Post by wagChi mi spiega che è il canterbury?
w
non esiste apiegazione , in ambito prog canterbury è tutto quello che non si
riesce a dire che cosa è ... un po' come lo zeuhl .
in estrema sintesi :
"La musica di Canterbury, singolare distillato di rock, pop, jazz (classico
e free), anarchia, provocazione dadaista e humour molto "british"
metterei l'accento sul dadaista e sul jazz/rock gioioso.
Vai qui per saperne di più e meglio :
http://perso.club-internet.fr/calyx/
Per me i migliori :
Hatfield
Khan
Matching Mole
Gong
Tubular Bells ( indico volutamente senza l'artista)
Soft Machine ( 1 2 3 )
Caravan
Camel
A proposito ..... non trovo i DELIVERY chi mi aiuta ?
cmq , ( Rock Bottom ) siccome qualcuno lo ha già saccheggiato :
Il Challenger Deep nelle Marianas Trench è il punto dell'Oceano Pacifico
laddove si raggiunge la maggiore profondità marina: 11.000 m circa.
È il fondo dell'Oceano.
Il posto dove non è possibile concepire alcuna forma di vita "normale";
possiamo solo immaginare l'esistenza di una flora o di una fauna dalle
caratteristiche assolutamente ignote. È quello il regno che si pone come
ideale confine tra il "reale" e il "fantastico"; ed è lì che questo
meraviglioso disco di Robert Wyatt ci condurrà.
È lo stesso Wyatt a indicare il nesso tra la genesi di "Rock Bottom" e il
mare, nelle note dell'ultima edizione della Rykodisc: "Questa musica
cominciò a nascere a Venezia, durante l'inverno del 1972, sull'isoletta
della Giudecca in un vecchio palazzo che guarda alla laguna".
Sebbene siamo sicuri che la musica di questo disco fosse già immensa e
bellissima al suo natale, c'è un evento che ha inciso irreversibilmente su
di essa, su tutta la musica di Wyatt a venire e sulla sua vita.
Nel giugno del 1973, anno in cui doveva nascere il terzo disco dei Matching
Mole, Robert cadde da una finestra al quarto piano e riportò la frattura
della spina dorsale, perdendo per sempre l'uso di tutto ciò che si trova
sotto la cintola; costretto a vivere su una sedia a rotelle, nel 1974, otto
mesi dopo l'incidente, comincia dar forma al materiale rimasto in sospeso o
in parte elaborato in ospedale, durante la convalescenza. La nuova
condizione sarà un filtro inevitabile a tutto ciò che era in nuce all'inizio
del '73.
Finalmente la compenetrazione tra i linguaggi del rock e del jazz, che tanto
hanno significato nello sviluppo del progressive-rock da "Bitches Brew"
(l'opera seminale di Miles Davis) in poi, è completa.
Il disco, a differenza di ciò che Wyatt aveva prodotto sino ad allora, non
andrebbe considerato come l'insieme di sei tracce, ma come un flusso
continuo, come quelle correnti oceaniche che, viaggiando invisibili da un
capo all'altro del pianeta, si immergono e riemergono dagli abissi: una
lunga suite di 40 minuti.
"Sea Song", il preludio alla discesa, è quanto di più pacato e inquietante
si possa immaginare; si attraversa il grande portale delle barriere
coralline e lì comincia la lenta discesa dell'uomo solitario.
Con "Last Straw" egli attraversa i fittissimi strati d'acqua, sempre più
densi e dalla temperatura sempre più bassa: il gelo dell'anima. Un'atmosfera
tesa da un contrappunto di tastiere sul quale danza una melodia straniante
di chitarra (suonata dallo stesso Wyatt).
La transizione attraverso i densi strati si compie; ormai la luce del sole è
pallida ed è sempre più un pallido ricordo; i suoni assumono una nuova
timbrica e nelle prossimità del fondale estremo scorgiamo per la prima volta
le remote forme di vita degli abissi.
Robert, nel suo viaggio no-limits per l'orecchio e la mente, ci introduce a
questa magica visione con l'esplosione delle innumerevoli sovraincisioni
della tromba di Mongezi Feza, nel successivo "Little Red Riding Hood Hit The
Road"; la visione (acustica) di questo mondo sconosciuto toglie il respiro e
sembra voler farlo desistere, quasi non meritasse tale esperienza: "Oh dear
me, heavens above, oh no, no I can't stand it / Stop please, oh deary me,
what in heaven's name?". Il fondo è toccato.
