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Norimberga : "questo tribunale rappresenta una continuazione degli sforzi di guerra delle nazioni alleate"
(troppo vecchio per rispondere)
Artamano
2008-01-10 21:19:10 UTC
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http://www.radioislam.org/islam/italiano/revision/gar/miti3.htm
"Questo tribunale rappresenta una continuazione degli sforzi di guerra delle
nazioni alleate".

Fonte: Robert H. Jackson, procuratore generale degli Stati Uniti,
dichiarazione alla seduta del 26 luglio 1946 del Tribunale
Militare Internazionale di Norimberga


L'8 agosto 1945 i dirigenti americani, inglesi, francesi e russi si
riunirono a Londra per mettere a punto "l'azione giudiziaria e le condanne
contro i grandi criminali di guerra delle potenze europee appartenenti
all'Asse" creando un "Tribunale Militare Internazionale" (articolo I, a).

I crimini erano definiti al Titolo II, articolo 6.

1. "Crimini contro la pace", concernenti coloro che erano re-sponsabili
dello scatenamento della guerra.

2. "Crimini di guerra", per la violazione delle leggi e dei costumi di
guerra.

3. "Crimini contro l'umanità", vale a dire, essenzialmente, contro le
popolazioni civili.

Questa definizione dà già adito a qualche osservazione:

a) Non si trattava di un tribunale internazionale, dal momento che era
costituito soltanto dai vincitori e che, di conseguenza, avrebbe considerato
solo i crimini commessi dai vinti... Il procuratore generale degli Stati
Uniti, Robert H. Jackson, che presiedette l'udienza del 26 luglio 1946,
riconobbe: "Gli alleati si trovano ancora in stato di guerra con la Germania
da un punto di vista tecnico. In quanto tribunale militare, questo tribunale
rappresenta una continuazione degli sforzi bellici delle nazioni alleate".

b) Si trattava, dunque, di un tribunale d'eccezione, che rap-presentava
l'ultimo atto di guerra, escludendo, per suo stesso principio, tutte le
responsabilità dei vincitori, in primo luogo nello scatenamento del
conflitto. Si escludeva a priori ogni richiamo su chi ne fosse stato la
causa primaria: a Norimberga non si pose la questione di sapere se il
trattato di Versailles, con tutte le sue conseguenze, in particolare con la
moltiplicazione dei fallimenti e soprattutto con la disoccupazione, non
avesse permesso l'ascesa di un Hitler, grazie al consenso della maggioranza
del popolo tedesco. Per esempio (la sola legge del più forte facendo già
figura di "diritto"), imponendo alla Germania sconfitta del 1918 di pagare,
a titolo di risarcimento, 132 miliardi di marchi-oro (l'equivalente di 165
miliardi di franchi-oro), mentre il patrimonio nazionale del paese stesso
era valutato in 260 miliardi di marchi-oro. L'economia tedesca ne fu
rovinata e il popolo tedesco fu ridotto alla disperazione dalla crisi, dal
crollo della moneta e soprattutto dalla disoccupazione, che permisero la
salita al potere di Hitler e gli diedero gli argomenti più facili per
sostenere la sua più importante parola d'ordine: annullare il trattato di
Versailles con il relativo strascico di miserie e di umiliazioni.

La dimostrazione più convincente di ciò è fornita dalla crescita della
disoccupazione parallelamente al successo del Partito nazionalsocialista
nelle varie elezioni:


Dal 1924 al 1930


Voti ottenuti

%
Seggi Disoccupati

4 giugno 1924
1.918.000

6,6
32 320.711

7 dicembre 1924
908.000

3,0
14 282.645

20 maggio 1928
810.000

2,6
12 269.443








Dal 1930
al 1933



14 aprile 1930
6.407.000

18,3
107 1.061.570

31 luglio 1932
13.779.000

37,3
230 5.392.248

6 novembre 1932
11.737.000

33,1
196 5.355.428

5 marzo 1933
17.265.000

43,7 288
5.598.855



Dopo che Hitler ebbe ottenuto, con i suoi alleati politici, la maggioranza
assoluta al Reichstag, fu decisivo l'aiuto al riarmo della Germania, da
parte degli uomini del dollaro, della sterlina e del franco. Non solo la
Cassa centrale di propaganda del partito di Hitler fu alimentata dalla banca
tedesca Schreider, ma il riarmo stesso della Germania fu largamente
finanziato dai grandi trusts americani, inglesi e francesi. Fu il caso del
consorzio chimico americano Dupont de Nemours e dell'inglese Imperial
Chemicals Industry, che sovvenzionarono l'IG Farben, con la quale si
divisero il mercato mondiale della polvere da sparo, e quello della banca
Dillon di New York, che sovvenzionò la Vereinigte Stahlwerke, cartello
tedesco dell'acciaio. Altre imprese furono sovvenzionate da Morgan o
Rockfeller, ecc.

Così la sterlina e il dollaro parteciparono al complotto che portò Hitler al
potere.

Per quanto riguarda la Francia, il ministro dell'economia nazionale, a
un'interrogazione del senatore Paul Laffont sulla quantità di minerali di
ferro esportati in Germania dopo il 1934, rispose così:

"La quantità di minerale di ferro (N. 204 del tariffario doganale) esportata
in Germania nel corso degli anni 1934, 1935, 1936 e 1937 è elencata nella
seguente tabella:



Anno
Quantità


(in quintali metrici)

1934
17.060.916

1935
58.616.111

1936
77.931.756

1937
71.329.234


Fonte: "Journal Officiel", 26 marzo 1938




Ma né i dirigenti dei gruppi Dupont de Nemours, Dillon, Morgan e Rockfeller,
né François de Wendel furono interrogati a Norimberga sui "crimini contro la
pace".

Nota: Gli Stati Uniti produssero circa 135.000 tonnellate di agenti chimici
tossici durante il conflitto, la Germania 70.000 tonnellate, il Regno Unito
40.000 tonnellate e il Giappone 7.500 tonnellate.


* * *

Si citano spesso le imprecazioni di Hitler e dei principali dirigenti
nazisti contro i comunisti e gli ebrei.

In particolare il capitolo XV del secondo volume di Mein Kampf, in cui
Hitler ricorda il passato: quello dell'impiego militare del gas avviato
dagli inglesi durante la prima guerra mondiale. Il capitolo è intitolato Il
diritto alla legittima difesa:

"Se all'inizio e durante il conflitto si fossero uccisi con i gas dodici o
quindimila di quei giudei distruttori del popolo, come rimasero uccisi dai
gas sui campi di battaglia centinaia di migliaia di tedeschi di tutte le
classi, non sarebbero morte invano milioni di persone. Am-mazzando
dodicimila criminali finché si era in tempo avrebbero guadagnato la vita un
milione di preziosi tedeschi".

In un discorso al Reichstag del 30 gennaio 1939 egli disse anche:

"Se i circoli giudaici della finanza, all'interno e all'esterno dell'Eu-ropa
riusciranno a precipitare un'altra volta i popoli in un guerra mondiale, il
risultato non sarà la bolscevizzazione della terra come corollario della
vittoria dell'ebraismo, ma l'annientamento (Vernichtung) della razza ebraica
in Europa [...]. Perché l'epoca in cui i popoli non giudaici si consegnavano
inermi alla propaganda si è conclusa. La Germania nazionalsocialista e
l'Italia fascista hanno ormai le istituzioni che permettono, ogni volta che
è necessario, di illuminare il mondo sugli annessi e connessi di una
questione che numerosi popoli avvertono istintivamente, senza potersela
spiegare scientificamente.

"Gli ebrei possono continuare la loro campagna di logoramento in alcuni
Stati, protetti come sono dal monopolio che esercitano nella stampa, nel
cinema, nella propaganda radiofonica, nei teatri, nella letteratura e così
via. Pertanto, se questo popolo dovrà riuscire, ancora una volta, a
precipitare milioni di uomini in un conflitto totalmente assurdo per loro,
per quanto possa essere vantaggioso per gli interessi dei giudei, allora si
manifesterebbe l'efficacia di un lavoro di spiegazione che ha permesso in
pochi anni, nella sola Germania, di abbattere completamente (restlos
erlegen) il giudaismo".

Fonte: Trial of the Major War Criminals, cit., XXXI, p. 65


Il 30 gennaio 1941 Hitler dichiarò all'insieme degli ebrei d'Europa che essi
"avrebbero finito di fare la loro parte, in caso di guerra generalizzata".
Poi, in un discorso del 30 gennaio 1942, egli avrebbe dichiarato che dalla
guerra sarebbe risultato "l'annientamento del giudaismo in Europa"

Il testamento politico di Hitler, pubblicato dal Tribunale Militare
Internazionale, abbonda in questo senso. Vi si legge in modo specifico:

"Non ho lasciato sussistere alcun dubbio sul fatto che, se questi
complottatori internazionali del mondo del denaro e della finanza
ricominciano a trattare i popoli d'Europa come pacchetti di azioni, questo
popolo, che è il vero responsabile dell'attuale conflitto micidiale, dovrà
renderne conto: i giudei! (Das Judentum!)

"Non ho lasciato nessuno nell'incertezza della sorte che aspetta coloro a
causa dei quali milioni di bambini dei popoli ariani d'Europa dovrebbero
morire di fame, milioni di uomini adulti dovrebbero perire e centinaia di
migliaia di donne e bambini brucerebbero e soccomberebbero nei bombardamenti
delle loro città. Anche se ciò dovesse avvenire con sistemi più umani, il
colpevole dovrà espiare la sua colpa".

Hitler parla di distruggere una "influenza"; Himmler parla direttamente di
eliminare degli individui. Ecco ciò che disse in un discorso ai comandanti
delle forze navali a Weimar il 16 dicembre 1943:

"Quando, non importa dove, sono stato obbligato a dare, in un villaggio,
l'ordine di marciare contro dei partigiani e contro dei commissari ebraici,
allora ho disposto di fare uccidere anche le donne e i bambini di questi
partigiani e di questi commissari".

Più tardi, parlando davanti ad alcuni generali il 5 maggio 1944, a
Sonthofen, aggiunse:

"In questo conflitto con l'Asia dobbiamo prendere l'abitudine di dimenticare
le regole del gioco e i costumi in uso nelle passate guerre europee, per
quanto essi ci siano diventati cari e si adattino meglio alla nostra
mentalità".

Questa ferocia, sfortunatamente, non era appannaggio di un solo campo.

Il 4 settembre 1940 Hitler dichiarò allo Sportpalast:

"Se l'aviazione inglese getta tre o quattromila chili di bombe, noi ne
getteremo cento, centocinquanta, duecento, trecento, quattrocentomila chili
e più ancora in una sola notte".

Si tratta di una folle esagerazione delle possibilità di bombarda-mento
strategico della Luftwaffe, ma essa mostra quale grado di odio contro i
popoli si raggiunse nei due campi.

In risposta, Clifton Fadiman, editore del settimanale "New Yorker" e figura
di spicco del Writers War Board, agenzia letteraria semi-ufficiale del
governo, domandò nel 1942 agli scrittori "di suscitare un ardente odio
contro tutti i tedeschi e non solo contro i dirigenti nazisti".

Poiché questa sortita aveva sollevato delle proteste, Fadiman proseguì: "Il
solo modo di farsi capire dai tedeschi è ucciderli. E anche così non credo
che capiranno".

Nell'aprile dello stesso anno, facendo l'elogio di un libro di De Sales, The
making of tomorrow (Preparando il domani), egli sviluppò il suo concetto
razzista e scrisse:

"L'attuale aggressione nazista non è l'opera di un gruppo di gangsters ma
piuttosto l'espressione finale dei più profondi istinti del popolo tedesco.

"Hitler è l'incarnazione di forze più grandi di lui. L'eresia che predica è
vecchia di duemila anni. In che cosa consiste questa eresia? Né più né meno
nella ribellione contro la civiltà occidentale che comincia con Arminio
[...] le dimensioni di questa guerra appaiono allora con grande chiarezza".

Egli approvava il suggerimento di Hemingway: "L'unica soluzione finale (the
only ultimate settlement) sarà quella di sterilizzare i nazisti, nel senso
chirurgico del termine". E ridicolizzava Dorothy Thomson che faceva una
distinzione tra i nazisti e gli altri tedeschi.

Non si trattò di un'opinione isolata. Dopo il discorso di Hitler allo
Sportpalast il "Daily Herald" di Londra pubblicò un articolo del reverendo
C.W. Wipp che dichiarava:

"La parola d'ordine deve essere: "Spazzarli via", e perciò concentrare la
nostra scienza nella scoperta di nuovi e più terrificanti esplosivi [...].
Un ministro del Vangelo forse non dovrebbe lasciarsi andare a simili
sentimenti, ma io dico francamente che, se potessi, cancellerei la Germania
dalla carta geografica. È una razza diabolica che è stata la maledizione
dell'Europa durante i secoli".

Fortunatamente, in Inghilterra, si levarono delle proteste contro tali
aberrazioni, perché la popolazione, come quella tedesca con la sua grande
cultura, non poteva essere confusa con dirigenti sanguinari, fomentatori di
odio e di morte.

Nel gennaio 1934 il dirigente sionista Vladimir Ze'ev Jabotinskij dichiarò
al giornale ebraico "Natsha Retsch":

"I nostri interessi ebraici esigono l'annientamento definitivo della
Germania; il popolo tedesco, nella sua totalità, rappresenta un pericolo per
noi".

Quanto a Churchill, egli confidò a Paul Reynaud il 16 maggio 1940:
"Affameremo la Germania. Demoliremo le sue città. Bruceremo i suoi raccolti
e le sue foreste".

