Discussione:
Anselmo d'Aosta: la questione dell'"emendamento".
(troppo vecchio per rispondere)
Marco V.
2006-03-21 16:30:51 UTC
Permalink
Tempo fa, su questo ng [http://snipurl.com/lpmo] , vi avevo sottoposto il
problema rilevabile in un passaggio della "Risposta" di Anselmo a Gaunilone.
Avevo addirittura proposto un "emendamento", che poi avevo reperito sul sito
web della Biblioteca Augustana:
http://www.fh-augsburg.de/~harsch/Chronologia/Lspost11/Anselmus/ans_pror.html

Bene, la questione - e qui mi rivolgo principalmente a Schlemihl e
Selandros, e poi anche al Signor K. - ha avuto una conclusione interessante.
Ve la espongo:

- Il testo latino consultabile alla pagina linkata sopra, come già
Schlemihl ci aveva anticipato, *non* è quello incluso nella edizione critica
curata da Corbin. Me lo ha gentilmente confermato direttamente l'autore di
quella "versio electronica", il Prof. Ulrich Harsch. Questi, invece, ha
usato come fonte (ha poi, nella pagina web, citato l'edizione francese per
ragioni di "copyright"; edizione francese che non aveva minimamente
consultato; ma direi che, per gratitudine verso la sua gentilezza, possiamo
astenerci dal fare commenti sulla discutibilità della sua prassi) un saggio,
con testo a fronte, pubblicato da un professore universitario tedesco, tale
Burkhard Mojsisch:

<<"Kann Gottes Nicht-Sein gedacht werden?
Die Kontroverse zwischen Anselm von Canterbury und Gaunilo von Marmoutiers."
Lateinisch - Deutsch.

Herausgegeben von Burkhard Mojsisch.

Excerpta Classica IV
Dieterich'sche Verlagsbuchhandlung
Mainz 1989
ISBN 3-87162-019-X>>

- Ho poi contattato il Prof. Mojsisch. Avevo oramai abbandonato la speranza
che mi rispondesse, quando mi è giunta una sua mail. Mi ha innanzitutto
confermato che l'"emendamento" è stato da lui effettuato su una base
*puramente logica*, dunque senza alcuna considerazione di tipo
filologico-paleografico (ma ha precisato che sarebbe interessante un
controllo approfondito dei manoscritti).
L'argomentazione sulla quale ha fondato quell'"emendamento" è identica a
quella che vi avevo autonomamente presentato (e ciò, mi ha detto, lo ha
"rallegrato molto"). Egli - ha poi detto - ritiene che senza
quell'"emendamento", l'intelligibilità del testo, e dunque la sua coerenza
logica, sia irrimediabilmente compromessa.

In più ha aggiunto una cosa che ci era sfuggita. Subito dopo quel passaggio,
il testo stabilito dallo Schmitt recita: "Sic igitur et proprium est deo non
posse cogitari non esse, et tamen multa non possunt cogitari, quamdiu sunt,
non esse". Ebbene, come è possibile verificare sul sito della Biblioteca
Augustana, Mojsisch ha introdotto una *seconda* "correzione" del testo. La
seguente:
"Sic igitur et proprium est deo non posse cogitari non esse, et tamen multa
_sunt, quae_ possunt cogitari, quamdiu sunt, non esse". Cioè, mentre nella
versione dello Schmitt, Anselmo dice che il non-poter-essere-pensato-non-
-esistente è proprio di Dio (appartiene cioè alla sua essenza), e tuttavia
("tamen") molte cose non possono, mentre esistono, essere pensate non
esistenti - nella versione di Mojsisch, Anselmo dice che Dio ha quella
proprietà, e tuttavia esistono ("sunt") molte cose che hanno la proprietà di
poter essere pensate, mentre esistono, non esistenti.

