unknown
2008-05-01 12:02:38 UTC
Il libero arbitrio è uno dei tanti controsensi o dogmi delle religioni e
delle filosofie che è basato fondamentalmente su un sentire legato al
cosiddetto senso comune, un sentire che non viene però neanche minimamente
analizzato su base razionale. Non voglio screditare del tutto i nostri
sensi, sentimenti o sensazioni, voglio solo dire che debbano essere anche
passati al vaglio dell'intelletto prima di fare delle affermazioni
categoriche (e pertanto potenzialmente pericolose). Così come la terra, se
non si osservassero certi fenomeni o non si avessero certe conoscenze,
sulla base di un malinteso senso comune potrebbe sembrare piatta, così
come il nostro mondo potrebbe sembrare a tre dimensioni invece che a
quattro, così potrebbe essere facile credere che l'uomo sia dotato di
della capacità di scegliere, di determinare le proprie azioni solo in base
alla propria volontà, indipendentemente da qualsiasi cosa che possa
chiamarsi divinità, fato, destino prestabilito, ordine naturale delle cose
... credere in breve che l'uomo sia dotato di "libero arbitrio".
L'esistenza del libero arbitrio è un pregiudizio dei più radicati, perché
è spesso alla base (a volte come presupposto non dichiarato) non solo
delle più "alte" filosofie, ma anche dei ragionamenti più spiccioli. Gran
parte delle nostre azioni e reazioni sono basate sul fatto che ogni
persona con cui ci relazioniamo sia dotata di libero arbitrio e per questo
suscettibile di essere rimproverata, lodata, biasimata, giudicata,
condannata, messa in prigione, messa sul podio, esaltata ... Tutto ciò è
ovviamente umano, fin troppo umano, e se non ci comportassimo nella vita
pratica in tante occasioni "come se" il libero arbitrio esistesse,
sembreremmo comportarci "da pazzi" e non riusciremmo a raggiungere certi
fini. Ma da un punto filosofico più alto, più razionale, la negazione del
liberto arbitrio porta alla negazione di qualsiasi giustificazione
filosofica per il senso del peccato e della vendetta, per il senso di
colpa e per l'autocelebrazione, per le morali dogmatiche, religiose e
secolari. Di fronte alla negazione del libero arbitrio e quindi del
concetto di colpa, e quindi via via del concetto di peccato, di onore ...
cadono ad uno ad uno tutti i più biechi pregiudizi su cui il potere
religioso e temporale hanno basato la repressione di innocui piaceri
terreni predicando al loro posto odio e intolleranza.
Provate a immaginarvi delle crociate, delle guerre di razza o di
religione, provate a immaginarvi il fanatismo razzista e nazista in un
mondo in cui l'uomo non crede nel libero arbitrio ... La negazione del
libero arbitrio porta alla negazione di ogni motivo per sentirsi migliori
o peggiori degli altri proprio perché mostra che non si è (se non
apparentemente) artefici di sé stessi; così la negazione del libero
arbitrio, ben lungi dal "distruggere la morale" con la negazione dei
meriti e delle colpe, apre la strada alla comprensione. Negare il libero
arbitrio è un primo passo verso una strada che porta a comprendere ogni
azione umana in base alle cause che la determinano, proprio il contrario
della tanto decantata "morale" tradizionale che semplifica tutto con uno
sbrigativo giudizio di condanna o di esaltazione. In questo senso mi
sembra di poter affermare che una filosofia fondata sulla negazione del
libero arbitrio è una filosofia dell'umanesimo, dell'amore e della
comprensione.
Ribadisco, in certi casi il libero arbitrio è "come se" venisse a tutti
gli effetti tacitamente riconosciuto, l'uomo non può (non ce la fa
proprio, a meno di essere inumano) agire sempre essendo cosciente che i
suoi simili non siano dotati di tale arbitrio, ma quel "come se" va
analizzato con attenzione per evitare assurde confusioni, ed è qualcosa
che mi prometto di fare più in là.
--------------------------------------------------------------------------------
Negazione del libero arbitrio
Ma cominciamo per gradi, perché il discorso, anche se potrebbe essere
breve, si deve in realtà dilungare per essere comprensibile a chi, come
qualsiasi uomo contemporaneo, è stato cresciuto nel senso del dovere e del
peccato, della giustizia terrena e divina, e quindi in breve nel culto del
"libero arbitrio".
