Post by zazie reloadede da quando?
mi risulta che fosse inglese
prima ancora egiziana e turca
Non è MAI stata palestinese
Ricordo che gli ebrei hanno fatto una lotta di liberazione contro gli
inglesi, non contro i palestinesi (visto appunto che uno stato palestinese
non è mai esistito)
Sei solo ignorante come una capra o fai finta?
Chiedo scusa. Vorrei dire che prima di dare più o meno gratuitamente
dell' ignorante a qualcuno, senza arrivare comunque a soluzioni
credibili e auspicabili, sia venuto il momento di chiarire
sinteticamente (più di così non si può) come stiano le cose. O meglio
come siano andate le cose negli ultimi 150 anni e dovrebbe essere più
che sufficiente. Ho trascurato di proposito ciò che precede
l'occupazione inglese della Palestina, perchè mi sembrerebbe folle
andare ancora a perdersi con 3000 anni di storia e cioè di chi c'era
prima e chi sia venuto dopo, anche perchè non servirebbe forse a
nulla per chiarire i problemi che affliggono il mondo contemporaneo.
Ho trovato una serie di articoli che mi hanno data l'impressione di
una certa, ragionata e fredda costatazione e ricostruzione dei fatti.
Li ho letti, ho cercato di riassumerli e li trascrivo. Spero vi siano
utili a capire come lo sono stati a me. Se non serviranno a niente,
pazienza. Vedremo cosa aggiungerà il carismatico Obama a quello che è
sotto descritto e alla fine, se neppur lui saprà cavare il classico
ragno dal buco, non mi resta che augurarvi, come al solito, il sempre
valido....armatevi e partite !
Saluti
GP
QUOTE:
La consistenza dell’Impero coloniale nel subcontinente asiatico poneva
agli Inglesi il grosso problema del controllo della principale via di
comunicazione tra il Mediterraneo e l’Oceano Indiano, cioè il Canale
di Suez.
La spartizione dell'Impero turco, sconfitto nel Dicembre del 1917,
dette all'Inghilterra l'opportunità che cercava. Gli Inglesi
occuparono di fatto la Palestina.
Le difficoltà opposte all’integrazione sociale degli Ebrei in Europa e
in America dal segregazionismo prima religioso, poi economico, sociale
ed infine addirittura etnico sollecitarono un’attenzione degli
individui e delle Comunità verso il recupero dell’identità
territoriale israelitica in Palestina.
Dopo il fallito tentativo del Duca di Nasso, che a metà del XVI secolo
aveva tentato di creare una colonia ebraica vicino Tiberiade, niente
di concreto fu fatto per molte generazioni ... A metà del XIX secolo
in Palestina c’erano alcune decine di migliaia di Ebrei, che vivevano
principalmente di chalukà (elemosina) inviata dai correligionari
d’Europa, trattati con disprezzo, qualche volta anche con crudeltà,
dagli arabi ... L’età vittoriana assistette ad una certa
razionalizzazione dell’antica concezione messianica. Il fiorire
dell’idea nazionale in tutta l’Europa modificava le concezioni dei
teorici ebrei ... Filantropi ebrei e non-ebrei, come l’inglese Sir
Moses Montefiore, l’americano Judah Touro (1775-1854) ed un cristiano
entusiasta, Laurence Oliphant (1829-1888) elaborarono dei piani per
attirare la popolazione ebraica povera di Gerusalemme e delle altre
città verso il lavoro produttivo della terra. L’Alliance Israèlite
Universelle aprì una scuola agricola vicino a Giaffa. Alcuni rabbini
ortodossi cominciavano ad insegnare che la liberazione messianica non
sarebbe stata il preludio, ma la conseguenza di una rinascita della
Palestina ebraica. La nuova concezione trovò il suo primo profeta in
un pensatore tedesco, Mosè Hess (1812-1875), il quale ... dimostrò che
l’emancipazione fine a sé stessa era un ideale negativo ... affermava
che la ricostituzione di una nazionalità politica in Palestina era la
sola soluzione di un innegabile problema ... fu considerato un
visionario privo di senso pratico ed il suo appello non ebbe eco
In corrispondenza delle persecuzioni della fine del XIX secolo, questa
rimembranza storica diventò sempre più forte.
