Post by rosalucsemburgPer chi - come te - non è un mr X, quali sono gli obiettivi e le strategie a
breve, medio e lungo termine?
E' sempre più difficile costruire modelli isolati da analizzare per trovare
risposte alle situazioni di crisi. Il fenomeno della globalizzazione non
consente più realmente di ridurre il numero di elementi di un problema affinchè
risultino chiari e maneggevoli i termini della questione.
Tanto per esemplificare: se il contadino cinese inurbato che vive dall'altra
parte del mondo si mette a cucire camicie il sarto col negozio sotto casa deve
chiudere bottega e cambiare vita. Dunque, se voglio occuparmi delle difficoltà
del sarto devo considerare non solo le relazioni col suo quartiere e la qualità
e quantità del lavoro che svolge ma anche qualcosa di molto lontano.
Tuttavia, nonostante l'integrazione sempre più spinta, vi sono alcune
prospettive che, pur essendo tra loro correlate, presentano caratteristiche che
ne rendono possibile l'individuazione e la trattazione secondo modelli ridotti.
Trattando le questioni in termini di *relazione* si può ragionare di individui,
di culture, di popoli, di equilibri naturali del pianeta, di classi sociali, di
progresso ed altro ancora, nella cornice della situazione attuale e in
prospettiva futura.
Vi sono essenzialmente tre questioni che mi sembrano spiccare sulle altre:
- la relazione dell'umanità col pianeta;
- gli effetti del progresso, inteso come incremento della capacità tecnologica e
produttiva nella produzione di beni;
- la relazione tra le culture e il processo di globalizzazione.
Il primo punto sembra essere diventato il più urgente e critico: sono ormai
diffusamnete condivise le preoccupazioni per gli equilibri dell'ecosistema
planetario.
Esistono seri studi che proiettano nell'immediato futuro una situazione di
catastrofico degrado ambientale dovuto in parte alle naturali variazioni
climatiche e ambientali e in parte massiccia agli effetti dell'incremento
demografico umano e al consumo delle risorse ambientali.
Una delle più inquetanti possibilità che si cominciano ad accennare è che il
processo di alterazione ambientale, finora immaginato con un andamento di
progressione lineare, imbocchi un percorso fatto di "salti" degenerativi
settoriali in grado di innescare una serie di eventi tra loro collegati che
potrebbero provocarne un'accelerazione imprevedibile.
L'ecosistema viene costantemente alterato e distrutto da un apparato produttivo
in perenne ricerca di materie prime da trasformare e di fonti energetiche per
alimentare lo sviluppo.
Il risultato di questo processo, come appare ad un osservatore che si ponga,
virtualmente, all'esterno alla contingenza , è uno stolto progresso verso la
distruzione delle basi stesse della sopravvivenza dell'umanità.
Da questo punto di vista il termine "progresso" acquista un significato
decisamente negativo, se lo si considera nella sua declinazione capitalistica:
quello che a molti appare come un processo virtuoso di aumento diffuso del
benessere è invece causa di preoccupazione e di potenziali disastri. Non solo
questo, ovviamente, perché la diffusione di benessere materiale e di ricchezza
dovuta all'azione del sistema capitalistico non può essere negata.
Il concetto di progresso in sè è neutro, indica una mera evoluzione, affinché
acquisti un significato utile al nostro discorso occorre associarvi una
direzione e una forza; finora abbiamo esaminato il progresso con la direzione e
la forza impressigli dal capitalismo. Qui però occorre approfondire la
contraddizione tra progresso capitalistico che genera pericoli gravi per gli
equilibri naturali del pianeta e progresso capitalistico che genera benessere
materiale e ricchezza anche per gli strati più poveri della popolazione mondiale.
La radice di questa contraddizione sta nel fatto che la direzione e la forza
impressa al progresso viene data da una entità non intelligente, non in grado di
interrogarsi sugli effetti della sua azione.
Non si tratta dunque di esprimersi pro o contro il progresso, che sarebbe una
semplice valutazione data su un fenomeno dinamico, ma sull'entità che ne decide
il verso: il sistema capitalistico.
