Artamano
2008-01-10 21:19:10 UTC
http://www.radioislam.org/islam/italiano/revision/gar/miti3.htm
"Questo tribunale rappresenta una continuazione degli sforzi di guerra delle
nazioni alleate".
Fonte: Robert H. Jackson, procuratore generale degli Stati Uniti,
dichiarazione alla seduta del 26 luglio 1946 del Tribunale
Militare Internazionale di Norimberga
L'8 agosto 1945 i dirigenti americani, inglesi, francesi e russi si
riunirono a Londra per mettere a punto "l'azione giudiziaria e le condanne
contro i grandi criminali di guerra delle potenze europee appartenenti
all'Asse" creando un "Tribunale Militare Internazionale" (articolo I, a).
I crimini erano definiti al Titolo II, articolo 6.
1. "Crimini contro la pace", concernenti coloro che erano re-sponsabili
dello scatenamento della guerra.
2. "Crimini di guerra", per la violazione delle leggi e dei costumi di
guerra.
3. "Crimini contro l'umanità", vale a dire, essenzialmente, contro le
popolazioni civili.
Questa definizione dà già adito a qualche osservazione:
a) Non si trattava di un tribunale internazionale, dal momento che era
costituito soltanto dai vincitori e che, di conseguenza, avrebbe considerato
solo i crimini commessi dai vinti... Il procuratore generale degli Stati
Uniti, Robert H. Jackson, che presiedette l'udienza del 26 luglio 1946,
riconobbe: "Gli alleati si trovano ancora in stato di guerra con la Germania
da un punto di vista tecnico. In quanto tribunale militare, questo tribunale
rappresenta una continuazione degli sforzi bellici delle nazioni alleate".
b) Si trattava, dunque, di un tribunale d'eccezione, che rap-presentava
l'ultimo atto di guerra, escludendo, per suo stesso principio, tutte le
responsabilità dei vincitori, in primo luogo nello scatenamento del
conflitto. Si escludeva a priori ogni richiamo su chi ne fosse stato la
causa primaria: a Norimberga non si pose la questione di sapere se il
trattato di Versailles, con tutte le sue conseguenze, in particolare con la
moltiplicazione dei fallimenti e soprattutto con la disoccupazione, non
avesse permesso l'ascesa di un Hitler, grazie al consenso della maggioranza
del popolo tedesco. Per esempio (la sola legge del più forte facendo già
figura di "diritto"), imponendo alla Germania sconfitta del 1918 di pagare,
a titolo di risarcimento, 132 miliardi di marchi-oro (l'equivalente di 165
miliardi di franchi-oro), mentre il patrimonio nazionale del paese stesso
era valutato in 260 miliardi di marchi-oro. L'economia tedesca ne fu
rovinata e il popolo tedesco fu ridotto alla disperazione dalla crisi, dal
crollo della moneta e soprattutto dalla disoccupazione, che permisero la
salita al potere di Hitler e gli diedero gli argomenti più facili per
sostenere la sua più importante parola d'ordine: annullare il trattato di
Versailles con il relativo strascico di miserie e di umiliazioni.
La dimostrazione più convincente di ciò è fornita dalla crescita della
disoccupazione parallelamente al successo del Partito nazionalsocialista
nelle varie elezioni:
Dal 1924 al 1930
Voti ottenuti
%
Seggi Disoccupati
4 giugno 1924
1.918.000
6,6
32 320.711
7 dicembre 1924
908.000
3,0
14 282.645
20 maggio 1928
810.000
2,6
12 269.443
Dal 1930
al 1933
14 aprile 1930
6.407.000
18,3
107 1.061.570
31 luglio 1932
13.779.000
37,3
230 5.392.248
6 novembre 1932
11.737.000
33,1
196 5.355.428
5 marzo 1933
17.265.000
43,7 288
5.598.855
Dopo che Hitler ebbe ottenuto, con i suoi alleati politici, la maggioranza
assoluta al Reichstag, fu decisivo l'aiuto al riarmo della Germania, da
parte degli uomini del dollaro, della sterlina e del franco. Non solo la
Cassa centrale di propaganda del partito di Hitler fu alimentata dalla banca
tedesca Schreider, ma il riarmo stesso della Germania fu largamente
finanziato dai grandi trusts americani, inglesi e francesi. Fu il caso del
consorzio chimico americano Dupont de Nemours e dell'inglese Imperial
Chemicals Industry, che sovvenzionarono l'IG Farben, con la quale si
divisero il mercato mondiale della polvere da sparo, e quello della banca
Dillon di New York, che sovvenzionò la Vereinigte Stahlwerke, cartello
tedesco dell'acciaio. Altre imprese furono sovvenzionate da Morgan o
Rockfeller, ecc.
Così la sterlina e il dollaro parteciparono al complotto che portò Hitler al
potere.
Per quanto riguarda la Francia, il ministro dell'economia nazionale, a
un'interrogazione del senatore Paul Laffont sulla quantità di minerali di
ferro esportati in Germania dopo il 1934, rispose così:
"La quantità di minerale di ferro (N. 204 del tariffario doganale) esportata
in Germania nel corso degli anni 1934, 1935, 1936 e 1937 è elencata nella
seguente tabella:
Anno
Quantità
(in quintali metrici)
1934
17.060.916
1935
58.616.111
1936
77.931.756
1937
71.329.234
Fonte: "Journal Officiel", 26 marzo 1938
Ma né i dirigenti dei gruppi Dupont de Nemours, Dillon, Morgan e Rockfeller,
né François de Wendel furono interrogati a Norimberga sui "crimini contro la
pace".
Nota: Gli Stati Uniti produssero circa 135.000 tonnellate di agenti chimici
tossici durante il conflitto, la Germania 70.000 tonnellate, il Regno Unito
40.000 tonnellate e il Giappone 7.500 tonnellate.
* * *
Si citano spesso le imprecazioni di Hitler e dei principali dirigenti
nazisti contro i comunisti e gli ebrei.
In particolare il capitolo XV del secondo volume di Mein Kampf, in cui
Hitler ricorda il passato: quello dell'impiego militare del gas avviato
dagli inglesi durante la prima guerra mondiale. Il capitolo è intitolato Il
diritto alla legittima difesa:
"Se all'inizio e durante il conflitto si fossero uccisi con i gas dodici o
quindimila di quei giudei distruttori del popolo, come rimasero uccisi dai
gas sui campi di battaglia centinaia di migliaia di tedeschi di tutte le
classi, non sarebbero morte invano milioni di persone. Am-mazzando
dodicimila criminali finché si era in tempo avrebbero guadagnato la vita un
milione di preziosi tedeschi".
In un discorso al Reichstag del 30 gennaio 1939 egli disse anche:
"Se i circoli giudaici della finanza, all'interno e all'esterno dell'Eu-ropa
riusciranno a precipitare un'altra volta i popoli in un guerra mondiale, il
risultato non sarà la bolscevizzazione della terra come corollario della
vittoria dell'ebraismo, ma l'annientamento (Vernichtung) della razza ebraica
in Europa [...]. Perché l'epoca in cui i popoli non giudaici si consegnavano
inermi alla propaganda si è conclusa. La Germania nazionalsocialista e
l'Italia fascista hanno ormai le istituzioni che permettono, ogni volta che
è necessario, di illuminare il mondo sugli annessi e connessi di una
questione che numerosi popoli avvertono istintivamente, senza potersela
spiegare scientificamente.
"Gli ebrei possono continuare la loro campagna di logoramento in alcuni
Stati, protetti come sono dal monopolio che esercitano nella stampa, nel
cinema, nella propaganda radiofonica, nei teatri, nella letteratura e così
via. Pertanto, se questo popolo dovrà riuscire, ancora una volta, a
precipitare milioni di uomini in un conflitto totalmente assurdo per loro,
per quanto possa essere vantaggioso per gli interessi dei giudei, allora si
manifesterebbe l'efficacia di un lavoro di spiegazione che ha permesso in
pochi anni, nella sola Germania, di abbattere completamente (restlos
erlegen) il giudaismo".
Fonte: Trial of the Major War Criminals, cit., XXXI, p. 65
Il 30 gennaio 1941 Hitler dichiarò all'insieme degli ebrei d'Europa che essi
"avrebbero finito di fare la loro parte, in caso di guerra generalizzata".
Poi, in un discorso del 30 gennaio 1942, egli avrebbe dichiarato che dalla
guerra sarebbe risultato "l'annientamento del giudaismo in Europa"
Il testamento politico di Hitler, pubblicato dal Tribunale Militare
Internazionale, abbonda in questo senso. Vi si legge in modo specifico:
"Non ho lasciato sussistere alcun dubbio sul fatto che, se questi
complottatori internazionali del mondo del denaro e della finanza
ricominciano a trattare i popoli d'Europa come pacchetti di azioni, questo
popolo, che è il vero responsabile dell'attuale conflitto micidiale, dovrà
renderne conto: i giudei! (Das Judentum!)
"Non ho lasciato nessuno nell'incertezza della sorte che aspetta coloro a
causa dei quali milioni di bambini dei popoli ariani d'Europa dovrebbero
morire di fame, milioni di uomini adulti dovrebbero perire e centinaia di
migliaia di donne e bambini brucerebbero e soccomberebbero nei bombardamenti
delle loro città. Anche se ciò dovesse avvenire con sistemi più umani, il
colpevole dovrà espiare la sua colpa".
Hitler parla di distruggere una "influenza"; Himmler parla direttamente di
eliminare degli individui. Ecco ciò che disse in un discorso ai comandanti
delle forze navali a Weimar il 16 dicembre 1943:
"Quando, non importa dove, sono stato obbligato a dare, in un villaggio,
l'ordine di marciare contro dei partigiani e contro dei commissari ebraici,
allora ho disposto di fare uccidere anche le donne e i bambini di questi
partigiani e di questi commissari".
Più tardi, parlando davanti ad alcuni generali il 5 maggio 1944, a
Sonthofen, aggiunse:
"In questo conflitto con l'Asia dobbiamo prendere l'abitudine di dimenticare
le regole del gioco e i costumi in uso nelle passate guerre europee, per
quanto essi ci siano diventati cari e si adattino meglio alla nostra
mentalità".
Questa ferocia, sfortunatamente, non era appannaggio di un solo campo.
Il 4 settembre 1940 Hitler dichiarò allo Sportpalast:
"Se l'aviazione inglese getta tre o quattromila chili di bombe, noi ne
getteremo cento, centocinquanta, duecento, trecento, quattrocentomila chili
e più ancora in una sola notte".
Si tratta di una folle esagerazione delle possibilità di bombarda-mento
strategico della Luftwaffe, ma essa mostra quale grado di odio contro i
popoli si raggiunse nei due campi.
In risposta, Clifton Fadiman, editore del settimanale "New Yorker" e figura
di spicco del Writers War Board, agenzia letteraria semi-ufficiale del
governo, domandò nel 1942 agli scrittori "di suscitare un ardente odio
contro tutti i tedeschi e non solo contro i dirigenti nazisti".
Poiché questa sortita aveva sollevato delle proteste, Fadiman proseguì: "Il
solo modo di farsi capire dai tedeschi è ucciderli. E anche così non credo
che capiranno".
Nell'aprile dello stesso anno, facendo l'elogio di un libro di De Sales, The
making of tomorrow (Preparando il domani), egli sviluppò il suo concetto
razzista e scrisse:
"L'attuale aggressione nazista non è l'opera di un gruppo di gangsters ma
piuttosto l'espressione finale dei più profondi istinti del popolo tedesco.
"Hitler è l'incarnazione di forze più grandi di lui. L'eresia che predica è
vecchia di duemila anni. In che cosa consiste questa eresia? Né più né meno
nella ribellione contro la civiltà occidentale che comincia con Arminio
[...] le dimensioni di questa guerra appaiono allora con grande chiarezza".
Egli approvava il suggerimento di Hemingway: "L'unica soluzione finale (the
only ultimate settlement) sarà quella di sterilizzare i nazisti, nel senso
chirurgico del termine". E ridicolizzava Dorothy Thomson che faceva una
distinzione tra i nazisti e gli altri tedeschi.
Non si trattò di un'opinione isolata. Dopo il discorso di Hitler allo
Sportpalast il "Daily Herald" di Londra pubblicò un articolo del reverendo
C.W. Wipp che dichiarava:
"La parola d'ordine deve essere: "Spazzarli via", e perciò concentrare la
nostra scienza nella scoperta di nuovi e più terrificanti esplosivi [...].
Un ministro del Vangelo forse non dovrebbe lasciarsi andare a simili
sentimenti, ma io dico francamente che, se potessi, cancellerei la Germania
dalla carta geografica. È una razza diabolica che è stata la maledizione
dell'Europa durante i secoli".
Fortunatamente, in Inghilterra, si levarono delle proteste contro tali
aberrazioni, perché la popolazione, come quella tedesca con la sua grande
cultura, non poteva essere confusa con dirigenti sanguinari, fomentatori di
odio e di morte.
Nel gennaio 1934 il dirigente sionista Vladimir Ze'ev Jabotinskij dichiarò
al giornale ebraico "Natsha Retsch":
"I nostri interessi ebraici esigono l'annientamento definitivo della
Germania; il popolo tedesco, nella sua totalità, rappresenta un pericolo per
noi".
Quanto a Churchill, egli confidò a Paul Reynaud il 16 maggio 1940:
"Affameremo la Germania. Demoliremo le sue città. Bruceremo i suoi raccolti
e le sue foreste".
Fonte: Paul Baudouin, Neuf mois au gouvernement,
Parigi, La Table Ronde, 1948, p. 57
Nel 1942 il ministro britannico Lord Vansittart, vero apostolo dell'odio,
allo scopo di giustificare il terrore provocato dai bombardamenti inglesi,
disse: "Gli unici bravi tedeschi sono i tedeschi morti; dunque che piovano
le bombe!".
Nel luglio del 1944 Churchill inviò al suo capo di stato maggiore, generale
Hastings Imay, un memorandum di quattro pagine, in cui propose il seguente
progetto:
"Voglio che riflettiate molto seriamente sulla questione dei gas asfissianti
[...].
"È assurdo, in questo affare, tenere in conto la moralità, dal momento che
tutti li hanno utilizzati durante l'ultima guerra, senza che ci fossero
proteste da parte dei moralisti e della Chiesa. D'altra parte, allora i
bombardamenti di città aperte erano considerati vietati; oggi tutti li
praticano come una cosa che va da sé. Si tratta solo di una moda,
paragonabile al mutamento della lunghezza delle gonne [...].
"Voglio che si esamini freddamente quanto converrebbe utilizzare dei gas
asfissianti [...] non bisogna farsi legare le mani da sciocchi principi
[...].
"Potremmo inondare le città della Ruhr, così come altre città tedesche, in
modo che la maggioranza della popolazione abbia bisogno di costanti cure
mediche [...]. Forse bisognerà attendere qualche settimana o anche qualche
mese prima che io vi chieda d'inondare la Germania con i gas asfissianti e,
se lo faremo, facciamolo in modo completo. Nel frattempo, vorrei che la
questione fosse esaminata freddamente da persone sensate e non da persone
travestite da cantori di salmi, guastafeste come se ne trovano qua e là".
Fonte: "American heritage", agosto-settembre 1985
Né Churchill, né Stalin, né Truman presero posto al banco dei criminali di
guerra. Non più, d'altra parte, di quanto furono chiamati in causa gli
autori dei più ignobili appelli al crimine. Citeremo solo due esempi, tra i
più deliranti: l'appello a un "genocidio", questa volta nel vero senso della
parola, lanciato nel 1941 con il libro dell'ebreo americano Theodor N.
Kaufman, Germany must perish (La Germa-nia deve morire) la cui tesi
principale è la seguente: "I tedeschi (quali che siano: antinazisti,
comunisti o anche filosemiti) non meritano di vivere. Di conseguenza dopo la
guerra si mobiliteranno 20.000 medici perché ognuno sterilizzi 25 tedeschi
al giorno, di modo che in tre mesi non ci sarà un solo tedesco capace di
riprodursi e in 60 anni la razza tedesca sarà totalmente eliminata".
Si trattò di una bravata che alimentò l'antisemitismo: Hitler fece leggere
dei brani di questo libro da tutte la stazioni radio.