L'eco delle trombe di benvenuto e una sottile linea di basso (grandioso
Richard Sinclair!) sono l'unica cosa che rimane; il mondo a noi conosciuto
finisce qui, con tutto il suo universo di suoni.
La permanenza sul fondo del Challenger Deep è rappresentata dal doppio brano
"Alifib/Alife". Le parole, inutile intralcio all'esternazione dei propri
sentimenti, si svuotano di significato corrente e diventano puro suono; le
frasi abbandonano ogni velleità di coerenza e ne rimane solo ritmo e
metrica. Il regno dei nuovi suoni esprime l'immensa solitudine dell'uomo e
il suo anelito di salvezza; l'amore per la vita, per la propria donna sono
l'unica cosa che possa tenerlo in vita in quelle estreme condizioni: "I
can't forsake you, or forsqueak you, Alife my larder.", parole che trasudano
nobilissimi sentimenti ma incomprensibili a livello del mare. È questa
dicotomia tra l'uomo che tocca il fondo del mare e tutti coloro che
rimangono in superficie a caratterizzare la doppia vita di questo brano,
probabilmente il momento più intenso di tutta la carriera di Wyatt.
La rinascita dell'uomo nuovo (è bene ricordare il finale dello splendido
"2001: A Space Odissey" di Kubrick) passa attraverso il suo progressivo e
inesorabile annichilimento; "Little Red Robin Hood Hit The Road", la catarsi
del viaggio è compiuta, l'uomo nuovo ha definitivamente abbandonato il suo
fardello di esperienze passate e può ricominciare la lenta risalita verso la
superficie. La gioia di vivere ha salvato il viaggiatore che, sugli accordi
di un bordone (suonato da Ivor Cutler), recupera la sua vita e i suoi
affetti, tutt'altro che scontati.
L'oceano è, pertanto, semplicemente, l'allegoria del cervello; come lo era
lo spazio profondo in "2001" o l'Overlook Hotel in "Shining". L'uomo che
scende alle profondità oceaniche è, così, l'intelletto; come la capsula di
David nel viaggio oltre l'infinito nel citato film di Kubrick.
Le domande poste sono urgenti e le risposte dovranno rappresentare il motivo
che spingerà l'uomo Wyatt a risorgere dagli abissi: chi sono? che devo fare?
Il rapporto con il suo passato, il luogo della memoria, lascia inappagate
tali domande. È solo attraverso l'annullamento di tutto ciò che "è stato"
che Wyatt può sperare di (ri)vivere. Del resto è lo stesso Wyatt a svelarci
l'arcano della sua nuova psicologia: ".mi crea parecchi problemi parlare di
ciò che accadde prima dell'incidente. In 'Rock Bottom' e nelle cose
successive mi riconosco ma il mio Io adolescente, il bipede batterista. non
lo ricordo e non lo capisco. Mi costa fatica parlare di com'ero prima; (.)
vedo l'incidente come una specie di linea di netta demarcazione tra la mia
adolescenza e il resto della mia vita".
Musicalmente, "Rock Bottom" rappresenta il raggiungimento della maturità
espressiva di Wyatt. Secondo le sue stesse dichiarazioni, egli è debitore
dei suggerimenti della sua compagna Alfreda Benge (affettuosamente chiamata
Alfie); la densità di struttura che aveva caratterizzato le sue composizioni
con i Soft Machine, prima, e con i Matching Mole, poi, veniva
definitivamente abbandonata. Ad essa si preferiva un'atmosfera distesa,
pacata, quasi da pace dei sensi, recuperando e amplificando l'atmosfera di
un brano "minore" dei Beatles, "Flying", a suo dire, uno dei suoi 10 brani
preferiti di sempre. Sebbene fosse diventata per lui un'esigenza, Wyatt si
getta sulle tastiere e sulla voce (d'ora in poi il suo vero "strumento") per
annegare la rabbia del dada-drummer che fu. La sezione ritmica del doppio
"Alifib/Alife", affidata al respiro/sospiro è entrata prepotentemente tra le
"trovate" più geniali di tutta la storia della musica.
