Lorici clonato #2
2007-03-13 16:37:48 UTC
Qualcuno mi ha chiesto di farlo, e lo faccio, ok.
Per Island, il quarto album dei king Crimson, Mr.Fripp, rivoluziona
nuovamente la squadra ed, ovviamente, ottiene unennesima formazione
vincente.
Bob, uno che in gusto musicale non ha da imparare da nessuno, conferma
Keith Tippett, creatore a ciclo continuo di gioielli pianistici e la
versatilissima sezione fiati di Robin Miller alloboe, di Marc Charig alla
cornetta (strumento antesignano della tromba) e del grande Mel Collins
(sassofoni e flauti). Manca il trombonista Nick Evans che aveva avuto un
ruolo fondamentale nel predecessore, laltro magnifico Lizard, ma in
questo disco non sarà un problema.
Per la sezione ritmica sono convocati i mai troppo compianti Raymond Boz
Burrell, cantante solista, e Ian Wallace, il primo a cui Robert insegna a
suonare il basso appositamente per loccasione, il secondo già
pesta-tamburi, negli anni 60, del futuro Yes Jon Anderson, con questi che
lo ha raccomandato a Fripp in sostituzione di Andy McCulloch (che a breve
suonerà con Fields e Greenslade). Lo stesso Robert, compositivamente
sempre al massimo, si occupa ovviamente delle chitarre, suona il
mellotron, lharmonium, un attrezzo chiamato Peters Pedal, un parente
del bass pedal, e, letteralmente, vari altri arnesi.
I suggestivi testi del languido sognatore Pete Sinfield, procacciatore di
liriche e visioni, completano un disco già incredibilmente traboccante di
musica inarrivabile.
Il sudafricano Harry Miller, anchegli purtroppo scomparso, ha un cameo al
contrabbasso introducendo Formentera Lady, e qui un turbinìo di flauto e
wind chimes ambientano subito lascoltatore subito nella suggestiva quiete
della macchia mediterranea delle Baleari, tra lucertole, sole, sabbia e
piante grasse, ove Boz incita una leggiadra ragazza isolana di ballare e
cantare per lui. La chitarra acustica e una lieve ma decisa ritmica
sottolineano il flauto pacato ed il riflessivo incedere di strumenti. Ce
qualcosa di strano, però, in questapparente quiete isolana: cosa
nascondono i rassicuranti cespugli e la macchia mediterranea iberica? La
dolce ragazza non è così angelica, cela qualcosa di torbido, di oscuro; la
brezza si leva nellaria, un che di sinistro prende forma, svelandosi man
mano che lavviluppo strumentale si fa più impetuoso e rivelando la vera
natura dellambiente circostante, tuttaltro che placido; i vocalizzi di
Paulina Lucas, del resto, non fanno nulla per nasconderlo. Un crescendo
sempre più angosciante sino al sinistro gorgheggio della Lucas che sferza
lo spettro stereo da parte a parte. Il ritmo improvvisamente cambia, come
pure limmagine stereofonica: gli ipnotici piatti di Ian Wallace danno il
via ad un serrato incedere. Ecco The Sailors Tale in cui un marinaio
narra levento terrorizzante a cui ha appena assistito, in
unambientazione cara ad Edgar Allan Poe o, visto il titolo, a Samuel
Taylor Coleridge. Il riff prodotto più volte dal muro del suono
frippiano e collinsiano ha una potenza incredibile: due, tre colpi, ed un
improvviso cambio di accordo ancora sorprende. Abbiamo ora il sax
dissonante di collins che serpeggia in mille direzioni. La cavalcata muta
ancora, si interrompe dimprovviso; ora è il solo basso a pulsare, e in
pochi secondi Fripp impone un ennesimo modo espressivo per il proprio
strumento: un solo ad accordi! La Gibson suona a mo di banjo elettrico e,
laddove si interrompe a tratti, alle spalle, il mellotron è in agguato,
vicino, SEMPRE PIU VICINO, con la chitarra banjo di Fripp al massimo
dellesasperazione. DOOOOOONG!!! Belzebu in persona si rivela! Il Peters
Pedal, come se ce ne fosse bisogno, accentua unimmagine sonora già
totalizzante. Ladrenalina al massimo (bisogna gustarsi il tutto almeno
una volta in cuffia), il pestar di tamburi ossesso e ossessivo, ogni
singolo nastro del mellotron che erutta demoni in tutte le direzioni, un
violentissimo librarsi di harmonium, mellotron, ritmica, peters pedal ed,
ennesimo colpo di scena, uninchiodata improvvisa: lo pseudo-banjo scema
sino a allultimo languido arpeggio, affacciandosi nellinquietante
feedback infernale che si stempera pian piano (la beatlesiana A Day In The
Life docet).