Furono fondate, principalmente nell’Europa orientale, diverse società,
che presero il nome di Chovevè Zion (amanti di Sion) ... il flusso
migratorio aveva cominciato a scorrere fuori della Russia. Una debole
corrente si diresse verso la Palestina ... furono così fondate alcune
colonie agricole nella pianura costiera della Giudea, sotto gli
auspici dei Chovevè Zion
Con Teodoro Herzl, il Sionismo diventò strategia politica
transnazionale, volta ad assicurare agli Ebrei della Diaspora un
territorio rifugio, una casa alla quale tornare volontariamente e
riconosciuta a livello internazionale.
Herzl, avvocato e letterato israelita (Budapest 1860 Austria 1904),
corrispondente austriaco a Parigi, spinto dalla farsa dell’Affare
Dreyfus, si dedicò interamente alla risoluzione del problema degli
Ebrei in Europa, cominciando con il pubblicare "Lo Stato Ebraico".
Toccò al primo Congresso sionista (Basilea, 1897) esprimere
definitivamente la volontà di un rientro degli Ebrei in territorio
palestinese ... garantito dal diritto pubblico.
Dopo la morte precoce di T. Herzl nel 1904, il movimento sionista si
divise in due fazioni, una mirante ad ottenere un territorio ovunque
fosse (il JTO, cioè l’Organizzazione ebraica per il Territorio),
l’altra fedele all’obiettivo della Palestina.
Grazie all’influenza dei suoi membri, il Sionismo cominciò a
conquistare alla sua causa il favore dei più potenti governi
occidentali.
Primi atti del Sionismo:
1) 1901 - istituzione della Banca Coloniale ebraica (Jewish Colonial
Trust), società anonima destinata alla raccolta di fondi e del Fondo
Nazionale ebraico (Jewish National Fund), avente per scopo il riscatto
di terra in Palestina;
2) 1903 istituzione della Banca Anglo-ebraica per il finanziamento
della Comunità ebraica in Palestina (Yishuv);
3) 1909 istituzione dell’Organizzazione per la Sicurezza dei coloni
ebraici (Hashomer).
La Prima Guerra Mondiale ( d'ora in poi I G.M.) dette al Sionismo
l’opportunità di inserirsi con favore nei programmi coloniali degli
Inglesi, con servizi di spionaggio e l’aiuto diretto all’invasione
inglese della Palestina da parte dei coloni ebrei.
Il 2 Novembre del 1917, poco prima della conclusione della guerra
contro i Turchi, il Ministro Balfour si espose con una dichiarazione
favorevole alle istanze sioniste a nome del Governo inglese e della
Corona.
Verso la fine della I G.M. il problema degli Ebrei sembrava dunque
avviato alla soluzione positiva auspicata da T. Herzl.
Dopo la fine della guerra, gli interessi dell’Inghilterra si trovarono
a confliggere con la promessa fatta nel 1917 al Sionismo dal Ministro
Balfour, senza dubbio troppo frettolosamente ed in contrasto con gli
accordi anglo-arabi.
Con la Conferenza della Pace del 1920, l’Inghilterra ottenne il
Mandato amministrativo sulla Palestina, nei limiti degli impegni presi
dalla Dichiarazione Balfour con il Sionismo.
Nel 1923, dietro forti spinte internazionali, la Società delle Nazioni
dovette riconoscere definitivamente il Mandato britannico sulla
Palestina. Questa fu una grande vittoria del Sionismo e dette il via
alla costituzione dell’Agenzia Ebraica per la Palestina, interlocutore
ufficiale del Sionismo con l’Amministrazione della Palestina a nome di
tutta la Nazione ebraica.