Naturalmente per sistema capitalistico si intende un complesso meccanismo che
non si esaurisce nella definizione economico-produttiva che se ne può dare, si
tratta di un sistema che poggia e che trae alimento e forza da un insieme di
fattori difficilmente definibili in modo decente in poche righe.
Si può accennare che al moderno sistema capitalistico concorrono principi di
tipo istintuale: l'ambizione dell'individuo al potere e alla ricchezza (che sono
la stessa cosa); di tipo teorico-teologico: l'uomo ha il diritto di imperio sul
mondo, il mondo è sua proprietà; di tipo sociale: i più forti hanno il diritto
di prevalere sui più deboli; di tipo religioso: non compete all'uomo
interrogarsi sui motivi del suo dominio sul mondo; di tipo pseudoscientifico, ma
sostanzialmente religioso: il mercato è guidato da una "mano invisibile" capace
di scegliere sempre la via più giusta per tutti; ed altri ancora.
Ma a questi principi si sono aggiunti fattori più recenti quali l'enorme aumento
dell'efficacia dei mezzi tecnologici, che moltiplicano gli effetti del dominio;
la razionalizzazione organizzativa di un sistema economico-produttivo che oggi
si espande in modo coerente sulla scala planetaria; l'integrazione e la
sovrapposizione del potere di questo sistema con i poteri statali tradizionali,
in particolare con i poteri cosiddetti "democratici".
Il risultato è che ogni individuo umano partecipa all'esistenza di una sorta di
superindividuo planetario, come una formica partecipa all'esistenza del
complessivo formicaio o come una cellula compone l'individuo medusa, senza
averne alcun controllo, anzi essendo obbligato o a compiere la sua parte o
assere soppresso.
Questo superindividuo, purtroppo, non ha alcuna intelligenza, possiede solo
riflessi istintuali di conservazione e di predazione.
Uno degli incubi diffusi che hanno avuto corso nel fluire della storia riguarda
l'esistenza di gruppi segreti che muovono nell'ombra gli equilibri del mondo.
Se mai sono esistiti tali gruppi oggi non è più così, oggi nessuna intelligenza
umana, benevola o malvagia che sia, governa le leve del potere mondiale, oggi a
governare il mondo è un superindividuo impersonale, un sistema.
Una delle prove più eclatanti di questo, a parte lo scempio delle risorse
naturali e l'indifferenza per la costante sovrappopolazione della Terra: due
processi capaci entrambi di portare alla distruzione la nostra civiltà, consiste
nella corsa agli armamenti nucleari che si è andata sviluppando dal secondo
dopoguerra in avanti.
La assoluta idiozia di accumulare tante di quelle armi nucleari da distruggere
molte volte ogni forma di vita sulla Terra è pari solo all'inconsapevolezza di
un bambino che gioca con un arma carica. Nessun gruppo di persone, salvo che non
mirasse alla distruzione totale del mondo, avrebbe intrapreso tale strategia.
Eppure questo è il livello di intelligenza che complessivamente esprime il
nostro sistema.
Nonostante molti abbiano preso coscienza di questa realtà per vie diverse,
nessuno è in grado di modificare il corso degli eventi, anzi, chi ha manifestato
una coscienza critica e la volontà di attuare un progetto di reale cambiamento o
è stato spazzato via o è oggetto di una forte reazione.
Ad oggi, essendo sconfitta e scomparsa la potenza politica e ideologica capace
di opporsi in concreto al dominio del superindividuo capitalista, il nuovo
obiettivo sono le idee, cioè la consapevolezza della realtà e la possibilità di
opporvisi.
Se questa è la realtà risulta che il progresso sul quale contano molte
popolazioni che vivono nella miseria più nera per avere maggior benessere è solo
una promessa fatta da un bambino.