In secondo luogo, Ilja Erenburg nel suo Appello all'Armata Rossa, pubblicato
nell'ottobre 1944, scrisse:
"Uccidete! Uccidete! Tra i tedeschi non ci sono innocenti, né tra i vivi, né
tra chi deve nascere! Eseguite le istruzioni del compagno Stalin
schiacciando per sempre la bestia fascista nella sua tana. Spezzate con la
violenza l'orgoglio delle donne germaniche. Prende-tele come legittimo
bottino. Uccidete, uccidete, valorosi soldati dell'Armata Rossa, nel vostro
irresistibile assalto" (citato dall'ammiraglio Dönitz, Dix ans et 20 jours,
pp. 343-344).
Costoro non figurarono tra gli accusati di Norimberga, non più dei capi di
Stato che li avevano protetti. Né vi figurarono i responsabili
anglo-americani del bombardamento su Dresda che fece 200.000 vittime civili
e senza alcun interesse militare, giacché l'esercito sovietico aveva
oltrepassato quell'obiettivo.
Né vi prese posto Truman, colpevole dell'apocalisse atomica di Hiroshima e
di Nagasaki che provocò 300.000 vittime civili, anche in questo caso senza
necessità militare, perché la resa del Giappone era già stata decisa
dall'imperatore.
Non toccò nemmeno a Berija e a Stalin, che scaricarono sulle spalle dei
tedeschi il massacro di migliaia di ufficiali polacchi a Katyn.
* * *
Questa procedura derivò dagli stessi principi (o meglio dalla stessa assenza
di principi) alla base della scelta degli accusati solo tra i vinti.
Lo statuto del Tribunale di Norimberga fu così definito:
"Articolo 19: Il tribunale non sarà legato dalle regole tecniche relative
all'amministrazione delle prove. Esso adotterà e applicherà, per quanto
possibile, una procedura rapida e non formale e ammetterà ogni metodo che
riterrà dotato di valore probante.
"Articolo 21: Il tribunale non esigerà che siano prodotte le prove
riguardanti fatti di notorietà pubblica, ma le riterrà acquisite. Allo
stesso modo riterrà prove autentiche i documenti e i rapporti ufficiali dei
governi degli alleati".
Tale è il mostro giuridico, le cui decisioni devono essere canonizzate con i
criteri di un'intoccabile verità storica, secondo la legge Gayssot-Fabius
del 13 luglio 1990.
Questo testo inserisce infatti nella legge sulla libertà di stampa del 1981
un articolo, il 24 bis, che dice:
"Saranno puniti con le pene previste dal sesto comma dell'articolo 24 coloro
che avranno contestato, con uno dei mezzi elencati all'articolo 23,
l'esistenza di uno o più crimini contro l'umanità così come sono definiti
dall'articolo 6 dello statuto del Tribunale Militare Internazionale allegato
all'accordo di Londra dell'8 agosto 1945 e che siano stati commessi sia dai
membri di una organizzazione dichiarata fuorilegge in base all'articolo 9
del detto statuto, sia da un individuo riconosciuto colpevole di tali
crimini da un tribunale francese o internazionale.
"Il tribunale potrà inoltre ordinare:
"1 L'applicazione della sua decisione nelle condizioni previste
dall'articolo 51 del Codice penale;
"2 la pubblicazione di questa o di un comunicato nelle condizioni previste
dall'articolo 51-1 del Codice penale, senza che le spese relative possano
superare il massimo dell'ammenda applicata".
* * *
La prassi del Tribunale di Norimberga sollevò obiezioni anche tra i giuristi
americani di più alto livello: quelli della Corte suprema.
A cominciare dal giudice Jackson che ne fu il presidente. Lo storico inglese
David Irving, che riconobbe di averlo mal giudicato in un primo momento,
fornisce questa testimonianza:
"Dei giudici rinomati, in tutto il mondo, si vergognerebbero della procedura
di Norimberga. Certamente il giudice Robert H. Jackson, presidente americano
degli accusatori, ebbe vergogna di quella procedura; ciò è evidente dal suo
diario che io ho letto.
"Ho avuto il privilegio di accedere alle Memorie (del giudice Jackson) alla
Biblioteca del Congresso [...]. Poco tempo dopo che Robert H. Jackson ebbe
ricevuto dal presidente Truman l'incarico di dirigere i giudici americani al
processo di Norimberga (maggio 1945), egli venne a conoscenza dei piani
americani sui bombardamenti atomici e si trovò a disagio nel compito che gli
era stato assegnato: perseguire, a nome di una nazione, atti che anch'essa
avrebbe compiuto, poiché era cosciente che gli Stati Uniti stavano per
commettere un crimine ancora più grande" (33.9392 e 9394).
Riferendosi al libro Pilier de la loi di Alpheus Thomas Mason dedicato ad
Harlan Fiske Stone (questi era a capo della Corte suprema degli Stati
Uniti), l'avvocato Christie cita le pagine 715-716, dove viene utilizzato
uno scritto di Fiske Stone al direttore della rivista "Fortune" nel quale
non solo egli disapprovava il metodo, ma riteneva che si trattasse di un
"linciaggio in grande scala" (high-grade lynching party in Nuremberg)
(5.995-996).
Il giudice Wennerstrum, della Corte Suprema degli Stati Uniti, fu così
disgustato dalla procedura che rifiutò la nomina e tornò in Ame-rica, dove
espose sulla "Chicago Tribune" le sue obiezioni: il 60% dei membri della
direzione del processo erano ebrei, così come gli interpreti (23.5915-5916).
"Quanto ai principali accusati: Höss, Streicher, Pohl, essi sono stati
torturati" (23.5919).
In virtù dello statuto di Norimberga, che accettava come prove tutte le
dichiarazioni degli alleati, il rapporto sovietico su Katyn, che accusava i
tedeschi del massacro di 11.000 ufficiali polacchi, fu dichiarato "prova
autentica" indiscutibile l'8 agosto 1945.
Fonte: Trial of the Major War Criminals, cit., XXXIX, documento URSS 54
Il procuratore generale sovietico, generale Rudenko, poté dire, a norma
dell'articolo 21 dello statuto (del Tribunale di Norimberga): "ciò non sarà
oggetto di contestazione" (op. cit., XV, p. 300).
Il 13 aprile 1990 la stampa internazionale ha annunciato che il crimine di
Katyn fu commesso da Berija e dalle autorità sovietiche. Il professor
Naville, dell'università di Ginevra, esaminando i cadaveri, aveva trovato
nelle loro tasche dei documenti del 1940 comprovanti che l'esecuzione aveva
avuto luogo in quella data. Nel 1940 la regione di Smolensk era occupata dai
sovietici.
* * *
Per attenerci al nostro tema, cominceremo ad esaminare una delle
controverità che ancora oggi, dopo più di mezzo secolo, provoca la maggior
parte dei danni, nel mondo e non solamente nel Vicino-Oriente: "il mito dei
6 milioni di ebrei sterminati", divenuto un dogma che giustifica e
sacralizza (come implica la parola stessa "olocausto") tutte le
prevaricazioni dello Stato d'Israele in Palestina, nel Vicino-Oriente, negli
Stati Uniti e, attraverso gli Stati Uniti, nel complesso della politica
mondiale, mettendo Israele stesso al di sopra di ogni legge internazionale.
Il tribunale di Norimberga ha ufficializzato questa cifra che non ha mai
smesso, da allora, di servire alla manipolazione dell'opinione pubblica
attraverso i media, attraverso la letteratura e il cinema, e perfino
attraverso i testi scolastici. Ora, questa cifra non si basa che su due
testimonianze: quella di Höttl e quella di Wisliceny.
Ecco cosa dichiarò ai giudici di Norimberga il primo, l'Obersturm-bannführer
dott. Wilhelm Höttl, capo di una sezione aggiunta del-l'Ufficio centrale di
sicurezza del Reich: "Nell'aprile 1944 l'SS Ober-sturmbannführer Adolf
Eichmann, che io conoscevo dal 1938, ebbe un incontro con me nel mio
appartamento a Budapest [...]. Egli sapeva di essere considerato un
criminale di guerra dalle nazioni alleate, poiché aveva sulla coscienza
migliaia di vite ebraiche. Gli domandai quante ne avesse e mi rispose che,
sebbene il numero fosse un grande segreto, me lo avrebbe detto perché dalle
informazioni in suo possesso era arrivato alla seguente conclusione: nei
differenti campi di sterminio erano stati uccisi circa 4 milioni di ebrei,
mentre due milioni avevano trovato la morte in altro modo".
Fonte: Trial of the Major War Criminals, cit., IV, p. 657
Wisliceny, per parte sua, raccontò: "Egli (Eichmann) diceva che sarebbe
saltato dalla gioia nella tomba, perché l'impressione di avere cinque
milioni di persone sulla coscienza sarebbe stata per lui fonte di
straordinaria soddisfazione" (op. cit.).
Su queste due testimonianze lo stesso Poliakov ha detto: "Si potrebbe
obiettare che una cifra così imperfettamente stabilita debba considerarsi
sospetta".
Fonte: "Revue d'Histoire de la seconde guerre mondiale", ottobre 1956
Il giornale ebraico di New York "Der Aufbau" segnalava il 30 giugno 1965 che
in questa data 3 milioni e 375.000 persone avevano fatto domanda di
"riparazione" per i danni subiti al tempo della dominazione di Hitler.
Aggiungiamo che la principale testimonianza, la più completa e la più
precisa è quella di Höttl, agente dell'Intelligence Service.
Fonte: "Week end", 25 gennaio 1961
Questa rivista inglese reca in copertina il ritratto di
Höttl con la didascalia: ""Storia di una spia" più
strana che la fiction: questo amico dei dirigenti
nazisti aveva come boss un uomo dei servizi segreti inglesi"
Confermando le obiezioni dei grandi giuristi della Corte suprema degli Stati
Uniti e di molti altri a proposito delle anomalie giuridiche del Tribunale
di Norimberga, esporremo, a titolo di esempio, solo le violazioni delle
regole che sono fondamentali in ogni vero processo.
1. L'accertamento e la verifica dell'autenticità dei documenti prodotti.
2. L'analisi del valore delle testimonianze e delle condizioni nelle quali
furono ottenute.
3. L'esame scientifico dell'arma del crimine per stabilire il suo
funzionamento e i suoi effetti.
I documenti
I testi fondamentali, decisivi per stabilire in che cosa poteva consistere
la "soluzione finale", sono, in primo luogo, gli ordini di stermino
attribuiti ai più importanti responsabili: Hitler, Göring, Heydrich e
Himmler, e le norme impartite per la loro esecuzione. Innanzi tutto la
direttiva di Hitler sullo "sterminio". Malgrado gli sforzi dei teorici del
genocidio e dell'olocausto non ne fu mai trovata traccia.
Olga Wurmser-Migot scrisse nel 1968: "Come non esiste un ordine chiaramente
scritto per lo sterminio col gas ad Auschwitz, non esiste l'ordine di
cessarlo nel novembre 1944". E precisò: "Né al processo di Norimberga, né ai
processi di zona, né a quello di Höss a Cracovia, o di Eichmann in Israele,
né al processo dei comandanti dei campi, né dal novembre 1966 all'agosto
1975 al processo di Francoforte (accusati di Auschwitz della II zona), è
stato prodotto l'ordine firmato da Himmler, del 22 novembre 1944,
sull'interruzione dello sterminio degli ebrei tramite gas, nel quale si
ingiungeva di fermare la "soluzione finale"".
Fonte: Olga Wurmser-Migot, Le système concentrationnaire nazi,
Parigi, PUF, 1968, pp. 544 e 13
Il dottor Kubovy, del Centro di documentazione di Tel Aviv, ammise nel 1960:
"Non esiste alcun documento firmato da Hitler, Himmler o Heydrich che parli
di sterminare gli ebrei [...]. La parola "sterminio" non appare nella
lettera di Göring a Heydrich concernente la soluzione finale della questione
ebraica".
Fonte: Lucy Dawidowicz, The War against the Jews,
New York, Holt-Rinehart-Winston, 1975, p. 121
In una conferenza stampa, dopo un colloquio svolto alla Sorbona di Parigi
nel febbraio del 1982 per contrastare i lavori critici dei "revisionisti",
Raymond Aron e François Furet furono costretti a dichiarare: "malgrado le
ricerche più erudite, non si è mai potuto trovare un ordine di Hitler per
sterminare gli ebrei".
Del 1981 è l'ammissione di Laqueur: "Fino ad oggi non si è trovato l'ordine
scritto di Hitler mirante alla distruzione della comunità ebraica europea e,
con ogni probabilità, quest'ordine non è mai stato dato".
Fonte: Walter Z. Laqueur, The terrible secret,
Francoforte sul Meno-Berlino-Vienna, 1981, p. 190
Malgrado tutto ciò, su istigazione di Vidal-Naquet e di Léon Polia-kov,
altri storici hanno firmato la seguente dichiarazione:
"Non è necessario domandarsi come, tecnicamente, sia stato possibile un tale
omicidio di massa. È stato possibile tecnicamente perché ha avuto luogo.
Questo è il punto obbligato dal quale partire per tutte le ricerche storiche
sull'argomento. È nostro compito ricordare semplicemente questa verità: non
c'è e non può esserci dibattito sull'esistenza delle camere a gas".
Non è necessario domandarsi...
il punto obbligato dal quale partire...
non può esserci dibattito...
Tre divieti, tre tabù, tre limiti definitivi alla ricerca.
Questo testo segna una data effettivamente "storica" nella storia della
storia: il "fatto" che si vuole stabilire è posto, al di là di ogni ricerca
e di ogni critica, come verità assoluta e intangibile e vieta, grazie a tre
imperativi redibitori, ogni ricerca e ogni critica verso il giudizio che,
all'indomani di una vittoria, è stato espresso dai vincitori.
Tuttavia la storia, se intende rispettare uno statuto scientifico, deve
essere una continua ricerca, che rimetta in causa anche quello che si
credeva definitivamente stabilito, come nel caso del postulato di Eu-clide o
delle leggi di Newton.
Ecco un esempio ben noto:
"Il Comitato Internazionale di Auschwitz nel novembre 1990 voleva sostituire
la targa commemorativa di Auschwitz, che indicava "4 milioni di morti" con
un'altra, che menzionava "più di un milione di morti". Il dottor Maurice
Goldstein, presidente di quel comitato, si oppose".
Fonte: "Le Soir", Bruxelles, 19-20 ottobre 1991, p. 16
Di fatto il dottor Goldstein non contestava la necessità di cambiare la
vecchia targa, ma desiderava che la nuova non riportasse un numero, perché
sapeva che, probabilmente, sarebbe stato necessario, entro breve tempo,
diminuire la cifra indicata.
La targa all'entrata del campo di Birkenau presentava, dunque, questa
iscrizione fino al 1994:
"Qui, dal 1940 al 1945, quattro milioni di uomini, di donne e di bambini
sono stati torturati e uccisi dagli assassini hitleriani".
Grazie all'azione del Comitato internazionale del museo di Stato di
Auschwitz, presieduto dallo storico Wladislaw Bartoszewski e comprendente
ventisei membri di tutte le nazionalità, il testo è stato modificato in un
senso meno lontano dalla verità:
"Che questo luogo, dove i nazisti hanno assassinato un milione e mezzo di
uomini, di donne e di bambini, in maggioranza ebrei dei vari paesi d'Europa,
sia per sempre, per l'umanità, un grido di disperazione e un avvertimento".
Fonte: Luc Rosenzweig, "Le Monde", 27 gennaio 1995
L'esempio mostra che la storia, per sfuggire al terrorismo intellettuale dei
predicatori dell'odio, esige una continua "revisione". Essa è revisionista
oppure non è che propaganda contraffatta.
Torniamo, dunque, alla storia propriamente detta, critica, "revisionista",
vale a dire fondata sull'analisi dei documenti, sulla verifica delle
testimonianze e sulle perizie relative all'arma del crimine.
Soffermiamoci, in primo luogo, su ciò che concerne gli ebrei nel programma
del partito nazionalsocialista (NSDAP).
Il problema è affrontato al Punto 4: "Possono avere nazionalità tedesca
soltanto coloro che sono cittadini a pieno diritto e sono cittadini a pieno
diritto coloro che hanno sangue tedesco, senza discriminazione
confessionale. Quindi nessun ebreo può essere cittadino a pieno diritto".
