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2018-01-16 07:06:29 UTC
Stamattina leggo sulla prima pagine de "Il Giornale" l'articolo del
direttore Sallusti per difendere Fontana dall'accusa di razzismo.
Scrive il Sallusti:
"Tutte le «razze», quindi, pari sono anche per la legge, e questo è
pacifico, ma esistono. Negarlo significherebbe dover mettere al rogo,
oltre che la Carta, anche i dizionari e vocabolari che – tutti –
riportano la voce «razza». Cito il Devoto-Oli, bibbia della cultura
italiana: «Razza: gruppo di individui di una specie contraddistinti da
comuni caratteri esteriori ed ereditari»."
La prima pagina cartacea: http://www.giornalone.it/prima_pagina_il_giornale/
Beh, leggiamo quella voce del Devoto-Oli (ho l'edizione 2009), ma
leggiamola tutta, non soltanto quel pezzetto che faceva comnodo a Sallusti:
"razza1 ‹ràz·za› s.f.
1. Gruppo d’individui di una specie contraddistinti da comuni caratteri
esteriori ed ereditari: r. equine, bovine, canine; bovini di r.
maremmana; patate di r. olandese ♦ In riferimento al grado di purezza:
r. pura, impura; cavallo di buona r.; cane di r. pura, pregiata (o
anche, sempl., cavallo, cane di r.); individuo risultante dall’incrocio
di due r.; miglioramento della r., mediante selezione; bestia da r.,
atta alla riproduzione; passare in r., di un cane o un cavallo, nel
linguaggio sportivo, utilizzarlo per la riproduzione al termine della
carriera sportiva.
2. Ogni raggruppamento d’individui costituito in modo empirico sulla
base di caratteri somatici esteriori comuni (r. bianca, gialla, nera; r.
australiana, sudanese); il concetto di ‘razza’, privo di fondamento sul
piano dell’analisi genetica, è stato spesso utilizzato in senso politico
per operare arbitrarie differenziazioni sul piano delle relazioni
sociali e politiche (lotte, conflitti di r.; distinzioni,
discriminazioni di r.); il termine è oggi sempre più spesso sostituito
con quello più appropriato di etnia.
3. La famiglia o la stirpe considerata nei suoi caratteri peculiari e
inconfondibili: discende da una buona r.; com. la loc. di razza in
espressioni come un gentiluomo, una signora di r., per indicare la
peculiarità positiva di una discendenza, e nelle espressioni uno
scrittore, un lottatore di r., per indicare il possesso di eccezionali
doti in un campo di attività ♦ Far razza, riprodursi, per lo più di
animali: i muli non fanno r.; talvolta di persone, unirsi in matrimonio;
fig. (più com.): far r. con qualcuno, frequentarlo assiduamente,
cercarne volentieri la compagnia o l’amicizia; far r. a sé, sfuggire
compagnie e amicizie e anche essere unico, costituire un caso
particolare ~ Il carattere distintivo di uno o più individui, ricondotto
a motivazioni intime o ancestrali e considerato per lo più con distacco
o diffidenza, quando non addirittura con ostilità: “Razza padrona”,
titolo di un libro dei giornalisti Scalfari e Turani; io son razza
d’artista (Guccini); non mi piace né lui né altri di quella r.
4. Specie, sorta, per lo più in senso spreg.: che r. di sciocchezze stai
dicendo?; che r. di giornale mi hai comprato?; anche come insulto: r.
d’imbecille! • DIM. razzàccia.
ETIMO Forse dal lat. ratio nel sign. tardo di ‘specie’
DATA sec. XV."
Ecco, a Sallusti assegno il significato n. 4
direttore Sallusti per difendere Fontana dall'accusa di razzismo.
Scrive il Sallusti:
"Tutte le «razze», quindi, pari sono anche per la legge, e questo è
pacifico, ma esistono. Negarlo significherebbe dover mettere al rogo,
oltre che la Carta, anche i dizionari e vocabolari che – tutti –
riportano la voce «razza». Cito il Devoto-Oli, bibbia della cultura
italiana: «Razza: gruppo di individui di una specie contraddistinti da
comuni caratteri esteriori ed ereditari»."
La prima pagina cartacea: http://www.giornalone.it/prima_pagina_il_giornale/
Beh, leggiamo quella voce del Devoto-Oli (ho l'edizione 2009), ma
leggiamola tutta, non soltanto quel pezzetto che faceva comnodo a Sallusti:
"razza1 ‹ràz·za› s.f.
1. Gruppo d’individui di una specie contraddistinti da comuni caratteri
esteriori ed ereditari: r. equine, bovine, canine; bovini di r.
maremmana; patate di r. olandese ♦ In riferimento al grado di purezza:
r. pura, impura; cavallo di buona r.; cane di r. pura, pregiata (o
anche, sempl., cavallo, cane di r.); individuo risultante dall’incrocio
di due r.; miglioramento della r., mediante selezione; bestia da r.,
atta alla riproduzione; passare in r., di un cane o un cavallo, nel
linguaggio sportivo, utilizzarlo per la riproduzione al termine della
carriera sportiva.
2. Ogni raggruppamento d’individui costituito in modo empirico sulla
base di caratteri somatici esteriori comuni (r. bianca, gialla, nera; r.
australiana, sudanese); il concetto di ‘razza’, privo di fondamento sul
piano dell’analisi genetica, è stato spesso utilizzato in senso politico
per operare arbitrarie differenziazioni sul piano delle relazioni
sociali e politiche (lotte, conflitti di r.; distinzioni,
discriminazioni di r.); il termine è oggi sempre più spesso sostituito
con quello più appropriato di etnia.
3. La famiglia o la stirpe considerata nei suoi caratteri peculiari e
inconfondibili: discende da una buona r.; com. la loc. di razza in
espressioni come un gentiluomo, una signora di r., per indicare la
peculiarità positiva di una discendenza, e nelle espressioni uno
scrittore, un lottatore di r., per indicare il possesso di eccezionali
doti in un campo di attività ♦ Far razza, riprodursi, per lo più di
animali: i muli non fanno r.; talvolta di persone, unirsi in matrimonio;
fig. (più com.): far r. con qualcuno, frequentarlo assiduamente,
cercarne volentieri la compagnia o l’amicizia; far r. a sé, sfuggire
compagnie e amicizie e anche essere unico, costituire un caso
particolare ~ Il carattere distintivo di uno o più individui, ricondotto
a motivazioni intime o ancestrali e considerato per lo più con distacco
o diffidenza, quando non addirittura con ostilità: “Razza padrona”,
titolo di un libro dei giornalisti Scalfari e Turani; io son razza
d’artista (Guccini); non mi piace né lui né altri di quella r.
4. Specie, sorta, per lo più in senso spreg.: che r. di sciocchezze stai
dicendo?; che r. di giornale mi hai comprato?; anche come insulto: r.
d’imbecille! • DIM. razzàccia.
ETIMO Forse dal lat. ratio nel sign. tardo di ‘specie’
DATA sec. XV."
Ecco, a Sallusti assegno il significato n. 4