Post by Alessandro "Il Patriarca" ValliPost by GioAscolta ... non certo tempo da perdere per discutere con chi non vuole
capire ...
Allora siamo in due.
Chiedo a te un esempio in cui mi illustri che la Chiesa Cattolica, come da
te sostenuto, ha un'influenza negativa nei confronti del mondo
occidentale.
Colpevolizza il piacere, disapprova la sessualità al solo scopo di provare
piacere, fino ad arrivare all'assurda e totale astinenza del suo clero.
Disprezza il corpo e incoraggia la sua mortificazione in virtù di una sorta
di predestinazione alla santità.
Naturalmente tutto questo si accentua maggiormente nel passato, dove si
possono scoprire fatti veramente ridicoli, come spiega il sito:
http://www.luigicascioli.it/sesso_ita.php
<<Costretta quindi a riconoscere l'indispensabilità della fecondazione, la
Chiesa, aggiudicatosi il ruolo di moralizzatrice, autorizzò i matrimoni
dietro la condizione che i coniugi si attenessero nella maniera più
scrupolosa alle leggi della sua morale. Costituiti di conseguenza i canoni
che stabilivano ciò che era lecito e ciò che era illecito, la Chiesa si
garantì della loro osservanza imponendo ai suoi seguaci di dichiararli a dei
controllori che, in qualità di confessori, decidevano in nome di Dio quale
era la punizione da darsi sotto forma di penitenze che variavano secondo la
gravità dei peccati che poteva essere veniale o mortale.
Codice Morale (un estratto):
Non si commette peccato se i coniugi compiono l'atto sessuale senza
provare piacere. (Casistica)
Se durante il coito uno dei due coniugi desidera ardentemente l'altro,costui
compie peccato mortale. (S. Geronimo - Teologo).
I seminaristi e i giovani preti commettono solo peccato veniale se
arrivano all'eiaculazione attraverso semplici carezze. (Diagonali).
Tra gli atti preliminari del coito sono considerati veniali la
penetrazione del membro nella bocca e l'introduzione di un dito nell'ano
della donna. (Codice ecclesiastico).
Commette grave peccato mortale l'uomo che misura la lunghezza del
proprio pene. (Monsabré - Teologo).
Ecc. ecc.. >>
Da ogni parte del mondo, molti studi e ricerche confermano gli effetti
salutari e riequilibranti del sesso, dimostrando l'assurdità della castità
...
"Repubblica" 16 agosto 2004:
<<Fare l'amore allunga la vita e rende anche più intelligenti.
Fare l'amore fa bene. Farlo spesso ancora di più. E se poi lo si fa almeno
tre volte a settimana, il sesso ha effetti non solo genericamente appaganti,
ma previene e persino guarisce da alcune malattie, allungando la vita.
Ancora: fare sesso è meglio che prendere due aspirine e, volendo proprio
dirla tutta, chi lo fa diventa più intelligente. Farlo con più partner?
Normale: di sesso non ce n'è uno solo.
Parola di numerosi e autorevoli studi e ricerche scientifiche. David Weeks,
ricercatore al Royal Hospital d'Edimburgo, in Scozia, spiega infatti che
"fare l'amore almeno tre volte a settimana prolunga la speranza di vita di
dieci anni in media".
Perché? Fa bene alla salute, e più precisamente previene il cancro alla
prostata, protegge dal diabete, dall'ipertensione e dalle malattie
cardio-vascolari, guarisce dal mal di testa e favorisce lo sviluppo del
sistema nervoso.
Ma lo studioso scozzese non è l'unico a dirlo: un'equipe di medici
australiani sostiene che avere orgasmi regolari riduce del 30% il rischio di
tumore alla prostata; uno studio della Rutgers University del New Jersey
dimostra che un orgasmo, grazie all'abbondante produzione di endorfine, ha
lo stesso effetto di due aspirine; per l'Istituto di ricerca medica Werner
Habermehl di Amburgo rapporti sessuali regolari sollecitano l'intelligenza,
merito dell'aumentata produzione di adrenalina e cortisolo, stimolanti della
materia grigia.
All'argomento dedica questa settimana la copertina e un lungo servizio il
più diffuso settimanale d'informazione francese, "L'Express". Non per caso,
se è vero che nei mesi di luglio e agosto, complici le vacanze e più tempo
per la coppia, Oltralpe, e in particolare dalle parti di Parigi, aumenta la
vendita di preservativi.
L'amore, infatti, "ci rassicura, ci valorizza - spiega Marianne Salleron,
psicologa dell'Associazione francese dei centri di consulenza coniugale - ci
fa bene. Sviluppa la generosità, la tenerezza, la voglia di imparare, di
scoprire, d'essere in contatto con la vita".