Si potrebbe infatti dire semplicemente che una persona, o più in generale
un qualsiasi essere pensante, potrebbe essere dotato di tale libero
arbitrio solo se si fosse letteralmente fatto da sé, voglio dire creato da
sé, se ciò può avere un senso. Ma ciò per sfortuna non ha alcun senso.
Hai scelto questa definizione di libero arbitrio, e ti riesce facile
demolirla con le tue critiche.
Ora io ti dico che il libero arbitrio non è quello che dici tu, lo definisco
in un altro modo.
Tu hai presente certamente il determinismo, e credo che non ci siano
divergenze nel definire il determinismo fisico, quello delle leggi di natura
fisiche e chimiche. Ebbene, domandiamoci se anche il cervello umano (o la
mente) è soggetto a leggi fisiche deterministiche. La risposta è sì,
certamente. Il cervello comanda il battito del cuore e la digestione in
maniera automatica e certamente deterministica. Ma il cervello comanda anche
dei movimenti che non sono automatici, bensì soggetti a volontà, per esempio
il movimento delle gambe per camminare. E produce anche atti che non
determinano nessuna azione esteriore del corpo, perché consistono in pura
volizione o in semplice pensiero.
Ebbene, io chiedo: anche gli atti di movimento volontario e di puro pensiero
sono soggetti a leggi deterministiche, della stessa portata delle leggi
fisiche e chimiche?
1- Se rispondessimo sì, potremmo dire che il cervello (o anche la mente e la
volontà) è soggetto TOTALMENTE a un determinismo psicologico, pari a quello
delle leggi fisiche.
2- Se rispondessimo no, potremmo dire che svolge ALCUNE attività non
soggette a determinismo.
La situazione 2-, cioè l'assenza di DETERMINISMO TOTALE, è quella che io
chiamo libero arbitrio.
Come vedi, ho dato una definizione di libero arbitrio molto diversa da
quella che hai usato nelle tue argomentazioni, e contro questa definizione
le tue argomentazioni non valgono.
Vuoi provare a dimostrare che il libero arbitrio non esiste, partendo dalla
definizione di libero arbitrio che ho dato io?
Se anche ammettessimo l'esistenza di una qualche divinità immortale
esistita da sempre (lasciando perdere quello che significherebbe
l'eternità o il tempo per un essere trascendente) o anche creatasi per
caso (o per le leggi della fisica tento il ragionamento che segue non
cambia), ebbene questa divinità o è sempre esistita con certi attributi
(che siano la bontà e l'amore o la cattiveria e l'odio non importa poi
tanto), cioè con le caratteristiche sue proprie, e in base a queste
caratteristiche ha condotto le sue azioni (che siano fisiche, terrene,
spirituali o metafisiche). Siccome le caratteristiche della divinità non
sono state scelte dalla divinità stessa (non si può scegliere quello che
si è prima ancora di essere, soprattutto se si è eterni), le Sue azioni
sono dettate da tali caratteristiche innate che Lei non si è scelta ma di
cui si è trovata dotata sin dall'origine dei tempi. In basi a tali
caratteristiche la divinità compie le sue azioni e svolge i suoi pensieri
che sono dovuti quindi al modo in cui Essa è sempre stata, un modo di
essere di cui Essa non è responsabile.
Di conseguenza:
1) nessuna divinità eterna o meno, onnipotente o meno, misericordiosa o
meno può essere dotata del libero arbitrio
2) nessuna divinità può a ragione essere lodata o biasimata, amata od
odiata, ringraziata o denigrata per quello che fa, dato che ciò che fa
deriva da una situazione di necessità e non di "libero arbitrio".
Pensare che un Dio non dotato di libero arbitrio sia in grado di
conferirlo a qualche altro essere da lui creato sembrerebbe una
barzelletta, ma siccome la filosofia (quella seria almeno) non si dovrebbe
basare su quello che sembra, sul "comune buon senso", su sensazione non
passate al vaglio dell'intelligenza o su altre idiozie, mi sembra corretto
confutare anche questa ipotesi.