Lalbum potrebbe essere proiettato nellempireo dei capolavori assoluti
già solo grazie a questi primi venti minuti: dopo di essi si è senza fiato
come dopo la miglior scena dazione, ma ecco che The Letters, come del
resto le successive tracks, gettano altra benzina sul fuoco. Il brano cela
un break centrale magnificamente crimsoniano, che si stempera in uno
bisbiglio jazz di strumenti, fiati in primis; dimprovviso il lancinante
grido di dolore IMPALED ON NAAAAILS OF ICE!!!. Incommensurabile,
magnifico Boz Burrell, che urla tutto il suo pathos, per poi quietarsi
rassegnato nel riposo eterno. I take my leave of mortal flesh
Ladies of the road è una specie di blues, alla maniera King Crimson
ovviamente, e la voce filtrata di Boz rende il tutto tra lironico e il
malinconico. Sferzate di chitarra che sembrano registrate al contrario, il
sax sguaiato di Mel Collins per un brano solo allapparenza pacato, che il
magnifico bridge all you know/that the girls of the road/are like
apples/you stole in your youth ripetuto due volte impreziosisce di beltà
melodica progressiva tipicamente anglosassone.
Song Of the Gulls è un pezzo classico che qui sembra quasi voler far
prendere una pausa dopo tanto far lavorare nervi e cuore, è un
gradevolissimo intermezzo darchi. Ricorda un po le composizioni brevi di
Schubert e Scarlatti.
Musica di incredibile livello e, la titletrack deve ancora arrivare,
chissa cosa riserverà?
Un brano epocale, definitivo, dove il cantato pacato, ma enormemente
espressivo dellenorme Boz fa da contraltare ad arrangiamenti di piano e
flauto che segneranno per sempre il cuore dellascoltatore. Verso il
finale, in cui lo spot è tutto per Marc Charig e la sua cornetta, il
mellotron si avvicina piano piano anche qui, non più minaccioso come in
Sailors Tale, ma benevolo in un caldissimo abbraccio romantico, che cela
un finale ottimismo rifuggito sino a poco prima.
Alice e Paolo Fresu omaggeranno questo brano anni dopo, nellalbum
Viaggio in Italia della brava musicista romagnola, senza però riprodurre
totalmente le emozioni delloriginale. Il buon Fresu avrebbe potuto fare
di più, specialmente reintrepretando il lungo assolo finale.
La copertina, nessuna scritta ed unimmagine superba, (in questo caso la
Nebulosa Trifide), nella migliore tradizione dei concept album più
misteriosi e leggendari, rende anche graficamente questo disco un
capolavoro. Forse lultimo dei King Crimson romantico-epici, che però in
meno di tre anni rimisceleranno il tutto in chiave hard-jazz con il
monumentale Red.
La recensione è dedicata a quella bestia di kayleigh, a gabriele M, che ha
detto che 'sto disco non ha grandi spunti melodici, e ai tanti che tempo
conoscano questo album solo dagli autori delle recensioni di ayreon o
jordan rudess.
Si invitano gli altri frequentatori del NG a fare altrettanto, con
altrettanti classici prog, in una sorta di rubrica periodica a "schede".