Ho molti dubbi sulla legittimità, e sulla tenuta (in base al contesto), di
questa seconda "correzione" - dubbi che non ho esitato a manifestargli. Il
professore non mi ha ancora risposto e non so se lo farà. Mi ha comunque
rimandato, dopo avermi indicato la seconda "correzione", all'apparato
critico della edizione curata dallo Schmitt. Ma non ho capito bene perché,
né ho sottomano quella edizione per tentare di capirlo.

Questo però riguarda già un aspetto secondario della questione. Quello che
ci interessa è di aver finalmente appurato la fonte, e la natura, di quel
primo "emendamento". E abbiamo la conferma, casomai ce ne fosse stato
bisogno, che conviene sempre esercitare un dubbio preventivo
sull'attendibilità delle fonti consultabili sul web.

Un saluto,

Marco
uahlim
2006-03-21 22:38:39 UTC
Permalink
Post by Marco V.
Me lo ha gentilmente confermato direttamente l'autore di
quella "versio electronica", il Prof. Ulrich Harsch. Questi, invece, ha
usato come fonte (ha poi, nella pagina web, citato l'edizione francese per
ragioni di "copyright"; edizione francese che non aveva minimamente
consultato; ma direi che, per gratitudine verso la sua gentilezza, possiamo
astenerci dal fare commenti sulla discutibilità della sua prassi)
Pero' possiamo pure non astenerci dal fare commenti sulla discutibilità
della tua, ossia quella di raccontare pubblicamente quello che il
professore gentilmente aveva a te rivelato...
Lo sapeva il professore che tu avresti poi scritto questa cosa in un
gruppo di discussione? Glielo hai confidato prima che lui ti confidasse
questo episodio (che già definirla prassi ce ne vuole, il termine prassi
denota infatti più una consuetudine, un metodo di lavoro, che non un
episodio che per quanto ne sappiamo puo' essere pure stato episodico,
appunto)
--
Emilio? Voil'him!
Ateo ed anarchico per grazia di Dio e volonta' della Nazione.

questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it
Marco V.
2006-03-22 10:27:05 UTC
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Post by uahlim
Pero' possiamo pure non astenerci dal fare commenti sulla discutibilità
della tua, ossia quella di raccontare pubblicamente quello che il
professore gentilmente aveva a te rivelato...
Dovevo una spiegazione ad alcuni articolisti del ng, e avevo contattato quel
professore proprio per sapere la ragione, e la fonte, di
quell'"emendamento".
Post by uahlim
Lo sapeva il professore che tu avresti poi scritto questa cosa in un
gruppo di discussione? Glielo hai confidato prima che lui ti confidasse
questo episodio
Quest'ultima cosa è contraddittoria. Come avrei potuto confidargli che avrei
scritto "questa cosa" su un ng, prima che lui mi dicesse "questa cosa"?
Avrei dovuto dirgli, polieziescamente, una cosa del tipo "qualunque cose lei
mi dirà, verrà poi pubblicata sul ng"?:-).

Prima che lui mi confidasse quella cosa, gli avevo detto che dell'intera
faccenda si era parlato su un ng, e gli avevo anche inviato il link.
Post by uahlim
(che già definirla prassi ce ne vuole, il termine prassi
denota infatti più una consuetudine, un metodo di lavoro, che non un
episodio che per quanto ne sappiamo puo' essere pure stato episodico,
appunto)
OK. "...possiamo astenerci dal fare commenti sulla discutibilità del suo
_operato_".

Anzi, visto che ci siamo, aggiungo che *a mio avviso* è discutibile pure
l'altra cosa fatta dall'altro professore: introdurre correzioni, effettuate
su base puramente logica, in un testo latino. E' vero che *non* (sottolineo:
*non*) si trattava di una "edizione critica", ma l'introduzione di
correzioni in un testo latino a fronte può sempre essere fonte di equivoci
etc. Magari altri, che hanno più esperienza di me con le questioni diciamo
così "filologiche", potranno confermare o smentire questa mia opinione.

