Attarus
2010-03-06 20:57:05 UTC
Penso che Napolitano non potesse agire diversamente da come si è
comportato: se il PdL, il "maggiore partito", fosse stato escluso dalle
elezioni non sarebbe stato possibile assicurare il diritto dei loro
elettori di essere adeguatamente rappresentati (lo dico al netto delle
precisazioni che condividiamo tutti eh) e questo in una democrazia, e
costituzionalmente parlando, non si fa.
Sarebbe irricevibile, per gli stessi criteri, qualsiasi situazione
diversa: se Napolitano non avesse accettato quella "soluzione" (che si
è tradotta nel decreto scritto con i soliti metodi mafioseschi) avrebbe
fatto male, generando un problema più grande di quello rappresentato
dalla soluzione stessa.
L'altro problema è che la questione si è generata a causa delle
clamorose porcherie commesse dal PdL, e gli elettori delle opposizioni
non avrebbero MAI perdonato PD, IDV e (quella merdiana dell')UDC per
aver salvato l'avversario. E allora è successo che la patata bollente è
passata interamente a Napolitano, il quale, per questo motivo,
giustamente menziona le opposizioni dicendo <<[..] E si era anche da
più parti parlato della necessità di una "soluzione politica": senza
peraltro chiarire in che senso ciò andasse inteso.>>
Perché Napolitano è un PdR che funziona un po' come i computer che
andavano a schede forate, se non gli inserisci quelle compatibili non
funziona: il decreto è scritto con la punteggiatura apposto? E io lo
firmo, fine della storia. In altre parole se le opposizioni non hanno
prodotto niente di meglio (sempre ammesso che la maggioranza fosse
scesa a compromessi) lui non può fare altro, ed un decreto "corretto"
non può non firmarlo. A partire da questo invita: <<Un effettivo senso
di responsabilità dovrebbe consigliare a tutti i soggetti politici e
istituzionali di non rivolgersi al Capo dello Stato con aspettative e
pretese improprie, e a chi governa di rispettarne costantemente le
funzioni e i poteri>>. In altre parole "non rompetemi l'anima", la
"colpa" è vostra.
Ed al netto dei noti problemi di disinformatia di regime, le
opposizioni hanno lo stesso tipo di "colpa" quando si mostrano del
tutto inadeguate a far capire la colossale figura di merda che il PdL
ha fatto: questi cialtroni oggi hanno la possibilità di rovesciare con
disinvoltura il segno della porcheria che hanno commesso, facendo
credere che il problema siano le opposizioni che attentano alla
democrazia impedendo al PdL di far parte della competizione elettorale!
Vi rendete conto o no che in altre circostanze dire una cosa del genere
sarebbe impossibile ed assurdo? Riuscite a vedere davvero quanto è
straordinario ciò di cui sono capaci?
E IMHO Di Pietro ha fatto male a prendersela così con Napolitano, sia
perché di colpe ne ha ben poche ma anche e soprattutto perché sa
perfettamente che non esiste nessun presupposto per proporre la messa
in stato d'accusa, ma Tonino lo fa lo stesso perché forse (me lo auguro
vivamente per lui) in questo modo si prende i voti di chi NON è un
coglione, ed in questo paese, si sa, è cosa molto rara. D'altro canto
non rende meno credibile l'etichetta di "giustizialista" e non appare
come l'alternativa di governo che si era proposto di essere al
congresso. Ma resta l'unico al quale vale la pena fare gli auguri per
questo giro
--------------------------------------------------------------------
http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Notizia&key=5550
Egregio signor Magni, gentile signora Varenna,
ho letto con attenzione le vostre lettere e desidero, vostro tramite,
rispondere con sincera considerazione per tutte le opinioni dei tanti
cittadini che in queste ore mi hanno scritto.
Il problema da risolvere era, da qualche giorno, quello di garantire
che si andasse dovunque alle elezioni regionali con la piena
partecipazione dei diversi schieramenti politici. Non era sostenibile
che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il
candidato presidente e la lista del maggior partito politico di
governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati
dall'ufficio competente costituito presso la corte d'appello di Milano.
Erano in gioco due interessi o "beni" entrambi meritevoli di tutela: il
rispetto delle norme e delle procedure previste dalla legge e il
diritto dei cittadini di scegliere col voto tra programmi e
schieramenti alternativi. Non si può negare che si tratti di "beni"
egualmente preziosi nel nostro Stato di diritto e democratico.
Si era nei giorni scorsi espressa preoccupazione anche da parte dei
maggiori esponenti dell'opposizione, che avevano dichiarato di non
voler vincere - neppure in Lombardia - "per abbandono dell'avversario"
o "a tavolino". E si era anche da più parti parlato della necessità di
una "soluzione politica": senza peraltro chiarire in che senso ciò
andasse inteso. Una soluzione che fosse cioè "frutto di un accordo",
concordata tra maggioranza e opposizioni?