Un Dio creatore potrebbe essere onnipotente oppure non esserlo, ma il
concetto di onnipotenza, per quanto vago e indefinito non può che essere
contraddittorio: ad esempio un Dio per quanto onnipotente certe cose non
le può fare, o per essere più chiari, non può fare sì che due più due sia
uguale a cinque perché il miracolo è una cosa, ma la logica è un altra.
Insomma, quello che sto cercando di dire è che un Dio, per quanto bravo e
bello (onnipotente se volete) non può "creare" il libero arbitrio perché è
una cosa impossibile, contraddittoria, illogica.
Se fosse onnipotente saprebbe di certo che creandoci in un certo modo con
un certo corpo e una certa intelligenza, mettendoci in un certo mondo,
alla fine tale Dio conoscerebbe tutto di noi e sarebbe in grado di
determinare ogni nostra minima azione da qui all'eternità, alla faccia del
libero arbitrio. Se poi non fosse onnipotente l'unica cosa che cambierebbe
è che Lui non saprebbe sin dall'inizio quali sarebbero le nostre azioni,
per quanto poi le cause di tali azioni siano già poste, siano già
determinate una volta per tutte, e anche se non ci fosse un'intelligenza
nell'universo capace di fare delle previsioni, il nostro destino sarebbe
già stato determinato una volta per tutte.
Per finire ribadisco un concetto che mi sembra particolarmente importante:
il libero arbitrio è un pregiudizio, è qualcosa in cui tante persone credo
od hanno creduto senza averlo minimamente dimostrato, e non ci si dovrebbe
in realtà dare troppa pena a dimostrare la sua inesistenza. Se ad esempio
qualcuno asserisse che esistono i draghi alati sarebbe lui a dovere
provare l'esistenza di tali fantomatici animali e non noi a doverlo
smentire. Ma questo purtroppo è quello che bisogna fare coi pregiudizi.
--------------------------------------------------------------------------------
Volontà e libero arbitrio
Certo il pregiudizio di cui stiamo parlando ha un motivo di essere, e tale
motivo e la nostra autocoscienza, la nostra percezione di una volontà che
sperimentiamo nella coscienza. Ma bisogna stare attenti a non confondere
le due cose, perché noi tendiamo a prendere per libero arbitrio la
volontà, senza pensare che la nostra volontà non è per niente libera ma è
determinata dal periodo e dal luogo in cui viviamo, dal contesto sociale
nel quale cresciamo, dal nostro patrimonio genetico, dalle nostre
esperienze ... sono tutti questi dati che fanno sì che la nostra
personalità si costruisca in un modo invece che in un altro e che alla
fine quella che noi chiamiamo volontà ci faccia decidere in un senso
piuttosto che in un altro.
Intendiamo, non si può certo negare che l'esercizio della nostra volontà
non contribuisca a cambiare (in bene o in male) il mondo che ci circonda e
ad avere effetti su di esso, il fatto fondamentale è che anche quando
crediamo di essere "liberi" nelle nostre scelte siamo in realtà
determinati dalla nostra personalità, dai nostri gusti, dalle nostre
inclinazioni, tutte cose che a loro volta si basano su dati quali le
nostre esperienze passate, il contesto sociale in cui viviamo, il nostro
corpo, il nostro cervello, dati che sono al di fuori della nostra volontà
perché, come già accennato all'inizio, nessuno si può costruire da solo.
Non voglio quindi asserire che bisogna accettare tutto quello succede nel
mondo senza cercare di intervenire sulla realtà facendosi schermo del
fatto che tutto è predeterminato, la nostra volontà (o quello che noi
riteniamo essere tale) va usata perché così possiamo ottenere dei
risultati utili modificando il contesto, la realtà in cui viviamo, solo
dobbiamo stare attenti a non credere che tale volontà si possa
identificare con un fantomatico libero arbitrio che non può mai esistere
se non nei sogni e nelle farneticazioni dei peggiori "filosofi" e teologi,
quelli cioè che partono non dai dati in nostro possesso per dimostrare
qualcosa, ma che partono invece direttamente da quello che vogliono
dimostrare e poi si arrampicano sugli specchi per portare a termine la
loro dimostrazione.