Saluti,

Marco
Marco V.
2006-03-22 10:33:26 UTC
Permalink
[...]
Ovviamente, la Bibliotheca Augustana rimane quello che è: una delle (se non
"la") più importanti collezioni di testi "classici" disponibili sul web.
Preziosissima.

Marco
selandros
2006-03-26 20:02:08 UTC
Permalink
Post by uahlim
Pero' possiamo pure non astenerci dal fare commenti sulla discutibilità
della tua, ossia quella di raccontare pubblicamente quello che il
professore gentilmente aveva a te rivelato...
Perché dovremmo astenerci dal fare commenti? Il prof. in questione, nel
momento in cui ha celebrato la sua razionalità emendando, ben sapeva di
incorrere in quella verità pubblica che sovente censura, critica e disputa.
Io direi che noi non dobbiamo chiedere permesso a chi mistifica.
Ciao,
Sel.
L
2006-03-22 15:31:30 UTC
Permalink
Post by Marco V.
Tempo fa, su questo ng [http://snipurl.com/lpmo] , vi avevo sottoposto il
problema rilevabile in un passaggio della "Risposta" di Anselmo a Gaunilone.
Avevo addirittura proposto un "emendamento", che poi avevo reperito sul sito
http://www.fh-augsburg.de/~harsch/Chronologia/Lspost11/Anselmus/ans_pror.html
Bene, la questione - e qui mi rivolgo principalmente a Schlemihl e
Selandros, e poi anche al Signor K. - ha avuto una conclusione interessante.
- Il testo latino consultabile alla pagina linkata sopra, come già
Schlemihl ci aveva anticipato, *non* è quello incluso nella edizione critica
curata da Corbin. Me lo ha gentilmente confermato direttamente l'autore di
quella "versio electronica", il Prof. Ulrich Harsch. Questi, invece, ha
usato come fonte (ha poi, nella pagina web, citato l'edizione francese per
ragioni di "copyright"; edizione francese che non aveva minimamente
consultato; ma direi che, per gratitudine verso la sua gentilezza, possiamo
astenerci dal fare commenti sulla discutibilità della sua prassi) un saggio,
con testo a fronte, pubblicato da un professore universitario tedesco, tale
<<"Kann Gottes Nicht-Sein gedacht werden?
Die Kontroverse zwischen Anselm von Canterbury und Gaunilo von Marmoutiers."
Lateinisch - Deutsch.
Herausgegeben von Burkhard Mojsisch.
Excerpta Classica IV
Dieterich'sche Verlagsbuchhandlung
Mainz 1989
ISBN 3-87162-019-X>>
- Ho poi contattato il Prof. Mojsisch. Avevo oramai abbandonato la speranza
che mi rispondesse, quando mi è giunta una sua mail. Mi ha innanzitutto
confermato che l'"emendamento" è stato da lui effettuato su una base
*puramente logica*, dunque senza alcuna considerazione di tipo
filologico-paleografico (ma ha precisato che sarebbe interessante un
controllo approfondito dei manoscritti).
L'argomentazione sulla quale ha fondato quell'"emendamento" è identica a
quella che vi avevo autonomamente presentato (e ciò, mi ha detto, lo ha
"rallegrato molto"). Egli - ha poi detto - ritiene che senza
quell'"emendamento", l'intelligibilità del testo, e dunque la sua coerenza
logica, sia irrimediabilmente compromessa.
In più ha aggiunto una cosa che ci era sfuggita. Subito dopo quel passaggio,
il testo stabilito dallo Schmitt recita: "Sic igitur et proprium est deo non
posse cogitari non esse, et tamen multa non possunt cogitari, quamdiu sunt,
non esse". Ebbene, come è possibile verificare sul sito della Biblioteca
Augustana, Mojsisch ha introdotto una *seconda* "correzione" del testo. La
"Sic igitur et proprium est deo non posse cogitari non esse, et tamen multa
_sunt, quae_ possunt cogitari, quamdiu sunt, non esse". Cioè, mentre nella
versione dello Schmitt, Anselmo dice che il non-poter-essere-pensato-non-
-esistente è proprio di Dio (appartiene cioè alla sua essenza), e tuttavia
("tamen") molte cose non possono, mentre esistono, essere pensate non
esistenti - nella versione di Mojsisch, Anselmo dice che Dio ha quella
proprietà, e tuttavia esistono ("sunt") molte cose che hanno la proprietà di
poter essere pensate, mentre esistono, non esistenti.
Un mio contributo alla questio:
1) Sulla natura divina:

"Nulla di ciò che è potrebbe esistere se Dio non fosse".

Ciò implica una primazia di Dio come causa originante l'ex-sistere,
essendone egli saturo. Ossia non è ammissibile la non esistenza di ciò
-Dio- che origina ogni cosa che -grazie a Lui- esiste.

2) Sulla natura del percepile:

La percezione può invece inferire su enti che appaiono, ma non sono
quali sembrano manifestarsi, in tutto o in parte.

Quindi l'ex-sistere come conseguenza non necessaria per tutto ciò che
sia concepibile dal pensiero.
Mentre Dio come condizione necessaria e sufficiente di ciò che ex-siste.

In termini insiemistici, solo la completezza legittima la reperibilità,
quindi l'esistenza, delle sottoparti di un sistema. Analogamente il
concetto di Dio consente la garanzia che se misuriamo un effetto
(ex-sistenza)vi sarà anche una causa (essenza) anche se -quest'ultima
(essenza)- non necessariamente manifesta.

Naturalmente -nell'iterazione- le cause sono a loro volta effetti se vi
sono altri fenomeni originanti.

Ma la causa che sia in grado di originare l'esistenza di tutte le cause
osservabili, può essere definita Dio, in quanto non necessariamente
manifesta, eppure legittimante la presenza di cose originate grazie ad
un'origine primitiva, essa stessa sufficiente a se stessa senza altri
all'infuori di Lui.

Se si espande tale impostazione saturata, non si arriva ad un ente
soprannaturale, astratto e separato, ma al concetto che il termine Dio
spetta solo alla completezza nel suo insieme, che non prescinde dal
contributo di ogni ente, anche non essendone solo la mera sommatoria
esperibile.


Saluti,

L
Marco V.
2006-03-22 21:20:56 UTC
Permalink
Diciamo che è un contributo che travalica il perimetro della questione
"filologica":-).

Ad Anselmo, poi, interessa più che altro la fondazione del nesso originario
tra Dio e la dimensione intellettuale dell'uomo - quella dimensione nominata
dal verbo "cogitare" (tra parentesi, proprio per questo il senso della
seconda "correzione" non mi torna) - perché proprio l'originarietà di questo
nesso verrà a significare, per lui, la necessità della esistenza. Credoche
si possa dire che per Anselmo Dio può essere [un] "cogitatum" solo in quel
senso del "cogitare" che rende autocontraddittorio il pensiero della non
esistenza di ciò che è saputo esistente (solo nel senso del "non possumus
cogitare non esse", cioè).
Post by L
"Nulla di ciò che è potrebbe esistere se Dio non fosse".
Ciò implica una primazia di Dio come causa originante l'ex-sistere,
essendone egli saturo. Ossia non è ammissibile la non esistenza di ciò
-Dio- che origina ogni cosa che -grazie a Lui- esiste.
Nella frase tra virgolette, avevi però parlato dell'*essere* di Dio, come
fondamento di ogni esistente (ragion per cui ad essere inammissibile sarebbe
il non-essere, e non la non-esistenza, di Dio). Beh, ovviamente so che per
la teologia l'essenza di Dio, a differenza di ogni altro essente, "involvit
existentiam", per dirla con Spinoza. Però capirai che la catena di pensieri
che presenti qui sopra è alquanto discutibile, anche dal punto di vista
teologico stesso. Lo è in particolare:

- quel "causa originante". Se la frase virgolettata stabilisce l'essere di
Dio come fondamento - condizione di possibilità - della esistenza di ogni
esistente, non è affatto detto che la nozione di "fondamento" equivalga a
quella di "causa originante". Occorre cioè, ancora un medio per passare da
"Dio è fondamento di ogni esistente" a "Dio è causa originante di ogni
esistente".