Ora sarebbe stato certamente opportuno ricercare un tale accordo,
andandosi al di là delle polemiche su errori e responsabilità dei
presentatori delle liste non ammesse e sui fondamenti delle decisioni
prese dagli uffici elettorali pronunciatisi in materia. In realtà,
sappiamo quanto risultino difficili accordi tra governo, maggioranza e
opposizioni anche in casi particolarmente delicati come questo e ancor
più in clima elettorale: difficili per tendenze all'autosufficienza e
scelte unilaterali da una parte, e per diffidenze di fondo e
indisponibilità dall'altra parte.
Ma in ogni caso - questo è il punto che mi preme sottolineare - la
"soluzione politica", ovvero l'intesa tra gli schieramenti politici,
avrebbe pur sempre dovuto tradursi in soluzione normativa, in un
provvedimento legislativo che intervenisse tempestivamente per
consentire lo svolgimento delle elezioni regionali con la piena
partecipazione dei principali contendenti. E i tempi si erano a tal
punto ristretti - dopo i già intervenuti pronunciamenti delle Corti di
appello di Roma e Milano - che quel provvedimento non poteva che essere
un decreto legge.
Diversamente dalla bozza di decreto prospettatami dal Governo in un
teso incontro giovedì sera, il testo successivamente elaborato dal
Ministero dell'interno e dalla Presidenza del consiglio dei ministri
non ha presentato a mio avviso evidenti vizi di incostituzionalità. Né
si è indicata da nessuna parte politica quale altra soluzione -
comunque inevitabilmente legislativa - potesse essere ancora più esente
da vizi e dubbi di quella natura.
La vicenda è stata molto spinosa, fonte di gravi contrasti e divisioni,
e ha messo in evidenza l'acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di
serie tensioni istituzionali. E' bene che tutti se ne rendano conto. Io
sono deciso a tenere ferma una linea di indipendente e imparziale
svolgimento del ruolo, e di rigoroso esercizio delle prerogative, che
la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica, nei limiti
segnati dalla stessa Carta e in spirito di leale cooperazione
istituzionale. Un effettivo senso di responsabilità dovrebbe
consigliare a tutti i soggetti politici e istituzionali di non
rivolgersi al Capo dello Stato con aspettative e pretese improprie, e a
chi governa di rispettarne costantemente le funzioni e i poteri.
Cordialmente
Giorgio Napolitano
comportato: se il PdL, il "maggiore partito", fosse stato escluso dalle
elezioni non sarebbe stato possibile assicurare il diritto dei loro
elettori di essere adeguatamente rappresentati (lo dico al netto delle
precisazioni che condividiamo tutti eh) e questo in una democrazia, e
costituzionalmente parlando, non si fa.
Sarebbe irricevibile, per gli stessi criteri, qualsiasi situazione
diversa: se Napolitano non avesse accettato quella "soluzione" (che si
è tradotta nel decreto scritto con i soliti metodi mafioseschi) avrebbe
fatto male, generando un problema più grande di quello rappresentato
dalla soluzione stessa.
L'altro problema è che la questione si è generata a causa delle
clamorose porcherie commesse dal PdL, e gli elettori delle opposizioni
non avrebbero MAI perdonato PD, IDV e (quella merdiana dell')UDC per
aver salvato l'avversario. E allora è successo che la patata bollente è
passata interamente a Napolitano, il quale, per questo motivo,
giustamente menziona le opposizioni dicendo <<[..] E si era anche da
più parti parlato della necessità di una "soluzione politica": senza
peraltro chiarire in che senso ciò andasse inteso.>>
Perché Napolitano è un PdR che funziona un po' come i computer che
andavano a schede forate, se non gli inserisci quelle compatibili non
funziona: il decreto è scritto con la punteggiatura apposto? E io lo
firmo, fine della storia. In altre parole se le opposizioni non hanno
prodotto niente di meglio (sempre ammesso che la maggioranza fosse
scesa a compromessi) lui non può fare altro, ed un decreto "corretto"
non può non firmarlo. A partire da questo invita: <<Un effettivo senso
di responsabilità dovrebbe consigliare a tutti i soggetti politici e
istituzionali di non rivolgersi al Capo dello Stato con aspettative e
pretese improprie, e a chi governa di rispettarne costantemente le
funzioni e i poteri>>. In altre parole "non rompetemi l'anima", la
"colpa" è vostra.
Ed al netto dei noti problemi di disinformatia di regime, le
opposizioni hanno lo stesso tipo di "colpa" quando si mostrano del
tutto inadeguate a far capire la colossale figura di merda che il PdL
ha fatto: questi cialtroni oggi hanno la possibilità di rovesciare con
disinvoltura il segno della porcheria che hanno commesso, facendo
credere che il problema siano le opposizioni che attentano alla
democrazia impedendo al PdL di far parte della competizione elettorale!