L’India, ad esempio, sta uscendo dalla sua millenaria condizione di
sottosviluppo che significa povertà estrema per i ceti più in basso nella scala
sociale, così si dice, grazie al progresso capitalistico. In realtà la sua
antica cultura viene distrutta, le sue foreste tagliate, il suo territorio
trasformato, ogni sapere, ogni scienza e ogni profonda visione del mondo, che
hanno consentito al popolo indiano di vivere per millenni in sostanziale armonia
con la Terra, vengono barattati in cambio dell’associazione ad un sistema che,
l'abbiamo sperimentato ampiamente noi occidentali, non porta più felicità
all’individuo, né più dignità perché, semplicemente, non è questo il suo scopo:
il suo scopo è solo quello di continuare a crescere.
E’ vero che le punte più aspre dell’indigenza potranno essere smussate, che una
migliore qualità della salute potrà essere raggiunta, che la fame potrà essere
in gran parte sconfitta ma a quale prezzo?
A contatto col modello concettuale-teorico proposto dal sistema capitalistico,
accompagnato e affermato da un forte potere, ogni cultura viene frantumata.
Si assiste spesso all’azione della una strategia messa in atto per vincere le
resistenze delle tradizioni e dei saperi non conformi al modello
sociale-culturale compatibile col capitalismo. In estrema sintesi: ogni modello
di organizzazione sociale, economica, culturale non conforme viene bollata come
antidemocratica.
Non importa a nessuno se quei modelli sono il frutto di lunghi adattamenti per
adeguare la forma della società all’ambiente e alle condizioni storiche in cui
le popolazioni si trovano a vivere, esse sono antidemocratiche in quanto non
conformi.
Sulla base di questo assioma sono state mosse guerre sanguinose, distrutte
popolazioni, culture e compiute azioni nefande di ogni genere.
In realtà i modelli conformi sono almeno due: il regime parlamentare a suffragio
universale e la dittatura di destra, quest’ultima riservata ai casi difficili.
Che la democrazia parlamentare presenti lati deboli si sa fin dalle sue origini,
da quando onesti e illustri cittadini subirono l’ostracismo e la condanna a
morte a causa della capacità di orientare l’opinione pubblica di ottusi e di
demagoghi: la fine ingiusta di Socrate ne è l’esempio più alto.
Per dimostrare che questa debolezza è tuttora presente e come essa può essere
sfruttata dal potere non occorre spendere troppe parole: basta considerare
l’ascesa di Berlusconi in Italia, come è avvenuta e con quali mezzi.
Ma il modello “democratico” è altamente sospetto per un motivo ancora più forte:
non è mai successo, che io sappia, che un regime basato su di esso sia entrato
in conflitto coll’assetto capitalistico del sistema economico-produttivo, salvo
nei casi in cui abbia avuto luogo la diffusione, presso parte consistente della
popolazione, di un sistema ideologico ben strutturato avverso al capitalismo.
La concezione liberale dello stato non ha nulla da dire sul modello e sulle
finalità del potere economico, salvo garantire che esso abbia la possibilità di
agire, come ogni altro potere e modello. Come se non contasse nulla la capacità
di subornare che ha il potere del denaro.
Ecco allora che è di fondamentale importanza mantenere aperta la possibilità che
vi siano idee diverse, concezioni diverse dello stato e della società, affinché
rimanga la possibilità di scegliere e, soprattutto, di comprendere.
Il metodo di analisi, di comprensione della realtà dei sistemi, dei rapporti di
forza, dei metodi di affermazione che usa il potere economico per creare
consenso che ha maggiore efficacia ritengo sia quello indicato da Marx-Engels.
Porsi di fronte alla storia come lo scienziato si pone davanti al suo
esperimento: rigettando ogni verità trascendente e ogni preconcetto infondato,
verificando la teoria e l’analisi con l’esperienza.
Rifiutare la riduzione dei conflitti ad una battaglia di “verità” contrapposte,
ma accettando la soluzione più prossima proposta dal confronto dialettico.
Non a caso di Marx-Engels cito il metodo e non l’analisi, perché la seconda,
come essi stessi insegnano, non può mai essere conclusa, deve ogni volta essere
verificata al cambiare delle condizioni.