Un illustre ebreo inglese, Sir Herbert Samuel, che aveva ricoperto un
certo numero di importanti cariche politiche, tra cui quella di
Ministro dell’Interno, fu nominato primo Alto Commissario. Un Ebreo
governava di nuovo la Terra Santa e l’avrebbe governata, si pensava,
nell’interesse dei suoi fratelli . Nel mondo intero pii Ebrei si
preparavano a passare l’anno seguente a Gerusalemme.
C’era tuttavia una difficoltà, cioè il popolo arabo residente in
Palestina, il patriottismo religioso che si era risvegliato per
muovere contro gli Ebrei invasori già dall’esito poco promettente
della Conferenza della Pace.
La Dichiarazione Balfour aveva tentato di temperare il suo
schieramento marcatamente filo-Sionista inserendo una clausola di
salvaguardia dei diritti dei Palestinesi . Questo elemento di
equilibrio precario aveva già indotto a porre dei freni
all’immigrazione ebraica in Palestina (Churchill, 1922),
compatibilmente con la pressione del Sionismo in direzione di
Gerusalemme; nondimeno, la Dichiarazione restava e gravava con tutto
il suo peso sia sull’amministrazione britannica sia sulla Società
delle Nazioni, come una cambiale scaduta.
Il flusso degli Ebrei verso la Palestina continuava, nonostante tutte
le contromisure.
Intanto, l’organizzazione militare e paramilitare ebraica in Palestina
aveva continuato a crescere e ad organizzarsi. Già prima della fine
della I G.M. era attivo il gruppo armato dell’Haganà, per la difesa
dei territori ebraici dagli Arabi.
Tra il 1936 ed il 1939 vi fu una prima rivolta palestinese, repressa
duramente dagli Inglesi.
Nel 1938 l’Haganà istituì una Organizzazione per l’immigrazione
clandestina, il Mossad (Istituto), in seguito "Ha Mossad le Moiin ule
Tafkidim Meyuhadim", cioè il Servizio di Intelligence israeliano, per
azioni di spionaggio, copertura ed anti-terrorismo.
L’Inghilterra, dal canto suo, trovando impossibile dividere la
Palestina in due parti, di cui una per gli Ebrei immigrati e l’altra
per i Palestinesi, nel 1939 intraprese ufficialmente la strada della
composizione dei due popoli in un’unica realtà geografica,
pianificando di realizzare lo Stato Sovrano di Palestina nell’arco di
10 anni. Furono poste severe limitazioni all’immigrazione ed alla
vendita di terreni agli Ebrei, come parte di un accordo con i governi
arabi limitrofi, pronti ad usare gli Arabi di Palestina come arma di
contrattazione nei confronti di Inglesi e Sionisti.
Questa decisione, vista come oggettivo rifiuto di ottemperare agli
impegni presi con la Dichiarazione Balfour per mero opportunismo
politico, provocò l’immediata reazione degli Ebrei.
Dallo stesso Haganà emerse così un gruppo estremistico dedito al
terrorismo e detto Irgùn Zvaì Leumì, al quale si aggiunse il Gruppo
Stern per la Libertà d’Israele (Lochamé Cherùth Israel).
Iniziarono attentati che corruppero definitivamente l’amicizia
anglo-ebraica, provocarono repressioni da parte dell’autorità inglese
e fecero perdere credibilità al Sionismo, andandosi ad aggiungere
all’AntiSemitismo europeo, di matrice reazionaria, che identificava
l’Ebraismo con una specie di Anticristo sociale, responsabile della
Rivoluzione Bolscevica e quant’altro si sollevasse per scuotere
l’ordine costituito (Karl Marx in definitiva era un ebreo, rinnegato
ma sempre ebreo).
Hitler e la Germania nazista peggiorarono progressivamente le cose.