Staatsburger stava per cittadino e Volksgenosse stava per cittadino a pieno
diritto in quanto membro di una comunità omogenea.
Più avanti, al punto 5, troviamo:
"Colui che non possiede la nazionalità tedesca non potrà vivere in Germania
che in qualità di ospite (Gast) e dovrà rispettare la legislazione in vigore
riguardante il soggiorno degli stranieri".
Il punto 7 riguarda il divieto di soggiorno nel Reich, in speciali
condizioni, per coloro che non possiedono la nazionalità tedesca; il punto 8
esige il blocco della nuova immigrazione di non tedeschi e l'espulsione
immediata di tutti i non tedeschi entrati in Germania dopo il 2 agosto 1914.
Questo ultimo punto è chiaramente indirizzato contro gli ebrei dell'Est,
arrivati numerosi nel Reich durante e dopo la prima guerra mondiale.
Anche il punto 23 affronta questo problema: esso stabilisce che gli ebrei
non avranno il diritto di lavorare nella stampa, mentre il punto 24 afferma
che il partito lotta contro lo "spirito materialista ebraico".
Gli ordini di Hitler sullo sterminio degli ebrei
Nel suo libro La destruction des juifs d'Europe Raul Hilberg, nel 1961,
nella prima edizione, scrisse che vi furono due ordini di sterminio da parte
di Hitler: uno nella primavera del 1941 (aggressione alla Russia) e l'altro
qualche mese più tardi.
Ma nel 1985 "nella seconda edizione, riveduta, tutti i riferimenti agli
ordini o alle decisioni di Hitler relativi alla "soluzione finale" sono
stati sistematicamente soppressi".
Fonte: The Revised Hilberg, "Simon Wiesenthal Annal",
III, 1986, p. 294
Nell'edizione del 1961 si leggeva alla pagina 171: "Come si arrivò alla fase
in cui si decretava la morte? Essenzialmente con due decisioni di Hitler. Un
ordine fu dato nella primavera del 1941".
In quali termini sono stati dati questi ordini?
Hilberg: "Secondo il generale Jodl, che scrisse il documento che cito, i
termini furono i seguenti: Hitler ha detto di volere che i commissari
bolscevichi ebrei siano liquidati. Questo è il primo punto [...]. Tale era
il contenuto dell'ordine descritto dal generale Jodl [...]. L'or-dine era
orale".
Così: Hilberg ha detto che il generale Jodl aveva detto che Hitler aveva
detto...!
Dalle sue prime diatribe antisemitiche in Mein Kampf Hitler proclama la
volontà di espellere gli ebrei dalla Germania. Terremo in considerazione,
d'ora in avanti, solo i testi tedeschi che usano l'espressione "soluzione
finale", allo scopo di ottenerne una definizione precisa.
Il 24 giugno 1940, dopo la vittoria sulla Francia, Heydrich, in una lettera
a Ribbentrop, ministro delle finanze, parla di "una soluzione finale
territoriale" (eine territoriale Endlösung).
Fonte: Gerald Flemming, Hitler und die Endlösung,
Wiesbaden-Monaco, 1982, p. 56
L'ipotesi è di creare fuori dall'Europa una "riserva" ebraica e Rib-bentrop
suggerisce, allora, il "progetto Madagascar".
Nel luglio 1940 il responsabile degli affari ebraici, Franz Rademacher,
riassume così questa direttiva: "Tutti gli ebrei fuori dall'Europa!"
Fonte: Joseph Billig, La solution finale de la question juive,
Parigi, CDJC, 1977, p. 58
Questa "soluzione finale territoriale" corrispondeva, in effetti, alla nuova
situazione della Germania, che ormai dominava l'Europa: non era più
sufficiente espellere gli ebrei dalla Germania.
Il responsabile del progetto di "soluzione finale" attraverso la
deportazione di tutti gli ebrei europei in Madagascar, Rademacher, fa notare
che la realizzazione richiederà quattro anni e, a proposito della sua
copertura finanziaria, specifica: "La realizzazione della soluzione finale
proposta esige mezzi considerevoli".
Fonte: NG 2586
La lettera di Göring a Heydrich del 31 luglio 1941
Heydrich domanda a Göring: "Nel 1939 mi avete dato ordine di prendere delle
misure concernenti la questione ebraica. Devo adesso estendere il compito,
che allora mi avete assegnato, ai nuovi territori di cui ci siamo
impadroniti in Russia?".
Anche qui niente sull'assassinio degli ebrei. Si tratta solo del loro
trasferimento geografico, che tenga semplicemente conto delle nuove
condizioni (33.9373-9374) [*].
L'unica "soluzione finale" consisteva, dunque, nello svuotare l'Europa dagli
ebrei, allontanandoli sempre di più, fino a che la guerra (supponendone la
vittoria) avesse permesso di sistemarli tutti in un ghetto fuori dall'Europa
(come suggeriva il progetto Madagascar).
L'ipotesi del linguaggio in codice è insostenibile, dal momento che, per ciò
che riguarda gli altri crimini, i documenti esistono e sono chiari:
l'eutanasia, l'ordine di uccidere i commandos britannici, di linciare gli
aviatori americani e di sterminare la popolazione maschile di Stalingrado se
la si fosse occupata. "Per tutti questi crimini i documenti ci sono. Allora,
come mai solo in questo caso non c'è niente, né gli originali degli ordini
né le copie", né, aggiungiamo, le circolari applicative necessarie?
(33.9375-9376)
"Nel gennaio 1942 Reynhard Heydrich, capo della Gestapo, aveva informato i
dirigenti di Berlino che il Führer aveva deciso l'evacuazione di tutti gli
ebrei verso i territori dell'Est, sostituendo così la deportazione
precedentemente progettata" (34.9544).
In una nota che circolò nel marzo 1942 nell'ufficio di Heydrich i ministri
erano informati del fatto che gli ebrei europei dovevano essere concentrati
all'Est "in attesa di poter essere inviati dopo la guerra in un territorio
lontano, come il Madagascar, che sarebbe diventato la loro sede nazionale"
(34.9545-9546).
_______________
[*] I riferimenti ridotti a un numero rinviano al processo di Toronto del
1988, nell'edizione del resoconto curata da Barbara Kulaszka nell'agosto
1992.
Poliakov nota: "fino al suo abbandono, il "Piano Madagascar" fu alle volte
designato dai dirigenti tedeschi sotto il nome di "soluzione finale" della
"questione ebraica"".
Fonte: Léon Poliakov, Le Procès de Jérusalem, Parigi, 1963, p. 152
Per sostenere a tutti costi la tesi dello sterminio fisico è stato
necessario, quindi, trovare un sotterfugio: "Soluzione finale del problema
ebraico fu una delle frasi convenzionali per designare il piano hitleriano
di sterminio degli ebrei europei".
Fonte: Gerald Reitlinger, La solution finale, p. 19
Del resto non c'è alcuna giustificazione per l'ipotesi del linguaggio
codificato, che permetterebbe di far dire ciò che si vuole a qualsiasi
documento.
Ecco due esempi:
Il primo è la lettera di Göring del 31 luglio 1941 (un mese dopo la lettera
di Heydrich sopra citata il significato delle parole sarebbe bruscamente
cambiato!).
Tramite questo scritto Göring completa le sue direttive a Heydrich: "In
aggiunta al compito che vi è stato assegnato col decreto del 24 gennaio
1939, vale a dire ricercare per la questione ebraica, attraverso
l'emigrazione e attraverso l'evacuazione, la soluzione più vantaggiosa
riguardo alle circostanze, vi incarico con la presente, di procedere a tutti
i preparativi necessari [...] per arrivare a una soluzione d'insieme
(Gesamtlösung) della questione ebraica nella zona d'influenza tedesca in
Europa [...]. Vi incarico di sottoporre rapidamente un progetto d'insieme
(Gesamtentwurf) basato sulle misure organizzative e sulle disposizioni
concrete e materiali per realizzare la soluzione finale della questione
ebraica (Endlösung der Judenfrage) alla quale aspiriamo".
Fonti: R. Hilberg, La destruction des juifs d'Europe,
II edizione, Parigi, Fayard, 1988, p. 401;
NG 2586 - EPS 710
È significativo che Reitlinger, citando questa lettera (a p. 108 del suo
libro), sopprima l'inizio riguardante l'emigrazione e l'evacuazione, mentre
essa prescrive proprio il rafforzamento delle misure di espulsione prese nel
momento in cui Hitler dominava solo la Polonia (gennaio 1939) e non ancora
la Francia, mentre nel luglio 1941 controllava tutta l'Europa.
Il significato del testo di Göring è, tuttavia, perfettamente chiaro dai
primi paragrafi: la politica per l'emigrazione e per l'evacuazione degli
ebrei, praticata fino a quel momento in Germania, doveva estendersi ormai,
in ragione delle recenti conquiste, a tutte le regioni poste sotto la
dominazione tedesca in Europa. La "soluzione d'insieme" tiene conto della
nuova situazione. Essa non potrà essere una "soluzione finale" se non dopo
il termine della guerra, quando, in caso di vittoria in Europa (Russia
compresa), un'evacuazione finale in Africa o altrove permetterà, secondo
l'obiettivo costante di Hitler, "di svuotare l'Europa dai suoi ebrei".
Riassumendo, la direttiva di Göring a Heydrich, a meno che non la si voglia
interpretare arbitrariamente in funzione di uno schema preconcetto, non fa
che applicare all'Europa quello che fino ad allora si era potuto applicare
solo alla Germania. Obiettivo senza alcun dubbio disumano e criminale, ma
che non comporta in alcun momento l'idea di "sterminio" attribuitagli dal
procuratore di Norimberga Robert M.W. Kempner, che dichiarò: "Con queste
frasi Heydrich e i suoi collaboratori erano ufficialmente incaricati
dell'assassinio legale [degli ebrei]". Göring, che protestò contro la
traduzione inglese della parola tedesca Gesamtlösung, soluzione d'insieme,
come "soluzione finale" (Endlösung), costrinse il procuratore Jackson ad
ammettere la falsificazione e a ristabilire il vero significato
dell'espressione.
Fonte: Trial of the Major War Criminals, cit., IX, p. 575
Fin dal 24 giugno 1940 Heydrich aveva informato Ribbentrop del suo desiderio
di realizzare al più presto la "soluzione finale". Egli scriveva: "Il
problema globale, rappresentato dall'attuale presenza di circa 3.250.000 di
ebrei nei territori posti sotto sovranità tedesca, non può più essere
risolto con l'emigrazione: una soluzione finale territoriale diviene quindi
necessaria".
Fonte: Documento n. 464 del processo Eichmann a Gerusalemme
In quello stesso periodo Himmler aveva spedito a Hitler una nota che
concludeva: "Spero di vedere la questione ebraica definitivamente risolta,
grazie all'emigrazione di tutti gli ebrei verso l'Africa o in una colonia".
Fonte: "Vierteljahreshefte", 1957, p. 197
Hitler seguì questo suggerimento quando il responsabile dell'ufficio
Deutschland III al ministero degli affari esteri, Rademacher, scrisse in una
lettera ufficiale del 10 febbraio 1942:
"Nel frattempo la guerra contro l'Unione Sovietica ci ha permesso di
disporre di nuovi territori per la soluzione finale. Di conseguenza il
Führer ha deciso di spostare gli ebrei non in Madagascar, ma verso l'Est.
Così non c'è più bisogno di tenere in considerazione il Mada-gascar per la
soluzione finale".
Fonte: Documento NG 3933 del processo della Wilhelmstrasse
Reitlinger The final solution, cit., p. 79
lo interpreta ancora in senso di "fiction" o "mascheramento"
senza darne la minima giustificazione
L'espressione originale è in realtà die Gesamtlösung der Judenfrage o la
soluzione d'insieme sulla quale non si sarebbe più tornati. Ma Göring, che
la impiegò per la prima volta nel primo paragrafo di una lettera datata 31
luglio 1941, con la quale dava a Heydrich l'ordine di prepararla (Trial of
the Major War Criminals, cit., XXVI, PS 710, p. 266), usò nell'ultimo
paragrafo l'espressione die Endlösung der Ju-denfrage e quest'ultima
prevalse, ma con lo stesso senso e non con quello di liquidazione del
problema attraverso l'eliminazione di coloro che ne erano l'oggetto. Colto
in flagrante delitto di traduzione tendenziosa dallo stesso Göring, il
giudice Jackson dovette convenirne a Norimberga il 20 marzo 1946 (op. cit.,
IX, p 552). Ma di questo incidente, che distruggeva tutta una teoria, la
stampa non fece parola.
Il secondo esempio di cambiamento arbitrario del senso delle parole per
giustificare una tesi è quello della conferenza detta di Wannsee tenuta a
Berlino il 20 gennaio 1942.
Dall'inizio della riunione Heydrich ricorda che è stato appena nominato "al
posto di responsabile incaricato della preparazione della soluzione finale
della questione ebraica in Europa (Endlösung der europäischen Judenfrage)".
Egli sarà ormai il responsabile del complesso di misure necessarie alla
soluzione finale della questione ebraica "senza considerazione dei limiti
geografici" (corsivo mio R.G.).
Heydrich riassume in seguito la politica anti-ebraica seguita fino ad
allora:
a) Il raggruppamento degli ebrei fuori dalle sfere vitali del popolo
tedesco.
b ) Il raggruppamento degli ebrei fuori dagli spazi vitali del popolo
tedesco.
Dopo la folgorante avanzata della Reichswehr sul fronte orientale (Unione
Sovietica), Heydrich prende atto di questa nuova situazione: "Con
l'autorizzazione preliminare del Führer, l'emigrazione ha lasciato il posto
a un'altra soluzione possibile: l'evacuzione degli ebrei verso l'Est"
(corsivo mio R.G.).
"Queste azioni non si potrebbero tuttavia considerare che come dei
palliativi, ma le esperienze pratiche già fatte in questo campo sono molto
importanti per la futura soluzione finale della questione ebraica".
Fonte: NG 2586 G
La soluzione finale, in effetti, non poteva essere messa in atto prima della
fine della guerra e questa soluzione fu sempre cercata nella stessa
direzione: l'espulsione di tutti gli ebrei dall'Europa. Fu ciò che disse
espressamente Hitler ad Abetz, ambasciatore a Parigi, comunicandogli che
l'intenzione di evacuare tutti gli ebrei d'Europa dopo il conflitto.
Fonte: Documents on German Foreign Policy 1918-1945,
Serie D, X, p. 484
Il protocollo di Wannsee (20 gennaio 1942)
Il verbale della conferenza di Wannsee recita:
"Nel corso della soluzione finale gli ebrei saranno instradati, sotto
appropriata sorveglianza, verso l'Est, al fine di utilizzare il loro lavoro.
Saranno separati in base al sesso. Quelli in grado di lavorare saranno
condotti in grosse colonne nelle regioni di grandi lavori per costruire
strade, e senza dubbio un grande numero morirà per selezione naturale.
Coloro che resteranno, che certo saranno gli elementi più forti, dovranno
essere trattati di conseguenza, perché rappresentano una selezione naturale,
la cui liberazione dovrà essere considerata come la cellula germinale di un
nuovo sviluppo ebraico (come mostra l'esperienza della storia)" (13.3133).
Irving: "Ho letto i resoconti del processo della Wilhelmstrasse, il secondo
dopo quello di Norimberga. In seguito ve ne sono stati dodici. Nessuno di
essi ha provato che alla conferenza di Wannsee si sia discusso
dell'eliminazione degli ebrei" (33.9372-9373).
Il protocollo di Wannsee è il resoconto di una conferenza alla quale
parteciparono i segretari di Stato amministrativamente interessati alla
soluzione della questione ebraica e i capi dei servizi incaricati della sua
realizzazione. Si tratta di un testo in cui non si parla né di camere a gas
né di sterminio, ma solo di trasferimento degli ebrei nell'Est europeo.
Questo resoconto presenta, d'altra parte, tutte le caratteristiche di un
documento apocrifo, se ci si riferisce alla fotocopia che è stata pubblicata
nel libro di Robert N.W. Kempner, Eichmann und Kom-plizen, Francoforte sul
Meno, Europa Verlag, 1961, pp. 132 s.: nessun timbro, nessuna data, nessuna
firma, caratteri di una normale macchina da scrivere su carta di formato
ridotto, ecc.