Fonte: Paul Baudouin, Neuf mois au gouvernement,
Parigi, La Table Ronde, 1948, p. 57


Nel 1942 il ministro britannico Lord Vansittart, vero apostolo dell'odio,
allo scopo di giustificare il terrore provocato dai bombardamenti inglesi,
disse: "Gli unici bravi tedeschi sono i tedeschi morti; dunque che piovano
le bombe!".

Nel luglio del 1944 Churchill inviò al suo capo di stato maggiore, generale
Hastings Imay, un memorandum di quattro pagine, in cui propose il seguente
progetto:

"Voglio che riflettiate molto seriamente sulla questione dei gas asfissianti
[...].

"È assurdo, in questo affare, tenere in conto la moralità, dal momento che
tutti li hanno utilizzati durante l'ultima guerra, senza che ci fossero
proteste da parte dei moralisti e della Chiesa. D'altra parte, allora i
bombardamenti di città aperte erano considerati vietati; oggi tutti li
praticano come una cosa che va da sé. Si tratta solo di una moda,
paragonabile al mutamento della lunghezza delle gonne [...].

"Voglio che si esamini freddamente quanto converrebbe utilizzare dei gas
asfissianti [...] non bisogna farsi legare le mani da sciocchi principi
[...].

"Potremmo inondare le città della Ruhr, così come altre città tedesche, in
modo che la maggioranza della popolazione abbia bisogno di costanti cure
mediche [...]. Forse bisognerà attendere qualche settimana o anche qualche
mese prima che io vi chieda d'inondare la Germania con i gas asfissianti e,
se lo faremo, facciamolo in modo completo. Nel frattempo, vorrei che la
questione fosse esaminata freddamente da persone sensate e non da persone
travestite da cantori di salmi, guastafeste come se ne trovano qua e là".

Fonte: "American heritage", agosto-settembre 1985


Né Churchill, né Stalin, né Truman presero posto al banco dei criminali di
guerra. Non più, d'altra parte, di quanto furono chiamati in causa gli
autori dei più ignobili appelli al crimine. Citeremo solo due esempi, tra i
più deliranti: l'appello a un "genocidio", questa volta nel vero senso della
parola, lanciato nel 1941 con il libro dell'ebreo americano Theodor N.
Kaufman, Germany must perish (La Germa-nia deve morire) la cui tesi
principale è la seguente: "I tedeschi (quali che siano: antinazisti,
comunisti o anche filosemiti) non meritano di vivere. Di conseguenza dopo la
guerra si mobiliteranno 20.000 medici perché ognuno sterilizzi 25 tedeschi
al giorno, di modo che in tre mesi non ci sarà un solo tedesco capace di
riprodursi e in 60 anni la razza tedesca sarà totalmente eliminata".

Si trattò di una bravata che alimentò l'antisemitismo: Hitler fece leggere
dei brani di questo libro da tutte la stazioni radio.

In secondo luogo, Ilja Erenburg nel suo Appello all'Armata Rossa, pubblicato
nell'ottobre 1944, scrisse:

"Uccidete! Uccidete! Tra i tedeschi non ci sono innocenti, né tra i vivi, né
tra chi deve nascere! Eseguite le istruzioni del compagno Stalin
schiacciando per sempre la bestia fascista nella sua tana. Spezzate con la
violenza l'orgoglio delle donne germaniche. Prende-tele come legittimo
bottino. Uccidete, uccidete, valorosi soldati dell'Armata Rossa, nel vostro
irresistibile assalto" (citato dall'ammiraglio Dönitz, Dix ans et 20 jours,
pp. 343-344).

Costoro non figurarono tra gli accusati di Norimberga, non più dei capi di
Stato che li avevano protetti. Né vi figurarono i responsabili
anglo-americani del bombardamento su Dresda che fece 200.000 vittime civili
e senza alcun interesse militare, giacché l'esercito sovietico aveva
oltrepassato quell'obiettivo.

Né vi prese posto Truman, colpevole dell'apocalisse atomica di Hiroshima e
di Nagasaki che provocò 300.000 vittime civili, anche in questo caso senza
necessità militare, perché la resa del Giappone era già stata decisa
dall'imperatore.

Non toccò nemmeno a Berija e a Stalin, che scaricarono sulle spalle dei
tedeschi il massacro di migliaia di ufficiali polacchi a Katyn.


* * *

Questa procedura derivò dagli stessi principi (o meglio dalla stessa assenza
di principi) alla base della scelta degli accusati solo tra i vinti.

Lo statuto del Tribunale di Norimberga fu così definito:

"Articolo 19: Il tribunale non sarà legato dalle regole tecniche relative
all'amministrazione delle prove. Esso adotterà e applicherà, per quanto
possibile, una procedura rapida e non formale e ammetterà ogni metodo che
riterrà dotato di valore probante.

"Articolo 21: Il tribunale non esigerà che siano prodotte le prove
riguardanti fatti di notorietà pubblica, ma le riterrà acquisite. Allo
stesso modo riterrà prove autentiche i documenti e i rapporti ufficiali dei
governi degli alleati".

Tale è il mostro giuridico, le cui decisioni devono essere canonizzate con i
criteri di un'intoccabile verità storica, secondo la legge Gayssot-Fabius
del 13 luglio 1990.

Questo testo inserisce infatti nella legge sulla libertà di stampa del 1981
un articolo, il 24 bis, che dice:

"Saranno puniti con le pene previste dal sesto comma dell'articolo 24 coloro
che avranno contestato, con uno dei mezzi elencati all'articolo 23,
l'esistenza di uno o più crimini contro l'umanità così come sono definiti
dall'articolo 6 dello statuto del Tribunale Militare Internazionale allegato
all'accordo di Londra dell'8 agosto 1945 e che siano stati commessi sia dai
membri di una organizzazione dichiarata fuorilegge in base all'articolo 9
del detto statuto, sia da un individuo riconosciuto colpevole di tali
crimini da un tribunale francese o internazionale.

"Il tribunale potrà inoltre ordinare:

"1 L'applicazione della sua decisione nelle condizioni previste
dall'articolo 51 del Codice penale;

"2 la pubblicazione di questa o di un comunicato nelle condizioni previste
dall'articolo 51-1 del Codice penale, senza che le spese relative possano
superare il massimo dell'ammenda applicata".


* * *

La prassi del Tribunale di Norimberga sollevò obiezioni anche tra i giuristi
americani di più alto livello: quelli della Corte suprema.

A cominciare dal giudice Jackson che ne fu il presidente. Lo storico inglese
David Irving, che riconobbe di averlo mal giudicato in un primo momento,
fornisce questa testimonianza:

"Dei giudici rinomati, in tutto il mondo, si vergognerebbero della procedura
di Norimberga. Certamente il giudice Robert H. Jackson, presidente americano
degli accusatori, ebbe vergogna di quella procedura; ciò è evidente dal suo
diario che io ho letto.

"Ho avuto il privilegio di accedere alle Memorie (del giudice Jackson) alla
Biblioteca del Congresso [...]. Poco tempo dopo che Robert H. Jackson ebbe
ricevuto dal presidente Truman l'incarico di dirigere i giudici americani al
processo di Norimberga (maggio 1945), egli venne a conoscenza dei piani
americani sui bombardamenti atomici e si trovò a disagio nel compito che gli
era stato assegnato: perseguire, a nome di una nazione, atti che anch'essa
avrebbe compiuto, poiché era cosciente che gli Stati Uniti stavano per
commettere un crimine ancora più grande" (33.9392 e 9394).

Riferendosi al libro Pilier de la loi di Alpheus Thomas Mason dedicato ad
Harlan Fiske Stone (questi era a capo della Corte suprema degli Stati
Uniti), l'avvocato Christie cita le pagine 715-716, dove viene utilizzato
uno scritto di Fiske Stone al direttore della rivista "Fortune" nel quale
non solo egli disapprovava il metodo, ma riteneva che si trattasse di un
"linciaggio in grande scala" (high-grade lynching party in Nuremberg)
(5.995-996).

Il giudice Wennerstrum, della Corte Suprema degli Stati Uniti, fu così
disgustato dalla procedura che rifiutò la nomina e tornò in Ame-rica, dove
espose sulla "Chicago Tribune" le sue obiezioni: il 60% dei membri della
direzione del processo erano ebrei, così come gli interpreti (23.5915-5916).
"Quanto ai principali accusati: Höss, Streicher, Pohl, essi sono stati
torturati" (23.5919).

In virtù dello statuto di Norimberga, che accettava come prove tutte le
dichiarazioni degli alleati, il rapporto sovietico su Katyn, che accusava i
tedeschi del massacro di 11.000 ufficiali polacchi, fu dichiarato "prova
autentica" indiscutibile l'8 agosto 1945.

Fonte: Trial of the Major War Criminals, cit., XXXIX, documento URSS 54


Il procuratore generale sovietico, generale Rudenko, poté dire, a norma
dell'articolo 21 dello statuto (del Tribunale di Norimberga): "ciò non sarà
oggetto di contestazione" (op. cit., XV, p. 300).

Il 13 aprile 1990 la stampa internazionale ha annunciato che il crimine di
Katyn fu commesso da Berija e dalle autorità sovietiche. Il professor
Naville, dell'università di Ginevra, esaminando i cadaveri, aveva trovato
nelle loro tasche dei documenti del 1940 comprovanti che l'esecuzione aveva
avuto luogo in quella data. Nel 1940 la regione di Smolensk era occupata dai
sovietici.


* * *

Per attenerci al nostro tema, cominceremo ad esaminare una delle
controverità che ancora oggi, dopo più di mezzo secolo, provoca la maggior
parte dei danni, nel mondo e non solamente nel Vicino-Oriente: "il mito dei
6 milioni di ebrei sterminati", divenuto un dogma che giustifica e
sacralizza (come implica la parola stessa "olocausto") tutte le
prevaricazioni dello Stato d'Israele in Palestina, nel Vicino-Oriente, negli
Stati Uniti e, attraverso gli Stati Uniti, nel complesso della politica
mondiale, mettendo Israele stesso al di sopra di ogni legge internazionale.

Il tribunale di Norimberga ha ufficializzato questa cifra che non ha mai
smesso, da allora, di servire alla manipolazione dell'opinione pubblica
attraverso i media, attraverso la letteratura e il cinema, e perfino
attraverso i testi scolastici. Ora, questa cifra non si basa che su due
testimonianze: quella di Höttl e quella di Wisliceny.

Ecco cosa dichiarò ai giudici di Norimberga il primo, l'Obersturm-bannführer
dott. Wilhelm Höttl, capo di una sezione aggiunta del-l'Ufficio centrale di
sicurezza del Reich: "Nell'aprile 1944 l'SS Ober-sturmbannführer Adolf
Eichmann, che io conoscevo dal 1938, ebbe un incontro con me nel mio
appartamento a Budapest [...]. Egli sapeva di essere considerato un
criminale di guerra dalle nazioni alleate, poiché aveva sulla coscienza
migliaia di vite ebraiche. Gli domandai quante ne avesse e mi rispose che,
sebbene il numero fosse un grande segreto, me lo avrebbe detto perché dalle
informazioni in suo possesso era arrivato alla seguente conclusione: nei
differenti campi di sterminio erano stati uccisi circa 4 milioni di ebrei,
mentre due milioni avevano trovato la morte in altro modo".

Fonte: Trial of the Major War Criminals, cit., IV, p. 657

Wisliceny, per parte sua, raccontò: "Egli (Eichmann) diceva che sarebbe
saltato dalla gioia nella tomba, perché l'impressione di avere cinque
milioni di persone sulla coscienza sarebbe stata per lui fonte di
straordinaria soddisfazione" (op. cit.).

Su queste due testimonianze lo stesso Poliakov ha detto: "Si potrebbe
obiettare che una cifra così imperfettamente stabilita debba considerarsi
sospetta".

Fonte: "Revue d'Histoire de la seconde guerre mondiale", ottobre 1956

Il giornale ebraico di New York "Der Aufbau" segnalava il 30 giugno 1965 che
in questa data 3 milioni e 375.000 persone avevano fatto domanda di
"riparazione" per i danni subiti al tempo della dominazione di Hitler.
Aggiungiamo che la principale testimonianza, la più completa e la più
precisa è quella di Höttl, agente dell'Intelligence Service.

Fonte: "Week end", 25 gennaio 1961
Questa rivista inglese reca in copertina il ritratto di
Höttl con la didascalia: ""Storia di una spia" più
strana che la fiction: questo amico dei dirigenti
nazisti aveva come boss un uomo dei servizi segreti inglesi"

Confermando le obiezioni dei grandi giuristi della Corte suprema degli Stati
Uniti e di molti altri a proposito delle anomalie giuridiche del Tribunale
di Norimberga, esporremo, a titolo di esempio, solo le violazioni delle
regole che sono fondamentali in ogni vero processo.

1. L'accertamento e la verifica dell'autenticità dei documenti prodotti.

2. L'analisi del valore delle testimonianze e delle condizioni nelle quali
furono ottenute.

3. L'esame scientifico dell'arma del crimine per stabilire il suo
funzionamento e i suoi effetti.




I documenti

I testi fondamentali, decisivi per stabilire in che cosa poteva consistere
la "soluzione finale", sono, in primo luogo, gli ordini di stermino
attribuiti ai più importanti responsabili: Hitler, Göring, Heydrich e
Himmler, e le norme impartite per la loro esecuzione. Innanzi tutto la
direttiva di Hitler sullo "sterminio". Malgrado gli sforzi dei teorici del
genocidio e dell'olocausto non ne fu mai trovata traccia.