Vi rendete conto o no che in altre circostanze dire una cosa del genere
sarebbe impossibile ed assurdo? Riuscite a vedere davvero quanto è
straordinario ciò di cui sono capaci?
E IMHO Di Pietro ha fatto male a prendersela così con Napolitano, sia
perché di colpe ne ha ben poche ma anche e soprattutto perché sa
perfettamente che non esiste nessun presupposto per proporre la messa
in stato d'accusa, ma Tonino lo fa lo stesso perché forse (me lo auguro
vivamente per lui) in questo modo si prende i voti di chi NON è un
coglione, ed in questo paese, si sa, è cosa molto rara. D'altro canto
non rende meno credibile l'etichetta di "giustizialista" e non appare
come l'alternativa di governo che si era proposto di essere al
congresso. Ma resta l'unico al quale vale la pena fare gli auguri per
questo giro
--------------------------------------------------------------------
http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Notizia&key=5550
Egregio signor Magni, gentile signora Varenna,
ho letto con attenzione le vostre lettere e desidero, vostro tramite,
rispondere con sincera considerazione per tutte le opinioni dei tanti
cittadini che in queste ore mi hanno scritto.
Il problema da risolvere era, da qualche giorno, quello di garantire
che si andasse dovunque alle elezioni regionali con la piena
partecipazione dei diversi schieramenti politici. Non era sostenibile
che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il
candidato presidente e la lista del maggior partito politico di
governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati
dall'ufficio competente costituito presso la corte d'appello di Milano.
Erano in gioco due interessi o "beni" entrambi meritevoli di tutela: il
rispetto delle norme e delle procedure previste dalla legge e il
diritto dei cittadini di scegliere col voto tra programmi e
schieramenti alternativi. Non si può negare che si tratti di "beni"
egualmente preziosi nel nostro Stato di diritto e democratico.
Si era nei giorni scorsi espressa preoccupazione anche da parte dei
maggiori esponenti dell'opposizione, che avevano dichiarato di non
voler vincere - neppure in Lombardia - "per abbandono dell'avversario"
o "a tavolino". E si era anche da più parti parlato della necessità di
una "soluzione politica": senza peraltro chiarire in che senso ciò
andasse inteso. Una soluzione che fosse cioè "frutto di un accordo",
concordata tra maggioranza e opposizioni?
Ora sarebbe stato certamente opportuno ricercare un tale accordo,
andandosi al di là delle polemiche su errori e responsabilità dei
presentatori delle liste non ammesse e sui fondamenti delle decisioni
prese dagli uffici elettorali pronunciatisi in materia. In realtà,
sappiamo quanto risultino difficili accordi tra governo, maggioranza e
opposizioni anche in casi particolarmente delicati come questo e ancor
più in clima elettorale: difficili per tendenze all'autosufficienza e
scelte unilaterali da una parte, e per diffidenze di fondo e
indisponibilità dall'altra parte.
Ma in ogni caso - questo è il punto che mi preme sottolineare - la
"soluzione politica", ovvero l'intesa tra gli schieramenti politici,
avrebbe pur sempre dovuto tradursi in soluzione normativa, in un
provvedimento legislativo che intervenisse tempestivamente per
consentire lo svolgimento delle elezioni regionali con la piena
partecipazione dei principali contendenti. E i tempi si erano a tal
punto ristretti - dopo i già intervenuti pronunciamenti delle Corti di
appello di Roma e Milano - che quel provvedimento non poteva che essere
un decreto legge.
Diversamente dalla bozza di decreto prospettatami dal Governo in un
teso incontro giovedì sera, il testo successivamente elaborato dal
Ministero dell'interno e dalla Presidenza del consiglio dei ministri
non ha presentato a mio avviso evidenti vizi di incostituzionalità. Né
si è indicata da nessuna parte politica quale altra soluzione -
comunque inevitabilmente legislativa - potesse essere ancora più esente
da vizi e dubbi di quella natura.
La vicenda è stata molto spinosa, fonte di gravi contrasti e divisioni,
e ha messo in evidenza l'acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di
serie tensioni istituzionali. E' bene che tutti se ne rendano conto. Io
sono deciso a tenere ferma una linea di indipendente e imparziale
svolgimento del ruolo, e di rigoroso esercizio delle prerogative, che
la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica, nei limiti
segnati dalla stessa Carta e in spirito di leale cooperazione
istituzionale. Un effettivo senso di responsabilità dovrebbe
consigliare a tutti i soggetti politici e istituzionali di non
rivolgersi al Capo dello Stato con aspettative e pretese improprie, e a
chi governa di rispettarne costantemente le funzioni e i poteri.
Cordialmente
Giorgio Napolitano
--
ATtarus
ATtarus