L’eliminazione sistematica dell’Ebraismo europeo fu l’epilogo
parossistico di un’Apartheid durata 1600 anni.
Dopo la fine della II G.M., l’Haganà ed il suo reparto scelto, la
Brigata d’Assalto (Pelugòth Machaz, abbr. in Palmach), dettero vita ad
un periodo di terrorismo intenso contro Arabi ed Inglesi, i quali
reagirono con le consuete azioni repressive.
Dopo un ultimo tentativo, tanto opportunista quanto infruttuoso, di
divisione della Palestina in 4 Province, di cui una per gli Ebrei ed
una per i Palestinesi (Piano Morrison), l’Inghilterra rimise la
questione nelle mani dell’ONU.
Alla fine del 1947, il nuovo piano di spartizione, che prevedeva
l’internazionalizzazione di Gerusalemme e l’assegnazione agli Ebrei
del 56% dell’intero territorio, fu approvato con la maggioranza
prescritta di almeno i 2/3 dell’Assemblea, ottenuta di stretta misura,
grazie alle pressioni politiche esercitate sui rappresentanti di
Haiti, Liberia e Filippine, precedentemente contrari, da
rappresentanti ufficiali e da privati cittadini degli Stati Uniti,
favorevoli alle istanze sioniste. Tra i 56 rappresentati, URSS ed USA
si espressero a favore, la GB si astenne per ovvie ragioni politiche,
l’Arabia, la Turchia, l’Afghanistan, il Pakistan, l’India, Cuba e la
Grecia votarono contro.
Il piano sarebbe diventato esecutivo alla scadenza del Mandato
Britannico, ma prima ancora della sua esecutività cominciò una
stagione di scontri sanguinosi, dovuti essenzialmente alla contrarietà
con cui la spartizione era stata accolta dai paesi arabi.
Il 9 Aprile del 1948 l’Irgùn compì un massacro di Palestinesi a Deir
Yassin, un villaggio sulle colline pochi chilometri a Sud-Ovest di
Gerusalemme, nella zona assegnata ai Palestinesi.
Tiberiade fu presa il 18 Aprile; poi fu la volta di Haifa, Safed,
Giaffa.
Gli Inglesi fecero da spettatori.
Il 14 Maggio del 1948, con un giorno d’anticipo sulla scadenza del
Mandato britannico (il 15 era un Sabato), David Ben Gourion,
Presidente dell’Agenzia Ebraica, dichiarò l’Indipendenza dello Stato
d’Israele (Eretz Israel) secondo le Direttive dell’ONU, con un
documento che, mentre ne stabiliva la conformità ai principi generali
di Libertà e Diritto (religione, razza, sesso, coscienza, lingua,
istruzione, cultura), di Giustizia e di Pace, alla Carta delle Nazioni
Unite, contemporaneamente ne fissava la destinazione all’immigrazione
ebraica ed al ricongiungimento degli Ebrei dispersi nel mondo.
Un simile piano richiedeva necessariamente l’espansione territoriale.
Infatti, all’atto della Dichiarazione d’Indipendenza, gli Ebrei
avevano già assunto di fatto il controllo dei territori assegnati ed
anche di più, cominciando a riscuotere a spese degli Arabi, con tutti
i mezzi, leciti e meno leciti, ufficiali e meno ufficiali, una
cambiale che, era stata rilasciata dalle Nazioni europee,
particolarmente dalla Russia, dall’Inghilterra e dalla Germania.
Il primo scontro con gli Arabi durò quasi un anno.
Il 17 Settembre del 1948 quattro uomini, poi identificati come membri
del Gruppo Stern assassinarono il Conte Folke Bernadotte, l’Inglese
incaricato dall’ONU di comporre il dissidio arabo-israeliano.
Quest’omicidio compromise ovviamente ogni sforzo per ristabilire la
pace.
Nel 1949 ci furono i diversi armistizi, con uno dei quali la Giordania
si assicurò il controllo della Palestina assegnata agli Arabi nel
1947.