Olga Wurmser-Migot scrisse nel 1968: "Come non esiste un ordine chiaramente
scritto per lo sterminio col gas ad Auschwitz, non esiste l'ordine di
cessarlo nel novembre 1944". E precisò: "Né al processo di Norimberga, né ai
processi di zona, né a quello di Höss a Cracovia, o di Eichmann in Israele,
né al processo dei comandanti dei campi, né dal novembre 1966 all'agosto
1975 al processo di Francoforte (accusati di Auschwitz della II zona), è
stato prodotto l'ordine firmato da Himmler, del 22 novembre 1944,
sull'interruzione dello sterminio degli ebrei tramite gas, nel quale si
ingiungeva di fermare la "soluzione finale"".

Fonte: Olga Wurmser-Migot, Le système concentrationnaire nazi,
Parigi, PUF, 1968, pp. 544 e 13


Il dottor Kubovy, del Centro di documentazione di Tel Aviv, ammise nel 1960:
"Non esiste alcun documento firmato da Hitler, Himmler o Heydrich che parli
di sterminare gli ebrei [...]. La parola "sterminio" non appare nella
lettera di Göring a Heydrich concernente la soluzione finale della questione
ebraica".

Fonte: Lucy Dawidowicz, The War against the Jews,
New York, Holt-Rinehart-Winston, 1975, p. 121

In una conferenza stampa, dopo un colloquio svolto alla Sorbona di Parigi
nel febbraio del 1982 per contrastare i lavori critici dei "revisionisti",
Raymond Aron e François Furet furono costretti a dichiarare: "malgrado le
ricerche più erudite, non si è mai potuto trovare un ordine di Hitler per
sterminare gli ebrei".

Del 1981 è l'ammissione di Laqueur: "Fino ad oggi non si è trovato l'ordine
scritto di Hitler mirante alla distruzione della comunità ebraica europea e,
con ogni probabilità, quest'ordine non è mai stato dato".

Fonte: Walter Z. Laqueur, The terrible secret,
Francoforte sul Meno-Berlino-Vienna, 1981, p. 190

Malgrado tutto ciò, su istigazione di Vidal-Naquet e di Léon Polia-kov,
altri storici hanno firmato la seguente dichiarazione:

"Non è necessario domandarsi come, tecnicamente, sia stato possibile un tale
omicidio di massa. È stato possibile tecnicamente perché ha avuto luogo.
Questo è il punto obbligato dal quale partire per tutte le ricerche storiche
sull'argomento. È nostro compito ricordare semplicemente questa verità: non
c'è e non può esserci dibattito sull'esistenza delle camere a gas".

Non è necessario domandarsi...

il punto obbligato dal quale partire...

non può esserci dibattito...

Tre divieti, tre tabù, tre limiti definitivi alla ricerca.

Questo testo segna una data effettivamente "storica" nella storia della
storia: il "fatto" che si vuole stabilire è posto, al di là di ogni ricerca
e di ogni critica, come verità assoluta e intangibile e vieta, grazie a tre
imperativi redibitori, ogni ricerca e ogni critica verso il giudizio che,
all'indomani di una vittoria, è stato espresso dai vincitori.

Tuttavia la storia, se intende rispettare uno statuto scientifico, deve
essere una continua ricerca, che rimetta in causa anche quello che si
credeva definitivamente stabilito, come nel caso del postulato di Eu-clide o
delle leggi di Newton.

Ecco un esempio ben noto:

"Il Comitato Internazionale di Auschwitz nel novembre 1990 voleva sostituire
la targa commemorativa di Auschwitz, che indicava "4 milioni di morti" con
un'altra, che menzionava "più di un milione di morti". Il dottor Maurice
Goldstein, presidente di quel comitato, si oppose".

Fonte: "Le Soir", Bruxelles, 19-20 ottobre 1991, p. 16


Di fatto il dottor Goldstein non contestava la necessità di cambiare la
vecchia targa, ma desiderava che la nuova non riportasse un numero, perché
sapeva che, probabilmente, sarebbe stato necessario, entro breve tempo,
diminuire la cifra indicata.

La targa all'entrata del campo di Birkenau presentava, dunque, questa
iscrizione fino al 1994:

"Qui, dal 1940 al 1945, quattro milioni di uomini, di donne e di bambini
sono stati torturati e uccisi dagli assassini hitleriani".

Grazie all'azione del Comitato internazionale del museo di Stato di
Auschwitz, presieduto dallo storico Wladislaw Bartoszewski e comprendente
ventisei membri di tutte le nazionalità, il testo è stato modificato in un
senso meno lontano dalla verità:

"Che questo luogo, dove i nazisti hanno assassinato un milione e mezzo di
uomini, di donne e di bambini, in maggioranza ebrei dei vari paesi d'Europa,
sia per sempre, per l'umanità, un grido di disperazione e un avvertimento".

Fonte: Luc Rosenzweig, "Le Monde", 27 gennaio 1995


L'esempio mostra che la storia, per sfuggire al terrorismo intellettuale dei
predicatori dell'odio, esige una continua "revisione". Essa è revisionista
oppure non è che propaganda contraffatta.

Torniamo, dunque, alla storia propriamente detta, critica, "revisionista",
vale a dire fondata sull'analisi dei documenti, sulla verifica delle
testimonianze e sulle perizie relative all'arma del crimine.

Soffermiamoci, in primo luogo, su ciò che concerne gli ebrei nel programma
del partito nazionalsocialista (NSDAP).

Il problema è affrontato al Punto 4: "Possono avere nazionalità tedesca
soltanto coloro che sono cittadini a pieno diritto e sono cittadini a pieno
diritto coloro che hanno sangue tedesco, senza discriminazione
confessionale. Quindi nessun ebreo può essere cittadino a pieno diritto".

Staatsburger stava per cittadino e Volksgenosse stava per cittadino a pieno
diritto in quanto membro di una comunità omogenea.

Più avanti, al punto 5, troviamo:

"Colui che non possiede la nazionalità tedesca non potrà vivere in Germania
che in qualità di ospite (Gast) e dovrà rispettare la legislazione in vigore
riguardante il soggiorno degli stranieri".

Il punto 7 riguarda il divieto di soggiorno nel Reich, in speciali
condizioni, per coloro che non possiedono la nazionalità tedesca; il punto 8
esige il blocco della nuova immigrazione di non tedeschi e l'espulsione
immediata di tutti i non tedeschi entrati in Germania dopo il 2 agosto 1914.
Questo ultimo punto è chiaramente indirizzato contro gli ebrei dell'Est,
arrivati numerosi nel Reich durante e dopo la prima guerra mondiale.

Anche il punto 23 affronta questo problema: esso stabilisce che gli ebrei
non avranno il diritto di lavorare nella stampa, mentre il punto 24 afferma
che il partito lotta contro lo "spirito materialista ebraico".




Gli ordini di Hitler sullo sterminio degli ebrei

Nel suo libro La destruction des juifs d'Europe Raul Hilberg, nel 1961,
nella prima edizione, scrisse che vi furono due ordini di sterminio da parte
di Hitler: uno nella primavera del 1941 (aggressione alla Russia) e l'altro
qualche mese più tardi.

Ma nel 1985 "nella seconda edizione, riveduta, tutti i riferimenti agli
ordini o alle decisioni di Hitler relativi alla "soluzione finale" sono
stati sistematicamente soppressi".

Fonte: The Revised Hilberg, "Simon Wiesenthal Annal",
III, 1986, p. 294


Nell'edizione del 1961 si leggeva alla pagina 171: "Come si arrivò alla fase
in cui si decretava la morte? Essenzialmente con due decisioni di Hitler. Un
ordine fu dato nella primavera del 1941".

In quali termini sono stati dati questi ordini?

Hilberg: "Secondo il generale Jodl, che scrisse il documento che cito, i
termini furono i seguenti: Hitler ha detto di volere che i commissari
bolscevichi ebrei siano liquidati. Questo è il primo punto [...]. Tale era
il contenuto dell'ordine descritto dal generale Jodl [...]. L'or-dine era
orale".

Così: Hilberg ha detto che il generale Jodl aveva detto che Hitler aveva
detto...!

Dalle sue prime diatribe antisemitiche in Mein Kampf Hitler proclama la
volontà di espellere gli ebrei dalla Germania. Terremo in considerazione,
d'ora in avanti, solo i testi tedeschi che usano l'espressione "soluzione
finale", allo scopo di ottenerne una definizione precisa.

Il 24 giugno 1940, dopo la vittoria sulla Francia, Heydrich, in una lettera
a Ribbentrop, ministro delle finanze, parla di "una soluzione finale
territoriale" (eine territoriale Endlösung).

Fonte: Gerald Flemming, Hitler und die Endlösung,
Wiesbaden-Monaco, 1982, p. 56


L'ipotesi è di creare fuori dall'Europa una "riserva" ebraica e Rib-bentrop
suggerisce, allora, il "progetto Madagascar".

Nel luglio 1940 il responsabile degli affari ebraici, Franz Rademacher,
riassume così questa direttiva: "Tutti gli ebrei fuori dall'Europa!"

Fonte: Joseph Billig, La solution finale de la question juive,
Parigi, CDJC, 1977, p. 58


Questa "soluzione finale territoriale" corrispondeva, in effetti, alla nuova
situazione della Germania, che ormai dominava l'Europa: non era più
sufficiente espellere gli ebrei dalla Germania.

Il responsabile del progetto di "soluzione finale" attraverso la
deportazione di tutti gli ebrei europei in Madagascar, Rademacher, fa notare
che la realizzazione richiederà quattro anni e, a proposito della sua
copertura finanziaria, specifica: "La realizzazione della soluzione finale
proposta esige mezzi considerevoli".

Fonte: NG 2586





La lettera di Göring a Heydrich del 31 luglio 1941

Heydrich domanda a Göring: "Nel 1939 mi avete dato ordine di prendere delle
misure concernenti la questione ebraica. Devo adesso estendere il compito,
che allora mi avete assegnato, ai nuovi territori di cui ci siamo
impadroniti in Russia?".

Anche qui niente sull'assassinio degli ebrei. Si tratta solo del loro
trasferimento geografico, che tenga semplicemente conto delle nuove
condizioni (33.9373-9374) [*].

L'unica "soluzione finale" consisteva, dunque, nello svuotare l'Europa dagli
ebrei, allontanandoli sempre di più, fino a che la guerra (supponendone la
vittoria) avesse permesso di sistemarli tutti in un ghetto fuori dall'Europa
(come suggeriva il progetto Madagascar).

L'ipotesi del linguaggio in codice è insostenibile, dal momento che, per ciò
che riguarda gli altri crimini, i documenti esistono e sono chiari:
l'eutanasia, l'ordine di uccidere i commandos britannici, di linciare gli
aviatori americani e di sterminare la popolazione maschile di Stalingrado se
la si fosse occupata. "Per tutti questi crimini i documenti ci sono. Allora,
come mai solo in questo caso non c'è niente, né gli originali degli ordini
né le copie", né, aggiungiamo, le circolari applicative necessarie?
(33.9375-9376)

"Nel gennaio 1942 Reynhard Heydrich, capo della Gestapo, aveva informato i
dirigenti di Berlino che il Führer aveva deciso l'evacuazione di tutti gli
ebrei verso i territori dell'Est, sostituendo così la deportazione
precedentemente progettata" (34.9544).

In una nota che circolò nel marzo 1942 nell'ufficio di Heydrich i ministri
erano informati del fatto che gli ebrei europei dovevano essere concentrati
all'Est "in attesa di poter essere inviati dopo la guerra in un territorio
lontano, come il Madagascar, che sarebbe diventato la loro sede nazionale"
(34.9545-9546).


_______________

[*] I riferimenti ridotti a un numero rinviano al processo di Toronto del
1988, nell'edizione del resoconto curata da Barbara Kulaszka nell'agosto
1992.

Poliakov nota: "fino al suo abbandono, il "Piano Madagascar" fu alle volte
designato dai dirigenti tedeschi sotto il nome di "soluzione finale" della
"questione ebraica"".

Fonte: Léon Poliakov, Le Procès de Jérusalem, Parigi, 1963, p. 152


Per sostenere a tutti costi la tesi dello sterminio fisico è stato
necessario, quindi, trovare un sotterfugio: "Soluzione finale del problema
ebraico fu una delle frasi convenzionali per designare il piano hitleriano
di sterminio degli ebrei europei".

Fonte: Gerald Reitlinger, La solution finale, p. 19


Del resto non c'è alcuna giustificazione per l'ipotesi del linguaggio
codificato, che permetterebbe di far dire ciò che si vuole a qualsiasi
documento.

Ecco due esempi:

Il primo è la lettera di Göring del 31 luglio 1941 (un mese dopo la lettera
di Heydrich sopra citata il significato delle parole sarebbe bruscamente
cambiato!).

Tramite questo scritto Göring completa le sue direttive a Heydrich: "In
aggiunta al compito che vi è stato assegnato col decreto del 24 gennaio
1939, vale a dire ricercare per la questione ebraica, attraverso
l'emigrazione e attraverso l'evacuazione, la soluzione più vantaggiosa
riguardo alle circostanze, vi incarico con la presente, di procedere a tutti
i preparativi necessari [...] per arrivare a una soluzione d'insieme
(Gesamtlösung) della questione ebraica nella zona d'influenza tedesca in
Europa [...]. Vi incarico di sottoporre rapidamente un progetto d'insieme
(Gesamtentwurf) basato sulle misure organizzative e sulle disposizioni
concrete e materiali per realizzare la soluzione finale della questione
ebraica (Endlösung der Judenfrage) alla quale aspiriamo".