Lo scopo di tutto è nel perseguimento dei principi che ho esposto nel primo
post, in particolare: ogni essere umano ha diritto al rispetto della sua
dignità, che ha lo stesso valore di quella di ogni altro essere umano.
Tutta questa premessa, disorganica e incompleta che sia, l’ho voluta mettere
affinché la risposta alla domanda che mi hai posto, cara rosalux, non appaia del
tutto infondata.
Post by rosalucsemburgPer chi - come te - non è un mr X, quali sono gli obiettivi e le strategie a
breve, medio e lungo termine?
Nel breve termine direi che l’obiettivo fondamentale è quello di difendere
tenacemente e di diffondere il più possibile le idee e i metodi di analisi in
grado di fornire la consapevolezza dello stato delle cose.
Sembra un obiettivo poco concreto invece, in un mondo in cui il potere esercita
la propria influenza con mezzi e strutture sempre più immateriali, questo è il
vero campo di battaglia del futuro. E’ proprio per questo, per soffocare le
idee e la capacità di comprendere, di affermare principi di solidarietà laica,
che vengono dispiegate tante risorse dai nostri avversari.
A me piacerebbe che l’Italia, se vinciamo le elezioni, diventasse un polo di
diffusione di idee nuove, alternative al progetto di omologazione planetaria che
si sta tentando di attuare.
Per quanto riguarda la battaglia contro la miseria nel mondo ho due modelli in
mente che possono esemplificare una prospettiva possibile e concreta: Cuba e la
Cina, pur non considerando nessuno dei due un modello definitivo.
Cuba dimostra come si possa essere materialmente poveri ma dignitosi,
sopravvivendo ad un assedio di decenni, e nello stesso tempo investendo in
conoscenza, in servizi sociali, in solidarietà, in collaborazione etica con
altri paesi.
La Cina offre un idea di come si possa sfruttare la grande efficienza del
sistema di mercato limitandone però il campo di azione all’ambito
economico-produttivo e conservando al potere politico la capacità di indirizzo.
La Cina è l’unico grande paese al mondo in cui il governo abbia accettato la
responsabilità del contenimento demografico, emanando leggi precise e attuato
provvedimenti concreti per la limitazione delle nascite.
Ha accettato il disordine e i conflitti sociali derivanti dalla liberalizzazione
controllata del sistema produttivo per raggiungere rapidamente uno standard di
efficienza che le consenta di crescere abbastanza da sostenere l’urto degli USA.
Ancora una volta, dopo l’URSS, un paese a regime socialista è sottoposto a
fortissime pressioni affinché di “apra” al mercato mondiale dei capitali.
Ha un governo che pensa e che progetta un futuro praticabile, non per
affermazione di potenza o per conquistare mercati ma per costruire condizioni di
sopravvivenza dentro i suoi confini.
Dall’esempio di questi due paesi penso che si possano trarre proposte e modelli
applicabili ad altri paesi in via di sviluppo.
Occorre fornire supporto all’ONU, embrione di una direzione pensante del mondo,
sempre più umiliata dallo strapotere del capitale mondiale.
Occorrerebbe fondare una Banca Etica Mondiale, che abbia come scopo quello di
fornire aiuti non invasivi e ritagliati sulle esigenze dei paesi poveri per
favorirne lo sviluppo autonomo e duraturo.
Sarebbe opportuno che si inaugurasse una nuova era del colonialismo, questa
volta a favore dei paesi “conquistati” ma non per questo a svantaggio dei
“conquistatori”, stimolando l’investimento di risorse in sviluppo e
collaborazione, a partire dalle piccole cose nel posto giusto, fornendo
tecnologia di base e finanziamenti mirati per evitare il collasso delle società
e delle economie tradizionali senza alterarne gli equilibri tradizionali.
Ma soprattutto togliendo alla colonizzazione culturale delle missioni religiose
il monopolio della formazione della conoscenza.
Per ora mi fermo qui, spero di continuare presto il discorso sul “che fare”.
Ciao.
--
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