delle filosofie che è basato fondamentalmente su un sentire legato al
cosiddetto senso comune, un sentire che non viene però neanche minimamente
analizzato su base razionale. Non voglio screditare del tutto i nostri
sensi, sentimenti o sensazioni, voglio solo dire che debbano essere anche
passati al vaglio dell'intelletto prima di fare delle affermazioni
categoriche (e pertanto potenzialmente pericolose). Così come la terra, se
non si osservassero certi fenomeni o non si avessero certe conoscenze,
sulla base di un malinteso senso comune potrebbe sembrare piatta, così
come il nostro mondo potrebbe sembrare a tre dimensioni invece che a
quattro, così potrebbe essere facile credere che l'uomo sia dotato di
della capacità di scegliere, di determinare le proprie azioni solo in base
alla propria volontà, indipendentemente da qualsiasi cosa che possa
chiamarsi divinità, fato, destino prestabilito, ordine naturale delle cose
... credere in breve che l'uomo sia dotato di "libero arbitrio".
L'esistenza del libero arbitrio è un pregiudizio dei più radicati, perché
è spesso alla base (a volte come presupposto non dichiarato) non solo
delle più "alte" filosofie, ma anche dei ragionamenti più spiccioli. Gran
parte delle nostre azioni e reazioni sono basate sul fatto che ogni
persona con cui ci relazioniamo sia dotata di libero arbitrio e per questo
suscettibile di essere rimproverata, lodata, biasimata, giudicata,
condannata, messa in prigione, messa sul podio, esaltata ... Tutto ciò è
ovviamente umano, fin troppo umano, e se non ci comportassimo nella vita
pratica in tante occasioni "come se" il libero arbitrio esistesse,
sembreremmo comportarci "da pazzi" e non riusciremmo a raggiungere certi
fini. Ma da un punto filosofico più alto, più razionale, la negazione del
liberto arbitrio porta alla negazione di qualsiasi giustificazione
filosofica per il senso del peccato e della vendetta, per il senso di
colpa e per l'autocelebrazione, per le morali dogmatiche, religiose e
secolari. Di fronte alla negazione del libero arbitrio e quindi del
concetto di colpa, e quindi via via del concetto di peccato, di onore ...
cadono ad uno ad uno tutti i più biechi pregiudizi su cui il potere
religioso e temporale hanno basato la repressione di innocui piaceri
terreni predicando al loro posto odio e intolleranza.
Provate a immaginarvi delle crociate, delle guerre di razza o di
religione, provate a immaginarvi il fanatismo razzista e nazista in un
mondo in cui l'uomo non crede nel libero arbitrio ... La negazione del
libero arbitrio porta alla negazione di ogni motivo per sentirsi migliori
o peggiori degli altri proprio perché mostra che non si è (se non
apparentemente) artefici di sé stessi; così la negazione del libero
arbitrio, ben lungi dal "distruggere la morale" con la negazione dei
meriti e delle colpe, apre la strada alla comprensione. Negare il libero
arbitrio è un primo passo verso una strada che porta a comprendere ogni
azione umana in base alle cause che la determinano, proprio il contrario
della tanto decantata "morale" tradizionale che semplifica tutto con uno
sbrigativo giudizio di condanna o di esaltazione. In questo senso mi
sembra di poter affermare che una filosofia fondata sulla negazione del
libero arbitrio è una filosofia dell'umanesimo, dell'amore e della
comprensione.
Ribadisco, in certi casi il libero arbitrio è "come se" venisse a tutti
gli effetti tacitamente riconosciuto, l'uomo non può (non ce la fa
proprio, a meno di essere inumano) agire sempre essendo cosciente che i
suoi simili non siano dotati di tale arbitrio, ma quel "come se" va
analizzato con attenzione per evitare assurde confusioni, ed è qualcosa
che mi prometto di fare più in là.
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Negazione del libero arbitrio
Ma cominciamo per gradi, perché il discorso, anche se potrebbe essere
breve, si deve in realtà dilungare per essere comprensibile a chi, come
qualsiasi uomo contemporaneo, è stato cresciuto nel senso del dovere e del
peccato, della giustizia terrena e divina, e quindi in breve nel culto del
"libero arbitrio".