In ogni caso non vi si parla di camere a gas.
Nelle versioni francesi che ne sono state date, per esempio, si è tradotta
la frase "die Züruckdrängung der Juden aus dem Lebensraum des deutschen
Volkes" con "l'eliminazione degli ebrei dallo spazio vitale dei tedeschi",
dando, nei commenti, alla parola "eliminazione" il senso di "sterminio",
mentre si tratta di "cacciata degli ebrei fuori dallo spazio vitale del
popolo tedesco". Si è proceduto allo stesso modo nelle traduzioni in inglese
e in russo.
Tuttavia i tedeschi, per esprimere la loro decisione di cacciare gli ebrei
fuori da quello che essi chiamavano il loro spazio vitale, impiegarono più
volentieri altre espressioni con lo stesso senso, come Auschaltung
(esclusione, evizione, eliminazione) o, soprattutto, Aus-rottung
(estirpazione, sradicamento). Quest'ultima parola è stata tradotta con
sterminio che in tedesco si dice invece Vernichtung. Esempio: a Posen il 4
ottobre 1943 Himmler disse agli Obergrup-penführer (generali di divisione
delle Waffen SS): "Ich meine jetz die Judenevakuierung, die Ausrottung des
jüdischen Volkes [...]. Das jüdische Volk wird ausgerotten", ecc. Precisando
il suo pensiero nella frase seguente, egli usò la parola Auschaltung (Trial
of the Major War Criminals, cit., XXIX, PS 1919, p. 145). Letteralmente: "Io
penso ora all'evacuazione degli ebrei, all'estirpazione del popolo ebraico".
Ma nel Dossier Eichmann Billig traduce: "Io intendo, con ciò, l'evacuazione
degli ebrei, lo sterminio del popolo ebraico" (p. 55) e "evacuazione degli
ebrei, vale a dire sterminio" (p. 47).
Altro esempio:
In una nota del 16 dicembre 1941 Rosenberg, a proposito di uno dei suoi
incontri con Hitler (Trial of the Major War Criminals, cit., XXVII, PS 1517,
p. 270) usa l'espressione "Ausrottung des Judentum". Nell'udienza del 17
aprile 1946 l'avvocato generale americano Dodd tradusse "sterminio degli
ebrei" (op. cit., XI, p. 562). Rosenberg protestò invano. Ma, nei discorsi
dei nazisti, l'espressione "Ausrottung des Christentums", che appare spesso,
è tradotta ogni volta con "estirpazione del cristianesimo dalla cultura
tedesca" (cfr "Revue d'Histoire de la seconde guerre mondiale", 1 o ottobre
1958, p. 62). La parola Ausrottung significherebbe sterminio solo quando si
tratta di ebraismo (Judentum) o di popolo ebraico (das jüdische Volk).
La conferenza di Wannsee del 20 gennaio 1942, nella quale si è preteso,
durante più di un terzo di secolo, che fosse stata presa la decisione di
"sterminare" gli ebrei europei, sparì a partire dal 1984 anche dalla
letteratura dei più feroci nemici dei "revisionisti". Su questo punto
avevano dovuto anch'essi "revisionare" la loro storia: al congresso di
Stoccarda del maggio 1984 questa "interpretazione" fu abbandonata.
Fonte: Eberhard Jackerl e Jurgen Rohwer,
Der Mord an den Juden im Zweiten Weltkrieg,
(La morte degli ebrei durante la seconda guerra mondiale),
DVA, 1985, p. 67
Nel 1992 Yehuda Bauer ha scritto sul "Canadian Jewish News" del 30 gennaio
che questa interpretazione di Wannsee è "stupida" (silly).
Infine il più recente portavoce degli storici ortodossi, antirevisionisti,
il farmacista Jean-Claude Pressac, conferma questa nuova versione
dell'ortodossia. Egli scrive a pagina 35 del suo libro Les crématoires
d'Auschwitz. La machinerie du meurtre de masse, Parigi, CNRS, 1993:
"Il 20 dicembre si tenne a Berlino la conferenza di Wannsee: se un'azione
per "ricacciare indietro gli ebrei verso Est fu certo prevista, con
l'evocazione di una eliminazione "naturale" attraverso il lavoro, nessuno
parlò allora di liquidazione industriale. Nei giorni e nelle settimane che
seguirono, la Bauleitung di Auschwitz non ricevette né un richiamo, né un
telegramma né una lettera che reclamassero lo studio di una istallazione
adatta a questo scopo".
E anche nella sua Chronologie récapitulative egli, alla data del 20 gennaio
1942, indica: "Conferenza di Wannsee sull'evacuazione e la cacciata degli
ebrei verso l'Est" (p. 114).
Lo "sterminio" è stato revisionato: si tratta di "cacciata".
È ugualmente rimarchevole come, in tutto questo libro, che si propone
l'obiettivo di "provare" la tesi dello sterminio, non si faccia più parola
del documento che, oltre a quello di Wannesee, era, si dice, il più
determinante: la lettera di Göring a Heydrich del 31 luglio 1941, rispetto
alla quale si affermava che "soluzione finale" significava "sterminio" e non
trasferimento fuori dall'Europa.
All'epoca del processo di Toronto, nel 1988, ci furono anche delle
controversie sul ruolo delle Einsatzgruppen, sorta di corpi franchi
destinati dall'alto comando hitleriano ad annientare i gruppi di partigiani
che si formarono a partire dalla folgorante avanzata tedesca su Mosca e che
avevano il compito di distruggere i depositi di benzina, i centri di
rifornimento, e i mezzi di comunicazione per disorganizzare le retrovie
dell'esercito tedesco. Questa resistenza si rivelò così efficace che Hitler
diede ordini severissimi alle Einsatzgruppen per eliminare i dirigenti e i
commissari politici dei partigiani. Tra questi commissari politici svolsero
un ruolo importante e affrontarono la morte numerosi ebrei.
Al processo di Toronto fu ampiamente evocata la partecipazione di questi
eroici ebrei alla resistenza contro l'hitlerismo.
L'avvocato di Zündel, Christie, tenne a far precisare allo storico Hilberg
il senso degli ordini nazisti a questo proposito:
"Christie: L'ordine dato alle Einsatzgruppen dice: Annientare i commissari
bolscevichi ebrei? E voi interpretate che questo significhi: Annientare il
popolo ebraico e i suoi commissari ebraici? È esatto?
"Hilberg: Esatto.
"Christie: È stato detto dunque, secondo voi, che non si trattava di
uccidere gli ebrei ma i commissari politici giudeo-bolscevichi.
"Hilberg: L'ordine dato a Himmler è di "risolvere il problema" (4-839).
"Christie: Si tratta del problema dei commissari politici
giudeo-bolscevichi. Che non significa problema ebraico... Non c'era una
guerra tra il comunismo e il nazismo?
"Hilberg: Sì, e i commissari politici, anima del sistema, dovevano essere
fucilati.
"Christie: Questo non significa uccidere gli ebrei che si trovavano laggiù.
Hitler pensava che il bolscevismo fosse di origine ebraica e che tutti i
commissari fossero ebrei?
"Hilberg: Si trattava di propaganda. Ma era l'intenzione fin dall'inizio,
dal 22 giugno 1941.
"Christie: Si tratta dunque di un articolo di fede per voi?
"Hilberg: No. Non è un articolo di fede, è una certezza.
"Christie: Potete mostrarmi il secondo ordine di Hitler?
"Hilberg: Affermo che esiste una direttiva decisiva di Hitler, illustrata da
Göring a Heydrich il 31 luglio 1941... è il testo che prepara la conferenza
di Wannsee.
"Christie: Era un ordine o una lettera di Hitler?
"Hilberg: No.
"Christie: Nel vostro libro avete scritto: "Hitler ha dato questo secondo
ordine". È esatto?
"Hilberg: È esatto.
"Christie torna sul significato della parola "resettlement" (trasferimento)
all'Est: "Questo significa un ordine di uccidere tutti gli ebrei?".
"Hilberg: "Trasferimento" era sinonimo di "deportazione degli ebrei nei
campi della morte".
"Christie: Non esisteva un piano di deportazione degli ebrei in Madagascar?"
(4.855).
* * *
Lo storico inglese David Irving, al processo di Toronto, fornisce sulla
"soluzione finale" queste notizie attinte alla fonte:
"La soluzione finale del problema ebraico consisteva nel deportare gli ebrei
in vari territori. Una delle ipotesi fu il Madagascar, soprattutto dopo la
disfatta della Francia, ma la potenza delle flotte britanniche, poi di
quelle americane, rese impossibile realizzare questo progetto.
"Il solo documento che possiedo è una conversazione telefonica del primo
ministro Lammers con il Führer, della primavera del 1942, in cui Hitler
rispose che la soluzione finale sarebbe stata decisa solo dopo la
conclusione della guerra.
"Heinrich Himmler scrisse ai Gauleiters che il Führer, Adolf Hitler, gli
aveva dato ordine di ripulire l'Europa dai suoi ebrei da Ovest a Est per
tappe. Si trattava evidentemente di deportazione" (33.9351-9352).
"Ma questo non comportava alcun ordine di sterminio degli ebrei. Nessuna
direttiva di questo genere è stata data, non se ne trova traccia in nessun
archivio del mondo, compresi quelli ebraici che hanno cooperato con me. Devo
inoltre sottolineare che negli archivi britannici, dove abbiamo decifrato i
codici tedeschi delle unità SS operanti sul fronte dell'Est, nemmeno con le
macchine inglesi per decifrare i codici abbiamo trovato qualcosa in cui
Hitler impartisce l'ordine di uccidere gli ebrei" (33.9376). Hanno potuto
farlo solo gli storici che hanno preteso di leggere tra le righe e nel
tradurre hanno dato libero sfogo alla loro indignazione.
* * *
L'avvocato Christie cita la pagina 651 del libro di Hilberg dove si legge:
"Nel novembre del 1944 Himmler decise che, per ogni sorta di ragioni
pratiche, la questione ebraica era risolta. Il 25 dello stesso mese egli
ordinò lo smantellamento di tutte le installazioni di morte".
Fonte: Testimonianza di Kurt Becher, 8 marzo 1946, PS 3762
Hilberg riconosce che questo non fu un ordine di Himmler (4.861-864):
"Becher, probabilmente, l'ha riportato a memoria nella sua te-stimonianza.
Non c'era quindi bisogno di riprendere il linguaggio preciso usato da
Himmler" (4.867).
Una volta di più Hilberg dice che Becher ha detto che Himmler aveva detto...
Ora, al termine di lunghe ricerche storiche, fatte da studiosi di tutte le
origini sotto la pressione delle critiche revisionistiche, il direttore
dell'Istituto di storia contemporanea del Centro Nazionale della Ricerca
scientifica, François Bedarida, riassume questo lavoro su L'evaluation des
victimes d'Auschwitz: "La memoria collettiva si è appropriata della cifra di
quattro milioni la stessa che, stando a un rapporto sovietico, figurava
finora ad Auschwitz sul monumento innalzato in memoria delle vittime del
nazismo , mentre a Gerusa-lemme il museo di Yad Vashem indicava un totale
molto al disopra della realtà. Tuttavia, dalla fine della guerra, la memoria
scientifica si era messa al lavoro. Da queste pazienti e minuziose
investigazioni è risultato che la cifra di quattro milioni non poggiava su
alcuna seria base, né poteva essere sostenuta.
"Il tribunale, del resto, si basava su un'affermazione di Eichmann, secondo
la quale la politica di sterminio aveva causato la morte di sei milioni di
ebrei, di cui quattro milioni nei campi.
"Se adesso ci si rapporta ai lavori più recenti e alle più affidabili
statistiche è il caso dell'opera di Raul Hilberg, La Destruction des Juifs
d'Europe , si arriva a circa un milione di morti ad Auschwitz. Un totale
corroborato dall'insieme degli specialisti, giacché oggi essi concordano su
un numero di vittime che oscilla tra un minimo di 950.000 e un massimo di
1.200.000".
Fonte: "Le Monde", 23 luglio 1990
Infatti, nell'edizione tedesca del suo libro, Jean-Claude Pressac ridurrà
un'altra volta questa cifra a 600.000 e la serie di revisioni probabilmente
non è terminata.
Tuttavia, dopo che il numero delle vittime di Auschwitz-Birkenau è stato
ridotto da 4 milioni a 1.000.000, si continua a ripetere la cifra globale di
6 milioni di ebrei sterminati, secondo la strana aritmetica: 6 - 3 = 6.
Che la "soluzione finale" del problema ebraico non si sarebbe concretizzata
se non dopo la guerra è testimoniato anche dalla Braun Mappe dell'estate
1941. Il paragrafo intitolato "Direttive per la soluzione della questione
ebraica" precisa: "Tutte le misure concernenti la questione ebraica nei
territori occupati dell'Est saranno prese dopo la guerra e allora la
questione ebraica troverà in Europa una soluzione generale".
Fonti: PS 702; Henri Monneray, La persécution des juifs dans les pays
de l'Est présentée à Nuremberg, CDJC, 1949
Questa messa a punto non comporta alcuna attenuazione dei crimini di Hitler,
ma richiama semplicemente un'evidenza che non può sfuggire neppure ai più
accaniti sostenitori della tesi dello "sterminio": Hitler negli ultimi due
anni di guerra, dopo Stalingrado, è ridotto agli estremi, gli alleati
distruggono con i loro bombardamenti i suoi centri di produzione bellica e
disorganizzano i suoi trasporti; egli è costretto a mobilitare dei nuovi
effettivi svuotando le fabbriche e non avrebbe avuto che questa ossessione,
fatale per il suo sforzo bellico, di sterminare i suoi prigionieri e i suoi
ebrei, invece di impiegarli, foss'anche in condizioni disumane, nel lavoro
dei cantieri.
Poliakov stesso, nel suo Bréviaire de la Haine (Parigi, Calmann-Levy, 1961
[1951], p. 3) sottolinea questa assurda contraddizione: "È molto più
economico colpirli con i lavori più duri, ammassandoli per esempio in una
riserva".
La Arendt mostra anche il lato demenziale di una simile operazione: "I
nazisti spinsero l'inutile fino al dannoso quando, in piena guerra, e
malgrado la penuria di materiali da costruzione e di rotabili, avviarono
enormi e costose imprese di sterminio e organizzarono il trasporto di
milioni di persone. [...] la contraddizione manifesta tra questo modo di
agire e gli imperativi militari dà a tutta la faccenda un'aria folle e
chimerica".
Fonte: Hannah Arendt, Le système totalitaire, Parigi, 1972, p. 182
Quello che è ancora più strano è che spiriti così sottili, come Poliakov o
Hannah Arendt, siano stati obnubilati fino a questo punto dai loro a priori,
che non abbiano messo in causa le loro ipotesi surreali e non siano ricorsi
ai documenti e ai fatti. Ad Auschwitz-Birke-nau si trovavano dei potenti
impianti della Farben-Industrie (chimici), della Siemens (trasporti) e della
Portland (costruzioni). A Monovitz (uno dei campi annessi ad Auschwitz)
lavoravano 10.000 detenuti, 100.000 operai civili e 1.000 prigionieri
inglesi.
Fonte: Central Commission for Investigation of German
Crimes in Poland, German crimes in Poland, Varsavia, 1946, I, p. 37
Dal 1942 al 1944, sui 39 campi satelliti di Auschwitz 31 utilizzavano i
detenuti come mano d'opera e 19 impiegavano in maggioranza ebrei.
Il 25 gennaio 1942 Himmler inviò all'ispettore generale dei campi di
concentramento la seguente direttiva: "Preparatevi ad accogliere 100.000
ebrei [...]. Importanti compiti economici saranno assegnati ai campi di
concentramento nelle prossime settimane".
Fonte: NO 020-a
Nel maggio 1944 Hitler ordinò di utilizzare 200.000 ebrei come operai nel
programma delle costruzioni Jager e nell'organizzazione Todt.
Un ordine dell'SSWVHA del 18 novembre 1943 aggiudicava un premio ai detenuti
anche ebrei che si fossero distinti nel lavoro.
Fonte: Centro del Museo di Auschwitz, 6 - 1962, p. 78
Non si tratta, dunque, di una faccenda "folle e chimerica", ma, al
contrario, di realismo implacabile. Soprattutto ciò costituisce una
confutazione supplementare delle tesi "sterminazioniste".
