è
mite, ed è venuto per gli umili, per i miti, a portare la salvezza agli
ammalati, ai poveri, agli oppressi”.
E Gesù, prosegue Papa Francesco, è il primo degli emarginati arrivando
addirittura a ritenere “un valore non negoziabile essere uguale a Dio”.
“La grandezza del mistero di Dio”, ripete , si conosce soltanto “nel
mistero di Gesù e il mistero di Gesù è proprio un mistero
dell’abbassarsi, di annientarsi, di umiliarsi” che “porta la salvezza ai
poveri, a quelli che sono annientati da tante malattie, peccati e
situazioni difficili”. “Fuori da questa cornice – conclude Papa
Francesco – non si può capire il mistero di Gesù”:
“Chiediamo al Signore, in questo tempo di Avvento, di avvicinarci più,
più, più al suo mistero e di farlo sulla strada che Lui vuole che noi
facciamo: la strada dell’umiltà, la strada della mitezza, la strada
della povertà, la strada del sentirci peccatori. Così Lui viene a
salvarci, a liberarci. Che il Signore ci dia questa grazia”.