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A Proposito di Ravasi
(troppo vecchio per rispondere)
R***@libero.it
2012-09-01 16:28:30 UTC
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----Messaggio originale----
Data: 27/08/2012 8.44
Ogg: LETTERE a proposito de :"Il fuoco freddo dell'inferno"
Alla c.a. dell'Illustrisismo Sig. Direttore, con preghiera di pubblicazione
(e/o di inoltro a S. Eminenza il CARD. Ravasi),

Il 05 agosto c.a. 2012 Dedicazione basilica di Santa Maria Maggiore,
un amico [che poi ero io- nota di lm-] mi inoltra il testo, del vs.
giornale, di cui al seguente link.

http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/il-fuoco-freddo-dell%27inferno.aspx

Testo che, confesso, invogliato dalle prime righe, leggo con avidità, e poi
rileggo con attenzione.
Infatti, le prime righe, come chiunque può notare, son ottimamente scritte.
CIT.
Il fuoco freddo dell'inferno?«Inferno» è ormai una parola un po' desueta,
anche nel linguaggio religioso: abbiamo pensato di soffiar via la cenere che
si era depositata su questo argomento incandescente (l'immagine del fuoco,
come vedremo, è capitale) e di riproporne qualche aspetto.
FINE PRIMA CIT.
Complimenti a S. Eminenza il CARD. Ravasi. Noto, però, che il definire il
fuoco quale "immagine", unitamente all'aggettivo "freddo" del titolo, mi
comincia a far grattare la testa.
Dopo segue l'elenco di una serie definizioni dell'inferno, date da autori
moderni. Iniziando con il celebre «l'inferno sono gli
altri», ossia il prossimo crudele o noioso, del filosofo francese Jean-Paul
Sartre (1905-1980). Filosofo capo-scuola dell'esistenzialismo ateo, nonché
figura di spicco della cultura comunista. Ciononostante (o forse proprio a
causa di ciò?) molto studiato (e con rispetto) nei seminari degli anni '60 e
'70. Attualmente e' una figura un po' dimenticata. Le sinistre di oggi,
troverebbero non pochi motivi d'imbarazzo nella sua opera. In particolare
nel monumentale romanzo "Il cammino della libertà", scritto negli anni '40 e
'50, ove i reazionari, i nemici dell'eroe progressista e proletario Matteo
La Via, sono dipinti immancabilmente come omosessuali. ma questa e' un'altra
storia. Tornando al tema "inferno", mi si perdoni, forse e' solo perché sono
proprio limitato, ma proseguendo nella lettura del testo, ho continuato a
grattarmi il capo. In particolare, sull'insistere nel definire "simbolici"
tutto ciò che Sacra Scrittura e Tradizione (ovvero le due fonti da cui
apprendiamo la Volontà di Dio ed i suoi insegnamenti) ci dicono
sull'inferno. Ma lo sa, S. Eminenza il CARD. Ravasi, cosa comprende un
lettore di oggi, quando legge, il termine "simbolico"? La persona di media
levatura, fino agli anni '50 del XX Secolo, di fronte all'attributo
"simbolico", correttamente capiva "Ci vuole comunicare di più del solo
significato sensibile/esplicito". La persona di oggi, ed anche di livello
culturale
alto, di fronte all'attributo "simbolico", comprende :"Ah! E' un SIMBOLO?
Allora vuol dire che LE COSE *NON* STANNO COSI' ". Ma dove poi sono
letteralmente balzato sulla sedia,è stato quando ho letto ciò che segue:
SECONDA CIT.
Si riesce, così, a comprendere, come spesso si è piegato, che l'inferno,
anche se nella Bibbia e nella tradizione *è stato
collocato in un luogo, è piuttosto uno stato*, una realtà in cui viene a
trovarsi la persona peccatrice.
FINE SECONDA CIT. (ovviamente gli asterichi *evidenzianti* sono miei)
Mi dica un po', ma perchè mai i due concetti :"luogo" e "stato/realtà" si
debbono mettere NECESSARIAMENTE in opposizione? Allora, queste anime, DOVE
si trovano? Nella fiamma di una candela (tutte) come mi disse anni fa un
prete?
Infine S. Eminenza il CARD. Ravasi, conclude:
TERZA CIT.
E proprio perché è sganciato dalla materialità spaziale, l'inferno
penetra già ora, attraverso la morte, nella storia personale e universale,
così come vi si insedia il paradiso.
FINE TERZA CIT.
Gentilmente, mi si vuole spiegare perchè lo "sganciare dalla materialità
spaziale" dovrebbe operare questo prodigio, di far penetrare l'altro mondo
nella storia? E poi, in concreto, cosa significa? Lo sa, S. Eminenza il
CARD. Ravasi, cosa ne comprendono le persone che non hanno la grazia di