"Questo tribunale rappresenta una continuazione degli sforzi di guerra delle
nazioni alleate".
Fonte: Robert H. Jackson, procuratore generale degli Stati Uniti,
dichiarazione alla seduta del 26 luglio 1946 del Tribunale
Militare Internazionale di Norimberga
L'8 agosto 1945 i dirigenti americani, inglesi, francesi e russi si
riunirono a Londra per mettere a punto "l'azione giudiziaria e le condanne
contro i grandi criminali di guerra delle potenze europee appartenenti
all'Asse" creando un "Tribunale Militare Internazionale" (articolo I, a).
I crimini erano definiti al Titolo II, articolo 6.
1. "Crimini contro la pace", concernenti coloro che erano re-sponsabili
dello scatenamento della guerra.
2. "Crimini di guerra", per la violazione delle leggi e dei costumi di
guerra.
3. "Crimini contro l'umanità", vale a dire, essenzialmente, contro le
popolazioni civili.
Questa definizione dà già adito a qualche osservazione:
a) Non si trattava di un tribunale internazionale, dal momento che era
costituito soltanto dai vincitori e che, di conseguenza, avrebbe considerato
solo i crimini commessi dai vinti... Il procuratore generale degli Stati
Uniti, Robert H. Jackson, che presiedette l'udienza del 26 luglio 1946,
riconobbe: "Gli alleati si trovano ancora in stato di guerra con la Germania
da un punto di vista tecnico. In quanto tribunale militare, questo tribunale
rappresenta una continuazione degli sforzi bellici delle nazioni alleate".
b) Si trattava, dunque, di un tribunale d'eccezione, che rap-presentava
l'ultimo atto di guerra, escludendo, per suo stesso principio, tutte le
responsabilità dei vincitori, in primo luogo nello scatenamento del
conflitto. Si escludeva a priori ogni richiamo su chi ne fosse stato la
causa primaria: a Norimberga non si pose la questione di sapere se il
trattato di Versailles, con tutte le sue conseguenze, in particolare con la
moltiplicazione dei fallimenti e soprattutto con la disoccupazione, non
avesse permesso l'ascesa di un Hitler, grazie al consenso della maggioranza
del popolo tedesco. Per esempio (la sola legge del più forte facendo già
figura di "diritto"), imponendo alla Germania sconfitta del 1918 di pagare,
a titolo di risarcimento, 132 miliardi di marchi-oro (l'equivalente di 165
miliardi di franchi-oro), mentre il patrimonio nazionale del paese stesso
era valutato in 260 miliardi di marchi-oro. L'economia tedesca ne fu
rovinata e il popolo tedesco fu ridotto alla disperazione dalla crisi, dal
crollo della moneta e soprattutto dalla disoccupazione, che permisero la
salita al potere di Hitler e gli diedero gli argomenti più facili per
sostenere la sua più importante parola d'ordine: annullare il trattato di
Versailles con il relativo strascico di miserie e di umiliazioni.
La dimostrazione più convincente di ciò è fornita dalla crescita della
disoccupazione parallelamente al successo del Partito nazionalsocialista
nelle varie elezioni:
Dal 1924 al 1930
Voti ottenuti
%
Seggi Disoccupati
4 giugno 1924
1.918.000
6,6
32 320.711
7 dicembre 1924
908.000
3,0
14 282.645
20 maggio 1928
810.000
2,6
12 269.443
Dal 1930
al 1933
14 aprile 1930
6.407.000
18,3
107 1.061.570
31 luglio 1932
13.779.000
37,3
230 5.392.248
6 novembre 1932
11.737.000
33,1
196 5.355.428
5 marzo 1933
17.265.000
43,7 288
5.598.855
Dopo che Hitler ebbe ottenuto, con i suoi alleati politici, la maggioranza
assoluta al Reichstag, fu decisivo l'aiuto al riarmo della Germania, da
parte degli uomini del dollaro, della sterlina e del franco. Non solo la
Cassa centrale di propaganda del partito di Hitler fu alimentata dalla banca
tedesca Schreider, ma il riarmo stesso della Germania fu largamente
finanziato dai grandi trusts americani, inglesi e francesi. Fu il caso del
consorzio chimico americano Dupont de Nemours e dell'inglese Imperial
Chemicals Industry, che sovvenzionarono l'IG Farben, con la quale si
divisero il mercato mondiale della polvere da sparo, e quello della banca
Dillon di New York, che sovvenzionò la Vereinigte Stahlwerke, cartello
tedesco dell'acciaio. Altre imprese furono sovvenzionate da Morgan o
Rockfeller, ecc.
Così la sterlina e il dollaro parteciparono al complotto che portò Hitler al
potere.
Per quanto riguarda la Francia, il ministro dell'economia nazionale, a
un'interrogazione del senatore Paul Laffont sulla quantità di minerali di
ferro esportati in Germania dopo il 1934, rispose così:
"La quantità di minerale di ferro (N. 204 del tariffario doganale) esportata
in Germania nel corso degli anni 1934, 1935, 1936 e 1937 è elencata nella
seguente tabella:
Anno
Quantità
(in quintali metrici)
1934
17.060.916
1935
58.616.111
1936
77.931.756
1937
71.329.234
Fonte: "Journal Officiel", 26 marzo 1938
Ma né i dirigenti dei gruppi Dupont de Nemours, Dillon, Morgan e Rockfeller,
né François de Wendel furono interrogati a Norimberga sui "crimini contro la
pace".
Nota: Gli Stati Uniti produssero circa 135.000 tonnellate di agenti chimici
tossici durante il conflitto, la Germania 70.000 tonnellate, il Regno Unito
40.000 tonnellate e il Giappone 7.500 tonnellate.
* * *
Si citano spesso le imprecazioni di Hitler e dei principali dirigenti
nazisti contro i comunisti e gli ebrei.
In particolare il capitolo XV del secondo volume di Mein Kampf, in cui
Hitler ricorda il passato: quello dell'impiego militare del gas avviato
dagli inglesi durante la prima guerra mondiale. Il capitolo è intitolato Il
diritto alla legittima difesa:
"Se all'inizio e durante il conflitto si fossero uccisi con i gas dodici o
quindimila di quei giudei distruttori del popolo, come rimasero uccisi dai
gas sui campi di battaglia centinaia di migliaia di tedeschi di tutte le
classi, non sarebbero morte invano milioni di persone. Am-mazzando
dodicimila criminali finché si era in tempo avrebbero guadagnato la vita un
milione di preziosi tedeschi".
In un discorso al Reichstag del 30 gennaio 1939 egli disse anche:
"Se i circoli giudaici della finanza, all'interno e all'esterno dell'Eu-ropa
riusciranno a precipitare un'altra volta i popoli in un guerra mondiale, il
risultato non sarà la bolscevizzazione della terra come corollario della
vittoria dell'ebraismo, ma l'annientamento (Vernichtung) della razza ebraica
in Europa [...]. Perché l'epoca in cui i popoli non giudaici si consegnavano
inermi alla propaganda si è conclusa. La Germania nazionalsocialista e
l'Italia fascista hanno ormai le istituzioni che permettono, ogni volta che
è necessario, di illuminare il mondo sugli annessi e connessi di una
questione che numerosi popoli avvertono istintivamente, senza potersela
spiegare scientificamente.
"Gli ebrei possono continuare la loro campagna di logoramento in alcuni
Stati, protetti come sono dal monopolio che esercitano nella stampa, nel
cinema, nella propaganda radiofonica, nei teatri, nella letteratura e così
via. Pertanto, se questo popolo dovrà riuscire, ancora una volta, a
precipitare milioni di uomini in un conflitto totalmente assurdo per loro,
per quanto possa essere vantaggioso per gli interessi dei giudei, allora si
manifesterebbe l'efficacia di un lavoro di spiegazione che ha permesso in
pochi anni, nella sola Germania, di abbattere completamente (restlos
erlegen) il giudaismo".
Fonte: Trial of the Major War Criminals, cit., XXXI, p. 65
Il 30 gennaio 1941 Hitler dichiarò all'insieme degli ebrei d'Europa che essi
"avrebbero finito di fare la loro parte, in caso di guerra generalizzata".
Poi, in un discorso del 30 gennaio 1942, egli avrebbe dichiarato che dalla
guerra sarebbe risultato "l'annientamento del giudaismo in Europa"
Il testamento politico di Hitler, pubblicato dal Tribunale Militare
Internazionale, abbonda in questo senso. Vi si legge in modo specifico:
"Non ho lasciato sussistere alcun dubbio sul fatto che, se questi
complottatori internazionali del mondo del denaro e della finanza
ricominciano a trattare i popoli d'Europa come pacchetti di azioni, questo
popolo, che è il vero responsabile dell'attuale conflitto micidiale, dovrà
renderne conto: i giudei! (Das Judentum!)
"Non ho lasciato nessuno nell'incertezza della sorte che aspetta coloro a
causa dei quali milioni di bambini dei popoli ariani d'Europa dovrebbero
morire di fame, milioni di uomini adulti dovrebbero perire e centinaia di
migliaia di donne e bambini brucerebbero e soccomberebbero nei bombardamenti
delle loro città. Anche se ciò dovesse avvenire con sistemi più umani, il
colpevole dovrà espiare la sua colpa".
Hitler parla di distruggere una "influenza"; Himmler parla direttamente di
eliminare degli individui. Ecco ciò che disse in un discorso ai comandanti
delle forze navali a Weimar il 16 dicembre 1943:
"Quando, non importa dove, sono stato obbligato a dare, in un villaggio,
l'ordine di marciare contro dei partigiani e contro dei commissari ebraici,
allora ho disposto di fare uccidere anche le donne e i bambini di questi
partigiani e di questi commissari".
Più tardi, parlando davanti ad alcuni generali il 5 maggio 1944, a
Sonthofen, aggiunse:
"In questo conflitto con l'Asia dobbiamo prendere l'abitudine di dimenticare
le regole del gioco e i costumi in uso nelle passate guerre europee, per
quanto essi ci siano diventati cari e si adattino meglio alla nostra
mentalità".
Questa ferocia, sfortunatamente, non era appannaggio di un solo campo.
Il 4 settembre 1940 Hitler dichiarò allo Sportpalast:
"Se l'aviazione inglese getta tre o quattromila chili di bombe, noi ne
getteremo cento, centocinquanta, duecento, trecento, quattrocentomila chili
e più ancora in una sola notte".
Si tratta di una folle esagerazione delle possibilità di bombarda-mento
strategico della Luftwaffe, ma essa mostra quale grado di odio contro i
popoli si raggiunse nei due campi.
In risposta, Clifton Fadiman, editore del settimanale "New Yorker" e figura
di spicco del Writers War Board, agenzia letteraria semi-ufficiale del
governo, domandò nel 1942 agli scrittori "di suscitare un ardente odio
contro tutti i tedeschi e non solo contro i dirigenti nazisti".
Poiché questa sortita aveva sollevato delle proteste, Fadiman proseguì: "Il
solo modo di farsi capire dai tedeschi è ucciderli. E anche così non credo
che capiranno".
Nell'aprile dello stesso anno, facendo l'elogio di un libro di De Sales, The
making of tomorrow (Preparando il domani), egli sviluppò il suo concetto
razzista e scrisse:
"L'attuale aggressione nazista non è l'opera di un gruppo di gangsters ma
piuttosto l'espressione finale dei più profondi istinti del popolo tedesco.
"Hitler è l'incarnazione di forze più grandi di lui. L'eresia che predica è
vecchia di duemila anni. In che cosa consiste questa eresia? Né più né meno
nella ribellione contro la civiltà occidentale che comincia con Arminio
[...] le dimensioni di questa guerra appaiono allora con grande chiarezza".
Egli approvava il suggerimento di Hemingway: "L'unica soluzione finale (the
only ultimate settlement) sarà quella di sterilizzare i nazisti, nel senso
chirurgico del termine". E ridicolizzava Dorothy Thomson che faceva una
distinzione tra i nazisti e gli altri tedeschi.
Non si trattò di un'opinione isolata. Dopo il discorso di Hitler allo
Sportpalast il "Daily Herald" di Londra pubblicò un articolo del reverendo
C.W. Wipp che dichiarava:
"La parola d'ordine deve essere: "Spazzarli via", e perciò concentrare la
nostra scienza nella scoperta di nuovi e più terrificanti esplosivi [...].
Un ministro del Vangelo forse non dovrebbe lasciarsi andare a simili
sentimenti, ma io dico francamente che, se potessi, cancellerei la Germania
dalla carta geografica. È una razza diabolica che è stata la maledizione
dell'Europa durante i secoli".
Fortunatamente, in Inghilterra, si levarono delle proteste contro tali
aberrazioni, perché la popolazione, come quella tedesca con la sua grande
cultura, non poteva essere confusa con dirigenti sanguinari, fomentatori di
odio e di morte.
Nel gennaio 1934 il dirigente sionista Vladimir Ze'ev Jabotinskij dichiarò
al giornale ebraico "Natsha Retsch":
"I nostri interessi ebraici esigono l'annientamento definitivo della
Germania; il popolo tedesco, nella sua totalità, rappresenta un pericolo per
noi".
Quanto a Churchill, egli confidò a Paul Reynaud il 16 maggio 1940:
"Affameremo la Germania. Demoliremo le sue città. Bruceremo i suoi raccolti
e le sue foreste".
Fonte: Paul Baudouin, Neuf mois au gouvernement,
Parigi, La Table Ronde, 1948, p. 57
Nel 1942 il ministro britannico Lord Vansittart, vero apostolo dell'odio,
allo scopo di giustificare il terrore provocato dai bombardamenti inglesi,
disse: "Gli unici bravi tedeschi sono i tedeschi morti; dunque che piovano
le bombe!".
Nel luglio del 1944 Churchill inviò al suo capo di stato maggiore, generale
Hastings Imay, un memorandum di quattro pagine, in cui propose il seguente
progetto:
"Voglio che riflettiate molto seriamente sulla questione dei gas asfissianti
[...].
"È assurdo, in questo affare, tenere in conto la moralità, dal momento che
tutti li hanno utilizzati durante l'ultima guerra, senza che ci fossero
proteste da parte dei moralisti e della Chiesa. D'altra parte, allora i
bombardamenti di città aperte erano considerati vietati; oggi tutti li
praticano come una cosa che va da sé. Si tratta solo di una moda,
paragonabile al mutamento della lunghezza delle gonne [...].
"Voglio che si esamini freddamente quanto converrebbe utilizzare dei gas
asfissianti [...] non bisogna farsi legare le mani da sciocchi principi
[...].
"Potremmo inondare le città della Ruhr, così come altre città tedesche, in
modo che la maggioranza della popolazione abbia bisogno di costanti cure
mediche [...]. Forse bisognerà attendere qualche settimana o anche qualche
mese prima che io vi chieda d'inondare la Germania con i gas asfissianti e,
se lo faremo, facciamolo in modo completo. Nel frattempo, vorrei che la
questione fosse esaminata freddamente da persone sensate e non da persone
travestite da cantori di salmi, guastafeste come se ne trovano qua e là".
Fonte: "American heritage", agosto-settembre 1985
Né Churchill, né Stalin, né Truman presero posto al banco dei criminali di
guerra. Non più, d'altra parte, di quanto furono chiamati in causa gli
autori dei più ignobili appelli al crimine. Citeremo solo due esempi, tra i
più deliranti: l'appello a un "genocidio", questa volta nel vero senso della
parola, lanciato nel 1941 con il libro dell'ebreo americano Theodor N.
Kaufman, Germany must perish (La Germa-nia deve morire) la cui tesi
principale è la seguente: "I tedeschi (quali che siano: antinazisti,
comunisti o anche filosemiti) non meritano di vivere. Di conseguenza dopo la
guerra si mobiliteranno 20.000 medici perché ognuno sterilizzi 25 tedeschi
al giorno, di modo che in tre mesi non ci sarà un solo tedesco capace di
riprodursi e in 60 anni la razza tedesca sarà totalmente eliminata".
Si trattò di una bravata che alimentò l'antisemitismo: Hitler fece leggere
dei brani di questo libro da tutte la stazioni radio.