Fonti: R. Hilberg, La destruction des juifs d'Europe,
II edizione, Parigi, Fayard, 1988, p. 401;
NG 2586 - EPS 710


È significativo che Reitlinger, citando questa lettera (a p. 108 del suo
libro), sopprima l'inizio riguardante l'emigrazione e l'evacuazione, mentre
essa prescrive proprio il rafforzamento delle misure di espulsione prese nel
momento in cui Hitler dominava solo la Polonia (gennaio 1939) e non ancora
la Francia, mentre nel luglio 1941 controllava tutta l'Europa.

Il significato del testo di Göring è, tuttavia, perfettamente chiaro dai
primi paragrafi: la politica per l'emigrazione e per l'evacuazione degli
ebrei, praticata fino a quel momento in Germania, doveva estendersi ormai,
in ragione delle recenti conquiste, a tutte le regioni poste sotto la
dominazione tedesca in Europa. La "soluzione d'insieme" tiene conto della
nuova situazione. Essa non potrà essere una "soluzione finale" se non dopo
il termine della guerra, quando, in caso di vittoria in Europa (Russia
compresa), un'evacuazione finale in Africa o altrove permetterà, secondo
l'obiettivo costante di Hitler, "di svuotare l'Europa dai suoi ebrei".

Riassumendo, la direttiva di Göring a Heydrich, a meno che non la si voglia
interpretare arbitrariamente in funzione di uno schema preconcetto, non fa
che applicare all'Europa quello che fino ad allora si era potuto applicare
solo alla Germania. Obiettivo senza alcun dubbio disumano e criminale, ma
che non comporta in alcun momento l'idea di "sterminio" attribuitagli dal
procuratore di Norimberga Robert M.W. Kempner, che dichiarò: "Con queste
frasi Heydrich e i suoi collaboratori erano ufficialmente incaricati
dell'assassinio legale [degli ebrei]". Göring, che protestò contro la
traduzione inglese della parola tedesca Gesamtlösung, soluzione d'insieme,
come "soluzione finale" (Endlösung), costrinse il procuratore Jackson ad
ammettere la falsificazione e a ristabilire il vero significato
dell'espressione.

Fonte: Trial of the Major War Criminals, cit., IX, p. 575


Fin dal 24 giugno 1940 Heydrich aveva informato Ribbentrop del suo desiderio
di realizzare al più presto la "soluzione finale". Egli scriveva: "Il
problema globale, rappresentato dall'attuale presenza di circa 3.250.000 di
ebrei nei territori posti sotto sovranità tedesca, non può più essere
risolto con l'emigrazione: una soluzione finale territoriale diviene quindi
necessaria".

Fonte: Documento n. 464 del processo Eichmann a Gerusalemme


In quello stesso periodo Himmler aveva spedito a Hitler una nota che
concludeva: "Spero di vedere la questione ebraica definitivamente risolta,
grazie all'emigrazione di tutti gli ebrei verso l'Africa o in una colonia".

Fonte: "Vierteljahreshefte", 1957, p. 197


Hitler seguì questo suggerimento quando il responsabile dell'ufficio
Deutschland III al ministero degli affari esteri, Rademacher, scrisse in una
lettera ufficiale del 10 febbraio 1942:

"Nel frattempo la guerra contro l'Unione Sovietica ci ha permesso di
disporre di nuovi territori per la soluzione finale. Di conseguenza il
Führer ha deciso di spostare gli ebrei non in Madagascar, ma verso l'Est.
Così non c'è più bisogno di tenere in considerazione il Mada-gascar per la
soluzione finale".

Fonte: Documento NG 3933 del processo della Wilhelmstrasse
Reitlinger The final solution, cit., p. 79
lo interpreta ancora in senso di "fiction" o "mascheramento"
senza darne la minima giustificazione


L'espressione originale è in realtà die Gesamtlösung der Judenfrage o la
soluzione d'insieme sulla quale non si sarebbe più tornati. Ma Göring, che
la impiegò per la prima volta nel primo paragrafo di una lettera datata 31
luglio 1941, con la quale dava a Heydrich l'ordine di prepararla (Trial of
the Major War Criminals, cit., XXVI, PS 710, p. 266), usò nell'ultimo
paragrafo l'espressione die Endlösung der Ju-denfrage e quest'ultima
prevalse, ma con lo stesso senso e non con quello di liquidazione del
problema attraverso l'eliminazione di coloro che ne erano l'oggetto. Colto
in flagrante delitto di traduzione tendenziosa dallo stesso Göring, il
giudice Jackson dovette convenirne a Norimberga il 20 marzo 1946 (op. cit.,
IX, p 552). Ma di questo incidente, che distruggeva tutta una teoria, la
stampa non fece parola.

Il secondo esempio di cambiamento arbitrario del senso delle parole per
giustificare una tesi è quello della conferenza detta di Wannsee tenuta a
Berlino il 20 gennaio 1942.

Dall'inizio della riunione Heydrich ricorda che è stato appena nominato "al
posto di responsabile incaricato della preparazione della soluzione finale
della questione ebraica in Europa (Endlösung der europäischen Judenfrage)".
Egli sarà ormai il responsabile del complesso di misure necessarie alla
soluzione finale della questione ebraica "senza considerazione dei limiti
geografici" (corsivo mio R.G.).

Heydrich riassume in seguito la politica anti-ebraica seguita fino ad
allora:

a) Il raggruppamento degli ebrei fuori dalle sfere vitali del popolo
tedesco.

b ) Il raggruppamento degli ebrei fuori dagli spazi vitali del popolo
tedesco.

Dopo la folgorante avanzata della Reichswehr sul fronte orientale (Unione
Sovietica), Heydrich prende atto di questa nuova situazione: "Con
l'autorizzazione preliminare del Führer, l'emigrazione ha lasciato il posto
a un'altra soluzione possibile: l'evacuzione degli ebrei verso l'Est"
(corsivo mio R.G.).

"Queste azioni non si potrebbero tuttavia considerare che come dei
palliativi, ma le esperienze pratiche già fatte in questo campo sono molto
importanti per la futura soluzione finale della questione ebraica".

Fonte: NG 2586 G


La soluzione finale, in effetti, non poteva essere messa in atto prima della
fine della guerra e questa soluzione fu sempre cercata nella stessa
direzione: l'espulsione di tutti gli ebrei dall'Europa. Fu ciò che disse
espressamente Hitler ad Abetz, ambasciatore a Parigi, comunicandogli che
l'intenzione di evacuare tutti gli ebrei d'Europa dopo il conflitto.

Fonte: Documents on German Foreign Policy 1918-1945,
Serie D, X, p. 484





Il protocollo di Wannsee (20 gennaio 1942)

Il verbale della conferenza di Wannsee recita:

"Nel corso della soluzione finale gli ebrei saranno instradati, sotto
appropriata sorveglianza, verso l'Est, al fine di utilizzare il loro lavoro.
Saranno separati in base al sesso. Quelli in grado di lavorare saranno
condotti in grosse colonne nelle regioni di grandi lavori per costruire
strade, e senza dubbio un grande numero morirà per selezione naturale.
Coloro che resteranno, che certo saranno gli elementi più forti, dovranno
essere trattati di conseguenza, perché rappresentano una selezione naturale,
la cui liberazione dovrà essere considerata come la cellula germinale di un
nuovo sviluppo ebraico (come mostra l'esperienza della storia)" (13.3133).

Irving: "Ho letto i resoconti del processo della Wilhelmstrasse, il secondo
dopo quello di Norimberga. In seguito ve ne sono stati dodici. Nessuno di
essi ha provato che alla conferenza di Wannsee si sia discusso
dell'eliminazione degli ebrei" (33.9372-9373).

Il protocollo di Wannsee è il resoconto di una conferenza alla quale
parteciparono i segretari di Stato amministrativamente interessati alla
soluzione della questione ebraica e i capi dei servizi incaricati della sua
realizzazione. Si tratta di un testo in cui non si parla né di camere a gas
né di sterminio, ma solo di trasferimento degli ebrei nell'Est europeo.

Questo resoconto presenta, d'altra parte, tutte le caratteristiche di un
documento apocrifo, se ci si riferisce alla fotocopia che è stata pubblicata
nel libro di Robert N.W. Kempner, Eichmann und Kom-plizen, Francoforte sul
Meno, Europa Verlag, 1961, pp. 132 s.: nessun timbro, nessuna data, nessuna
firma, caratteri di una normale macchina da scrivere su carta di formato
ridotto, ecc.

In ogni caso non vi si parla di camere a gas.

Nelle versioni francesi che ne sono state date, per esempio, si è tradotta
la frase "die Züruckdrängung der Juden aus dem Lebensraum des deutschen
Volkes" con "l'eliminazione degli ebrei dallo spazio vitale dei tedeschi",
dando, nei commenti, alla parola "eliminazione" il senso di "sterminio",
mentre si tratta di "cacciata degli ebrei fuori dallo spazio vitale del
popolo tedesco". Si è proceduto allo stesso modo nelle traduzioni in inglese
e in russo.

Tuttavia i tedeschi, per esprimere la loro decisione di cacciare gli ebrei
fuori da quello che essi chiamavano il loro spazio vitale, impiegarono più
volentieri altre espressioni con lo stesso senso, come Auschaltung
(esclusione, evizione, eliminazione) o, soprattutto, Aus-rottung
(estirpazione, sradicamento). Quest'ultima parola è stata tradotta con
sterminio che in tedesco si dice invece Vernichtung. Esempio: a Posen il 4
ottobre 1943 Himmler disse agli Obergrup-penführer (generali di divisione
delle Waffen SS): "Ich meine jetz die Judenevakuierung, die Ausrottung des
jüdischen Volkes [...]. Das jüdische Volk wird ausgerotten", ecc. Precisando
il suo pensiero nella frase seguente, egli usò la parola Auschaltung (Trial
of the Major War Criminals, cit., XXIX, PS 1919, p. 145). Letteralmente: "Io
penso ora all'evacuazione degli ebrei, all'estirpazione del popolo ebraico".
Ma nel Dossier Eichmann Billig traduce: "Io intendo, con ciò, l'evacuazione
degli ebrei, lo sterminio del popolo ebraico" (p. 55) e "evacuazione degli
ebrei, vale a dire sterminio" (p. 47).

Altro esempio:

In una nota del 16 dicembre 1941 Rosenberg, a proposito di uno dei suoi
incontri con Hitler (Trial of the Major War Criminals, cit., XXVII, PS 1517,
p. 270) usa l'espressione "Ausrottung des Judentum". Nell'udienza del 17
aprile 1946 l'avvocato generale americano Dodd tradusse "sterminio degli
ebrei" (op. cit., XI, p. 562). Rosenberg protestò invano. Ma, nei discorsi
dei nazisti, l'espressione "Ausrottung des Christentums", che appare spesso,
è tradotta ogni volta con "estirpazione del cristianesimo dalla cultura
tedesca" (cfr "Revue d'Histoire de la seconde guerre mondiale", 1 o ottobre
1958, p. 62). La parola Ausrottung significherebbe sterminio solo quando si
tratta di ebraismo (Judentum) o di popolo ebraico (das jüdische Volk).

La conferenza di Wannsee del 20 gennaio 1942, nella quale si è preteso,
durante più di un terzo di secolo, che fosse stata presa la decisione di
"sterminare" gli ebrei europei, sparì a partire dal 1984 anche dalla
letteratura dei più feroci nemici dei "revisionisti". Su questo punto
avevano dovuto anch'essi "revisionare" la loro storia: al congresso di
Stoccarda del maggio 1984 questa "interpretazione" fu abbandonata.

Fonte: Eberhard Jackerl e Jurgen Rohwer,
Der Mord an den Juden im Zweiten Weltkrieg,
(La morte degli ebrei durante la seconda guerra mondiale),
DVA, 1985, p. 67


Nel 1992 Yehuda Bauer ha scritto sul "Canadian Jewish News" del 30 gennaio
che questa interpretazione di Wannsee è "stupida" (silly).

Infine il più recente portavoce degli storici ortodossi, antirevisionisti,
il farmacista Jean-Claude Pressac, conferma questa nuova versione
dell'ortodossia. Egli scrive a pagina 35 del suo libro Les crématoires
d'Auschwitz. La machinerie du meurtre de masse, Parigi, CNRS, 1993:

"Il 20 dicembre si tenne a Berlino la conferenza di Wannsee: se un'azione
per "ricacciare indietro gli ebrei verso Est fu certo prevista, con
l'evocazione di una eliminazione "naturale" attraverso il lavoro, nessuno
parlò allora di liquidazione industriale. Nei giorni e nelle settimane che
seguirono, la Bauleitung di Auschwitz non ricevette né un richiamo, né un
telegramma né una lettera che reclamassero lo studio di una istallazione
adatta a questo scopo".

E anche nella sua Chronologie récapitulative egli, alla data del 20 gennaio
1942, indica: "Conferenza di Wannsee sull'evacuazione e la cacciata degli
ebrei verso l'Est" (p. 114).

Lo "sterminio" è stato revisionato: si tratta di "cacciata".

È ugualmente rimarchevole come, in tutto questo libro, che si propone
l'obiettivo di "provare" la tesi dello sterminio, non si faccia più parola
del documento che, oltre a quello di Wannesee, era, si dice, il più
determinante: la lettera di Göring a Heydrich del 31 luglio 1941, rispetto
alla quale si affermava che "soluzione finale" significava "sterminio" e non
trasferimento fuori dall'Europa.

