Elephans Volans
2011-12-26 13:27:54 UTC
http://blog.auto.it/blog/2011/10/19/l%e2%80%99auto-elettrica-non-decolla-in-italia-ne-in-europa-eppure/
Tutti, o quasi tutti, le elogiano. Affermano che rappresentano il futuro
della mobilità. Che sono ecologiche, cioè pulite. I politici, soprattutto
quelli italiani, che a quanto a ipocrisia sono i migliori in Europa se non
addirittura nel mondo, non perdono occasione per magnificarne le qualità.
Senza saperne niente. I sindacati – quelli delle vertenze Fiat – sostengono
che bisogna ripensare il tipo di vettura da costruire, e perciò Sergio
Marchionne è su “quelle” deve puntare. “Quelle” sono le automobili
elettriche, spinte cioè da motori alimentati da batterie. Considerando la
quantità di gente che si sgola per promuoverne i vantaggi, ci si immagina
che in Italia stiano avendo un successo strepitoso. È così?
Il dato più recente spiega che nei primi 6 mesi del 2011 in Italia di auto
elettriche – elettriche, non ibride – ne sono state vendute 103. Ripeto:
cento-tre. La cifra considera soltanto le immatricolazioni ai privati, e non
gli esemplari acquistati da aziende, comunque molto pochi, oppure da enti
pubblici; che le scelgono per un’immagine “ecologica”.
I privati, cioè i normali cittadini, non sono dunque attratti dalle vetture
a zero emissioni. Perché? C’è chi sostiene che il loro prezzo è ancora
elevato e chi ritiene che non ci sia ancora sufficiente conoscenza di questa
tecnologia. La realtà è che il prodotto non decolla affatto, almeno in
Italia.
Neppure tra chi è più ecologista-che-non-si-può e tra chi usa la vettura
quasi esclusivamente in città. Nemmeno tra quelli che insultano chi, magari
distratto, tiene il motore accesso quando la vettura è ferma. Neanche tra i
politici che vorrebbero l’abolizione dell’automobile a benzina o a gasolio.
Perchè di petrolio non c’è poi molto.
Invece il litio – il metallo utilizzato per le batterie, quindi la materia
prima per l’auto elettrica – pare sia disponibile in abbondanza. Secondo
alcuni esperti, sarebbero disponibili, nel mondo, 14 milioni di tonnellate
di litio in forma metallica, sufficienti per produrre 600 milioni di vetture
elettriche. Se facciamo i conti, non è poi che sia tantissimo.
Le auto elettriche, in altri paesi europei, stanno avendo una diffusione
che, sebbene minima, è comunque più incoraggianti di quella italiani. In
Germania, nei primi 6 mesi 2011 e sempre considerando i privati, sono state
vendute 1020 unità, in Francia 953, nella minuscola Norvegia 850 e in Gran
Bretagna 600. Numeri bassi, ininfluenti. Una ricerca di mercato effettuata
in Europa nel 2009 aveva indicato in una quota tra il 7 e un ottimistico 10
per cento il parco di vetture elettriche nel 2020. Nella migliore delle
ipotesi: ogni 10 auto vendute, una sarà elettrica.
Eppure i costruttori investono in questo tipo di motorizzazione. La BMW, per
esempio, ha speso oltre 500 milioni di euro per la costruzione di un nuovo
stabilimento, ovviamente in Germania, dal quale nel 2013 saranno realizzati
in serie i modelli del nuovo marchio “BMW i”, a cominciare dalla compatta
“i3” alimentata appunto da batterie. Mercedes, Peugeot-Citroen, Nissan,
Chevrolet lo hanno già fatto. Perché? Ci credono, ritengono che sia una
tecnologia di transizione in attesa di un “carburante” davvero alternativo
al petrolio. Ma, soprattutto, perchè lo chiedono la “politica” e le
strategie di marketing. I Governi incentivano l’acquisto delle auto a zero
emissioni e avere in listino un modello elettrico dà sicuramente l’immagine
di costruttore attento all’ambiente.