In secondo luogo, Ilja Erenburg nel suo Appello all'Armata Rossa, pubblicato
nell'ottobre 1944, scrisse:
"Uccidete! Uccidete! Tra i tedeschi non ci sono innocenti, né tra i vivi, né
tra chi deve nascere! Eseguite le istruzioni del compagno Stalin
schiacciando per sempre la bestia fascista nella sua tana. Spezzate con la
violenza l'orgoglio delle donne germaniche. Prende-tele come legittimo
bottino. Uccidete, uccidete, valorosi soldati dell'Armata Rossa, nel vostro
irresistibile assalto" (citato dall'ammiraglio Dönitz, Dix ans et 20 jours,
pp. 343-344).
Costoro non figurarono tra gli accusati di Norimberga, non più dei capi di
Stato che li avevano protetti. Né vi figurarono i responsabili
anglo-americani del bombardamento su Dresda che fece 200.000 vittime civili
e senza alcun interesse militare, giacché l'esercito sovietico aveva
oltrepassato quell'obiettivo.
Né vi prese posto Truman, colpevole dell'apocalisse atomica di Hiroshima e
di Nagasaki che provocò 300.000 vittime civili, anche in questo caso senza
necessità militare, perché la resa del Giappone era già stata decisa
dall'imperatore.
Non toccò nemmeno a Berija e a Stalin, che scaricarono sulle spalle dei
tedeschi il massacro di migliaia di ufficiali polacchi a Katyn.
* * *
Questa procedura derivò dagli stessi principi (o meglio dalla stessa assenza
di principi) alla base della scelta degli accusati solo tra i vinti.
Lo statuto del Tribunale di Norimberga fu così definito:
"Articolo 19: Il tribunale non sarà legato dalle regole tecniche relative
all'amministrazione delle prove. Esso adotterà e applicherà, per quanto
possibile, una procedura rapida e non formale e ammetterà ogni metodo che
riterrà dotato di valore probante.
"Articolo 21: Il tribunale non esigerà che siano prodotte le prove
riguardanti fatti di notorietà pubblica, ma le riterrà acquisite. Allo
stesso modo riterrà prove autentiche i documenti e i rapporti ufficiali dei
governi degli alleati".
Tale è il mostro giuridico, le cui decisioni devono essere canonizzate con i
criteri di un'intoccabile verità storica, secondo la legge Gayssot-Fabius
del 13 luglio 1990.
Questo testo inserisce infatti nella legge sulla libertà di stampa del 1981
un articolo, il 24 bis, che dice:
"Saranno puniti con le pene previste dal sesto comma dell'articolo 24 coloro
che avranno contestato, con uno dei mezzi elencati all'articolo 23,
l'esistenza di uno o più crimini contro l'umanità così come sono definiti
dall'articolo 6 dello statuto del Tribunale Militare Internazionale allegato
all'accordo di Londra dell'8 agosto 1945 e che siano stati commessi sia dai
membri di una organizzazione dichiarata fuorilegge in base all'articolo 9
del detto statuto, sia da un individuo riconosciuto colpevole di tali
crimini da un tribunale francese o internazionale.
"Il tribunale potrà inoltre ordinare:
"1 L'applicazione della sua decisione nelle condizioni previste
dall'articolo 51 del Codice penale;
"2 la pubblicazione di questa o di un comunicato nelle condizioni previste
dall'articolo 51-1 del Codice penale, senza che le spese relative possano
superare il massimo dell'ammenda applicata".
* * *
La prassi del Tribunale di Norimberga sollevò obiezioni anche tra i giuristi
americani di più alto livello: quelli della Corte suprema.
A cominciare dal giudice Jackson che ne fu il presidente. Lo storico inglese
David Irving, che riconobbe di averlo mal giudicato in un primo momento,
fornisce questa testimonianza:
"Dei giudici rinomati, in tutto il mondo, si vergognerebbero della procedura
di Norimberga. Certamente il giudice Robert H. Jackson, presidente americano
degli accusatori, ebbe vergogna di quella procedura; ciò è evidente dal suo
diario che io ho letto.
"Ho avuto il privilegio di accedere alle Memorie (del giudice Jackson) alla
Biblioteca del Congresso [...]. Poco tempo dopo che Robert H. Jackson ebbe
ricevuto dal presidente Truman l'incarico di dirigere i giudici americani al
processo di Norimberga (maggio 1945), egli venne a conoscenza dei piani
americani sui bombardamenti atomici e si trovò a disagio nel compito che gli
era stato assegnato: perseguire, a nome di una nazione, atti che anch'essa
avrebbe compiuto, poiché era cosciente che gli Stati Uniti stavano per
commettere un crimine ancora più grande" (33.9392 e 9394).
Riferendosi al libro Pilier de la loi di Alpheus Thomas Mason dedicato ad
Harlan Fiske Stone (questi era a capo della Corte suprema degli Stati
Uniti), l'avvocato Christie cita le pagine 715-716, dove viene utilizzato
uno scritto di Fiske Stone al direttore della rivista "Fortune" nel quale
non solo egli disapprovava il metodo, ma riteneva che si trattasse di un
"linciaggio in grande scala" (high-grade lynching party in Nuremberg)
(5.995-996).
Il giudice Wennerstrum, della Corte Suprema degli Stati Uniti, fu così
disgustato dalla procedura che rifiutò la nomina e tornò in Ame-rica, dove
espose sulla "Chicago Tribune" le sue obiezioni: il 60% dei membri della
direzione del processo erano ebrei, così come gli interpreti (23.5915-5916).
"Quanto ai principali accusati: Höss, Streicher, Pohl, essi sono stati
torturati" (23.5919).
In virtù dello statuto di Norimberga, che accettava come prove tutte le
dichiarazioni degli alleati, il rapporto sovietico su Katyn, che accusava i
tedeschi del massacro di 11.000 ufficiali polacchi, fu dichiarato "prova
autentica" indiscutibile l'8 agosto 1945.
Fonte: Trial of the Major War Criminals, cit., XXXIX, documento URSS 54
Il procuratore generale sovietico, generale Rudenko, poté dire, a norma
dell'articolo 21 dello statuto (del Tribunale di Norimberga): "ciò non sarà
oggetto di contestazione" (op. cit., XV, p. 300).
Il 13 aprile 1990 la stampa internazionale ha annunciato che il crimine di
Katyn fu commesso da Berija e dalle autorità sovietiche. Il professor
Naville, dell'università di Ginevra, esaminando i cadaveri, aveva trovato
nelle loro tasche dei documenti del 1940 comprovanti che l'esecuzione aveva
avuto luogo in quella data. Nel 1940 la regione di Smolensk era occupata dai
sovietici.
* * *
Per attenerci al nostro tema, cominceremo ad esaminare una delle
controverità che ancora oggi, dopo più di mezzo secolo, provoca la maggior
parte dei danni, nel mondo e non solamente nel Vicino-Oriente: "il mito dei
6 milioni di ebrei sterminati", divenuto un dogma che giustifica e
sacralizza (come implica la parola stessa "olocausto") tutte le
prevaricazioni dello Stato d'Israele in Palestina, nel Vicino-Oriente, negli
Stati Uniti e, attraverso gli Stati Uniti, nel complesso della politica
mondiale, mettendo Israele stesso al di sopra di ogni legge internazionale.
Il tribunale di Norimberga ha ufficializzato questa cifra che non ha mai
smesso, da allora, di servire alla manipolazione dell'opinione pubblica
attraverso i media, attraverso la letteratura e il cinema, e perfino
attraverso i testi scolastici. Ora, questa cifra non si basa che su due
testimonianze: quella di Höttl e quella di Wisliceny.
Ecco cosa dichiarò ai giudici di Norimberga il primo, l'Obersturm-bannführer
dott. Wilhelm Höttl, capo di una sezione aggiunta del-l'Ufficio centrale di
sicurezza del Reich: "Nell'aprile 1944 l'SS Ober-sturmbannführer Adolf
Eichmann, che io conoscevo dal 1938, ebbe un incontro con me nel mio
appartamento a Budapest [...]. Egli sapeva di essere considerato un
criminale di guerra dalle nazioni alleate, poiché aveva sulla coscienza
migliaia di vite ebraiche. Gli domandai quante ne avesse e mi rispose che,
sebbene il numero fosse un grande segreto, me lo avrebbe detto perché dalle
informazioni in suo possesso era arrivato alla seguente conclusione: nei
differenti campi di sterminio erano stati uccisi circa 4 milioni di ebrei,
mentre due milioni avevano trovato la morte in altro modo".
Fonte: Trial of the Major War Criminals, cit., IV, p. 657
Wisliceny, per parte sua, raccontò: "Egli (Eichmann) diceva che sarebbe
saltato dalla gioia nella tomba, perché l'impressione di avere cinque
milioni di persone sulla coscienza sarebbe stata per lui fonte di
straordinaria soddisfazione" (op. cit.).
Su queste due testimonianze lo stesso Poliakov ha detto: "Si potrebbe
obiettare che una cifra così imperfettamente stabilita debba considerarsi
sospetta".
Fonte: "Revue d'Histoire de la seconde guerre mondiale", ottobre 1956
Il giornale ebraico di New York "Der Aufbau" segnalava il 30 giugno 1965 che
in questa data 3 milioni e 375.000 persone avevano fatto domanda di
"riparazione" per i danni subiti al tempo della dominazione di Hitler.
Aggiungiamo che la principale testimonianza, la più completa e la più
precisa è quella di Höttl, agente dell'Intelligence Service.
Fonte: "Week end", 25 gennaio 1961
Questa rivista inglese reca in copertina il ritratto di
Höttl con la didascalia: ""Storia di una spia" più
strana che la fiction: questo amico dei dirigenti
nazisti aveva come boss un uomo dei servizi segreti inglesi"
Confermando le obiezioni dei grandi giuristi della Corte suprema degli Stati
Uniti e di molti altri a proposito delle anomalie giuridiche del Tribunale
di Norimberga, esporremo, a titolo di esempio, solo le violazioni delle
regole che sono fondamentali in ogni vero processo.
1. L'accertamento e la verifica dell'autenticità dei documenti prodotti.
2. L'analisi del valore delle testimonianze e delle condizioni nelle quali
furono ottenute.
3. L'esame scientifico dell'arma del crimine per stabilire il suo
funzionamento e i suoi effetti.
I documenti
I testi fondamentali, decisivi per stabilire in che cosa poteva consistere
la "soluzione finale", sono, in primo luogo, gli ordini di stermino
attribuiti ai più importanti responsabili: Hitler, Göring, Heydrich e
Himmler, e le norme impartite per la loro esecuzione. Innanzi tutto la
direttiva di Hitler sullo "sterminio". Malgrado gli sforzi dei teorici del
genocidio e dell'olocausto non ne fu mai trovata traccia.
Olga Wurmser-Migot scrisse nel 1968: "Come non esiste un ordine chiaramente
scritto per lo sterminio col gas ad Auschwitz, non esiste l'ordine di
cessarlo nel novembre 1944". E precisò: "Né al processo di Norimberga, né ai
processi di zona, né a quello di Höss a Cracovia, o di Eichmann in Israele,
né al processo dei comandanti dei campi, né dal novembre 1966 all'agosto
1975 al processo di Francoforte (accusati di Auschwitz della II zona), è
stato prodotto l'ordine firmato da Himmler, del 22 novembre 1944,
sull'interruzione dello sterminio degli ebrei tramite gas, nel quale si
ingiungeva di fermare la "soluzione finale"".
Fonte: Olga Wurmser-Migot, Le système concentrationnaire nazi,
Parigi, PUF, 1968, pp. 544 e 13
Il dottor Kubovy, del Centro di documentazione di Tel Aviv, ammise nel 1960:
"Non esiste alcun documento firmato da Hitler, Himmler o Heydrich che parli
di sterminare gli ebrei [...]. La parola "sterminio" non appare nella
lettera di Göring a Heydrich concernente la soluzione finale della questione
ebraica".
Fonte: Lucy Dawidowicz, The War against the Jews,
New York, Holt-Rinehart-Winston, 1975, p. 121
In una conferenza stampa, dopo un colloquio svolto alla Sorbona di Parigi
nel febbraio del 1982 per contrastare i lavori critici dei "revisionisti",
Raymond Aron e François Furet furono costretti a dichiarare: "malgrado le
ricerche più erudite, non si è mai potuto trovare un ordine di Hitler per
sterminare gli ebrei".
Del 1981 è l'ammissione di Laqueur: "Fino ad oggi non si è trovato l'ordine
scritto di Hitler mirante alla distruzione della comunità ebraica europea e,
con ogni probabilità, quest'ordine non è mai stato dato".
Fonte: Walter Z. Laqueur, The terrible secret,
Francoforte sul Meno-Berlino-Vienna, 1981, p. 190
Malgrado tutto ciò, su istigazione di Vidal-Naquet e di Léon Polia-kov,
altri storici hanno firmato la seguente dichiarazione:
"Non è necessario domandarsi come, tecnicamente, sia stato possibile un tale
omicidio di massa. È stato possibile tecnicamente perché ha avuto luogo.
Questo è il punto obbligato dal quale partire per tutte le ricerche storiche
sull'argomento. È nostro compito ricordare semplicemente questa verità: non
c'è e non può esserci dibattito sull'esistenza delle camere a gas".
Non è necessario domandarsi...
il punto obbligato dal quale partire...
non può esserci dibattito...
Tre divieti, tre tabù, tre limiti definitivi alla ricerca.
Questo testo segna una data effettivamente "storica" nella storia della
storia: il "fatto" che si vuole stabilire è posto, al di là di ogni ricerca
e di ogni critica, come verità assoluta e intangibile e vieta, grazie a tre
imperativi redibitori, ogni ricerca e ogni critica verso il giudizio che,
all'indomani di una vittoria, è stato espresso dai vincitori.
Tuttavia la storia, se intende rispettare uno statuto scientifico, deve
essere una continua ricerca, che rimetta in causa anche quello che si
credeva definitivamente stabilito, come nel caso del postulato di Eu-clide o
delle leggi di Newton.
Ecco un esempio ben noto:
"Il Comitato Internazionale di Auschwitz nel novembre 1990 voleva sostituire
la targa commemorativa di Auschwitz, che indicava "4 milioni di morti" con
un'altra, che menzionava "più di un milione di morti". Il dottor Maurice
Goldstein, presidente di quel comitato, si oppose".
Fonte: "Le Soir", Bruxelles, 19-20 ottobre 1991, p. 16
Di fatto il dottor Goldstein non contestava la necessità di cambiare la
vecchia targa, ma desiderava che la nuova non riportasse un numero, perché
sapeva che, probabilmente, sarebbe stato necessario, entro breve tempo,
diminuire la cifra indicata.
La targa all'entrata del campo di Birkenau presentava, dunque, questa
iscrizione fino al 1994:
"Qui, dal 1940 al 1945, quattro milioni di uomini, di donne e di bambini
sono stati torturati e uccisi dagli assassini hitleriani".
Grazie all'azione del Comitato internazionale del museo di Stato di
Auschwitz, presieduto dallo storico Wladislaw Bartoszewski e comprendente
ventisei membri di tutte le nazionalità, il testo è stato modificato in un
senso meno lontano dalla verità:
"Che questo luogo, dove i nazisti hanno assassinato un milione e mezzo di
uomini, di donne e di bambini, in maggioranza ebrei dei vari paesi d'Europa,
sia per sempre, per l'umanità, un grido di disperazione e un avvertimento".
Fonte: Luc Rosenzweig, "Le Monde", 27 gennaio 1995
L'esempio mostra che la storia, per sfuggire al terrorismo intellettuale dei
predicatori dell'odio, esige una continua "revisione". Essa è revisionista
oppure non è che propaganda contraffatta.
Torniamo, dunque, alla storia propriamente detta, critica, "revisionista",
vale a dire fondata sull'analisi dei documenti, sulla verifica delle
testimonianze e sulle perizie relative all'arma del crimine.
Soffermiamoci, in primo luogo, su ciò che concerne gli ebrei nel programma
del partito nazionalsocialista (NSDAP).
Il problema è affrontato al Punto 4: "Possono avere nazionalità tedesca
soltanto coloro che sono cittadini a pieno diritto e sono cittadini a pieno
diritto coloro che hanno sangue tedesco, senza discriminazione
confessionale. Quindi nessun ebreo può essere cittadino a pieno diritto".