All'epoca del processo di Toronto, nel 1988, ci furono anche delle
controversie sul ruolo delle Einsatzgruppen, sorta di corpi franchi
destinati dall'alto comando hitleriano ad annientare i gruppi di partigiani
che si formarono a partire dalla folgorante avanzata tedesca su Mosca e che
avevano il compito di distruggere i depositi di benzina, i centri di
rifornimento, e i mezzi di comunicazione per disorganizzare le retrovie
dell'esercito tedesco. Questa resistenza si rivelò così efficace che Hitler
diede ordini severissimi alle Einsatzgruppen per eliminare i dirigenti e i
commissari politici dei partigiani. Tra questi commissari politici svolsero
un ruolo importante e affrontarono la morte numerosi ebrei.

Al processo di Toronto fu ampiamente evocata la partecipazione di questi
eroici ebrei alla resistenza contro l'hitlerismo.

L'avvocato di Zündel, Christie, tenne a far precisare allo storico Hilberg
il senso degli ordini nazisti a questo proposito:

"Christie: L'ordine dato alle Einsatzgruppen dice: Annientare i commissari
bolscevichi ebrei? E voi interpretate che questo significhi: Annientare il
popolo ebraico e i suoi commissari ebraici? È esatto?

"Hilberg: Esatto.

"Christie: È stato detto dunque, secondo voi, che non si trattava di
uccidere gli ebrei ma i commissari politici giudeo-bolscevichi.

"Hilberg: L'ordine dato a Himmler è di "risolvere il problema" (4-839).

"Christie: Si tratta del problema dei commissari politici
giudeo-bolscevichi. Che non significa problema ebraico... Non c'era una
guerra tra il comunismo e il nazismo?

"Hilberg: Sì, e i commissari politici, anima del sistema, dovevano essere
fucilati.

"Christie: Questo non significa uccidere gli ebrei che si trovavano laggiù.
Hitler pensava che il bolscevismo fosse di origine ebraica e che tutti i
commissari fossero ebrei?

"Hilberg: Si trattava di propaganda. Ma era l'intenzione fin dall'inizio,
dal 22 giugno 1941.

"Christie: Si tratta dunque di un articolo di fede per voi?

"Hilberg: No. Non è un articolo di fede, è una certezza.

"Christie: Potete mostrarmi il secondo ordine di Hitler?

"Hilberg: Affermo che esiste una direttiva decisiva di Hitler, illustrata da
Göring a Heydrich il 31 luglio 1941... è il testo che prepara la conferenza
di Wannsee.

"Christie: Era un ordine o una lettera di Hitler?

"Hilberg: No.

"Christie: Nel vostro libro avete scritto: "Hitler ha dato questo secondo
ordine". È esatto?

"Hilberg: È esatto.

"Christie torna sul significato della parola "resettlement" (trasferimento)
all'Est: "Questo significa un ordine di uccidere tutti gli ebrei?".

"Hilberg: "Trasferimento" era sinonimo di "deportazione degli ebrei nei
campi della morte".

"Christie: Non esisteva un piano di deportazione degli ebrei in Madagascar?"
(4.855).


* * *

Lo storico inglese David Irving, al processo di Toronto, fornisce sulla
"soluzione finale" queste notizie attinte alla fonte:

"La soluzione finale del problema ebraico consisteva nel deportare gli ebrei
in vari territori. Una delle ipotesi fu il Madagascar, soprattutto dopo la
disfatta della Francia, ma la potenza delle flotte britanniche, poi di
quelle americane, rese impossibile realizzare questo progetto.

"Il solo documento che possiedo è una conversazione telefonica del primo
ministro Lammers con il Führer, della primavera del 1942, in cui Hitler
rispose che la soluzione finale sarebbe stata decisa solo dopo la
conclusione della guerra.

"Heinrich Himmler scrisse ai Gauleiters che il Führer, Adolf Hitler, gli
aveva dato ordine di ripulire l'Europa dai suoi ebrei da Ovest a Est per
tappe. Si trattava evidentemente di deportazione" (33.9351-9352).

"Ma questo non comportava alcun ordine di sterminio degli ebrei. Nessuna
direttiva di questo genere è stata data, non se ne trova traccia in nessun
archivio del mondo, compresi quelli ebraici che hanno cooperato con me. Devo
inoltre sottolineare che negli archivi britannici, dove abbiamo decifrato i
codici tedeschi delle unità SS operanti sul fronte dell'Est, nemmeno con le
macchine inglesi per decifrare i codici abbiamo trovato qualcosa in cui
Hitler impartisce l'ordine di uccidere gli ebrei" (33.9376). Hanno potuto
farlo solo gli storici che hanno preteso di leggere tra le righe e nel
tradurre hanno dato libero sfogo alla loro indignazione.


* * *

L'avvocato Christie cita la pagina 651 del libro di Hilberg dove si legge:
"Nel novembre del 1944 Himmler decise che, per ogni sorta di ragioni
pratiche, la questione ebraica era risolta. Il 25 dello stesso mese egli
ordinò lo smantellamento di tutte le installazioni di morte".

Fonte: Testimonianza di Kurt Becher, 8 marzo 1946, PS 3762


Hilberg riconosce che questo non fu un ordine di Himmler (4.861-864):
"Becher, probabilmente, l'ha riportato a memoria nella sua te-stimonianza.
Non c'era quindi bisogno di riprendere il linguaggio preciso usato da
Himmler" (4.867).

Una volta di più Hilberg dice che Becher ha detto che Himmler aveva detto...

Ora, al termine di lunghe ricerche storiche, fatte da studiosi di tutte le
origini sotto la pressione delle critiche revisionistiche, il direttore
dell'Istituto di storia contemporanea del Centro Nazionale della Ricerca
scientifica, François Bedarida, riassume questo lavoro su L'evaluation des
victimes d'Auschwitz: "La memoria collettiva si è appropriata della cifra di
quattro milioni la stessa che, stando a un rapporto sovietico, figurava
finora ad Auschwitz sul monumento innalzato in memoria delle vittime del
nazismo , mentre a Gerusa-lemme il museo di Yad Vashem indicava un totale
molto al disopra della realtà. Tuttavia, dalla fine della guerra, la memoria
scientifica si era messa al lavoro. Da queste pazienti e minuziose
investigazioni è risultato che la cifra di quattro milioni non poggiava su
alcuna seria base, né poteva essere sostenuta.

"Il tribunale, del resto, si basava su un'affermazione di Eichmann, secondo
la quale la politica di sterminio aveva causato la morte di sei milioni di
ebrei, di cui quattro milioni nei campi.

"Se adesso ci si rapporta ai lavori più recenti e alle più affidabili
statistiche è il caso dell'opera di Raul Hilberg, La Destruction des Juifs
d'Europe , si arriva a circa un milione di morti ad Auschwitz. Un totale
corroborato dall'insieme degli specialisti, giacché oggi essi concordano su
un numero di vittime che oscilla tra un minimo di 950.000 e un massimo di
1.200.000".

Fonte: "Le Monde", 23 luglio 1990


Infatti, nell'edizione tedesca del suo libro, Jean-Claude Pressac ridurrà
un'altra volta questa cifra a 600.000 e la serie di revisioni probabilmente
non è terminata.

Tuttavia, dopo che il numero delle vittime di Auschwitz-Birkenau è stato
ridotto da 4 milioni a 1.000.000, si continua a ripetere la cifra globale di
6 milioni di ebrei sterminati, secondo la strana aritmetica: 6 - 3 = 6.

Che la "soluzione finale" del problema ebraico non si sarebbe concretizzata
se non dopo la guerra è testimoniato anche dalla Braun Mappe dell'estate
1941. Il paragrafo intitolato "Direttive per la soluzione della questione
ebraica" precisa: "Tutte le misure concernenti la questione ebraica nei
territori occupati dell'Est saranno prese dopo la guerra e allora la
questione ebraica troverà in Europa una soluzione generale".

Fonti: PS 702; Henri Monneray, La persécution des juifs dans les pays
de l'Est présentée à Nuremberg, CDJC, 1949


Questa messa a punto non comporta alcuna attenuazione dei crimini di Hitler,
ma richiama semplicemente un'evidenza che non può sfuggire neppure ai più
accaniti sostenitori della tesi dello "sterminio": Hitler negli ultimi due
anni di guerra, dopo Stalingrado, è ridotto agli estremi, gli alleati
distruggono con i loro bombardamenti i suoi centri di produzione bellica e
disorganizzano i suoi trasporti; egli è costretto a mobilitare dei nuovi
effettivi svuotando le fabbriche e non avrebbe avuto che questa ossessione,
fatale per il suo sforzo bellico, di sterminare i suoi prigionieri e i suoi
ebrei, invece di impiegarli, foss'anche in condizioni disumane, nel lavoro
dei cantieri.

Poliakov stesso, nel suo Bréviaire de la Haine (Parigi, Calmann-Levy, 1961
[1951], p. 3) sottolinea questa assurda contraddizione: "È molto più
economico colpirli con i lavori più duri, ammassandoli per esempio in una
riserva".

La Arendt mostra anche il lato demenziale di una simile operazione: "I
nazisti spinsero l'inutile fino al dannoso quando, in piena guerra, e
malgrado la penuria di materiali da costruzione e di rotabili, avviarono
enormi e costose imprese di sterminio e organizzarono il trasporto di
milioni di persone. [...] la contraddizione manifesta tra questo modo di
agire e gli imperativi militari dà a tutta la faccenda un'aria folle e
chimerica".

Fonte: Hannah Arendt, Le système totalitaire, Parigi, 1972, p. 182


Quello che è ancora più strano è che spiriti così sottili, come Poliakov o
Hannah Arendt, siano stati obnubilati fino a questo punto dai loro a priori,
che non abbiano messo in causa le loro ipotesi surreali e non siano ricorsi
ai documenti e ai fatti. Ad Auschwitz-Birke-nau si trovavano dei potenti
impianti della Farben-Industrie (chimici), della Siemens (trasporti) e della
Portland (costruzioni). A Monovitz (uno dei campi annessi ad Auschwitz)
lavoravano 10.000 detenuti, 100.000 operai civili e 1.000 prigionieri
inglesi.

Fonte: Central Commission for Investigation of German
Crimes in Poland, German crimes in Poland, Varsavia, 1946, I, p. 37


Dal 1942 al 1944, sui 39 campi satelliti di Auschwitz 31 utilizzavano i
detenuti come mano d'opera e 19 impiegavano in maggioranza ebrei.

Il 25 gennaio 1942 Himmler inviò all'ispettore generale dei campi di
concentramento la seguente direttiva: "Preparatevi ad accogliere 100.000
ebrei [...]. Importanti compiti economici saranno assegnati ai campi di
concentramento nelle prossime settimane".

Fonte: NO 020-a


Nel maggio 1944 Hitler ordinò di utilizzare 200.000 ebrei come operai nel
programma delle costruzioni Jager e nell'organizzazione Todt.

Un ordine dell'SSWVHA del 18 novembre 1943 aggiudicava un premio ai detenuti
anche ebrei che si fossero distinti nel lavoro.

Fonte: Centro del Museo di Auschwitz, 6 - 1962, p. 78


Non si tratta, dunque, di una faccenda "folle e chimerica", ma, al
contrario, di realismo implacabile. Soprattutto ciò costituisce una
confutazione supplementare delle tesi "sterminazioniste".
Arduino
2008-01-10 22:09:31 UTC
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Artamano ha scritto:

"Se i circoli giudaici della finanza, all'interno e all'esterno
dell'Eu-ropa
riusciranno a precipitare un'altra volta i popoli in un guerra mondiale, il
risultato non sarà la bolscevizzazione della terra come corollario della
vittoria dell'ebraismo, ma l'annientamento (Vernichtung) della razza
ebraica
in Europa [...].

Leggi quello che posti:
Ti affanni come un disperato per negare l'olocausto,
Poi posti la confessione di hitler
Ad'I
Artamano
2008-01-11 21:38:11 UTC
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Post by Artamano
"Se i circoli giudaici della finanza, all'interno e all'esterno dell'Eu-ropa
riusciranno a precipitare un'altra volta i popoli in un guerra mondiale, il
risultato non sarà la bolscevizzazione della terra come corollario della
vittoria dell'ebraismo, ma l'annientamento (Vernichtung) della razza ebraica
in Europa [...].
Ti affanni come un disperato per negare l'olocausto,
Poi posti la confessione di hitler
Ad'I
ma non è una confessione.E'un proclama di odio,come ce ne furono tanti nella
guerra da parte degli inglesi e dei sovietici contro i tedeschi.
Potrebbe esser portato come prova a sostegno se ce ne fossero altre a favore
dell'olocausto.Come ad esempio i sei milioni di morti.
Arduino
2008-01-11 23:28:42 UTC
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Post by Artamano
Post by Artamano
ma l'annientamento (Vernichtung) della razza
ebraica
in Europa [...].
ma non è una confessione.E'un proclama di odio,come ce ne furono tanti nella
guerra da parte degli inglesi e dei sovietici contro i tedeschi.
Potrebbe esser portato come prova a sostegno se ce ne fossero altre a favore
dell'olocausto.Come ad esempio i sei milioni di morti.
Un conto è proclamare odio.
Un altro contro promettere un annientamento.
Una nazione puoi annientarla oiccupandola. Ma una razza?
Ad esempio Togliatti che in Marzo ordina ai suoi di epurare
completamente le città daqi fascisti, cosa pensi abbia ordinato?
Ciao
Ad'I
Jurassic Park
2008-01-12 00:27:17 UTC
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Post by Arduino
Post by Artamano
Post by Artamano
ma l'annientamento (Vernichtung) della razza ebraica
in Europa [...].
ma non è una confessione.E'un proclama di odio,come ce ne furono tanti
nella guerra da parte degli inglesi e dei sovietici contro i tedeschi.
Potrebbe esser portato come prova a sostegno se ce ne fossero altre a
favore dell'olocausto.Come ad esempio i sei milioni di morti.
Un conto è proclamare odio.
Un altro contro promettere un annientamento.
Una nazione puoi annientarla oiccupandola. Ma una razza?
Ad esempio Togliatti che in Marzo ordina ai suoi di epurare completamente
le città daqi fascisti, cosa pensi abbia ordinato?
L'Ammiraglio Halsey dopo Pearl Harbour: "after this war, Japanese 'll only
be spoken in hell"
http://en.wikipedia.org/wiki/William_Halsey,_Jr.