- quel "ossia". Rimane presupposto il passaggio dall'"essere"
all'"esistenza".

Però ricordo una passata discussione... :-).

Un saluto e grazie per l'intervento,

Marco
selandros
2006-03-30 21:08:26 UTC
Permalink
Post by Marco V.
- quel "ossia". Rimane presupposto il passaggio dall'"essere"
all'"esistenza".
E' lo stesso problema, del quale non fa problema, che incontra Heidegger
quando conferisce al discorso-mondo(rede) un grado di preminenza sul
linguaggio(sprache), indicando nella comprensione l'elemento di contatto tra
logos(aprente) e mondo, o meglio, l'esistenziale dasein è l'ente
privilegiato nel coglimento degli enti che in qualità di rimandi finalizzati
si costituiscono come totalità: il mondo che 'mondeggia', la cui essenza
trascendente è l'Essere, e nel quale l'uomo è dejetto.

Riconquistare per sé il proprio mondo non era un progetto heideggeriano, né
anselmiano, certo!


Un saluto,
Sel.
Nadja RD
2006-03-23 08:55:24 UTC
Permalink
Post by Marco V.
nella versione di Mojsisch, Anselmo dice che Dio ha quella
proprietà, e tuttavia esistono ("sunt") molte cose che hanno la proprietà di
poter essere pensate, mentre esistono, non esistenti.
mi permetto di aggiungere solo una nota/dubbio a questo caso davvero
esemplare:
la versione Mojsisch dà forse ragione della seconda tradizione
manoscritta, contemplante
il verbo intelligere in luogo di cogitari?
l'intellectus colma il gap della logica che, come sappiamo vizia
consapevolmente il sistema anselmiano fin dalle fondamenta delle
definizioni categorematiche.
Post by Marco V.
Quello che
ci interessa è di aver finalmente appurato la fonte, e la natura, di quel
primo "emendamento". E abbiamo la conferma, casomai ce ne fosse stato
bisogno, che conviene sempre esercitare un dubbio preventivo
sull'attendibilità delle fonti consultabili sul web.
Sì, in questo evo dell'era informatica primitiva è ancora così:
l'identità virtuale
infatti non è ancora fondata in modo certo, rendendo impossibile il
percorso filologico
scientifico che i testi consentono.
Post by Marco V.
Un saluto,
Marco
Un saluto,

Nadja
Marco V.
2006-03-23 21:37:21 UTC
Permalink
Post by Nadja RD
mi permetto di aggiungere solo una nota/dubbio a questo caso davvero
la versione Mojsisch dà forse ragione della seconda tradizione
manoscritta, contemplante
il verbo intelligere in luogo di cogitari?
Non sono sicuro di averti capita. Era in gioco la sostituibilità di
"cogitamus" a "scimus" (e di "cogitatur" a "scitur"). Il verbo
"intelligere" - che costituisce sicuramente un componente fondamentale della
questione anselmiama (è al centro di una controversia tra Anselmo e
Gaunilone, direttamente connessa al brano) - era filologicamente fuori dal
nostro problema.
Mojsisch effettua la sostituzione che avevo proposto - ma, come già avevamo
intuito, questa sostituzione da lui effettuata non ha, per quanto ne
sappiamo, alcun fondamento in una tradizione manoscritta. E subito dopo, M.
introduce quell'altra "correzione". Andrebbe allora capito se e come questa
seconda "correzione" si fondi su quella sostituzione.