Per Island, il quarto album dei king Crimson, Mr.Fripp, rivoluziona
nuovamente la squadra ed, ovviamente, ottiene unennesima formazione
vincente.
Bob, uno che in gusto musicale non ha da imparare da nessuno, conferma
Keith Tippett, creatore a ciclo continuo di gioielli pianistici e la
versatilissima sezione fiati di Robin Miller alloboe, di Marc Charig alla
cornetta (strumento antesignano della tromba) e del grande Mel Collins
(sassofoni e flauti). Manca il trombonista Nick Evans che aveva avuto un
ruolo fondamentale nel predecessore, laltro magnifico Lizard, ma in
questo disco non sarà un problema.
Per la sezione ritmica sono convocati i mai troppo compianti Raymond Boz
Burrell, cantante solista, e Ian Wallace, il primo a cui Robert insegna a
suonare il basso appositamente per loccasione, il secondo già
pesta-tamburi, negli anni 60, del futuro Yes Jon Anderson, con questi che
lo ha raccomandato a Fripp in sostituzione di Andy McCulloch (che a breve
suonerà con Fields e Greenslade). Lo stesso Robert, compositivamente
sempre al massimo, si occupa ovviamente delle chitarre, suona il
mellotron, lharmonium, un attrezzo chiamato Peters Pedal, un parente
del bass pedal, e, letteralmente, vari altri arnesi.
I suggestivi testi del languido sognatore Pete Sinfield, procacciatore di
liriche e visioni, completano un disco già incredibilmente traboccante di
musica inarrivabile.
Il sudafricano Harry Miller, anchegli purtroppo scomparso, ha un cameo al
contrabbasso introducendo Formentera Lady, e qui un turbinìo di flauto e
wind chimes ambientano subito lascoltatore subito nella suggestiva quiete
della macchia mediterranea delle Baleari, tra lucertole, sole, sabbia e
piante grasse, ove Boz incita una leggiadra ragazza isolana di ballare e
cantare per lui. La chitarra acustica e una lieve ma decisa ritmica
sottolineano il flauto pacato ed il riflessivo incedere di strumenti. Ce
qualcosa di strano, però, in questapparente quiete isolana: cosa
nascondono i rassicuranti cespugli e la macchia mediterranea iberica? La
dolce ragazza non è così angelica, cela qualcosa di torbido, di oscuro; la
brezza si leva nellaria, un che di sinistro prende forma, svelandosi man
mano che lavviluppo strumentale si fa più impetuoso e rivelando la vera
natura dellambiente circostante, tuttaltro che placido; i vocalizzi di
Paulina Lucas, del resto, non fanno nulla per nasconderlo. Un crescendo
sempre più angosciante sino al sinistro gorgheggio della Lucas che sferza
lo spettro stereo da parte a parte. Il ritmo improvvisamente cambia, come
pure limmagine stereofonica: gli ipnotici piatti di Ian Wallace danno il
via ad un serrato incedere. Ecco The Sailors Tale in cui un marinaio
narra levento terrorizzante a cui ha appena assistito, in
unambientazione cara ad Edgar Allan Poe o, visto il titolo, a Samuel
Taylor Coleridge. Il riff prodotto più volte dal muro del suono
frippiano e collinsiano ha una potenza incredibile: due, tre colpi, ed un
improvviso cambio di accordo ancora sorprende. Abbiamo ora il sax
dissonante di collins che serpeggia in mille direzioni. La cavalcata muta
ancora, si interrompe dimprovviso; ora è il solo basso a pulsare, e in
pochi secondi Fripp impone un ennesimo modo espressivo per il proprio
strumento: un solo ad accordi! La Gibson suona a mo di banjo elettrico e,
laddove si interrompe a tratti, alle spalle, il mellotron è in agguato,
vicino, SEMPRE PIU VICINO, con la chitarra banjo di Fripp al massimo
dellesasperazione. DOOOOOONG!!! Belzebu in persona si rivela! Il Peters
Pedal, come se ce ne fosse bisogno, accentua unimmagine sonora già
totalizzante. Ladrenalina al massimo (bisogna gustarsi il tutto almeno
una volta in cuffia), il pestar di tamburi ossesso e ossessivo, ogni
singolo nastro del mellotron che erutta demoni in tutte le direzioni, un
violentissimo librarsi di harmonium, mellotron, ritmica, peters pedal ed,
ennesimo colpo di scena, uninchiodata improvvisa: lo pseudo-banjo scema
sino a allultimo languido arpeggio, affacciandosi nellinquietante
feedback infernale che si stempera pian piano (la beatlesiana A Day In The
Life docet).
