Post by bulgannForse non mi sono spiegata bene. Ci riprovo, ma tu non mi fraintendere
per principio, ok?
L'elite di ieri come quella di oggi � la casta degli studiosi, degli
stessi scrittori stessi, che si interrogano sull'opera nella sua
complessit� stilistica, estetica, etc. etc.
Qualsiasi lettore pu� leggere ed apprezzare un'opera, pochi sono
quelli che, riconoscendo i meccanismi profondi con cui essa gioca, pu�
dire di aver goduto fino in fondo di tutte le possibilit� che essa
contiene. Vedi quel pazzo di Eco che nei suoi romanzi ci mette non
solo elementi storici che tutti possono facilmente decifrare, ma
concezioni e filosofie strettamente legate alla sua semiotica (che,
sinceramente io non riesco ancora a decifrare), e che mandano in
delirio tutti i prof universitari di lettere.
Post by p***@gmail.comCome sarebbe, la mia elite?
La tua �lite, riferito alla definizione che tu dai al termine.
All'epoca di Goethe il lettore medio era meno definibile di oggi,
forse per il fatto che uno se ne fregava di tutte queste distinzioni,
ma credo fermamente che non tutti quelli che leggevano avevano gli
strumenti di cui ti ho fatto esempio. questi qui io li chiamo "lettori
medi". I numeri e le proporzioni, poi, � naturale che cambino da
secolo a secolo.
Nel caso di Goethe, poi, l'esempio era a dimostrare che il capolavoro
romantico ha raggiunto pure quelli che non ne capivano nulla di
composizione o di estetica, altrimenti si sarebbero suicidati non gli
studenti, ma i professori.
Post by p***@gmail.comIo ho solo osservato che non mi pare che al tempo di Goethe, quando
solo una elite era in grado di leggere, un'opera letteraria non oteva
che rivolgersi ad una elite, ancora piu' di oggi. Perche' allora non
ci si poneva neppure il problema di produrre delle opere da vendere
Anche su questo non sono d'accordo. Forse non � passato alla storia
perch� le opere proposte al "grande pubblico" di allora non rispondono
al gusto dei lettori di oggi e quindi sono state cestinate, ma ti
ricordo che A. Dumas ha pubblicato sui giornali (= per il grande
pubblico) la sua saga infinita sui moschettieri e che lo faceva per
soldi.
Post by p***@gmail.com"al grande pubblico" (una volta si sarebbe detto "alle masse", ma e'
un linguaggio un po' passato di moda), dato che questo era per lo piu'
analfabeta.
Se il grande pubblico era analfabeta, non era un pubblico. Il
pubblico, grande o piccolo, � la totalit� delle persone capaci di
usufruire dell'opera.
Post by p***@gmail.comIn quanto all'elite che ha gli strumenti per analizzare l'opera, se ti
riferisci ai critici questi non sono un'elite: sono una categoria
professionale. Io per esempio non sarei capace di risuolare una
scarpa; un calzolaio si'. Ma non ho mai sentito parlare di una "elite
dei calzolai"... Le opere letterarie non sono destinate ai critici, in
ogni caso.
Ho capito, ti fa difficolt� la parola �lite. Io l'ho sempre vista come
una passione, quella dello studioso, non come un mestiere.
Per quel che riguarda l'opera che non viene mai scritta per i
"critici"(l'�lite, per me), Joyce insegna.
Io non ti fraintendo affatto per principio... giuro! Ma non ti
capisco.
Io ho scritto che nessuna opera viene scritta per i critici (senza
virgolette): tu ci metti le virgolette e citi Joyce. Si da' il caso
che Joyce sia uno dei miei autori preferiti. Bene, di certo io non
sono un critico (senza virgolette): sono un ingegnere. Pero' non
capisco se sono un "critico" (con le virgolette, secondo la tua
definizione), e quindi parte dell'elite. Immagino di si', visto che mi
pare di capire che citi Joyce come esempio di autore che scrive per i
"critici". Lo prendo come un complimento...
Comunque, cio' che sto cercando di dire e' che quello che tu chiami
lettore medio al tempo di Goethe non e' affatto paragonabile al
lettore medio odierno. E questo non solo per una questione numerica,
ma anche qualitativa, perche' i pochi lettori dell'epoca avevano
mediamente una cultura letteraria maggiore dei molti di lettori di
oggi. Se, per fare un esempio, ti metti a chiedere a un po' di persone
che leggono testi sulla fisica quantistica quale sia il migliore testo
in circolazione sull'argomento, e' probabile che il libro che ti
consiglieranno sia davvero il migliore. Se invece chiedi in giro quale
sia il migliore romanzo contemporaneo, probabilmente i piu' citati
saranno "il codice da Vinci" o "Harry Potter". Se pero' chiedi a un
critico, ti dira' che quei libri non hanno nessun valore. Questo
perche' nel caso della fisica quantistica il campo dei lettori
corrisponde a quello degli specialisti, mentre nel caso del romanzo
no. E anzi, ormai in letteratura, cosi' come nella musica, o nel
cinema ecc. si e' arrivati al punto che i giudizi del pubblico e
quelli degli specialisti non solo non coincidono piu', ma addirittura
sono il piu' delle volte opposti. Per questo, come si e' visto anche
in questa discussione, il termine "best-seller" e' divenuto quasi
sinonimo di libro di scarsa qualita', cosi' come "musica commerciale"
o "film di cassetta". Ma questo avviene principalmente da quando
esiste la cultura di massa; al tempo di Goethe questa divaricazione
non c'era ancora stata, o era agli inizi (la letteratura d'appendice a
cui accenni tu e' un po' posteriore).
Saluti,
Marco