Post by radhe radheधर्मक्षेत्रे कुरुक्षेत्रे
dha rmak ṣe tre ku ruk ṣe tre
g g g g, l g g g (quartiere con forma variabile)
वेता युयुत्सवः
sa ma ve tā yu yut sa vaḥ |
l l g g, l g l g (quartiere del cui la forma della prima metà è
variabile, della seconda, fissa)
perchè vaḥ è g?
Qui, solo perché è la sillaba finale dell'emistichio. Sola, sarebbe
laghu perché la vocale è breve e il visargah conta come una sola
consonante.
Post by radhe radheमामकाः पाण्डवाश्चैव
mā mak āḥ pā ṇḍa vāś cai va
g l g g, g l g g (una possibile sequenza in questo quartiere)
perchè ṇḍa è g?
पाण्ड è guru perché la vocale è lunga; anche se la vocale fosse breve,
la sillaba sarebbe guru a causa della doppia consonante che segue la
vocale.
Ho sbagliato, scusa, quella sillaba non può essere laghu, avrei dovuto
scrivere glgg, lggl.
Solo perché finale.
Post by radhe radheकिमकुर्वत संजय
kim a kur va ta sa ṁja ya
g l g l, l g l g (come il secondo quartiere)
perchè kim è g?
Sbagliato ancora, avrei dovuto analizzarlo così, llgl, lglg. Ancora,
la prima metà di questo caranam è variabile, può mostrare alcune
diverse sequenze di sillabe, ma la seconda metà è sempre fissa.
Spero che nell'identificare questi miei errori avrai imparato più che
se io non avessi sbagliato! Ma si sa che, imparando, e meglio se lo
studente -- o l'insegnante -- faccia qualche errore.
Perché finale.
Post by radhe radhePer quanto ne so io, lo śloka è il metro utilizzato nell'epica...non so
se in qualche sezione del mahabharata o ramayana è utilizzato qualche
altro metro oltre allo śloka.
Ce ne sono altri, sì. Nel Mahabharata la vasta maggioranza dei versi,
credo che circa novantacinque per cento, sono shloka, il resto sono
metri più lunghi e complessi che vengono usati generalmente in passi
più lirichi. Nel Ramayana la proporzione dei metri ornati è più
grande, generalmente il Ramayana è in uno stile più lirico, fatto
riflettato nella designazione tradizionale di questo epos come "il
primo kavya". Molti studiosi credono che il Mahabharata contenga pià
materiale che risale più o meno direttamente a una tradizione orale,
bardica, mentre il Ramayana sarebbe un epos letterario, imitativo, di
tipo virgiliano.
Post by radhe radheLo śloka è composto da 2 emistichi ognuno dei quali è composto da 4
pāda. (2 pāda compongono un caranam?)
Sembra che padah e caranam abbiano lo stesso significato. Certo ci
saranno dei termini sanscriti per emistichio e per l'emi-caranam (c'è
ardhacaranam, ma in questo momento non sono sicuro di non averlo
inventato io a qualche tempo), ma io non li so, non ho fatto uno
studio teoretico, in testi sanscriti, del metro. Tutto che ne so ho
saputo dal libro dal quale ho imparato la grammatica anni fa, _Teach
Yourslf Sanskrit_ da Michael Coulson, libro eccellente che ha anche
sezioni con informazione dettagliata sul metro, e che ho dovuto
consultare in questo momento scrivendo del padah e del caranam; e poi,
ho studiato un po' nelle grammatiche scritte da studiosi moderni, e
poi da volta in volta me ne hanno insegnato qualcosa i sanscritisti
che hanno letto i miei versi.
Post by radhe radheUn pāda è composto da 4 sillabe.
Di otto, invece, così dice Coulson.
Post by radhe radheNello śloka solo il secondo pāda di ogni caranam deve avere quantità
fisse
Secondo la mia informazione, sola la seconda metà del padah ha una
sequenza invariabile, sola una forma, ma la sequenza del primo e del
terzo padah dello shlokah (cioè la prima metà di ogni emistichio) non
è libera, ci sono sei o sette sequenze varianti che io conosco nel
Mahabharata e credo che possano esserci altre, sia nel Mahabharata che
in altre opere.
e l'ultima vocale dei secondi pāda può essere indifferentemente l
Anche del primo e terzo padah.
...ma non so se sia corretto pronunciarla guru se si tratta di una
Basandomi su quanto ho ascoltato della recitazione di sanscrito
durante gli anni, direi che non si deve cambiare la quantità di una
vocale breve che si trova nella sillaba finale. Una vocale breve sarà
sempre breve, anche se la sua sillaba sia finale. Il punto è che
nella corretta recitazione del verso sanscrito (e, penserei, della
prosodia quantitativa di ogni lingua), si deve distinguere fra le
sillabe brevi e lunghe in modo esagerato, e rappresentare ogni cesura
con un iato nella recitazione, il ciò naturalmente allungherà una
sillaba finale sia la sua vocale breve che lunga.