Lalbum potrebbe essere proiettato nellempireo dei capolavori assoluti
già solo grazie a questi primi venti minuti: dopo di essi si è senza fiato
come dopo la miglior scena dazione, ma ecco che The Letters, come del
resto le successive tracks, gettano altra benzina sul fuoco. Il brano cela
un break centrale magnificamente crimsoniano, che si stempera in uno
bisbiglio jazz di strumenti, fiati in primis; dimprovviso il lancinante
grido di dolore IMPALED ON NAAAAILS OF ICE!!!. Incommensurabile,
magnifico Boz Burrell, che urla tutto il suo pathos, per poi quietarsi
rassegnato nel riposo eterno. I take my leave of mortal flesh
Ladies of the road è una specie di blues, alla maniera King Crimson
ovviamente, e la voce filtrata di Boz rende il tutto tra lironico e il
malinconico. Sferzate di chitarra che sembrano registrate al contrario, il
sax sguaiato di Mel Collins per un brano solo allapparenza pacato, che il
magnifico bridge all you know/that the girls of the road/are like
apples/you stole in your youth ripetuto due volte impreziosisce di beltà
melodica progressiva tipicamente anglosassone.
Song Of the Gulls è un pezzo classico che qui sembra quasi voler far
prendere una pausa dopo tanto far lavorare nervi e cuore, è un
gradevolissimo intermezzo darchi. Ricorda un po le composizioni brevi di
Schubert e Scarlatti.
Musica di incredibile livello e, la titletrack deve ancora arrivare,
chissa cosa riserverà?
Un brano epocale, definitivo, dove il cantato pacato, ma enormemente
espressivo dellenorme Boz fa da contraltare ad arrangiamenti di piano e
flauto che segneranno per sempre il cuore dellascoltatore. Verso il
finale, in cui lo spot è tutto per Marc Charig e la sua cornetta, il
mellotron si avvicina piano piano anche qui, non più minaccioso come in
Sailors Tale, ma benevolo in un caldissimo abbraccio romantico, che cela
un finale ottimismo rifuggito sino a poco prima.
Alice e Paolo Fresu omaggeranno questo brano anni dopo, nellalbum
Viaggio in Italia della brava musicista romagnola, senza però riprodurre
totalmente le emozioni delloriginale. Il buon Fresu avrebbe potuto fare
di più, specialmente reintrepretando il lungo assolo finale.
La copertina, nessuna scritta ed unimmagine superba, (in questo caso la
Nebulosa Trifide), nella migliore tradizione dei concept album più
misteriosi e leggendari, rende anche graficamente questo disco un
capolavoro. Forse lultimo dei King Crimson romantico-epici, che però in
meno di tre anni rimisceleranno il tutto in chiave hard-jazz con il
monumentale Red.
La recensione è dedicata a quella bestia di kayleigh, a gabriele M, che ha
detto che 'sto disco non ha grandi spunti melodici, e ai tanti che tempo
conoscano questo album solo dagli autori delle recensioni di ayreon o
jordan rudess.
Si invitano gli altri frequentatori del NG a fare altrettanto, con
altrettanti classici prog, in una sorta di rubrica periodica a "schede".
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it