E anche se il partner si dichiara innamorato ma va a letto con un'altra
persona, la scienza toglie il diritto di arrabbiarsi. I ricercatori
distinguono infatti tre tipi di amore: il desiderio sessuale, la passione
per una persona in particolare, l'affetto a lungo termine che spinge a
dividere la propria vita con un altro. Siccome ciascuno dei tre dipende da
meccanismi neurobiologici diversi, non è una colpa amare contemporaneamente
persone differenti di "sentimenti" diversi >>
http://tinyurl.com/7qcey
La Chiesa, esalta e valorizza la sofferenza e le colpevolizzazioni,
considerando l'uomo un peccatore che vive per espiare le proprie colpe . (il
Peccato Originale di cui tanto parla la Chiesa, rende l'essere umano un
colpevole per il solo fatto di nascere).
Tutto ciò ha portato l'essere umano alla più disumana della alienazioni,
alla vergogna del suo stesso corpo, della nudità e del sesso, collegandoli a
sentimenti di indecenza, di immoralità e di peccato. Si ritiene per esempio
inaccettabile che un minore veda in TV una scena di erotismo, ma non che
assista ad immagini di violenza e di omicidi: l'ennesima stupidaggine della
Chiesa.
"Perché il tiranno non sarà più, sparirà il beffardo, saranno
eliminati quanti tramano iniquità, quanti con la parola rendono colpevoli
gli altri .".
(Isaia 29:20)
Gesù, riferendosi agli scribi e ai farisei disse: "Legano infatti
pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente .".
(Matteo 23:4)
Proprio come si comporta la Chiesa Cattolica ..
Ancora riguardo la sofferenza:
"Dolori? In questa vita terrena soffriremo, ma i dolori non sono un castigo,
come neppure morire è solo un castigo. E' bello poter soffrire per Cristo".
Università Pontificia Cattolica. Testo: la morte
http://www.puc.cl/hurtado/traducciones/02%20textos_italiano/texto13.htm
Simile, è il discorso che Papa Wojtyla rivolse ai Vescovi del Nicaragua nel
1985. Ecco un estratto: "Come incitamento e sostegno avete anche l'esempio
di altre Chiese sorelle a cui è stato concesso dalla misericordia di Dio non
solo credere in Cristo, ma anche soffrire per lui (Fil 1, 29)".
http://tinyurl.com/9u5yf
Molti comportamenti estremi, conseguenza di questi insegnamenti, si
evidenziano maggiormente in alcuni Paesi nel periodo di Pasqua. Anche in
Italia, ai giorni d'oggi, per esempio in Calabria e in Campania, vengono
organizzate feste patronali con il rito penitenziale, dove si può vedere un
vero fanatismo medioevale, con persone che durante le processioni religiose
si flagellano a sangue allo scopo di simboleggiare la passione di Gesù.
Negli ultimi anni, in tutto il mondo sono stati denunciati
migliaia di preti per pedofilia, con l'aggravante per gli episcopati di aver
coperto tali crimini con l'omertà. E per ogni denuncia, si presume che
altrettanti possano circolare liberamente e impunemente.
Solo in America, al 2005, la Chiesa ha dovuto sborsare un
miliardo di dollari per risarcire le vittime di queste aberrazioni
ecclesiastiche.
(http://www.repubblica.it/online/esteri/preteucciso/tolleranza/tolleranza.html)
(http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/preti)
(http://www.bishop-accountability.org/)
E già nel 2004 la Chiesa Americana aveva dichiarato di essere in
bancarotta.
http://www.feltrinelli.it/FattiLibriInterna?id_fatto=3305
Nonostante la forte omertà per nascondere il fenomeno, alcuni
esperti coraggiosi si sono espressi chiaramente, come nel caso del giornale
"Il Manifesto" dell'8 Maggio 2002:
<<I preti pedofili sono per lo più il frutto di una educazione e
di una condizione di vita repressiva e autoritaria che ha impedito lo
sviluppo equilibrato della loro personalità e li mantiene in condizione di
nevrosi di vario tipo. La psicoanalisi ha consentito di studiare
sistematicamente un tale fenomeno che fino a qualche decina di anni fa era
affidato al fiuto della saggezza popolare, consegnato a motti, fiabe,
racconti, o alla riflessione di filosofi e romanzieri.
Oggi esistono studi di rilievo come quello ponderoso del teologo
e psicanalista tedesco Eugen Drewermann Funzionari di Dio (Raetia, Bolzano,
1995). In molti preti l'educazione repressiva, la condizione di vita, la
identificazione totale col ruolo, i sensi di colpa producono sofferenze,
squilibri, ossessioni, che normalmente vengono superate, se così si può
dire, in chiave ascetico-sacrificale. Quanti eroismi di dedizione totale
sono il frutto di tali macerazioni psichiche! E questo è il bene, a volte il
bene ammirevole, che viene dal male; è il positivo che scaturisce dalle
mutilazioni dell'anima e del corpo.