avere la sua erudizione? Capiscono :"L'altro mondo è MOLTO SIMILE a questo".
Mi si perdoni ancora. A me, con il Catechismo che si usava un tempo, mi è
stato insegnato che :"Ricordati dei tuoi NOVISSIMI [morte, giudizio,
*inferno*, Paradiso] e non peccherai mai (Eccl. VII,40)". Ovvero che il
pensiero dell'inferno contribuisce a tener lontano dal peccato mortale.
S'e' posto, S. Eminenza il CARD. Ravasi, il problema di "Quanti peccati
potrà evitare ciò che scrivo"? Onestamente, a tale scopo, (oltre che di più
immediata comprensione) non sembra che vada meglio ciò che scrivono i suoi
confratelli nell'episcopato e nel cardinalato PALAZZINI e ROBERTI, al
paragrafo "inferno" della voce "novisismi" del Dizionario di teologia morale
(Ed. STUDIUM, 1970)?
:"Colui che muore in stato di peccato mortale scende subito nell'inferno,
dove avrà da patire nell'anima e, dopo il giudizio universale, anche nel
corpo. Il dannato rimane per sempre privo della visione di Dio e di tutti i
beni congiunti con essa. Lo stato di privazione, per propria colpa del Sommo
Bene, in cui si trova si trova il dannato, gli provoca un acerrimo tormento
[la c.d. "Pena del DANNO", da cui appunto l'aggettivo "dannati", o pena
"negativa", in quanto privazione]. A QUESTO TORMENTO, SI AGGIUNGONO altre
sofferenze: [le c.d. "Pene del SENSO", o pene "positive"in quanto aggiunte]
IL TORMENTO DI un *FUOCO REALE* che non consuma; le tenebre, la compagnia
dei demoni e degli altri dannati (Mat III,12; 2° Tess. I,9; Apoc. XIV, 9 e
ss.) La privazione del Sommo Bene è necessariamente la medesima per tutti i
dannati. Le pene positive differiscono a seconda del numero e della gravità
dei peccati" ( da "Dizionario di Teologia morale" a cura del Cardinali
PALAZZINI e ROBERTI Edizioni STUDIUM -1970-, paragrafo "inferno" della voce
"Novissimi", Pagina 1106, seconda colonna, righe tra la 11 e la 30-
ovviamente MAIUSCOLO e *asterischi evidenzianti* sono miei-).
S. Eminenza il CARD. Ravasi, chiude citando Italo Calvino. Grande
scrittore, autore di testi, come "Il Visconte dimezzato", che potremmo
assimilare al genere lettarario conosciuto come FANTASCIENZA (o SF, per
appresso userò tale sigla). Per "pav condico" chiudo anche io con una
citazione di tale genere.
Di solito, gli scenari ove si svolgono le storie di SF, sono gli spazi
siderali. Esiste, però, anche il genere della c.d. "SF Sotterranea",
ambientato sotto la superficie terrestre. L'insuperato capolavoro al
riguardo è "Viaggio al centro della terra" di J. Verne. Nel 1977, la collana
Omnibus SF della Mondadori pubblicò "Scendendo, antologia della SF
sotteranea". Accanto all'opera di Verne ed altri romanzi, c'erano anche dei
racconti brevi. Uno di questi racconti (di cui non ricordo adesso il nome
dell'autore) si intitolava "INFERNO". Il protagonista è un neuro-psichiatra.
Si convice, leggendo autori moderni, sia laici che Ecclesiastici, che
l'inferno è essenzialmente una soffernza di ordine psicologico. Pertanto si
auto-condiziona contro tutte le possibili ed immaginabili sofferenze
psicologiche. S'è l'inferno se c'è,- pensa- me la rido. All'altro mondo, ha
un'amara sorpesa, quando si vede in del fuoco autentico.
Devotamente,
Baciando il Sacro Anello di S. Eminenza, (ed ottendone la relativa
indulgenza)
X Y
Nella Festa delle Sette Allegrezze della Madonna.
Pier
2012-09-02 18:41:28 UTC
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Post by R***@libero.it
Alla c.a. dell'Illustrisismo Sig. Direttore, con preghiera di pubblicazione
Testo che, confesso, invogliato dalle prime righe, leggo con avidità, e poi
rileggo con attenzione.
Infatti, le prime righe, come chiunque può notare, son ottimamente scritte.
TERZA CIT.
E proprio perché è sganciato dalla materialità spaziale, l'inferno
penetra già ora, attraverso la morte, nella storia personale e universale,
così come vi si insedia il paradiso.
FINE TERZA CIT.
Avrai svolto un bel compitino ma in questo spazio indugiare
cotanto tempo con tali argomentazioni non è gettonabile

Ora che il cosmo è esplorato non lo sa nemmeno Maometto
se il paradiso è in su
e l'inferno giù

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