Staatsburger stava per cittadino e Volksgenosse stava per cittadino a pieno
diritto in quanto membro di una comunità omogenea.
Più avanti, al punto 5, troviamo:
"Colui che non possiede la nazionalità tedesca non potrà vivere in Germania
che in qualità di ospite (Gast) e dovrà rispettare la legislazione in vigore
riguardante il soggiorno degli stranieri".
Il punto 7 riguarda il divieto di soggiorno nel Reich, in speciali
condizioni, per coloro che non possiedono la nazionalità tedesca; il punto 8
esige il blocco della nuova immigrazione di non tedeschi e l'espulsione
immediata di tutti i non tedeschi entrati in Germania dopo il 2 agosto 1914.
Questo ultimo punto è chiaramente indirizzato contro gli ebrei dell'Est,
arrivati numerosi nel Reich durante e dopo la prima guerra mondiale.
Anche il punto 23 affronta questo problema: esso stabilisce che gli ebrei
non avranno il diritto di lavorare nella stampa, mentre il punto 24 afferma
che il partito lotta contro lo "spirito materialista ebraico".
Gli ordini di Hitler sullo sterminio degli ebrei
Nel suo libro La destruction des juifs d'Europe Raul Hilberg, nel 1961,
nella prima edizione, scrisse che vi furono due ordini di sterminio da parte
di Hitler: uno nella primavera del 1941 (aggressione alla Russia) e l'altro
qualche mese più tardi.
Ma nel 1985 "nella seconda edizione, riveduta, tutti i riferimenti agli
ordini o alle decisioni di Hitler relativi alla "soluzione finale" sono
stati sistematicamente soppressi".
Fonte: The Revised Hilberg, "Simon Wiesenthal Annal",
III, 1986, p. 294
Nell'edizione del 1961 si leggeva alla pagina 171: "Come si arrivò alla fase
in cui si decretava la morte? Essenzialmente con due decisioni di Hitler. Un
ordine fu dato nella primavera del 1941".
In quali termini sono stati dati questi ordini?
Hilberg: "Secondo il generale Jodl, che scrisse il documento che cito, i
termini furono i seguenti: Hitler ha detto di volere che i commissari
bolscevichi ebrei siano liquidati. Questo è il primo punto [...]. Tale era
il contenuto dell'ordine descritto dal generale Jodl [...]. L'or-dine era
orale".
Così: Hilberg ha detto che il generale Jodl aveva detto che Hitler aveva
detto...!
Dalle sue prime diatribe antisemitiche in Mein Kampf Hitler proclama la
volontà di espellere gli ebrei dalla Germania. Terremo in considerazione,
d'ora in avanti, solo i testi tedeschi che usano l'espressione "soluzione
finale", allo scopo di ottenerne una definizione precisa.
Il 24 giugno 1940, dopo la vittoria sulla Francia, Heydrich, in una lettera
a Ribbentrop, ministro delle finanze, parla di "una soluzione finale
territoriale" (eine territoriale Endlösung).
Fonte: Gerald Flemming, Hitler und die Endlösung,
Wiesbaden-Monaco, 1982, p. 56
L'ipotesi è di creare fuori dall'Europa una "riserva" ebraica e Rib-bentrop
suggerisce, allora, il "progetto Madagascar".
Nel luglio 1940 il responsabile degli affari ebraici, Franz Rademacher,
riassume così questa direttiva: "Tutti gli ebrei fuori dall'Europa!"
Fonte: Joseph Billig, La solution finale de la question juive,
Parigi, CDJC, 1977, p. 58
Questa "soluzione finale territoriale" corrispondeva, in effetti, alla nuova
situazione della Germania, che ormai dominava l'Europa: non era più
sufficiente espellere gli ebrei dalla Germania.
Il responsabile del progetto di "soluzione finale" attraverso la
deportazione di tutti gli ebrei europei in Madagascar, Rademacher, fa notare
che la realizzazione richiederà quattro anni e, a proposito della sua
copertura finanziaria, specifica: "La realizzazione della soluzione finale
proposta esige mezzi considerevoli".
Fonte: NG 2586
La lettera di Göring a Heydrich del 31 luglio 1941
Heydrich domanda a Göring: "Nel 1939 mi avete dato ordine di prendere delle
misure concernenti la questione ebraica. Devo adesso estendere il compito,
che allora mi avete assegnato, ai nuovi territori di cui ci siamo
impadroniti in Russia?".
Anche qui niente sull'assassinio degli ebrei. Si tratta solo del loro
trasferimento geografico, che tenga semplicemente conto delle nuove
condizioni (33.9373-9374) [*].
L'unica "soluzione finale" consisteva, dunque, nello svuotare l'Europa dagli
ebrei, allontanandoli sempre di più, fino a che la guerra (supponendone la
vittoria) avesse permesso di sistemarli tutti in un ghetto fuori dall'Europa
(come suggeriva il progetto Madagascar).
L'ipotesi del linguaggio in codice è insostenibile, dal momento che, per ciò
che riguarda gli altri crimini, i documenti esistono e sono chiari:
l'eutanasia, l'ordine di uccidere i commandos britannici, di linciare gli
aviatori americani e di sterminare la popolazione maschile di Stalingrado se
la si fosse occupata. "Per tutti questi crimini i documenti ci sono. Allora,
come mai solo in questo caso non c'è niente, né gli originali degli ordini
né le copie", né, aggiungiamo, le circolari applicative necessarie?
(33.9375-9376)
"Nel gennaio 1942 Reynhard Heydrich, capo della Gestapo, aveva informato i
dirigenti di Berlino che il Führer aveva deciso l'evacuazione di tutti gli
ebrei verso i territori dell'Est, sostituendo così la deportazione
precedentemente progettata" (34.9544).
In una nota che circolò nel marzo 1942 nell'ufficio di Heydrich i ministri
erano informati del fatto che gli ebrei europei dovevano essere concentrati
all'Est "in attesa di poter essere inviati dopo la guerra in un territorio
lontano, come il Madagascar, che sarebbe diventato la loro sede nazionale"
(34.9545-9546).
_______________
[*] I riferimenti ridotti a un numero rinviano al processo di Toronto del
1988, nell'edizione del resoconto curata da Barbara Kulaszka nell'agosto
1992.
Poliakov nota: "fino al suo abbandono, il "Piano Madagascar" fu alle volte
designato dai dirigenti tedeschi sotto il nome di "soluzione finale" della
"questione ebraica"".
Fonte: Léon Poliakov, Le Procès de Jérusalem, Parigi, 1963, p. 152
Per sostenere a tutti costi la tesi dello sterminio fisico è stato
necessario, quindi, trovare un sotterfugio: "Soluzione finale del problema
ebraico fu una delle frasi convenzionali per designare il piano hitleriano
di sterminio degli ebrei europei".
Fonte: Gerald Reitlinger, La solution finale, p. 19
Del resto non c'è alcuna giustificazione per l'ipotesi del linguaggio
codificato, che permetterebbe di far dire ciò che si vuole a qualsiasi
documento.
Ecco due esempi:
Il primo è la lettera di Göring del 31 luglio 1941 (un mese dopo la lettera
di Heydrich sopra citata il significato delle parole sarebbe bruscamente
cambiato!).
Tramite questo scritto Göring completa le sue direttive a Heydrich: "In
aggiunta al compito che vi è stato assegnato col decreto del 24 gennaio
1939, vale a dire ricercare per la questione ebraica, attraverso
l'emigrazione e attraverso l'evacuazione, la soluzione più vantaggiosa
riguardo alle circostanze, vi incarico con la presente, di procedere a tutti
i preparativi necessari [...] per arrivare a una soluzione d'insieme
(Gesamtlösung) della questione ebraica nella zona d'influenza tedesca in
Europa [...]. Vi incarico di sottoporre rapidamente un progetto d'insieme
(Gesamtentwurf) basato sulle misure organizzative e sulle disposizioni
concrete e materiali per realizzare la soluzione finale della questione
ebraica (Endlösung der Judenfrage) alla quale aspiriamo".
Fonti: R. Hilberg, La destruction des juifs d'Europe,
II edizione, Parigi, Fayard, 1988, p. 401;
NG 2586 - EPS 710
È significativo che Reitlinger, citando questa lettera (a p. 108 del suo
libro), sopprima l'inizio riguardante l'emigrazione e l'evacuazione, mentre
essa prescrive proprio il rafforzamento delle misure di espulsione prese nel
momento in cui Hitler dominava solo la Polonia (gennaio 1939) e non ancora
la Francia, mentre nel luglio 1941 controllava tutta l'Europa.
Il significato del testo di Göring è, tuttavia, perfettamente chiaro dai
primi paragrafi: la politica per l'emigrazione e per l'evacuazione degli
ebrei, praticata fino a quel momento in Germania, doveva estendersi ormai,
in ragione delle recenti conquiste, a tutte le regioni poste sotto la
dominazione tedesca in Europa. La "soluzione d'insieme" tiene conto della
nuova situazione. Essa non potrà essere una "soluzione finale" se non dopo
il termine della guerra, quando, in caso di vittoria in Europa (Russia
compresa), un'evacuazione finale in Africa o altrove permetterà, secondo
l'obiettivo costante di Hitler, "di svuotare l'Europa dai suoi ebrei".
Riassumendo, la direttiva di Göring a Heydrich, a meno che non la si voglia
interpretare arbitrariamente in funzione di uno schema preconcetto, non fa
che applicare all'Europa quello che fino ad allora si era potuto applicare
solo alla Germania. Obiettivo senza alcun dubbio disumano e criminale, ma
che non comporta in alcun momento l'idea di "sterminio" attribuitagli dal
procuratore di Norimberga Robert M.W. Kempner, che dichiarò: "Con queste
frasi Heydrich e i suoi collaboratori erano ufficialmente incaricati
dell'assassinio legale [degli ebrei]". Göring, che protestò contro la
traduzione inglese della parola tedesca Gesamtlösung, soluzione d'insieme,
come "soluzione finale" (Endlösung), costrinse il procuratore Jackson ad
ammettere la falsificazione e a ristabilire il vero significato
dell'espressione.
Fonte: Trial of the Major War Criminals, cit., IX, p. 575
Fin dal 24 giugno 1940 Heydrich aveva informato Ribbentrop del suo desiderio
di realizzare al più presto la "soluzione finale". Egli scriveva: "Il
problema globale, rappresentato dall'attuale presenza di circa 3.250.000 di
ebrei nei territori posti sotto sovranità tedesca, non può più essere
risolto con l'emigrazione: una soluzione finale territoriale diviene quindi
necessaria".
Fonte: Documento n. 464 del processo Eichmann a Gerusalemme
In quello stesso periodo Himmler aveva spedito a Hitler una nota che
concludeva: "Spero di vedere la questione ebraica definitivamente risolta,
grazie all'emigrazione di tutti gli ebrei verso l'Africa o in una colonia".
Fonte: "Vierteljahreshefte", 1957, p. 197
Hitler seguì questo suggerimento quando il responsabile dell'ufficio
Deutschland III al ministero degli affari esteri, Rademacher, scrisse in una
lettera ufficiale del 10 febbraio 1942:
"Nel frattempo la guerra contro l'Unione Sovietica ci ha permesso di
disporre di nuovi territori per la soluzione finale. Di conseguenza il
Führer ha deciso di spostare gli ebrei non in Madagascar, ma verso l'Est.
Così non c'è più bisogno di tenere in considerazione il Mada-gascar per la
soluzione finale".
Fonte: Documento NG 3933 del processo della Wilhelmstrasse
Reitlinger The final solution, cit., p. 79
lo interpreta ancora in senso di "fiction" o "mascheramento"
senza darne la minima giustificazione
L'espressione originale è in realtà die Gesamtlösung der Judenfrage o la
soluzione d'insieme sulla quale non si sarebbe più tornati. Ma Göring, che
la impiegò per la prima volta nel primo paragrafo di una lettera datata 31
luglio 1941, con la quale dava a Heydrich l'ordine di prepararla (Trial of
the Major War Criminals, cit., XXVI, PS 710, p. 266), usò nell'ultimo
paragrafo l'espressione die Endlösung der Ju-denfrage e quest'ultima
prevalse, ma con lo stesso senso e non con quello di liquidazione del
problema attraverso l'eliminazione di coloro che ne erano l'oggetto. Colto
in flagrante delitto di traduzione tendenziosa dallo stesso Göring, il
giudice Jackson dovette convenirne a Norimberga il 20 marzo 1946 (op. cit.,
IX, p 552). Ma di questo incidente, che distruggeva tutta una teoria, la
stampa non fece parola.
Il secondo esempio di cambiamento arbitrario del senso delle parole per
giustificare una tesi è quello della conferenza detta di Wannsee tenuta a
Berlino il 20 gennaio 1942.
Dall'inizio della riunione Heydrich ricorda che è stato appena nominato "al
posto di responsabile incaricato della preparazione della soluzione finale
della questione ebraica in Europa (Endlösung der europäischen Judenfrage)".
Egli sarà ormai il responsabile del complesso di misure necessarie alla
soluzione finale della questione ebraica "senza considerazione dei limiti
geografici" (corsivo mio R.G.).
Heydrich riassume in seguito la politica anti-ebraica seguita fino ad
allora:
a) Il raggruppamento degli ebrei fuori dalle sfere vitali del popolo
tedesco.
b ) Il raggruppamento degli ebrei fuori dagli spazi vitali del popolo
tedesco.
Dopo la folgorante avanzata della Reichswehr sul fronte orientale (Unione
Sovietica), Heydrich prende atto di questa nuova situazione: "Con
l'autorizzazione preliminare del Führer, l'emigrazione ha lasciato il posto
a un'altra soluzione possibile: l'evacuzione degli ebrei verso l'Est"
(corsivo mio R.G.).
"Queste azioni non si potrebbero tuttavia considerare che come dei
palliativi, ma le esperienze pratiche già fatte in questo campo sono molto
importanti per la futura soluzione finale della questione ebraica".
Fonte: NG 2586 G
La soluzione finale, in effetti, non poteva essere messa in atto prima della
fine della guerra e questa soluzione fu sempre cercata nella stessa
direzione: l'espulsione di tutti gli ebrei dall'Europa. Fu ciò che disse
espressamente Hitler ad Abetz, ambasciatore a Parigi, comunicandogli che
l'intenzione di evacuare tutti gli ebrei d'Europa dopo il conflitto.
Fonte: Documents on German Foreign Policy 1918-1945,
Serie D, X, p. 484
Il protocollo di Wannsee (20 gennaio 1942)
Il verbale della conferenza di Wannsee recita:
"Nel corso della soluzione finale gli ebrei saranno instradati, sotto
appropriata sorveglianza, verso l'Est, al fine di utilizzare il loro lavoro.
Saranno separati in base al sesso. Quelli in grado di lavorare saranno
condotti in grosse colonne nelle regioni di grandi lavori per costruire
strade, e senza dubbio un grande numero morirà per selezione naturale.
Coloro che resteranno, che certo saranno gli elementi più forti, dovranno
essere trattati di conseguenza, perché rappresentano una selezione naturale,
la cui liberazione dovrà essere considerata come la cellula germinale di un
nuovo sviluppo ebraico (come mostra l'esperienza della storia)" (13.3133).
Irving: "Ho letto i resoconti del processo della Wilhelmstrasse, il secondo
dopo quello di Norimberga. In seguito ve ne sono stati dodici. Nessuno di
essi ha provato che alla conferenza di Wannsee si sia discusso
dell'eliminazione degli ebrei" (33.9372-9373).
Il protocollo di Wannsee è il resoconto di una conferenza alla quale
parteciparono i segretari di Stato amministrativamente interessati alla
soluzione della questione ebraica e i capi dei servizi incaricati della sua
realizzazione. Si tratta di un testo in cui non si parla né di camere a gas
né di sterminio, ma solo di trasferimento degli ebrei nell'Est europeo.
Questo resoconto presenta, d'altra parte, tutte le caratteristiche di un
documento apocrifo, se ci si riferisce alla fotocopia che è stata pubblicata
nel libro di Robert N.W. Kempner, Eichmann und Kom-plizen, Francoforte sul
Meno, Europa Verlag, 1961, pp. 132 s.: nessun timbro, nessuna data, nessuna
firma, caratteri di una normale macchina da scrivere su carta di formato
ridotto, ecc.
In ogni caso non vi si parla di camere a gas.