Carlo "Jurassic Park"
Tonibaruch
2008-01-12 09:08:06 UTC
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Post by Jurassic Park
Post by Arduino
Post by Artamano
Post by Artamano
ma l'annientamento (Vernichtung) della razza ebraica
in Europa [...].
ma non è una confessione.E'un proclama di odio,come ce ne furono tanti
nella guerra da parte degli inglesi e dei sovietici contro i tedeschi.
Potrebbe esser portato come prova a sostegno se ce ne fossero altre a
favore dell'olocausto.Come ad esempio i sei milioni di morti.
Un conto è proclamare odio.
Un altro contro promettere un annientamento.
Una nazione puoi annientarla oiccupandola. Ma una razza?
Ad esempio Togliatti che in Marzo ordina ai suoi di epurare completamente
le città daqi fascisti, cosa pensi abbia ordinato?
L'Ammiraglio Halsey dopo Pearl Harbour: "after this war, Japanese 'll only
be spoken in hell"
http://en.wikipedia.org/wiki/William_Halsey,_Jr.
In effetti la shoah non è un proclama.
E' un fatto.

Tb
--
Libertà per i comunisti siriani in carcere: Fateh Jamus, 'Isam Dimashqi,
Basel Hurani, 'Abd al-Halim Rumieh, Ratib Sha'bu, and Doha 'Ashur
al-'Askari http://snipurl.com/1oqtm
Artamano
2008-01-13 01:01:08 UTC
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Post by Tonibaruch
In effetti la shoah non è un proclama.
E' un fatto.
un fatto di propaganda.Quando noi sentiamo i giornali e le televisioni
parlare di 6.000.000 di Ebrei uccisi nei campi di sterminio non ci viene mai
indicata la fonte di
questa cifra. Ebbene la fonte é solo una ed é l'Enciclopedia Ebraica dove il
totale e di 5.820.960. Adesso, io sicuramente non sono uno storico, ma mi
hanno sempre insegnato che bisogna diffidare delle cifre che vengono fornite
da una delle due parti coinvolte, e che per lo meno più di una fonte deve
essere citata. La cifra di 6.000.000 dopo essere stata ripetuta per Milioni
di volte nei giornali, televisioni e film di Hollywood é diventata
ufficiale. Questo nonostante, gia alla fine della guerra, si fosse in
possesso di statistiche accurate sul numero degli Ebrei prima e dopo la
guerra, e dei loro movimenti migratori fuori dall'Europa, verso l'America la
Palestina e la Russia.
Secondo l'Appendice N°VII, "Statistiche sull'Affiliazione Religiosa", del
libro del Senato Americano "A Report of the Committee on the Judiciary of
the United States Senate" del 1950, il numero di Ebrei nel mondo in
quell'anno era di 15.713.638. La stessa fonte nel 1940 riporta il numero di
Ebrei nel mondo a 15.319.359. Se lo studio statistico del governo Americano
é corretto la popolazione Ebraica non diminuì durante la guerra, ma subì un
piccolo incremento.
Se in 3/4 anni i tedeschi avessero fatto sparire 6 milioni di ebrei, si
potrebbe concludere che c'è stato un olocausto. Ma da dove proviene la cifra
di 6 milioni? Questa cifra ci viene presentata come derivante da studi
scientifici. In realtà è stata introdotta per la prima volta al Tribunale di
Norimberga, da Höttl, che non aveva veste di testimone, presentata in una
sua deposizione scritta, ma non davanti ai giudici. Höttl racconta che
Eichmann avrebbe detto d'essere saltato di gioia apprendendo che 6 milioni
di ebrei erano stati liquidati. Attenzione: il Tribunale ha rifiutato la
deposizione di Höttl!
Nel 1983 un ricercatore, che si firma Walter Sanning, ha prodotto uno studio
statistico - "The dissolution of Eastern European Jewry" (La dissoluzione
dell'ebraismo est europeo) - sui trasferimenti delle popolazioni ebraiche
dell'Europa Orientale, ove precisa che una parte cospicua è emigrata,
durante la guerra e dopo, in Palestina, altri negli USA, in Cina, in Sud
America. Ad altri ebrei, fra quelli trasferiti all'est dai tedeschi, i
sovietici non consentirono di ritornare all'ovest. In conclusione, afferma
Sanning, gli ebrei che avrebbero potuto essere sterminati dai
nazionalsocialisti erano 3/400.000. Tutti gli altri ebrei si sa che non sono
morti, ma sopravvissuti alla guerra.
Di fronte alla serietà dello studio di Sanning, gli storici ebrei sono
costretti ad ammettere che non c'è stato sterminio, ma che vi sono comunque
stati massacri qua e là. Gli storici ebrei sanno che 6 milioni di morti è
una cifra, in quel contesto, impossibile (ciò è quanto sono costretti ad
ammettere nelle loro pubblicazioni che hanno diffusione ristretta, mentre al
grande pubblico le lobbies giornalistiche e televisive seguitano a propinare
la leggenda dei 6 milioni).
Non mancano oltretutto testimonianze di fonte ebraica che contraddicono la
tesi ufficiale sull'argomento. Per esempio.
1938: L'Annuario Mondiale ("World Almanac") censisce 15.688.259 ebrei, in
tutto il mondo. Questo dato è fornito al "World Almanac" dall' "American
Jewish Committee" (Comitato Ebreo Americano) e, altresì, dal "Jewish
Statistical Bureau of the Synagogues of America
1948: Secondo un articolo apparso nel "New York Times" del 22 febbraio
1948,firmato dal Mr. Hanson W. Baldwin, esperto di questioni demografiche
del
giornale,gli ebrei esistenti in tutto il mondo sono valutati tra i
15.600.000 e i 18.700.000. Va detto che oltretutto il direttore e
proprietario del giornale è l'ebreo Arthur Sulzberger, noto come sostenitore
incondizionato del Sionismo.
Accogliendo dunque la valutazione superiore di Mr. Baldwin,cioè di
18.700.000 ebrei, risulterebbe che, nei dieci anni intercorsi dal 1938 al
1948 - periodo che include gli anni del conflitto 1939-1945 e durante i
quali si pretende che Hitler abbia fatto ammazzare sei milioni di ebrei, la
popolazione mondiale ebraica sarebbe nondimeno aumentata di oltre tre
milioni di unità. Ma se, agli effetti della comparazione, ammettiamo per
vero l'ipotetico sterminio hitleriano di sei milioni di ebrei, ci troviamo a
concludere che l'incremento demografico reale dovrebbe essere di oltre nove
milioni di unità. Giacché l'incremento di tre milioni è solo apparente:
occorrono altri sei milioni di sterminati,ergo l'incremento reale è (sarebbe
... ) di nove milioni...
E questo incremento ad opera dei nove milioni di superstiti, dato che sei
milioni, dei 15 milioni da cui abbiam preso le mosse, sono mancanti
all'appello...
Allora è giocoforza ammettere che in quei dieci anni la popolazione ebraica
sia semplicemente... raddoppiata! Affermazione un pò forte perchè intale
popolazione vanno compresi classi età differenti con solo una frazione atta
alla procreazione.Senza contare il fatto che il periodo di guerra e
persecuzione avrebbe limitato la natalità. Nulla di sorprendente allora
che lo stesso ebreo Allen Lesser si trovasse costretto a concedere, in un
articolo dal titolo Isteria antidiffamatoria, apparso nell'edizione
primaverile del 1946 della rivista "Menorah Journal", che "secondo quanto
divulgato, durante gli anni dell'immediato dopoguerra, dalle agenzie di
stampa giudaiche, il numero di ebrei morti in Europa supera di svariati
milioni quello di cui i nazisti non sospettarono mai l'esistenza".

http://www.vho.org/aaargh/ital/ital.html
Tonibaruch
2008-01-13 16:34:02 UTC
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Post by Artamano
Post by Tonibaruch
In effetti la shoah non è un proclama.
E' un fatto.
un fatto di propaganda.
LOL

http://www.nizkor.org

Tb
--
Libertà per i comunisti siriani in carcere: Fateh Jamus, 'Isam Dimashqi,
Basel Hurani, 'Abd al-Halim Rumieh, Ratib Sha'bu, and Doha 'Ashur
al-'Askari http://snipurl.com/1oqtm
Artamano
2008-01-14 22:26:29 UTC
Permalink
Post by Tonibaruch
http://www.nizkor.org
http://www.vho.org/aaargh/ital/ital.html
http://www.disinformazione.it/
http://www.effepiedizioni.com/
http://www.biopolitica.it
http://www.dirittidelluomo.com
http://www.uomo-libero.com

"Il dominio di gente trista è dovuto unicamente alla viltà di chi si lascia
soggiogare"
Plotino

"Le masse non hanno mai desiderato la verità. Esse vogliono solo delle
illusioni, di cui non possono fare a meno".
S. Freud "Psicologia delle masse"

"Imporre ad un popolo una religione che gli sia estranea è il modo migliore
per fargli abbandonare, prima o poi, qualunque religione.
Il principale rimprovero che si possa fare al cristianesimo è aver creato
le condizioni per l'ateismo."

"la servitu' ,in molti casi,non è una violenza dei padroni,ma una tentazione
dei servi."
Indro Montanelli
Tonibaruch
2008-01-14 23:06:16 UTC
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Post by Artamano
Post by Tonibaruch
http://www.nizkor.org
http://www.vho.org/aaargh/ital/ital.html
http://www.disinformazione.it/
http://www.effepiedizioni.com/
http://www.biopolitica.it
ROTFL
Post by Artamano
http://www.uomo-libero.com
Ehi, camerata Lapparella, qui c'è sbobbina per te...

---------------------------------------------------

Mi riquoto:

http://www.nizkor.org



Tb
--
E' una grande mitzvah essere sempre felici (R. Nachman di Breslavia)
giovanni
2008-01-15 09:10:39 UTC
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Post by Tonibaruch
http://www.nizkor.org
"Dedicated to 12 million Holocaust victims"

"Total number of Jews killed 5,721,500
The Encyclopedia of the Holocaust uses 5,596,000 as a minimum and
5,860,000 as a maximum (Gutman, 1990, p. 1799)."
http://www.nizkor.org/features/qar/qar01.html

"As mentioned before, about six million did die"
http://www.nizkor.org/features/qar/qar39.html

c'è qualcosa che non torna...
Michele
2008-01-15 10:29:01 UTC
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Post by Tonibaruch
http://www.nizkor.org
"Dedicated to 12 million Holocaust victims"

"Total number of Jews killed 5,721,500
The Encyclopedia of the Holocaust uses 5,596,000 as a minimum and
5,860,000 as a maximum (Gutman, 1990, p. 1799)."
http://www.nizkor.org/features/qar/qar01.html

"As mentioned before, about six million did die"
http://www.nizkor.org/features/qar/qar39.html

c'è qualcosa che non torna...

---
Se si usa il termine "olocausto" solo per gli ebrei, c'è gente che si
lamenta.
Se lo si usa per tutte le vittime del nazismo, c'è gente che si lamenta.
Tonibaruch
2008-01-15 11:01:39 UTC
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Post by giovanni
Post by Tonibaruch
http://www.nizkor.org
"Dedicated to 12 million Holocaust victims"
"Total number of Jews killed 5,721,500
The Encyclopedia of the Holocaust uses 5,596,000 as a minimum and
5,860,000 as a maximum (Gutman, 1990, p. 1799)."
http://www.nizkor.org/features/qar/qar01.html
"As mentioned before, about six million did die"
http://www.nizkor.org/features/qar/qar39.html
c'è qualcosa che non torna...
Sì, che non capisci un cazzo.
Persino il camerata lapparella potrebbe spiegarti qualcosa.

Non so se rendo l'idea.

Tb
--
Libertà per i comunisti siriani in carcere: Fateh Jamus, 'Isam Dimashqi,
Basel Hurani, 'Abd al-Halim Rumieh, Ratib Sha'bu, and Doha 'Ashur
al-'Askari http://snipurl.com/1oqtm
Col. Walter E. Kurtz
2008-01-28 21:01:04 UTC
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Post by Tonibaruch
In effetti la shoah non è un proclama.
E' un fatto.
Talmente tanto evidente e provato che lo deve imporre nelle aule di
tribunale.....
Tonibaruch
2008-01-29 00:07:33 UTC
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Post by Col. Walter E. Kurtz
Post by Tonibaruch
In effetti la shoah non è un proclama.
E' un fatto.
Talmente tanto evidente e provato che lo deve imporre nelle aule di
tribunale...
Evidente e provato anche in tribunale, certo.
Ti disturba?