Alla fine, una nuova risoluzione dell’ONU riconfigurò la spartizione
della Palestina in modo ancor più favorevole ai Sionisti, i quali, a
questo punto, si trovavano padroni non più del 56%, ma del 78% della
Palestina , in sintonia con la Dichiarazione d’Indipendenza, che nella
sostanza non contemplava alcuna spartizione, ma piuttosto soltanto
Israele come realtà pluri-etnica e pluri-confessionale, amministrata
secondo Giustizia e Libertà e secondo il canone Biblico.
Dalla fine della II G.M. la Questione Palestinese è al centro degli
affari internazionali, senza che si riesca a vedere una soluzione,
anzi apparendo essa sempre di più un vicolo cieco.
In ogni contesto internazionale, per il solo fatto che esso è
controllato dalle economie occidentali, da un lato non si nega
l’aggressione paramilitare condotta dal consorzio sionista ai danni
delle comunità arabe palestinesi; dall’altro però la si sostiene, per
gli interessi economici legati al Medio Oriente e perché non si vuole
assolutamente sopportare le esclusive responsabilità dell’Europa nelle
disgrazie del popolo ebraico. Poiché tra le due istanze ciò che
prevale è il doppio presupposto della seconda, appare evidente che
ogni possibilità di negoziato favorevole alla comunità araba
palestinese è preclusa per costruzione.
CONCLUSIONI:
Questo è ciò che abbiamo visto finora e che vedremo fino a nuovo
ordine, attraverso gli eventi drammatici del 1956 (Guerra del Sinai a
seguito della nazionalizzazione egiziana del Canale di Suez, Primo
Ministro israeliano per la seconda volta D. Ben-Gurion, Presidente USA
D. D. Eisenhower), del 1967 (Guerra dei 6 giorni, all’epoca di Levi
Eshkol e di Lyndon Johnson), quelli del 1973, concomitanti con la
crisi del petrolio e l’embargo dell’OPEC all’epoca di Golda Meir e
della presidenza Nixon (Guerra del Kippur) e via così, tra un accordo
di pace ed un’aggressione militare, un’invasione ed un ritiro parziale
e molto lento, ma, più che altro, attraverso una serie di stragi (non
attentati terroristici), che sono un’altra cosa, di provenienza
incrociata, alcune delle quali volte ad eliminare specificatamente i
personaggi che hanno lavorato in direzione della pace, ma la maggior
parte a danno di cittadini indifesi (la lista dei massacri operati
dalle organizzazioni sioniste dal 1946 è lunghissima) : 22 Luglio
1946, massacro dell'Hotel Re David, Irgùn; 31 Gennaio 1947, massacro
di Baldat Al Shaikh, Palmach; 13 Dicembre 1947, massacro di Yehida,
non identificati in uniforme inglese; 9 Aprile 1948, massacro di Deir
Yassin, Irgùn; 14 Aprile 1948, massacro di Naser Al Din, Irgùn; 5
Luglio 1948, Gerusalemme, massacro dell'Hotel Semiramide, Haganà; 17
Settembre 1948, assassinio Bernadotte, Gruppo Stern, ecc...
La reazione palestinese non s'è fatta aspettare ed a quella dobbiamo
ad esempio la strage di Monaco del 6 Settembre 1970, firmata
"Settembre Nero" e le altre azioni organizzate dall'Al-Fatah dal
1957).
Seguendo il gioco delle parti, il conflitto arabo-sionista è definito
legittima difesa non solo dagli Arabi palestinesi, ma anche dai paesi
arabi, per i quali la Palestina è più uno strumento negoziale che una
questione di Giustizia, e, ovviamente, dai Sionisti e dal Likud.
L’ONU ha continuato a svolgere un suo ruolo di teatro di confronto
democratico tra gli interessi in campo, ma la battuta "c’è del marcio
in Danimarca" non è mai stata interpretata così bene!
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