Si potrebbe infatti dire semplicemente che una persona, o più in generale
un qualsiasi essere pensante, potrebbe essere dotato di tale libero
arbitrio solo se si fosse letteralmente fatto da sé, voglio dire creato da
sé, se ciò può avere un senso. Ma ciò per sfortuna non ha alcun senso.
Hai scelto questa definizione di libero arbitrio, e ti riesce facile
demolirla con le tue critiche.
Ora io ti dico che il libero arbitrio non è quello che dici tu, lo definisco
in un altro modo.
Tu hai presente certamente il determinismo, e credo che non ci siano
divergenze nel definire il determinismo fisico, quello delle leggi di natura
fisiche e chimiche. Ebbene, domandiamoci se anche il cervello umano (o la
mente) è soggetto a leggi fisiche deterministiche. La risposta è sì,
certamente. Il cervello comanda il battito del cuore e la digestione in
maniera automatica e certamente deterministica. Ma il cervello comanda anche
dei movimenti che non sono automatici, bensì soggetti a volontà, per esempio
il movimento delle gambe per camminare. E produce anche atti che non
determinano nessuna azione esteriore del corpo, perché consistono in pura
volizione o in semplice pensiero.
Ebbene, io chiedo: anche gli atti di movimento volontario e di puro pensiero
sono soggetti a leggi deterministiche, della stessa portata delle leggi
fisiche e chimiche?
1- Se rispondessimo sì, potremmo dire che il cervello (o anche la mente e la
volontà) è soggetto TOTALMENTE a un determinismo psicologico, pari a quello
delle leggi fisiche.
2- Se rispondessimo no, potremmo dire che svolge ALCUNE attività non
soggette a determinismo.
La situazione 2-, cioè l'assenza di DETERMINISMO TOTALE, è quella che io
chiamo libero arbitrio.
Come vedi, ho dato una definizione di libero arbitrio molto diversa da
quella che hai usato nelle tue argomentazioni, e contro questa definizione
le tue argomentazioni non valgono.
Vuoi provare a dimostrare che il libero arbitrio non esiste, partendo dalla
definizione di libero arbitrio che ho dato io?
Se anche ammettessimo l'esistenza di una qualche divinità immortale
esistita da sempre (lasciando perdere quello che significherebbe
l'eternità o il tempo per un essere trascendente) o anche creatasi per
caso (o per le leggi della fisica tento il ragionamento che segue non
cambia), ebbene questa divinità o è sempre esistita con certi attributi
(che siano la bontà e l'amore o la cattiveria e l'odio non importa poi
tanto), cioè con le caratteristiche sue proprie, e in base a queste
caratteristiche ha condotto le sue azioni (che siano fisiche, terrene,
spirituali o metafisiche). Siccome le caratteristiche della divinità non
sono state scelte dalla divinità stessa (non si può scegliere quello che
si è prima ancora di essere, soprattutto se si è eterni), le Sue azioni
sono dettate da tali caratteristiche innate che Lei non si è scelta ma di
cui si è trovata dotata sin dall'origine dei tempi. In basi a tali
caratteristiche la divinità compie le sue azioni e svolge i suoi pensieri
che sono dovuti quindi al modo in cui Essa è sempre stata, un modo di
essere di cui Essa non è responsabile.
Di conseguenza:
1) nessuna divinità eterna o meno, onnipotente o meno, misericordiosa o
meno può essere dotata del libero arbitrio
2) nessuna divinità può a ragione essere lodata o biasimata, amata od
odiata, ringraziata o denigrata per quello che fa, dato che ciò che fa
deriva da una situazione di necessità e non di "libero arbitrio".
Pensare che un Dio non dotato di libero arbitrio sia in grado di
conferirlo a qualche altro essere da lui creato sembrerebbe una
barzelletta, ma siccome la filosofia (quella seria almeno) non si dovrebbe
basare su quello che sembra, sul "comune buon senso", su sensazione non
passate al vaglio dell'intelligenza o su altre idiozie, mi sembra corretto
confutare anche questa ipotesi.