Tb
--
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Basel Hurani, 'Abd al-Halim Rumieh, Ratib Sha'bu, and Doha 'Ashur
al-'Askari http://snipurl.com/1oqtm
Artamano
2008-01-30 20:10:00 UTC
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Post by Tonibaruch
Evidente e provato anche in tribunale, certo.
Ti disturba?
una verità storica che ha bisogno della galera per essere difesa è solo
propaganda.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=598LO SFRUTTAMENTO POLITICO DI AUSCHWITZPostato il Mercoledi 16 Febbraio 2005 (0:00) di davide Cari compagni,ho tradotto un articolo importantissimo sull'uso politico dell'Olocausto.l'autore è Gilad Atzmon un ebreo antisionista nato in Israele ma fuggito daquel paese dopo la sua esperienza militare nei territori occupati. oggi vivein esilio a Londra. Noi non possiamo dire un decimo di quello che diceAtzmon, e invece l'articolo spiega molto bene perchè DOBBIAMO dirlo. Nondirlo significa fare il gioco della destra americana e della sinistraparlamentare europea. La lotta antimperialista risulta monca se non sismaschera l'uso politico dell'olocausto. l'articolo potrebbe completarel'analisi del Mito della Guerra Giusta di Powels. saluti e buona lettura.MauroIL MITO DELLA SOCIETA' APERTADI GILAD ATZMON*Sessanta anni dopo la liberazione, Auschwitz è diventato un evento politicointernazionale. Non è una coincidenza e credo che dovremmo fermarci unmomento e chiederci: Perché ora? Perché Auschwitz?Noi che viviamo in un'epoca tecnologica, troviamo naturale che la maggiorparte dei commentatori giudichino qualsiasi avvenimento analizzandone gliaspetti positivi, cioè la storia che essi contengono, i fatti su cuiconcentrare l'attenzione, il messaggio che se ne trae. Quando si parla diAuschwitz, si sottolineano solo il numero terrificante delle vittime,Mengele e i suoi esperimenti, la morte clinica di massa, le camere a gas, itreni, il famoso Arbeit Macht Frei sul cancello d'ingresso, la marcia dellamorte poco prima della liberazione, ecc. E tuttavia, io direi che è per lomeno altrettanto illuminante esporre ciò che il racconto di Auschwitz servea nascondere. Ogni racconto storico può essere utilizzato come uno schermofumogeno; e può diventare uno strumento molto efficace per far affermare lacecità collettiva. I racconti di Auschwitz e dell'Olocausto, in questosenso, non sono affatto diversi.A quanto pare, pur senza impegnarci a rispondere alle molte domande cheminano la validità della versione dell'Olocausto che è attualmente accettatadalla maggioranza della gente, noi possiamo senza pericolo chiederci a cosaserva oggi la versione ufficiale dell'Olocausto. Chi ne tragga beneficio.Abbiamo altresì il diritto di chiedere perché la versione ufficialedell'Olocausto viene oggi diffusa tanto ampiamente[1] da diverse e opposteistituzioni politiche. E' forse il risultato di una propaganda altamentesofisticata e orchestrata dagli ebrei? Non ne sono più tanto sicuro.Di primo acchito, la risposta a queste domande è assai semplice, ladevastante immagine di Auschwitz e il Giudeocidio Nazista sono argomentiautosufficienti per condannare il nazionalismo, il razzismo e iltotalitarismo. All'interno dell'accettata versione ufficiale dell'Olocausto,ognuna di queste ideologie viene considerata un nemico dell'umanità. Ma poi,si deve ammettere che non è né il nazionalismo, né il razzismo, né iltotalitarismo che uccisero tanti esseri umani innocenti. Le ideologie nonuccidono, sono sempre gli uomini che uccidono, indipendentemente dalleideologie.Ma la versione ufficiale va un po' oltre, con l'immagine di Auschwitz nelfondo della nostra mente, i nostri pensatori e politici liberalidell'Occidente ci descrivono entusiasticamente una visione ingenua dellanostra realtà sociale, presentandoci una semplicistica divisione binaria. Dauna parte c'è la società aperta, dall'altra ci sono i suoi numerosi nemici.Secondo questa visione del mondo, c'è una sola società aperta, ma numerosisono i suoi nemici; è importante sottolineare che il concetto di societàaperta è un concetto vuoto, in pratica significa molto poco, per non direnulla. A quel che sembra, per diventare membro del esclusivo club dellasocietà aperta, si deve semplicemente sostenere le guerre giuste. Ilpresidente Bush, un uomo che è ben lungi dal possedere grandi doti dieloquenza, è stato inaspettatamente preciso nel presentare proprio questoassioma post-Auschwitz occidentale: State con noi o contro di noi.Stare con noi, cioè stare con la società aperta, vuol dire che credete chesiamo stati noi a liberare l'Europa, che siamo stati noi a liberareAuschwitz, che siamo stati noi che abbiamo salvato gli ebrei, e che siamosempre noi che portiamo la nozione di democrazia negli angoli più remoti diquesto pianeta turbolento. Stare con noi significa che accettate il fattoche noi rappresentiamo la voce del mondo libero. Significa anche che voisapete di essere liberi incondizionatamente. Si tratta fondamentalmente diuna nuova forma di tautologia: siete liberi anche se non lo siete. Stare connoi vuol dire che credete che il mondo sta progredendo rapidamente verso unadivisione ancora più grande, vale a dire uno scontro di civiltà, in cui voirappresentate un essere umano illuminato, buono e innocente, appartenentealla civiltà Giudeo-Cristiana, e gli altri sono malvagi fondamentalistidelle tenebre o per lo meno potenziali malvagi. Stare con noi vuol dire checi si aspetta da te che tu non faccia troppe domande riguardo alla nostracondotta immorale.Per esempio, non devi chiedere perché il Bombardiere Harris & Co[2] haassassinato 850.000 civili tedeschi, bombardando le città tedesche invecedell'infrastruttura industriale nazista.Essere un individuo libero in una società aperta significa che tu non devimai azzardarti a fare domande riguardo Hiroshima. Nel caso tu sia abbastanzastupido da porre queste domande, faresti bene a farti subito furbo eaccettare la verità ufficiale: Hiroshima era il modo migliore per porre untermine a quell'orribile guerra. Essendo un individuo libero quindi tu nonfarai domande riguardo alla moralità che si nasconde dietro l'uccisione di2.000.000 di persone in Vietnam. Stando con noi non hai bisogno di porretutte quelle stupide e noiose domande, perché devi ricordare che Auschwitz èstato il male supremo. Auschwitz è stato il fondo della malvagità umana enon devi mai dimenticare che siamo stati noi a metterci fine.Diciamo la verità: Auschwitz è stato senza dubbio un luogo orribile, masfortunatamente non è il male ultimo, perché il male non ha né limite néscala. Poi, se si vuole essere storicamente precisi, dobbiamo dire che non èvero che siamo stati i liberatori di Auschwitz. A quanto pare, fu Stalin,l'altro male. Fu Stalin che diede a tanti ebrei, a tanti prigionieri diguerra, prigionieri politici, zingari e a tanti altri detenuti lapossibilità di vedere la luce del sole. Ma ancora una volta, dal momento chesiete esseri liberi appartenenti alla società aperta non avete veramentebisogno di fare attenzione a simili dettagli secondari della storia.Sembrerebbe che Auschwitz sia un tassello essenziale della nostraauto-immagine di virtuosi occidentali.Quando serve il petrolio iracheno, ilpresidente americano non deve fare altro che paragonare Saddam a Hitler. Poiveniamo a sapere che il popolo iracheno deve essere liberato dal suo'Auschwitz'. Già sappiamo quali sono state le conseguenze inevitabili.Dal momento che Auschwitz è così importante per i dirigenti politiciamericani, non sorprende che non troppo lontano dalla residenza delpresidente degli Stati Uniti ci sia un grande museo dell'Olocausto, dedicatoalla memoria degli ebrei e dei loro eroici liberatori. Il museo non riguardale persone e nemmeno i crimini contro l'umanità, riguarda invece lacontinuazione dell'illusione della società aperta. Riguarda il mantenimentodi una interpretazione particolare della storia. Riguarda l'idea che noiabbiamo ragione e gli altri, chiunque siano, hanno categoricamente torto.Questo museo non è veramente sulla sofferenza ebraica. Suppongo che esso nonspiegherà ai suoi visitatori alcuni fatti storici fondamentali. Per esempio,non sarà spiegato alla folla che ci sfilerà dentro che il governo americanoadottò una politica di immigrazione fortemente restrittiva, mai modificatanel periodo 1933-1944,[3] per bloccare l'immigrazione ebraica. Eviteràaltresì di illustrare il fatto che il governo americano si rifiutò diintavolare o ostacolò profferte tedesche di trasferire ebrei da territoricontrollati dai nazisti. Più di ogni altra cosa il museo nasconderà il fattoaccertato che l'aviazione americana non ricevette mai l'ordine di mandare infrantumi la fabbrica della morte nazista. Non furono mai bombardate leferrovie che conducevano ad Auschwitz e ancor meno fu bombardato il campo diAuschwitz, né dalla RAF inglese, né dall'aviazione americana. Sembrerebbeche nei centri decisionali americani ci sia stata per tutta la guerra unavera e propria negligenza assassina su questo punto. Per esempio, il 20agosto 1944, ben 127 fortezze volanti, scortate da 100 aerei dacombattimento Mustang bombardarono con successo una fabbrica a meno di 5miglia da Auschwitz. Nessun aereo fu dirottato per attaccare il campo dellamorte.Questi fatti non verranno mai documentati nel museo americanodell'Olocausto. Essi non combaciano con l'auto-immagine di un'America eroicae giusta. La storia di Auschwitz è in realtà una storia di brutalenegligenza anglo-americana. La versione accettabile di Auschwitz èfondamentalmente un mito che ha la funzione di sostenere la praticaespansionista degli Stati Uniti. Auschwitz è la colonna morale portantedell'ideologia americana.Il museo dell'Olocausto è stato costruito per dire agli americani quello chepuò accadere quando tutto volge al peggio. Per quanto triste possa sembrare,nell'America contemporanea, tutto sta volgendo al peggio, malgrado il museo.La ragione è semplice, quando l'immagine del male si fa fermentare nellapropria eredità culturale solo come attribuibile all'altro, allora si puòdiventare ciechi davanti al fatto che il male sei proprio tu. Come già iloro fratelli israeliani, gli americani hanno dimenticato come guardare a sestessi. Nel caso dell'America, la versione ufficiale dell'Olocausto serve lafilosofia espansionista della destra. Allo scopo di prevenire un'altraAuschwitz, gli americani manderanno i loro eserciti in Vietnam, in Corea, inIrak. Essi sono sempre i liberatori. Fino alla fine della guerra fredda,c'erano i comunisti da combattere, un male concreto e reale; ma ora il malesta diventando sempre più astratto. In realtà, l'unico modo per dare unvolto concreto ad un nemico indefinito è di equipararlo a Hitler. Il casodell'Europa è leggermente diverso. Per quanto possa sembrare strano, inEuropa è la sinistra parlamentare che trae i benefici dallo sfuttamento diAuschwitz. Fintantoché Auschwitz resterà profondamente radicato nel discorsopolitico quotidiano, la destra non potrà mai alzare la testa.[4] La sinistradominante europea dipende oggi totalmente dalla versione ufficialedell'Olocausto e di Auschwitz.A quanto pare, Auschwitz è l'ultima barricata della sinistra (parlamentare)contro la rinascita della destra. In Europa, qualsiasi sentimento diaspirazione nazionale, o solo una preoccupazione nazionale che può apparirexenofoba viene immediatamente contrastata come se fosse una rinascita delnazismo. All'interno di questa opprimente visione del mondo, alla gente nonè più permesso di esprimere un qualche amore per il proprio paese. Inoltre,dal momento che essa è politicamente dipendente dall'immagine dell'ebreocome vittima innocente, la politica dominante della sinistra europea nonpotrà mai sostenere pienamente la causa palestinese.A quanto pare, Auschwitz è diventato un simbolo del legame tra la sinistraparlamentare europea e la destra espansionista americana.[5] Per entrambiAuschwitz è un'icona della minaccia contro l'immagine della società aperta;nella prospettiva di questo legame fatale, qualsiasi genuina politica disinistra europea è destinata a essere spinta al margine. Qualsiasi forma dipolitica genuinamente di sinistra è destinata ad essere presentata come unapolitica sovversiva ed estremista. Nel marzo 1988, Robin Cook, alloraministro degli affari esteri inglese, fece una visita diplomatica inIsraele. Mentre si trovava in quel paese, Cook giustamente rifiutò divisitare lo Yad Vashem, sostenendo che era preoccupato del futuro e non delpassato. Non molto tempo dopo Cook perse il posto. Il rifiuto di inchinarsidavanti alla versione ufficiale di Auschwitz gli costò il ministero degliesteri. Non furono gli ebrei che lo cacciarono da quel ministero. Fu ilpartito laburista, un partito parlamentare della sinistra europea. E così,Auschwitz è lì per protrarre il mito della società aperta, è lì perpresentarci un'illusione di identità occidentale liberata. Finchè ci saràAuschwitz nel cuore della nostra politica quotidiana, noi saremo tuttoall'infuori che liberati. C'è vita dopo Auschwitz e questa vita ciappartiene. Faremmo meglio a farne qualcosa di utile. Se c'è qualcosa chenon dovremmo mai fare, questo sarebbe di non uccidere nessuno nel nome diAuschwitz.E' invece esattamente ciò che stiamo facendo.Gilad AtzmonFonte.www.counterpunch.org/atzmon01292005.html29/0.02.05Segnalato da: Redlink*Gilad Atzmon è nato in Israele ed ha effettuato il servizio militarenell'esercito israeliano. E' l'autore di un recente romanzo 'A Guide to thePerplexed'. Atzmon è anche uno dei migliori sassofonisti europei. Il suoultimo CD 'Exile? (Esilio) è stato dichiarato il migliore CD Jazz dell'annoda parte della BBC. Vive a Londra.NOTE:[1] Al punto che qualcuno comincia a chiedersi se la commemorazione del'Giorno della Memoria' con documentari, cerimonie ufficiali, messe eprediche religiose, film hollywoodiani, testimonianze, discorsi di politicidi tutte le tendenze, presentazioni di libri, poesie, concorsi nelle scuole,con una lunga e insistente programmazione di tutte le reti televisive eradiofoniche, con articoli di prima pagina di tutti i quotidiani, manifesti,ecc non corra il rischio di diventare controproducente (ndt).[2] Arthur Harris (1892-1984) teorico e responsabile britannico deibombardamenti sui civili tedeschi tra il '40 e il '45.[3] Nè naturalmente il museo spiegherà che questa politica di immigrazionerestrittiva era appoggiata (sembra assurdo ma è vero!) dalla principaleorganizzazione sionista americana che per voce di un suo dirigente, StephenWise, con l'approvazione del presidente della Organizzazione sionistamondiale, Weizman, si oppose all'abolizione delle restrizionisull'immigrazione ebraica in America nella speranza che questa immigrazionesi dirigesse verso la Palestina al fine di costituirvi al più presto unamaggioranza ebraica e uno stato ebraico sionista (vedi Lenni Brenner,'Zionism in the Age of the Dictators' Cap. 13, edizione Online, dove tuttala vicenda è esposta con dovizia di particolari.) (ndt).[4] Questo è vero per la destra di tutti i paesi europei, come ad esempiola destra di Le Pen in Francia o la destra austriaca di Haider, ma non perla destra trasformista di AN in Italia. Fini ha fatto dell'alleanza con Bushe Sharon e del sovvertimento della precedente politica antisemita i cardinidel rinnovamento del fascismo italiano. Fini ha capito che all'estremadestra oggi conviene adottare la stessa politica dell'Olocausto adottatadalla destra USA (ndt).[5] Blair e il partito laburista inglese ne sono gli esempi piùeclatanti (ndt).LEGGI ANCHE:«LA STORIA SIAMO NOI» O «LA STORIA LA FANNO LORO»?
Arduino
2008-01-12 10:42:02 UTC
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Post by Jurassic Park
L'Ammiraglio Halsey dopo Pearl Harbour: "after this war, Japanese 'll only
be spoken in hell"
http://en.wikipedia.org/wiki/William_Halsey,_Jr.
Un ammiraglio, non avrenne il potere di fare olocausti.
Eppoi l'esempio non calza, un conto è un esclamazione dettata dalla
rabbia, altro conto un ragionamento da scemoide, secondo il quale
gassando dodici o quindicimila ebrei : O lo studente serbo non avrebbe
sparato al principe ereditario, o l'Austria avrebbe lasciato perdere, o
la Russia sarebbe stata a guardare senza mobilitare, o la Germania si
sarebbe fatta i cavoli suoi senza dichiarare guerra a Russia e Francia e
invadere il Belgio, o L'inghilterra sarebbe stata a guardare le truppe
tedesche che si avvicinavano alla Manica, O Mussolini sarebbe rimasto
neutralista, in compagnia di D'Annunzio Corridoni e&,Oppure che gli Usa
avrebbero accettato con Aplond l'affondamento delle loro navi.
Chi fa simili ragionamenti, dimostra intelligenza da ubriacone da
birreria, moralità da serial killer. Ad un processo avrebbe giusto
potuto invocare l'incapacità mentale, ma non certo l'innocenza.
E per ultimo gli Usa effettivamente usarono contro i giapponesi metodi
non certo rispettevoli delle convenzioni: I difensori delle isole,
mostravano sempre di aver opposto una resistenza sospettamente
iper-eroica che aveva provocato la morte di praticamente tutti i
difensori, appena le ebbero a disposizione, fu fatto uso di armi di
distruzione di massa.
Le parole, hanno il loro peso.
Ciao
Ad'I
Post by Jurassic Park
Carlo "Jurassic Park"
Jurassic Park
2008-01-12 12:47:50 UTC
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Post by Arduino
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L'Ammiraglio Halsey dopo Pearl Harbour: "after this war, Japanese 'll
only be spoken in hell"
http://en.wikipedia.org/wiki/William_Halsey,_Jr.
Un ammiraglio, non avrenne il potere di fare olocausti.
Eppoi l'esempio non calza, un conto è un esclamazione dettata dalla
rabbia, altro conto un ragionamento da scemoide, secondo il quale gassando
Infatti il mio esempio rientrava nei proclami di odio lanciati contro questa
o quella nazione in guerra. Non credo che nemmeno Bull Halsey intendesse
davvero sterminare tutti i Giapponesi.
In ogni caso, come ha scritto Toni, la Shoah non è un proclama: è un fatto.
Tralascio il resto della tua confutazione, che non mi riguarda.
Post by Arduino
E per ultimo gli Usa effettivamente usarono contro i giapponesi metodi
non certo rispettevoli delle convenzioni: I difensori delle isole,
mostravano sempre di aver opposto una resistenza sospettamente iper-eroica
che aveva provocato la morte di praticamente tutti i difensori, appena le
ebbero a disposizione, fu fatto uso di armi di distruzione di massa.
Le parole, hanno il loro peso.
A dire il vero gli Americani (a parte la vexata questio della legittimità
dell'uso delle armi nucleari, su cui non voglio tornare) usarono i mezzi
che le convenzioni allora in vigore permettevano; solo li usarono
nell'abbondanza e con l'intensità che la loro immensa superiorità economica
e industriale gli permetteva.