Un saluto,

Marco
Nadja RD
2006-03-24 10:47:33 UTC
Permalink
Post by Marco V.
Il verbo
"intelligere" - che costituisce sicuramente un componente fondamentale della
questione anselmiama (è al centro di una controversia tra Anselmo e
Gaunilone, direttamente connessa al brano) - era filologicamente fuori dal
nostro problema.
Perché avete limitato la ricostruzione filologica a quel passo. che
invece nn
può prescindere
dal tipo di attitudine mentale all'intelligenza. Una sostituzione nel
tradire un testo di filosofia
non è mai una semplice sostituzione.
Al momento mi sto occupando d'altro comunque.
Post by Marco V.
Un saluto,
Marco
Un saluto,
N.
Marco V.
2006-03-24 13:03:58 UTC
Permalink
Post by Nadja RD
[...]
Al momento mi sto occupando d'altro comunque.
Auguri per questo "altro", allora.

Un saluto,

Marco
selandros
2006-03-26 19:59:50 UTC
Permalink
Post by Marco V.
Tempo fa, su questo ng [http://snipurl.com/lpmo] , vi avevo sottoposto il
problema rilevabile in un passaggio della "Risposta" di Anselmo a Gaunilone.
Avevo addirittura proposto un "emendamento", che poi avevo reperito sul sito
- Ho poi contattato il Prof. Mojsisch. Egli - ha poi detto - ritiene che
senza
quell'"emendamento", l'intelligibilità del testo, e dunque la sua coerenza
logica, sia irrimediabilmente compromessa.
Ma pensa te.....

Comunque è un coglione! Queste cose non si dovrebbero fare, senza, per lo
meno, precisare. E mi riferisco anche all'altro tizio che l'ha utilizzata
per la versoine edita sulla pagina web.
Post by Marco V.
In più ha aggiunto una cosa che ci era sfuggita. Subito dopo quel passaggio,
il testo stabilito dallo Schmitt recita: "Sic igitur et proprium est deo non
posse cogitari non esse, et tamen multa non possunt cogitari, quamdiu sunt,
non esse". Ebbene, come è possibile verificare sul sito della Biblioteca
Augustana, Mojsisch ha introdotto una *seconda* "correzione" del testo. La
"Sic igitur et proprium est deo non posse cogitari non esse, et tamen multa
_sunt, quae_ possunt cogitari, quamdiu sunt, non esse". Cioè, mentre nella
versione dello Schmitt, Anselmo dice che il non-poter-essere-pensato-non-
-esistente è proprio di Dio (appartiene cioè alla sua essenza), e tuttavia
("tamen") molte cose non possono, mentre esistono, essere pensate non
esistenti - nella versione di Mojsisch, Anselmo dice che Dio ha quella
proprietà, e tuttavia esistono ("sunt") molte cose che hanno la proprietà di
poter essere pensate, mentre esistono, non esistenti.
Ho molti dubbi sulla legittimità, e sulla tenuta (in base al contesto), di
questa seconda "correzione" - dubbi che non ho esitato a manifestargli. Il
professore non mi ha ancora risposto e non so se lo farà
E' sempre per coerenza logica, altrimenti non avrebbe senso emendare
parzialmente, rischiando di lasciare aperta la contraddizione.
Post by Marco V.
Questo però riguarda già un aspetto secondario della questione. Quello che
ci interessa è di aver finalmente appurato la fonte, e la natura, di quel
primo "emendamento". E abbiamo la conferma, casomai ce ne fosse stato
bisogno, che conviene sempre esercitare un dubbio preventivo
sull'attendibilità delle fonti consultabili sul web.
Mio caro: io direi di escluderle integralmente, e rifarci esclusivamente
alla fonte autografa, qualora esista. In caso contrario, ossia in mancanza
dell'autografo, ci rimetteremo alla verità pubblica nonché storiografica.


