Post by MoosbruggerPost by Don BartoloUna curiosità.........hai qualche aneddoto da raccontare?
Bah, niente di particolare. Semplicemente, ogni tanto capita di lavorare con
persone che non hanno idea di cosa devono fare, nemmeno tecnicamente, e
questo rende il lavoro insopportabile. Vabbeh, a dirla tutta, come qualcuno
qui dentro sa bene [ :-) ], per diversi anni ho suonato nell'orchestra
gestita dal più famoso scandalo direttoriale italiano degli ultimi anni, e
la preparazione dei concerti è sempre avvenuta grazie alla buona volontà
degli orchestrali.
Correttissima dicitura quella del "più famoso" scandalo, perché degli
scandali dovuti dal basso livello professionale e/o al pedigreé vantato
(come mi pare di intuire sia il caso da te riportato), non è possibile
stilare una graduatoria :PPP
Da parte mia sollazzo Don Bartolo con un paio di aneddoti tutto sommato
raccontabili senza rischio di denunce per diffamazione ;)))
Questa che segue per me rappesenta il top dell'insipienza direttoriale di
cui sono stato testimone diretto. Anni fa mi occupavo di realizzare su
computer le parti staccate di un'orchestra da camera quando eseguiva
revisioni del repertorio settecentesco e dintorni. Una volta mi arrivò una
partitura di un'aria da concerto in stile vivaldiano nella revisione di
quello che sarebbe poi stato il direttore dell'esecuzione. La fotocopia del
manoscritto aveva solo una certezza: che per scrivere le note fosse stato
usato un pennarello carioca! Ogni nota aveva l'approssimazione di una terza,
tanto spesso ed eccessivo era il tratto; così per molti passi mi sono dovuto
affidare all'orecchio ed all'intuito per attribuire la "giusta" (secondo me)
nota; insomma, revisiono la revisione. Faccio presente il problema al
direttore artistico dell'orchestra e, per evitare "incidenti diplomatici",
concordiamo che mi sarei fatto io carico della responsabilità di eventuali
errori di trascrizione riservandomi di incontrare poi il direttore-revisore
il primo giorno di prova - non sarebbe stato possibile prima - e, con
computer e stampante pronti in sala, apporre al volo le correzioni che si
rendessero necessarie sperando che non fossero troppo numerose (se Luca Logi
sta leggendo gli starà venendo un moto di raccapriccio).
Non finisce qua. Oltre alla grafia illegibile, la partitura manoscritta
presentava un'altra caratteristica insolita: la tonalità di do minore era
segnata solo alla prima battuta, poi più nulla. Un po' come nelle paginette
degli standard jazz. Anche le alterazioni transitorie erano un'opinione, e
ogni tanto dovevo prendere l'iniziativa di segnare un bequadro o un bemolle
per far quadrare l'armonia...
Vado alla prova con corredo di armamentario informatico. Il direttore
dirige dal suo manoscritto, gli orchestrali hanno le "mie" parti staccate ed
io seguo la "mia" partitura dal monitor del computer portatile. Per
tre-quattro pagine fila tutto liscio. Wow, penso fra me, ho indovinato tutte
le note... finora. Poi, la catastrofe. Il "direttore" ferma la prova e con
fare arrogante rimprovera l'orchestra che il tale accordo "non era così!"
(senza dare spiegazioni: dice proprio "qua non è cosiiiì!!!!").
Gli sguardi degli orchestrali si volgono minacciosi verso di me. Mi
avvicino al podio con il portatile per capire dove avessi sbagliato. Solo
dopo un po' capisco che "l'errore" consisteva nel fatto che il brano era
andato in maggiore!!! Ma questo era solo nella testa del direttore perché in
partitura nulla lasciava capire dove e quando si passasse dal originale do
minore al maggiore. Inoltre, l'orecchio del direttore era limitato a qualche
superficiale ascolto della sinfonia che avrebbe diretto, che manco era
capace di distinguere il modo, ma appena appena che "non era così"...
Be', mi risalirono a galla tutti i cromosomi delle mie origini
lazzaro-proletarie e fui molto, molto volgare nel mandare "a quel paese"
direttore e compagnia cantante... Naturalmente ho smesso di lavorare
all'archivio di quell'orchestra.
Il top del top, però, è documentato in ben cinque videocassette
pubblicate, ahimé, da Editori Riuniti. Un po' di tempo fa mi pare di averne
già scritto in questo NG. Se Don Bartolo riuscisse a procurarsele gli
saranno chiare molte più cose ;)))
Insomma, il cofanetto si chiama "Capire la musica", ed era in svendita
per una manciata di biglietti da mille (lire!) sulle bancarelle che pensai
bene di prenderle per usarle a scuola con i miei studenti. L'orchestra e i
cantanti di Kiev (di recente ho anche conosciuto uno dei cantanti all'epoca
impegnati nella registrazione) furono assoldati per realizzare dei
documentari su come si interpreta la musica mostrando le prove di un
concerto. In realtà, l'orchestra eseguiva quello che aveva in cartellone nel
periodo impiegato per le registrazioni; ma il direttore (fra l'altro
direttore di conservatorio in Italia) finge di concertare e si prodiga in
consigli, suggerimenti, osservazioni rigorosamente in italiano con
l'orchestra che finge di capirlo e rispettarne le intenzioni. C'è anche
qualche episodio un po' squallido, come quando durante le finte prove
rimprovera e si infuria con gli orchestrali, loro sì dignitosissimi
professionisti. Ma la vera chicca è il gesto direttoriale, soprattutto
l'attacco e le prime battute del Dies Irae dal Requiem di Verdi.
Assolutamente imperdibile!
Ciao a tutti,
Mario b.
P.S.: Bonus: una volta ero al pianoforte in una prova "all'italiana" (sono
le prove d'opera preliminari dove l'orchestra è assente sostituita, appunto,
dal pianoforte) condotta da un direttore famoso e che io stesso ritenevo
professionalmente valido. Nel primo attacco, un tutti di orchestra e otto
cantanti, il gesto era talmente impreciso che siamo andati tutti fuori;
addirittura, alla lettera, sono andato fuori anche tra la mano destra e la
sinistra... Vabbe', pensavo adesso si ricomincia. Invece no. Il direttore
era soddisfatto di tanta aberrante approssimazione rabberciata alla bell'e
meglio tra me e i cantanti guardandoci di soppiatto nei punti critici con
espressioni rassegnate. La stessa rassegnata di necessità virtù che poi è
stata dell'orchestra alle prove ed al concerto nel quale fingevano di
lasciarsi condurre dal direttore.