Sebbene gli ospiti siano tanti, è innegabile che il disco suoni come l'opera
di un uomo solitario, sotterraneo, tanto da guadagnarsi il soprannome di
"Mole", la talpa. Sapientemente guidati da questo menestrello, pifferaio
magico delle anime dai tempi di "Moon in June", gli amici Richard Sinclair e
Hugh Hopper (al basso), Laurie Allan (alla batteria), Ivor Cutler (voce
recitante e bordone), Mongezi Feza (alla tromba), Gary Windo (al sax e al cl
arinetto), Fred Frith (alla viola, degno di un Cale di "Heroin"), Mike
Oldfield (alla chitarra) danno il meglio di loro stessi, rendendosi spesso
protagonisti di passaggi che hanno fatto la storia del loro strumento. È
grazie al loro amore per l'amico fraterno, alla produzione del batterista
dei Pink Floyd, Nick Mason, e alla dedizione di Alfie che Robert Wyatt ha
consegnato al mondo quest'opera che definire solo musicale è fin troppo
riduttivo. Ogni "presunzione" e "perversione" intellettuale è stata
abbandonata e un'intera vita con tutte le sue esperienze (sesso, alcool,
gusti.) si annulla. Il cerchio aperto dalla epocale "Moon in June" si chiude
definitivamente, consegnadosi al giudizio della storia e dei posteri. La
tettonica che scaturiva dall'eterna contrapposizione tra il jazz e il rock
si chiude su se stessa e ne rimane solo una musica da camera, trionfo del
nuovo intelletto; come David, al termine del suo viaggio-allucinazione, si
ritrova in una camera dall'arredamento settecentesco (il secolo dei "lumi")
nel finale di "2001", di cui "Rock Bottom" non è che, secondo la mia
personale opinione, il suo allucinato e musicale remake.
"Rock Bottom" rappresenta la definitiva chiusura di un'epoca, tanto per
l'uomo Wyatt quanto per la storia della musica popolare. È il fulcro
inevitabile della storia del rock e ogni giudizio su ciò che c'era prima e
ciò che è venuto poi va in un modo o nell'altro ricondotto a questo disco.
Ancora oggi esso è acclamato come uno dei migliori dischi rock mai prodotti,
vincitore, nel '74, del French Grand Prix "Charles Cros" Record of the Year
Award ed è il disco per il quale Robert Wyatt riceve quotidianamente
innumerevoli testimonianze di affetto e dedizione da tutto il mondo.
Raramente l'opera d'arte si fonde con la vita del suo autore, quasi non
esistesse più alcun confine tra le due esistenze: in fondo il calvario
personale di Wyatt, incidente-convalescenza-resurrezione, non potrebbe
essere visto come il viaggio metafisico del David di "2001" al pari della
sua opera? Quante volte questa triade ha generato arte? Nei dipinti di
Caravaggio, negli ultimi Quartetti per archi di Beethoven, nel romanzo
"Delitto e Castigo" di Dostoevskij e, infine, in "Rock Bottom", le anime
multiformi dei loro autori, le cui intime tragedie erano precluse a chi li
circondava, avevano bisogno "dell'onda increspata dei [loro] sentimenti, dei
[loro] slanci, delle [loro] speranze frustrate, delle [loro] rivolte, della
[loro] malinconia e, nonostante tutto, della [loro] volontà di potenza e di
gioia; aveva[no] bisogno della polifonia più agile e più intima." (R.
Rolland)
Questo disco, in realtà, contiene mille e mille allegorie (di cui quella
descritta qui ne è solo una possibile) e non ne contiene nessuna; ognuno di
noi ci troverà il proprio essere e la sua personale visione (tutte
legittime); a patto di lasciarsi guidare da questa musica senza opporre
alcuna resistenza, senza chiedersi troppi perché e senza prendersi mai
troppo sul serio. rimanere flaccidi. È l'unico modo per uscire "indenni" da
questa esperienza, con un briciolo di umanità in più.
"Il dottore era stupefatto. Mi disse: 'Doveva essere proprio ubriaco per
rimanere così rilassato mentre cadeva dal quarto piano'. Se fossi stato
appena un po' più sobrio, probabilmente oggi non sarei qui: avrei teso tutto
il corpo per la paura e quindi mi sarei fracassato".
Gaetano La Montagna