Nelle versioni francesi che ne sono state date, per esempio, si è tradotta
la frase "die Züruckdrängung der Juden aus dem Lebensraum des deutschen
Volkes" con "l'eliminazione degli ebrei dallo spazio vitale dei tedeschi",
dando, nei commenti, alla parola "eliminazione" il senso di "sterminio",
mentre si tratta di "cacciata degli ebrei fuori dallo spazio vitale del
popolo tedesco". Si è proceduto allo stesso modo nelle traduzioni in inglese
e in russo.
Tuttavia i tedeschi, per esprimere la loro decisione di cacciare gli ebrei
fuori da quello che essi chiamavano il loro spazio vitale, impiegarono più
volentieri altre espressioni con lo stesso senso, come Auschaltung
(esclusione, evizione, eliminazione) o, soprattutto, Aus-rottung
(estirpazione, sradicamento). Quest'ultima parola è stata tradotta con
sterminio che in tedesco si dice invece Vernichtung. Esempio: a Posen il 4
ottobre 1943 Himmler disse agli Obergrup-penführer (generali di divisione
delle Waffen SS): "Ich meine jetz die Judenevakuierung, die Ausrottung des
jüdischen Volkes [...]. Das jüdische Volk wird ausgerotten", ecc. Precisando
il suo pensiero nella frase seguente, egli usò la parola Auschaltung (Trial
of the Major War Criminals, cit., XXIX, PS 1919, p. 145). Letteralmente: "Io
penso ora all'evacuazione degli ebrei, all'estirpazione del popolo ebraico".
Ma nel Dossier Eichmann Billig traduce: "Io intendo, con ciò, l'evacuazione
degli ebrei, lo sterminio del popolo ebraico" (p. 55) e "evacuazione degli
ebrei, vale a dire sterminio" (p. 47).
Altro esempio:
In una nota del 16 dicembre 1941 Rosenberg, a proposito di uno dei suoi
incontri con Hitler (Trial of the Major War Criminals, cit., XXVII, PS 1517,
p. 270) usa l'espressione "Ausrottung des Judentum". Nell'udienza del 17
aprile 1946 l'avvocato generale americano Dodd tradusse "sterminio degli
ebrei" (op. cit., XI, p. 562). Rosenberg protestò invano. Ma, nei discorsi
dei nazisti, l'espressione "Ausrottung des Christentums", che appare spesso,
è tradotta ogni volta con "estirpazione del cristianesimo dalla cultura
tedesca" (cfr "Revue d'Histoire de la seconde guerre mondiale", 1 o ottobre
1958, p. 62). La parola Ausrottung significherebbe sterminio solo quando si
tratta di ebraismo (Judentum) o di popolo ebraico (das jüdische Volk).
La conferenza di Wannsee del 20 gennaio 1942, nella quale si è preteso,
durante più di un terzo di secolo, che fosse stata presa la decisione di
"sterminare" gli ebrei europei, sparì a partire dal 1984 anche dalla
letteratura dei più feroci nemici dei "revisionisti". Su questo punto
avevano dovuto anch'essi "revisionare" la loro storia: al congresso di
Stoccarda del maggio 1984 questa "interpretazione" fu abbandonata.
Fonte: Eberhard Jackerl e Jurgen Rohwer,
Der Mord an den Juden im Zweiten Weltkrieg,
(La morte degli ebrei durante la seconda guerra mondiale),
DVA, 1985, p. 67
Nel 1992 Yehuda Bauer ha scritto sul "Canadian Jewish News" del 30 gennaio
che questa interpretazione di Wannsee è "stupida" (silly).
Infine il più recente portavoce degli storici ortodossi, antirevisionisti,
il farmacista Jean-Claude Pressac, conferma questa nuova versione
dell'ortodossia. Egli scrive a pagina 35 del suo libro Les crématoires
d'Auschwitz. La machinerie du meurtre de masse, Parigi, CNRS, 1993:
"Il 20 dicembre si tenne a Berlino la conferenza di Wannsee: se un'azione
per "ricacciare indietro gli ebrei verso Est fu certo prevista, con
l'evocazione di una eliminazione "naturale" attraverso il lavoro, nessuno
parlò allora di liquidazione industriale. Nei giorni e nelle settimane che
seguirono, la Bauleitung di Auschwitz non ricevette né un richiamo, né un
telegramma né una lettera che reclamassero lo studio di una istallazione
adatta a questo scopo".
E anche nella sua Chronologie récapitulative egli, alla data del 20 gennaio
1942, indica: "Conferenza di Wannsee sull'evacuazione e la cacciata degli
ebrei verso l'Est" (p. 114).
Lo "sterminio" è stato revisionato: si tratta di "cacciata".
È ugualmente rimarchevole come, in tutto questo libro, che si propone
l'obiettivo di "provare" la tesi dello sterminio, non si faccia più parola
del documento che, oltre a quello di Wannesee, era, si dice, il più
determinante: la lettera di Göring a Heydrich del 31 luglio 1941, rispetto
alla quale si affermava che "soluzione finale" significava "sterminio" e non
trasferimento fuori dall'Europa.
All'epoca del processo di Toronto, nel 1988, ci furono anche delle
controversie sul ruolo delle Einsatzgruppen, sorta di corpi franchi
destinati dall'alto comando hitleriano ad annientare i gruppi di partigiani
che si formarono a partire dalla folgorante avanzata tedesca su Mosca e che
avevano il compito di distruggere i depositi di benzina, i centri di
rifornimento, e i mezzi di comunicazione per disorganizzare le retrovie
dell'esercito tedesco. Questa resistenza si rivelò così efficace che Hitler
diede ordini severissimi alle Einsatzgruppen per eliminare i dirigenti e i
commissari politici dei partigiani. Tra questi commissari politici svolsero
un ruolo importante e affrontarono la morte numerosi ebrei.
Al processo di Toronto fu ampiamente evocata la partecipazione di questi
eroici ebrei alla resistenza contro l'hitlerismo.
L'avvocato di Zündel, Christie, tenne a far precisare allo storico Hilberg
il senso degli ordini nazisti a questo proposito:
"Christie: L'ordine dato alle Einsatzgruppen dice: Annientare i commissari
bolscevichi ebrei? E voi interpretate che questo significhi: Annientare il
popolo ebraico e i suoi commissari ebraici? È esatto?
"Hilberg: Esatto.
"Christie: È stato detto dunque, secondo voi, che non si trattava di
uccidere gli ebrei ma i commissari politici giudeo-bolscevichi.
"Hilberg: L'ordine dato a Himmler è di "risolvere il problema" (4-839).
"Christie: Si tratta del problema dei commissari politici
giudeo-bolscevichi. Che non significa problema ebraico... Non c'era una
guerra tra il comunismo e il nazismo?
"Hilberg: Sì, e i commissari politici, anima del sistema, dovevano essere
fucilati.
"Christie: Questo non significa uccidere gli ebrei che si trovavano laggiù.
Hitler pensava che il bolscevismo fosse di origine ebraica e che tutti i
commissari fossero ebrei?
"Hilberg: Si trattava di propaganda. Ma era l'intenzione fin dall'inizio,
dal 22 giugno 1941.
"Christie: Si tratta dunque di un articolo di fede per voi?
"Hilberg: No. Non è un articolo di fede, è una certezza.
"Christie: Potete mostrarmi il secondo ordine di Hitler?
"Hilberg: Affermo che esiste una direttiva decisiva di Hitler, illustrata da
Göring a Heydrich il 31 luglio 1941... è il testo che prepara la conferenza
di Wannsee.
"Christie: Era un ordine o una lettera di Hitler?
"Hilberg: No.
"Christie: Nel vostro libro avete scritto: "Hitler ha dato questo secondo
ordine". È esatto?
"Hilberg: È esatto.
"Christie torna sul significato della parola "resettlement" (trasferimento)
all'Est: "Questo significa un ordine di uccidere tutti gli ebrei?".
"Hilberg: "Trasferimento" era sinonimo di "deportazione degli ebrei nei
campi della morte".
"Christie: Non esisteva un piano di deportazione degli ebrei in Madagascar?"
(4.855).
* * *
Lo storico inglese David Irving, al processo di Toronto, fornisce sulla
"soluzione finale" queste notizie attinte alla fonte:
"La soluzione finale del problema ebraico consisteva nel deportare gli ebrei
in vari territori. Una delle ipotesi fu il Madagascar, soprattutto dopo la
disfatta della Francia, ma la potenza delle flotte britanniche, poi di
quelle americane, rese impossibile realizzare questo progetto.
"Il solo documento che possiedo è una conversazione telefonica del primo
ministro Lammers con il Führer, della primavera del 1942, in cui Hitler
rispose che la soluzione finale sarebbe stata decisa solo dopo la
conclusione della guerra.
"Heinrich Himmler scrisse ai Gauleiters che il Führer, Adolf Hitler, gli
aveva dato ordine di ripulire l'Europa dai suoi ebrei da Ovest a Est per
tappe. Si trattava evidentemente di deportazione" (33.9351-9352).
"Ma questo non comportava alcun ordine di sterminio degli ebrei. Nessuna
direttiva di questo genere è stata data, non se ne trova traccia in nessun
archivio del mondo, compresi quelli ebraici che hanno cooperato con me. Devo
inoltre sottolineare che negli archivi britannici, dove abbiamo decifrato i
codici tedeschi delle unità SS operanti sul fronte dell'Est, nemmeno con le
macchine inglesi per decifrare i codici abbiamo trovato qualcosa in cui
Hitler impartisce l'ordine di uccidere gli ebrei" (33.9376). Hanno potuto
farlo solo gli storici che hanno preteso di leggere tra le righe e nel
tradurre hanno dato libero sfogo alla loro indignazione.
* * *
L'avvocato Christie cita la pagina 651 del libro di Hilberg dove si legge:
"Nel novembre del 1944 Himmler decise che, per ogni sorta di ragioni
pratiche, la questione ebraica era risolta. Il 25 dello stesso mese egli
ordinò lo smantellamento di tutte le installazioni di morte".
Fonte: Testimonianza di Kurt Becher, 8 marzo 1946, PS 3762
Hilberg riconosce che questo non fu un ordine di Himmler (4.861-864):
"Becher, probabilmente, l'ha riportato a memoria nella sua te-stimonianza.
Non c'era quindi bisogno di riprendere il linguaggio preciso usato da
Himmler" (4.867).
Una volta di più Hilberg dice che Becher ha detto che Himmler aveva detto...
Ora, al termine di lunghe ricerche storiche, fatte da studiosi di tutte le
origini sotto la pressione delle critiche revisionistiche, il direttore
dell'Istituto di storia contemporanea del Centro Nazionale della Ricerca
scientifica, François Bedarida, riassume questo lavoro su L'evaluation des
victimes d'Auschwitz: "La memoria collettiva si è appropriata della cifra di
quattro milioni la stessa che, stando a un rapporto sovietico, figurava
finora ad Auschwitz sul monumento innalzato in memoria delle vittime del
nazismo , mentre a Gerusa-lemme il museo di Yad Vashem indicava un totale
molto al disopra della realtà. Tuttavia, dalla fine della guerra, la memoria
scientifica si era messa al lavoro. Da queste pazienti e minuziose
investigazioni è risultato che la cifra di quattro milioni non poggiava su
alcuna seria base, né poteva essere sostenuta.
"Il tribunale, del resto, si basava su un'affermazione di Eichmann, secondo
la quale la politica di sterminio aveva causato la morte di sei milioni di
ebrei, di cui quattro milioni nei campi.
"Se adesso ci si rapporta ai lavori più recenti e alle più affidabili
statistiche è il caso dell'opera di Raul Hilberg, La Destruction des Juifs
d'Europe , si arriva a circa un milione di morti ad Auschwitz. Un totale
corroborato dall'insieme degli specialisti, giacché oggi essi concordano su
un numero di vittime che oscilla tra un minimo di 950.000 e un massimo di
1.200.000".
Fonte: "Le Monde", 23 luglio 1990
Infatti, nell'edizione tedesca del suo libro, Jean-Claude Pressac ridurrà
un'altra volta questa cifra a 600.000 e la serie di revisioni probabilmente
non è terminata.
Tuttavia, dopo che il numero delle vittime di Auschwitz-Birkenau è stato
ridotto da 4 milioni a 1.000.000, si continua a ripetere la cifra globale di
6 milioni di ebrei sterminati, secondo la strana aritmetica: 6 - 3 = 6.
Che la "soluzione finale" del problema ebraico non si sarebbe concretizzata
se non dopo la guerra è testimoniato anche dalla Braun Mappe dell'estate
1941. Il paragrafo intitolato "Direttive per la soluzione della questione
ebraica" precisa: "Tutte le misure concernenti la questione ebraica nei
territori occupati dell'Est saranno prese dopo la guerra e allora la
questione ebraica troverà in Europa una soluzione generale".
Fonti: PS 702; Henri Monneray, La persécution des juifs dans les pays
de l'Est présentée à Nuremberg, CDJC, 1949
Questa messa a punto non comporta alcuna attenuazione dei crimini di Hitler,
ma richiama semplicemente un'evidenza che non può sfuggire neppure ai più
accaniti sostenitori della tesi dello "sterminio": Hitler negli ultimi due
anni di guerra, dopo Stalingrado, è ridotto agli estremi, gli alleati
distruggono con i loro bombardamenti i suoi centri di produzione bellica e
disorganizzano i suoi trasporti; egli è costretto a mobilitare dei nuovi
effettivi svuotando le fabbriche e non avrebbe avuto che questa ossessione,
fatale per il suo sforzo bellico, di sterminare i suoi prigionieri e i suoi
ebrei, invece di impiegarli, foss'anche in condizioni disumane, nel lavoro
dei cantieri.
Poliakov stesso, nel suo Bréviaire de la Haine (Parigi, Calmann-Levy, 1961
[1951], p. 3) sottolinea questa assurda contraddizione: "È molto più
economico colpirli con i lavori più duri, ammassandoli per esempio in una
riserva".
La Arendt mostra anche il lato demenziale di una simile operazione: "I
nazisti spinsero l'inutile fino al dannoso quando, in piena guerra, e
malgrado la penuria di materiali da costruzione e di rotabili, avviarono
enormi e costose imprese di sterminio e organizzarono il trasporto di
milioni di persone. [...] la contraddizione manifesta tra questo modo di
agire e gli imperativi militari dà a tutta la faccenda un'aria folle e
chimerica".
Fonte: Hannah Arendt, Le système totalitaire, Parigi, 1972, p. 182
Quello che è ancora più strano è che spiriti così sottili, come Poliakov o
Hannah Arendt, siano stati obnubilati fino a questo punto dai loro a priori,
che non abbiano messo in causa le loro ipotesi surreali e non siano ricorsi
ai documenti e ai fatti. Ad Auschwitz-Birke-nau si trovavano dei potenti
impianti della Farben-Industrie (chimici), della Siemens (trasporti) e della
Portland (costruzioni). A Monovitz (uno dei campi annessi ad Auschwitz)
lavoravano 10.000 detenuti, 100.000 operai civili e 1.000 prigionieri
inglesi.
Fonte: Central Commission for Investigation of German
Crimes in Poland, German crimes in Poland, Varsavia, 1946, I, p. 37
Dal 1942 al 1944, sui 39 campi satelliti di Auschwitz 31 utilizzavano i
detenuti come mano d'opera e 19 impiegavano in maggioranza ebrei.
Il 25 gennaio 1942 Himmler inviò all'ispettore generale dei campi di
concentramento la seguente direttiva: "Preparatevi ad accogliere 100.000
ebrei [...]. Importanti compiti economici saranno assegnati ai campi di
concentramento nelle prossime settimane".
Fonte: NO 020-a
Nel maggio 1944 Hitler ordinò di utilizzare 200.000 ebrei come operai nel
programma delle costruzioni Jager e nell'organizzazione Todt.
Un ordine dell'SSWVHA del 18 novembre 1943 aggiudicava un premio ai detenuti
anche ebrei che si fossero distinti nel lavoro.
Fonte: Centro del Museo di Auschwitz, 6 - 1962, p. 78
Non si tratta, dunque, di una faccenda "folle e chimerica", ma, al
contrario, di realismo implacabile. Soprattutto ciò costituisce una
confutazione supplementare delle tesi "sterminazioniste".