Post by KiuhnmIn definitiva, secondo me non esistono degli assoluti e ci sono tanti
meccanismi che entrano in gioco, quindi la questione non è così netta
come potrebbe sembrare.
Inoltre non è uguale per tutti.
dal lato dell'apprendimento, è esattamente come dici tu, ognuno legge e
impara secondo il suo metodo, le sue abitudini, e soprattutto secondo i
suoi interessi
Dal lato della produzione del testo, invece, esistono delle procedure
che hanno necessariamente carattere generale - e quindi sono un vestito
fatto in serie, non su misura - che mirano a facilitare la lettura e la
comprensione.
Queste procedure si sono sviluppate attraverso i secoli, dall'invenzione
della scrittura, e poi della tipografia, in tre direzioni:
1. la forma dei caratteri, che devono essere perfettamente distinguibili
l'uno dall'altro, senza però dare luogo a difformità e disarmonie nella
composisione della riga e della pagina;
2. la punteggiatura, che all'inizio aveva lo scopo di aiutare la lettura
ad alta voce, fornendo indicazioni sull'intonazione e le pause; poi ha
sostituito la voce, e si è messa al servizio della lettura silenziosa,
sottolineando la struttura sintattica della frase, e le caratteristiche
espressive del testo (quindi anche con una certa soggettività da parte
dell'autore);
3. la distribuzione del testo, attraverso la separazione dei capoversi,
la presenza di titoli, in genere organizzati gerarchicamente, con
opportune evidenziazioni attraverso gli spazi, l'allineamento, il tipo,
il formato e la dimensione dei caratteri ecc.;
- La sillabazione in fine riga è a cavallo fra i punti 2 e 3, e la
finalità principale è quella di non spezzare artificiosamente le parole,
ma lasciare la sensazione di un discorso continuo. Di qui la necessità,
per esempio, di non mandare a capo una singola sillaba, di non produrre
in fondo del capoverso una riga troppo breve (così come relativamente al
punto successivo si eviteranno le "vedove" e gli "orfani").
La sillabazione in fine riga deve essere il più posibile naturale; in
italiano, grazie ad un'ortografia quasi del tutto fonetica, e ad un
accento tonico non eccessivamente forte, è possibile dividere la parola
in elementi più piccoli, le sillabe, che, a differenza di altre lingue,
hanno durata più o meno uguale. I questo senso, pur nella varietà delle
soluzioni, alla fine quella che prevale è una divisione dei tipo
nel-
l'immediato,
poiché l'apostrofo non è altro che il segnale grafico dell'omissione di
una vocale in un gruppo che foneticamente tutti pronunciano come un
blocco unico
nel-lim-me-dia-to.
Naturalmente, a rigore, sono state indicate come ammissibili anche anche
le soluzioni
nell'-
immediato
e
nello
immediato
e vabbe'. Ognuno sceglie quella che preferisce - naturalmente, poi deve
rimanere coerente a questa scelta. Un'alternaza di diversi sistemi è
sempre segno di sciatteria.
Infine c'è l'organizzazione del testo in una pagina, che è quello che il
lettore si trova di fronte (non conosco, e non mi interessa affrontare,
i problemi della presentazione del testo in uno spazio ridottissimo come
lo schermo del telefonino).
La pagina deve essere abbastanza ampia per permettere al lettore di
abbracciare ampie parti del testo; ma non troppo, altrimenti lo sguardo
si perde e comincia un'affannosa ricera "dove sono?" Per lo stesso
motivo le righe non devono essere né troppo sottili, con caratteri
minuscoli, e interlinea ridottissimo, né troppo grandi, con caratteri
troppo grandi e grandi spazi fra le righe.
È chiaro che qui intervengono anche altre preoccupazioni, come la
necesità di risparmiare carta per testi molto lunghi; e altre esigenze
nascono in libri in cui le illustrazioni sono elemento essenziale e
condizionano la distribuzione del testo. Ma in un testo di carattere
"normale", tipo narrativa o saggistica di poche centinaia di pagine,
alla fine tutti convergono verso misure medie; ed è caratteristico che i
libri per bambini sono scritti in genere con caratteri grandi. Questo
non certo perché si rivolgono a lettori con difficoltà di vista;
semplicemente, si sa che la lettura sintetica, per blocchi, è il punto
di arrivo di un lungo processo di apprendimento, e quindi si aiuta il
piccolo lettore ad orientarsi creando visivamente blocchi grandi di
poche parole.
Esistono anche esigenze di tipo estetico; come in ogni tipo di
produzione, vi sono nel corso del tempo diverse scuole di design anche
in tipografia. Ma rimane una regola fondamentale, che è la "trasparenza"
della pagina. Chi prende in mano un libro di solito non vuole ammirare
l'abilità e la creatività del compositore e dello stampatore, ma leggere
ed assimilare il testo. La tipografia è quindi la tipica tecnica in cui
l'arte consiste proprio nel celare l'arte stessa.
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Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
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