Quanto alla resistenza quasi fino all'ultimo uomo dei Giapponesi, sembri
dimenticare che la loro etica, militare ma non solo, aborriva la resa.

Vedi l'esempio del Generale Yoshigo Saito, comandante dell'isola di Saipan,
nel luglio del '44. In ventiquattro giorni di duri combattimenti erano già
caduti ventiquattromila soldati giapponesi: molti erano, fra i rimasti, i
feriti e gli ammalati; anche le armi scarseggiavano. «Io attaccherò con
quelli che rimangono», disse nel suo ultimo messaggio il generale Saito,
ormai alla fine dei mezzi di resistenza e sotto un violento bombardamento
aeronavale, «per vibrare un altro colpo al nemico e lasciare le mie ossa su
Saipan, come baluardo sul Pacifico. Non mi rassegnerò ad esser preso vivo:
per l'imperatore e per la vita immortale del paese, io avanzo per cercare il
nemico. Seguitemi». E così, effettivamente, fece.

Carlo "Jurassic Park"
Arduino
2008-01-12 21:58:59 UTC
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Post by Jurassic Park
Post by Arduino
Post by Jurassic Park
L'Ammiraglio Halsey dopo Pearl Harbour: "after this war, Japanese 'll
only be spoken in hell"
http://en.wikipedia.org/wiki/William_Halsey,_Jr.
Ad'i
Post by Jurassic Park
Post by Arduino
Un ammiraglio, non avrenne il potere di fare olocausti.
Eppoi l'esempio non calza, un conto è un esclamazione dettata dalla
rabbia, altro conto un ragionamento da scemoide, secondo il quale gassando
Infatti il mio esempio rientrava nei proclami di odio lanciati contro questa
o quella nazione in guerra. Non credo che nemmeno Bull Halsey intendesse
davvero sterminare tutti i Giapponesi.
In ogni caso, come ha scritto Toni, la Shoah non è un proclama: è un fatto.
Tralascio il resto della tua confutazione, che non mi riguarda.
Hai ragione sul fatto che l'ammiraglio non desiderasse stermini,
La sua, appunto come avevo detto, era solo un affermazione rabbiosa.
Concordo anche sul ffatto che l'olocausto è un fatto e non un proclama
Ma a fronte a chi lo nega, anche un ammissione è un forte indizio
colpevolista. Quanto alle altre confutazioni, le girerò ad Artamano
Post by Jurassic Park
Post by Arduino
E per ultimo gli Usa effettivamente usarono contro i giapponesi metodi
non certo rispettevoli delle convenzioni: I difensori delle isole,
mostravano sempre di aver opposto una resistenza sospettamente iper-eroica
che aveva provocato la morte di praticamente tutti i difensori, appena le
ebbero a disposizione, fu fatto uso di armi di distruzione di massa.
Le parole, hanno il loro peso.
A dire il vero gli Americani (a parte la vexata questio della legittimità
dell'uso delle armi nucleari, su cui non voglio tornare) usarono i mezzi
che le convenzioni allora in vigore permettevano; solo li usarono
nell'abbondanza e con l'intensità che la loro immensa superiorità economica
e industriale gli permetteva.
Quanto alla resistenza quasi fino all'ultimo uomo dei Giapponesi, sembri
dimenticare che la loro etica, militare ma non solo, aborriva la resa.
Vedi l'esempio del Generale Yoshigo Saito, comandante dell'isola di Saipan,
...

Non contesto la sostanza, ma rimane il fatto che per un giapponese,
arrendersi agli americani non sempre era un affare d'oro.
Quanto all'atomica, giuridicamente non fu un crimine, ma eticamente
avrei dubbi. Sarebbe un po' come se uno oggi inventasse un arma più
potente dell'atomica, e la usasse in quanto non proibita...
Ciao
Ad'I
Post by Jurassic Park
Carlo "Jurassic Park"
Col. Walter E. Kurtz
2008-01-28 20:53:38 UTC
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Post by Arduino
Non contesto la sostanza, ma rimane il fatto che per un giapponese,
arrendersi agli americani non sempre era un affare d'oro.
Quanto all'atomica, giuridicamente non fu un crimine, ma eticamente avrei
dubbi. Sarebbe un po' come se uno oggi inventasse un arma più potente
dell'atomica, e la usasse in quanto non proibita...
Ciao
Ad'I
Post by Jurassic Park
Carlo "Jurassic Park"
Giuridicamente non è un crimine perchè ad usarla sono stati gli
americani....
ma scommetterei quello che tu ne hai voglia che se ad usarla fossero stati
i tedeschi contro gli alleati, anche questo sarebbe stato contestato nella
farsa di Norimberga.
Col. Walter E. Kurtz
2008-01-28 20:50:35 UTC
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Post by Jurassic Park
Post by Arduino
Post by Jurassic Park
L'Ammiraglio Halsey dopo Pearl Harbour: "after this war, Japanese 'll
only be spoken in hell"
http://en.wikipedia.org/wiki/William_Halsey,_Jr.
Un ammiraglio, non avrenne il potere di fare olocausti.
Eppoi l'esempio non calza, un conto è un esclamazione dettata dalla
rabbia, altro conto un ragionamento da scemoide, secondo il quale
Infatti il mio esempio rientrava nei proclami di odio lanciati contro
questa o quella nazione in guerra. Non credo che nemmeno Bull Halsey
intendesse davvero sterminare tutti i Giapponesi.
In ogni caso, come ha scritto Toni, la Shoah non è un proclama: è un fatto.
Tralascio il resto della tua confutazione, che non mi riguarda.
CUT
Un "fatto" talmente la cui storicità è provata da numerosissime sentenze di
tribunale..... credevo che la storia si scrivesse con i fatti e con i
documenti,
non nelle aule giudiziarie.....
Tonibaruch
2008-01-12 09:11:07 UTC
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Post by Artamano
Come ad esempio i sei milioni di morti.
http://www.nizkor.org/

Tb
--
Libertà per i comunisti siriani in carcere: Fateh Jamus, 'Isam Dimashqi,
Basel Hurani, 'Abd al-Halim Rumieh, Ratib Sha'bu, and Doha 'Ashur
al-'Askari http://snipurl.com/1oqtm
Tonibaruch
2008-01-12 09:10:13 UTC
Permalink
Artamano wrote:

[cut]

http://www.nizkor.org/

Tb

--
Arduino
2008-01-12 22:18:45 UTC
Permalink
Vorrei chiederti conto di questo ragionamento scemoide:
"Se all'inizio e durante il conflitto si fossero uccisi con i gas dodici
o quindimila di quei giudei distruttori del popolo, come rimasero uccisi
dai gas sui campi di battaglia centinaia di migliaia di tedeschi di
tutte le classi, non sarebbero morte invano milioni di persone.
Am-mazzando dodicimila criminali finché si era in tempo avrebbero
guadagnato la vita un milione di preziosi tedeschi".


, Secondo te gassando dodici o quindicimila ebrei : Lo studente serbo
non avrebbe sparato al principe ereditario? Oppure l'Austria avrebbe
lasciato perdere? O la Russia sarebbe stata a guardare senza mobilitare?
O la Germania si sarebbe fatta i cavoli suoi senza dichiarare guerra a
Russia e Francia e invadere il Belgio? o L'inghilterra sarebbe stata a
guardare le truppe tedesche che si avvicinavano alla Manica? O Mussolini
sarebbe rimasto neutralista, in compagnia di D'Annunzio Corridoni e&,?
Oppure che gli Usa avrebbero accettato con Aplond l'affondamento delle
loro navi?
Tonibaruch
2008-01-13 00:59:39 UTC
Permalink
Artamano wrote:

[cut]

Garaudy...

http://www.olokaustos.org/saggi/saggi/negaz-ita/negaz4.htm

Tb
--
Libertà per i comunisti siriani in carcere: Fateh Jamus, 'Isam Dimashqi,
Basel Hurani, 'Abd al-Halim Rumieh, Ratib Sha'bu, and Doha 'Ashur
al-'Askari http://snipurl.com/1oqtm
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