Un Dio creatore potrebbe essere onnipotente oppure non esserlo, ma il
concetto di onnipotenza, per quanto vago e indefinito non può che essere
contraddittorio: ad esempio un Dio per quanto onnipotente certe cose non
le può fare, o per essere più chiari, non può fare sì che due più due sia
uguale a cinque perché il miracolo è una cosa, ma la logica è un altra.
Insomma, quello che sto cercando di dire è che un Dio, per quanto bravo e
bello (onnipotente se volete) non può "creare" il libero arbitrio perché è
una cosa impossibile, contraddittoria, illogica.
Se fosse onnipotente saprebbe di certo che creandoci in un certo modo con
un certo corpo e una certa intelligenza, mettendoci in un certo mondo,
alla fine tale Dio conoscerebbe tutto di noi e sarebbe in grado di
determinare ogni nostra minima azione da qui all'eternità, alla faccia del
libero arbitrio. Se poi non fosse onnipotente l'unica cosa che cambierebbe
è che Lui non saprebbe sin dall'inizio quali sarebbero le nostre azioni,
per quanto poi le cause di tali azioni siano già poste, siano già
determinate una volta per tutte, e anche se non ci fosse un'intelligenza
nell'universo capace di fare delle previsioni, il nostro destino sarebbe
già stato determinato una volta per tutte.
Per finire ribadisco un concetto che mi sembra particolarmente importante:
il libero arbitrio è un pregiudizio, è qualcosa in cui tante persone credo
od hanno creduto senza averlo minimamente dimostrato, e non ci si dovrebbe
in realtà dare troppa pena a dimostrare la sua inesistenza. Se ad esempio
qualcuno asserisse che esistono i draghi alati sarebbe lui a dovere
provare l'esistenza di tali fantomatici animali e non noi a doverlo
smentire. Ma questo purtroppo è quello che bisogna fare coi pregiudizi.
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Volontà e libero arbitrio
Certo il pregiudizio di cui stiamo parlando ha un motivo di essere, e tale
motivo e la nostra autocoscienza, la nostra percezione di una volontà che
sperimentiamo nella coscienza. Ma bisogna stare attenti a non confondere
le due cose, perché noi tendiamo a prendere per libero arbitrio la
volontà, senza pensare che la nostra volontà non è per niente libera ma è
determinata dal periodo e dal luogo in cui viviamo, dal contesto sociale
nel quale cresciamo, dal nostro patrimonio genetico, dalle nostre
esperienze ... sono tutti questi dati che fanno sì che la nostra
personalità si costruisca in un modo invece che in un altro e che alla
fine quella che noi chiamiamo volontà ci faccia decidere in un senso
piuttosto che in un altro.
Intendiamo, non si può certo negare che l'esercizio della nostra volontà
non contribuisca a cambiare (in bene o in male) il mondo che ci circonda e
ad avere effetti su di esso, il fatto fondamentale è che anche quando
crediamo di essere "liberi" nelle nostre scelte siamo in realtà
determinati dalla nostra personalità, dai nostri gusti, dalle nostre
inclinazioni, tutte cose che a loro volta si basano su dati quali le
nostre esperienze passate, il contesto sociale in cui viviamo, il nostro
corpo, il nostro cervello, dati che sono al di fuori della nostra volontà
perché, come già accennato all'inizio, nessuno si può costruire da solo.
Non voglio quindi asserire che bisogna accettare tutto quello succede nel
mondo senza cercare di intervenire sulla realtà facendosi schermo del
fatto che tutto è predeterminato, la nostra volontà (o quello che noi
riteniamo essere tale) va usata perché così possiamo ottenere dei
risultati utili modificando il contesto, la realtà in cui viviamo, solo
dobbiamo stare attenti a non credere che tale volontà si possa
identificare con un fantomatico libero arbitrio che non può mai esistere
se non nei sogni e nelle farneticazioni dei peggiori "filosofi" e teologi,
quelli cioè che partono non dai dati in nostro possesso per dimostrare
qualcosa, ma che partono invece direttamente da quello che vogliono
dimostrare e poi si arrampicano sugli specchi per portare a termine la
loro dimostrazione.
--
<And if there were a God, I think it very unlikely have such an uneasy
vanity as to be offended by those who doubt His existenceB.Russell
<And if there were a God, I think it very unlikely have such an uneasy
vanity as to be offended by those who doubt His existenceB.Russell