Tutti, o quasi tutti, le elogiano. Affermano che rappresentano il futuro
della mobilità. Che sono ecologiche, cioè pulite. I politici, soprattutto
quelli italiani, che a quanto a ipocrisia sono i migliori in Europa se non
addirittura nel mondo, non perdono occasione per magnificarne le qualità.
Senza saperne niente. I sindacati – quelli delle vertenze Fiat – sostengono
che bisogna ripensare il tipo di vettura da costruire, e perciò Sergio
Marchionne è su “quelle” deve puntare. “Quelle” sono le automobili
elettriche, spinte cioè da motori alimentati da batterie. Considerando la
quantità di gente che si sgola per promuoverne i vantaggi, ci si immagina
che in Italia stiano avendo un successo strepitoso. È così?
Il dato più recente spiega che nei primi 6 mesi del 2011 in Italia di auto
elettriche – elettriche, non ibride – ne sono state vendute 103. Ripeto:
cento-tre. La cifra considera soltanto le immatricolazioni ai privati, e non
gli esemplari acquistati da aziende, comunque molto pochi, oppure da enti
pubblici; che le scelgono per un’immagine “ecologica”.
I privati, cioè i normali cittadini, non sono dunque attratti dalle vetture
a zero emissioni. Perché? C’è chi sostiene che il loro prezzo è ancora
elevato e chi ritiene che non ci sia ancora sufficiente conoscenza di questa
tecnologia. La realtà è che il prodotto non decolla affatto, almeno in
Italia.
Neppure tra chi è più ecologista-che-non-si-può e tra chi usa la vettura
quasi esclusivamente in città. Nemmeno tra quelli che insultano chi, magari
distratto, tiene il motore accesso quando la vettura è ferma. Neanche tra i
politici che vorrebbero l’abolizione dell’automobile a benzina o a gasolio.
Perchè di petrolio non c’è poi molto.
Invece il litio – il metallo utilizzato per le batterie, quindi la materia
prima per l’auto elettrica – pare sia disponibile in abbondanza. Secondo
alcuni esperti, sarebbero disponibili, nel mondo, 14 milioni di tonnellate
di litio in forma metallica, sufficienti per produrre 600 milioni di vetture
elettriche. Se facciamo i conti, non è poi che sia tantissimo.
Le auto elettriche, in altri paesi europei, stanno avendo una diffusione
che, sebbene minima, è comunque più incoraggianti di quella italiani. In
Germania, nei primi 6 mesi 2011 e sempre considerando i privati, sono state
vendute 1020 unità, in Francia 953, nella minuscola Norvegia 850 e in Gran
Bretagna 600. Numeri bassi, ininfluenti. Una ricerca di mercato effettuata
in Europa nel 2009 aveva indicato in una quota tra il 7 e un ottimistico 10
per cento il parco di vetture elettriche nel 2020. Nella migliore delle
ipotesi: ogni 10 auto vendute, una sarà elettrica.
Eppure i costruttori investono in questo tipo di motorizzazione. La BMW, per
esempio, ha speso oltre 500 milioni di euro per la costruzione di un nuovo
stabilimento, ovviamente in Germania, dal quale nel 2013 saranno realizzati
in serie i modelli del nuovo marchio “BMW i”, a cominciare dalla compatta
“i3” alimentata appunto da batterie. Mercedes, Peugeot-Citroen, Nissan,
Chevrolet lo hanno già fatto. Perché? Ci credono, ritengono che sia una
tecnologia di transizione in attesa di un “carburante” davvero alternativo
al petrolio. Ma, soprattutto, perchè lo chiedono la “politica” e le
strategie di marketing. I Governi incentivano l’acquisto delle auto a zero
emissioni e avere in listino un modello elettrico dà sicuramente l’immagine
di costruttore attento all’ambiente.