On Wed, 29 Jan 2020 10:02:15 +0100, Giacobino da Tradate
Post by Giacobino da TradateIn ogni caso anch'io aborro "a me mi" in italiano. In dialetto e'
l'opposto (non saprei dire se non : a mi me piass), ma appunto "a me mi"
e' un dialettismo.
Ecco, sarei curioso di sapere quanti "dialetti" si comportanto
diversamente.
Nota che, se per alcune zone è ipotizzabile che delle strutture
passino dalla lingua locale all'italiano, per altre non vale.
In Toscana non c'è mai stata una "lingua locale", eppure i bambini in
Toscana dicono "a me mi" come tutti gli altri.
Solo alle elementari arriva (come dalle altre parti) qualcuno a dire
che "non va bene" "a me = mi" "è una ripetizione" etc.
Secondo me non è un dialettismo, è un costrutto che nasce
spontaneamente dall'esigenza di mettere in rilievo il pronome. Nessuno
lo prende come unica struttura, usando in tutte le occasioni la
sequenza intera "a me mi". C'è una marea di occasioni in cui il
parlante mette spontaneamente solo il "mi" (che è la struttura non
marcata).
Facciamo un esempio: ho mangiato troppo e ho la nausea. Frase
spontanea: "Oddio, sto male, mi viene il vomito!". Non di certo
"Oddio, sto male, a me viene il vomito!".
C'è, appunto, un motivo specifico in alcuni contesti: la necessità di
mettere in rilievo il pronome. Necessità così forte che, in seguito
alla soppressione del costrutto demoniaco, induce qualcuno a
sopprimere la parte fondamentale (il pronome atono) e a costruire
infine il costrutto sgrammaticato "a me convince".
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Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.