Grazie mille Marco.
Un caro saluto,
Sel.
Marco V.
2006-03-27 18:48:20 UTC
Permalink
Post by selandros
Comunque è un coglione!
_Carissimo e gentilissimo_ Prof. M., "coglione" significa, appunto, che lei
è persona gentilissima e di grande disponibilità verso gli altri:-).
Post by selandros
Post by Marco V.
Ho molti dubbi sulla legittimità, e sulla tenuta (in base al contesto), di
questa seconda "correzione" - dubbi che non ho esitato a manifestargli. Il
professore non mi ha ancora risposto e non so se lo farà
E' sempre per coerenza logica, altrimenti non avrebbe senso emendare
parzialmente, rischiando di lasciare aperta la contraddizione.
Sì, certo, ma sei in grado di specificarla, questa coerenza logica che gli
ha esatto la seconda modifica? In che senso questa seconda modifica chiude
la contraddizione rimasta aperta?

Cari saluti anche a te (ci sentiamo poi con più calma per l'altra cosa che
mi hai chiesto),

Marco
selandros
2006-03-30 20:53:46 UTC
Permalink
Post by Marco V.
Post by selandros
Comunque è un coglione!
_Carissimo e gentilissimo_ Prof. M., "coglione" significa, appunto, che
lei è persona gentilissima e di grande disponibilità verso gli altri:-).
Eddai Marco, essere gentili non significa essere non-coglioni, tant'è che ha
modificato un testo, senza averne il diritto. E il diritto, nella
fattispecie del caso, può essere concesso solo dall'autore, il quale essendo
morto, nega a priori. E poi ad Anselmo non mancavano certo gli strumenti per
scrivere altro, qualora ne avesse avuto la volontà, ma si vede che quando
scrisse, volle scrivere quel che scrisse. Inoltre, l' emendamento, che
potrebbe anche essere legittimo se puntualizzato (cosa che non so se egli
abbia fatto nella sua ri-edizione - dovremmo domandarglielo), ha suscitato
nell'altro gestaltista l'irrefrenabile desiderio di farne un 'cattivo uso',
ossia quello di farlo passare per autografo appunto. E' come vedere un
editore che taglia arbitrariamente una parte di un libro in pubblicazione,
senza domandare il permesso all'autore, solo che se l'autore è in vita, un
tale intento potrebbe dare il via ad uno scambio dialogico, o meglio ancora
ad una 'comunicazione' viva e magari feconda, mentre nei confronti di un
morto è mera mistificazione. E questo è inderogabile, direi, non trovi?
Post by Marco V.
Post by selandros
E' sempre per coerenza logica, altrimenti non avrebbe senso emendare
parzialmente, rischiando di lasciare aperta la contraddizione.
Sì, certo, ma sei in grado di specificarla, questa coerenza logica che gli
ha esatto la seconda modifica? In che senso questa seconda modifica chiude
la contraddizione rimasta aperta?
Torneremo sull'argomento la prossima settimana, intorno a Pasqua: momento
propizio per resuscitare un santo. (sempre che i tuoi impegni te lo
permettano, altrimenti verrò a trovarti di persona, cosa che mi sarebbe
gradita...)
Post by Marco V.
Cari saluti anche a te (ci sentiamo poi con più calma per l'altra cosa che
mi hai chiesto),
Ho ricevuto la Tua e ne farò buon uso, grazie ancora.

Un abbraccio,
Sel.
Marco V.
2006-03-30 22:09:02 UTC
Permalink
Post by selandros
[...]
E questo è inderogabile, direi, non trovi?
Ammetto che è operazione che ha un po' sorpreso anche me. Perché sto
presupponendo quello che ho letto: che di testo a fronte si trattava. Ma
andrebbero viste anche altre cose. Che non escludo di poter controllare di
persona, visto che sono in attesa di ricevere quel testo.

