grebo
2013-09-05 06:57:14 UTC
(bello)
http://www.repubblica.it/sport/tennis/2013/09/04/news/federer_ritiro_clerici-65895244/?ref=nrsc
Gli Innamorati immaginavano Roger Federer vincitore di un nuovo Grand
Slam, allo US Open. I più Ragionevoli simpatizzanti lo vedevano
dignitosamente sconfitto dall'attuale favorito del torneo, la sua nemesi
Rafa Nadal, nei quarti di finale. I Pessimisti ritenevano che, alle
undici sconfitte subite nel 2013 da tennisti detentori di classifiche
peggiori della sua attuale - numero 7 - ne sarebbe succeduta una
dodicesima, come è accaduto con lo spagnolo Tommy Robredo (n. 19).
Hanno avuto ragione i Pessimisti che, a questo punto, sarebbe doveroso
considerare Realisti, e non sempre privi di oggettività o addirittura di
umana simpatia. Mi ero permesso, ammiratore di Federer dal giorno in cui
lo vidi imbattibile junior nei tardi Anni ‘90, e ne ebbi conferma nello
scomparso torneo di Milano 2001, di schierarmi a metà tra le due ultime
categorie. In realtà, credulo Simbo-lista, avevo sottolineato la curiosa
assonanza tra il nome del suo nuovo agente privato, Godsick, e il
significato, eguale a quello di Dio Malato. Quale potrebbe essere, oggi,
la malattia del più grande tennista dell'ultimo decennio, ritenuto dai
digiuni di storia specifica - spesso ahiloro presunti professionisti -
il Più Grande di Tutti i Tempi?
Nell'incompletezza d'informazione di chi non ha accesso all'intimità del
Campione, mi ritrovo del tutto privo di riferimenti freudiani,
eventualità per altro esclusa dalla cultura insufficiente di Federer,
che apparve infastidito quando mi permisi di suggerire una ragione alle
sue prime sconfitte contro la Nemesi Nadal. Le altre giustificazioni
sono quelle tipiche del logorio, anche mentale, tipico di uno sport, che
inizia ormai secondo gli schemi infantili, altrimenti benefici, di Maria
Montessori.
Fossi altrimenti preparato in psicologia, dovrei scrivere che, tra gli
attuali grandi, si ravvisano tre categorie umane. La prima è quella che
saggiamente decide di ritirarsi in seguito alla splendida lapide di un
successo autonomamente ritenuto irripetibile (Sampras, Agassi). La
seconda è di chi rifiuta l'immagine di se stesso battibile, la più
irrazionale tra tutte, addirittura confermata da un rifiuto totale della
maturità, quale Borg. Alla terza, di chi è vicino alla fine sportiva, ma
spinto a ricusarla da un entourage miope e interessato, da contratti in
corso e difficilmente onorabili, da un'incredulità personale
comprensibile ma difficile da ammettere per una natura vincente,
osannata ma in fondo poco preparata quanto il nostro Eroe; alla terza,
dicevo, mi par di associare Federer.
Ultimo, temo, dei grandissimi per i quali non sia stata indispensabile
una statura di due metri, una muscolatura da sollevatore, un racchettone
enorme, un rovescio bimane, un tennis solo orizzontale e insomma le
qualità di chi sarà il Futuro Campione. Con infinita riconoscenza per
quanto Roger ci ha regalato, e con l'augurio di un imminente ritiro.
http://www.repubblica.it/sport/tennis/2013/09/04/news/federer_ritiro_clerici-65895244/?ref=nrsc
Gli Innamorati immaginavano Roger Federer vincitore di un nuovo Grand
Slam, allo US Open. I più Ragionevoli simpatizzanti lo vedevano
dignitosamente sconfitto dall'attuale favorito del torneo, la sua nemesi
Rafa Nadal, nei quarti di finale. I Pessimisti ritenevano che, alle
undici sconfitte subite nel 2013 da tennisti detentori di classifiche
peggiori della sua attuale - numero 7 - ne sarebbe succeduta una
dodicesima, come è accaduto con lo spagnolo Tommy Robredo (n. 19).
Hanno avuto ragione i Pessimisti che, a questo punto, sarebbe doveroso
considerare Realisti, e non sempre privi di oggettività o addirittura di
umana simpatia. Mi ero permesso, ammiratore di Federer dal giorno in cui
lo vidi imbattibile junior nei tardi Anni ‘90, e ne ebbi conferma nello
scomparso torneo di Milano 2001, di schierarmi a metà tra le due ultime
categorie. In realtà, credulo Simbo-lista, avevo sottolineato la curiosa
assonanza tra il nome del suo nuovo agente privato, Godsick, e il
significato, eguale a quello di Dio Malato. Quale potrebbe essere, oggi,
la malattia del più grande tennista dell'ultimo decennio, ritenuto dai
digiuni di storia specifica - spesso ahiloro presunti professionisti -
il Più Grande di Tutti i Tempi?
Nell'incompletezza d'informazione di chi non ha accesso all'intimità del
Campione, mi ritrovo del tutto privo di riferimenti freudiani,
eventualità per altro esclusa dalla cultura insufficiente di Federer,
che apparve infastidito quando mi permisi di suggerire una ragione alle
sue prime sconfitte contro la Nemesi Nadal. Le altre giustificazioni
sono quelle tipiche del logorio, anche mentale, tipico di uno sport, che
inizia ormai secondo gli schemi infantili, altrimenti benefici, di Maria
Montessori.
Fossi altrimenti preparato in psicologia, dovrei scrivere che, tra gli
attuali grandi, si ravvisano tre categorie umane. La prima è quella che
saggiamente decide di ritirarsi in seguito alla splendida lapide di un
successo autonomamente ritenuto irripetibile (Sampras, Agassi). La
seconda è di chi rifiuta l'immagine di se stesso battibile, la più
irrazionale tra tutte, addirittura confermata da un rifiuto totale della
maturità, quale Borg. Alla terza, di chi è vicino alla fine sportiva, ma
spinto a ricusarla da un entourage miope e interessato, da contratti in
corso e difficilmente onorabili, da un'incredulità personale
comprensibile ma difficile da ammettere per una natura vincente,
osannata ma in fondo poco preparata quanto il nostro Eroe; alla terza,
dicevo, mi par di associare Federer.
Ultimo, temo, dei grandissimi per i quali non sia stata indispensabile
una statura di due metri, una muscolatura da sollevatore, un racchettone
enorme, un rovescio bimane, un tennis solo orizzontale e insomma le
qualità di chi sarà il Futuro Campione. Con infinita riconoscenza per
quanto Roger ci ha regalato, e con l'augurio di un imminente ritiro.