In alcuni preti invece tutto ciò induce a comportamenti
distruttivi al limite del suicidio e alla pedofilia. Tale fenomeno, la
pedofilia del clero, non è affatto limitato al Nord America ed è ovunque
molto più vasto di quanto emerga: affermano ciò persone che conoscono bene
il mondo ecclesiastico. Non è un prodotto del lassismo moderno, come si vuol
far credere. Anzi forse una maggiore libertà del clero anche in campo
sessuale ha contribuito a contenerlo. È un fenomeno antico, come del resto
la pedofilia intra-familiare.
Se oggi emerge e fa scandalo non è perché si sia aggravato ma
perché le vittime e i loro genitori hanno il coraggio di denunciare gli
abusi e perché il potere del clero è meno assoluto ed è bilanciato da altri
poteri fra cui quelli della magistratura. La quale incomincia ad osare in
campi minati come l'autonomia delle religioni e la vischiosità dell'etica.
Ripeto: il fenomeno della pedofilia del clero nelle sacrestie, nei seminari,
negli istituti, nelle scuole è vasto.
Ma anche se fosse molto contenuto è un frutto e un segno della
distorsione sia nel campo del reclutamento del clero sia in quello della sua
formazione e della sua condizione di vita. Ai preti viene inculcato il
disprezzo per il corpo, in particolare per la sessualità, e la fobia della
donna. E sono inviati in mezzo alla gente come ministri anzi come segni
personali del disprezzo per la carne. Esagerazioni? Certo non sono più
attuali gli eccessi preconciliari. Il celibato non è più considerato, come
avveniva fino alla riforma conciliare, una condizione di vita superiore. La
veste talare capace di nascondere il corpo e di rendere incerta la identità
la portano ormai in pochi. I seminaristi non sono più costretti a spogliarsi
solo dopo essere entrati nel proprio letto e a rivestirsi prima di uscirne
al mattino e non sono più chiusi a chiave dall'esterno nella loro cameretta
durante tutta la notte.
Quella rozzezza medioevale è stata sostituita da metodi più
sottili ma ugualmente repressivi. E soprattutto resta la sostanza. Che senso
ha il celibato obbligatorio del prete, sottolineo l'aggettivo
«obbligatorio», se non quello di porre una separazione netta fra sacro e
sesso? Il prete in quanto essere «consacrato» e quindi «separato» deve
astenersi dai rapporti che investano la sfera sessuale. Al di là delle
consapevolezze e della buona fede dei singoli, non è questo il segno,
incarnato da una persona, dell'esaltazione del sacro e del disprezzo per ciò
che non è considerato in sé sacro, il corpo e il sesso appunto? E non è
forse vero che il peccato per antonomasia continua ad essere identificato
nell'uso in qualsiasi modo della sessualità al di fuori del matrimonio? Ogni
pur minima trasgressione del sesto comandamento non è tutt'ora considerata
un peccato sempre grave contro Dio, peccato che solo il prete può cancellare
con l'assoluzione?
Questo «non poter vivere senza il prete che ti assolve» sembra
che generi attrazione verso il sacerdozio, cioè verso il possesso del potere
di sciogliere e di legare, proprio nelle personalità più fragili nel campo
della gestione del proprio corpo e nella consapevolezza della propria
identità. Il matrimonio dei preti potrebbe attenuare il fenomeno della
pedofilia ecclesiastica ma non risolverebbe fino in fondo il problema
dogmatico e simbolico relativo al discredito del corpo e della sessualità.
Perché mai c'è bisogno del prete per contrarre matrimonio? Perché la
gestione del corpo viene sottratta alla responsabilità personale, alle
dinamiche delle relazioni interpersonali e al laico ordinamento della
società e alle sue regole?
Se la liceità morale dell'uso della propria sessualità è
sottoposta alla legittimazione di una superiore ed esterna autorità sacra
allora vuol che la sessualità in sé è peccaminosa. Una sessualità che ha
bisogno di essere purificata e per così dire «lavata» col sacramento del
matrimonio vuol dire che è sporca. Anche il prete la cui sessualità fosse
stata «lavata» e resa pura col sacramento, cioè il prete sposato, in chiesa
resterebbe pur sempre sacerdote, essere sacro dotato a sua volta del potere
di «lavare» la sessualità degli altri e quindi continuerebbe ad essere segno
di una sacralità repressiva, di una sacralità del disprezzo.
È in queste profondità esistenziali e teologiche che si annida
il cancro della disumanizzazione. Da lì, anche da lì, nasce l'inclinazione
alla pedofilia. La tolleranza zero contro i preti pedofili si presta ad
essere considerata solo un alibi per non uscire dal medioevo ecclesiastico.
Il potere ecclesiastico sembra ancora convinto che per la salvezza del mondo
non esiste nessun'altra dimensione della fede se non quella della colpa, del
sacrificio e del perdono calato dall'alto. Sarà anche un perdono paterno e
pieno di misericordia quello concesso dal potere divino di sciogliere e di
legare ma è certo fonte di angoscia perché marca e riproduce il senso di
colpa e crea dipendenza totale proprio nelle persone più fragili per le
quali se venisse a mancare quel perdono il giudizio divino di condanna
resterebbe senza appello per tutta l'eternità>>.
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