Magari ne riparleremo più in là.
Post by selandros
Torneremo sull'argomento la prossima settimana, intorno a Pasqua: momento
propizio per resuscitare un santo. (sempre che i tuoi impegni te lo
permettano, altrimenti verrò a trovarti di persona, cosa che mi sarebbe
gradita...)
Sì, ne parleremo nei dintorni di Pasqua. Credo di esserci, avrò molto meno
tempo, invece, nel periodo precedente.
Quanto all'incontro di persona, te ne dispenso:-). No scherzo, sarebbe cosa
gradita, e ciò vale per tutti gli amici di lunga data del ng, ma al momento
non potrei garantire la minima accoglienza. Insomma, mi trovereste
"partigiano" in montagna, con un bel "mitra" a tracollo:-). Un "passato al
bosco", come dice Juenger nel suo "Der Waldgang":-).

Saluti ricambiati,

Marco
selandros
2006-03-31 01:20:07 UTC
Permalink
Post by Marco V.
Post by selandros
[...]
E questo è inderogabile, direi, non trovi?
Ammetto che è operazione che ha un po' sorpreso anche me.
Era la risposta che mi aspettavo.
Post by Marco V.
Sì, ne parleremo nei dintorni di Pasqua. Credo di esserci, avrò molto meno
tempo, invece, nel periodo precedente.
Bene.
Post by Marco V.
Quanto all'incontro di persona, te ne dispenso:-). No scherzo, sarebbe
cosa gradita, e ciò vale per tutti gli amici di lunga data del ng, ma al
momento non potrei garantire la minima accoglienza. Insomma, mi trovereste
"partigiano" in montagna, con un bel "mitra" a tracollo:-)
Chi ti dice che non sarebbe anch'essa cosa gradita?

Ciao,
Sel.
Marco V.
2006-03-31 19:48:03 UTC
Permalink
Post by selandros
Post by Marco V.
Ammetto che è operazione che ha un po' sorpreso anche me.
Era la risposta che mi aspettavo.
Guarda un po', non mi ero accorto di avere già quel libro nella cassetta
della posta. E' un libriccino. Dire che la mia conoscenza del tedesco è
pessima è usare un eufemismo, ma a occhio direi che non c'è nessuna
illustrazione delle modifiche apportato al testo latino. Né nella
introduzione che precede il testo a fronte, né tra le note alla traduzione
tedesca con le quali il libro si conclude. La nota alla traduzione del
cap.IV della "Risposta" è la 29., ma in essa - a quanto pare - non c'è
nessun riferimento allo scambio "scimus"/"cogitamus" etc.
E non viene (ovviamente) specificata alcuna fonte per il testo latino.
Post by selandros
Chi ti dice che non sarebbe anch'essa cosa gradita?
Beh, per quanto ci si possa ritrovare tra rudi "imboscati" armati di "mitra"
(rudi, "imboscati" e "mitra" in senso lato:-)), a me piace usare un minimum
di ospitalità verso gli amici. E poi ti dirò che pur non essendo contrario
alle traduzioni del "virtuale" nel "reale", conservo uno scetticismo di
fondo. Molto *bello*, comunque, l'impulso che tutti noi sentiamo a voler
effettuare quella traduzione. E' il completamento della realtà, che preme.

["Passa*gg*io al bosco", ovviamente]

Salutoni,

Marco

P.S.
selandros
2006-04-01 19:56:15 UTC
Permalink
Post by Marco V.
Guarda un po', non mi ero accorto di avere già quel libro nella cassetta
della posta. E' un libriccino. Dire che la mia conoscenza del tedesco è
pessima è usare un eufemismo, ma a occhio direi che non c'è nessuna
illustrazione delle modifiche apportato al testo latino.
Confermi la mistificazione.
Confermo l'insulto nei confronti del mistificatore.
Ci sentiamo la settimana prossima.
Ciao 'imboscato'.
Sel.

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