la-boss
2005-11-07 13:02:36 UTC
ieri ho ascoltato un racconto di una psicoterapeuta e sono rimasta molto
colpita, tanto che oggi continuo a rimuginare.
La psicoterapeuta narrava il caso di una giovane donna vittima di violenza
da parte di un maniaco.
la ragazza era figlia di genitori dalla sessualità molto esplicita, pertanto
lei li aveva più volte "sgammati" negli approcci, nell'atto stesso e aveva
scoperto dove il padre nascondeva i giornali porno. I genitori non si
cautelavano nei momenti d'intimità, quindi via libera alle porte aperte e al
sesso in cucina. Il luogo in cui nascondevano i giornali era poi
"irraggiungibile": il classico comodino della scrivania, ovviamente non
chiuso a chiave e comodamente alla portata della bambina.
A me è venuta in mente la scena di due adolescenti, quando mancano i
genitori dell'uno o dell'altro, che si danno alla pazza gioia, certi di non
essere sgammati.
La psicoterapeuta ha aggiunto alla fine del racconto: "--- e non è un caso
che la ragazza abbia avuto un'esperienza di violenza con un maniaco, una
volta cresciuta".
mi sono chiesta cosa mi abbia scioccata. Il nesso psicologico ed il modo in
cui lo ha esposto. Nell'attribuzione delle responsabilità, ho sentito la
ragazza (quindi, la vittima) sovraccaricata rispetto al maniaco (quindi,
l'aggressore). La terapeuta l'ha detto con un tono un po' troppo leggero. Il
messaggio che ho letto è stato: "ovvio che le sia capitato", e, in ultima
istanza, "beh, era abituata al sesso esolicito, quindi l'ha cercato".
Moralmente inaccettabile. Ho fatto anche i conti con la mia morale, ho
cercato di non dare colpe, ma di vedere come co-agenti la ragazza ed il
maniaco, ho cercato d'immaginare gli effetti di una sessualità esplicita
sulla bambina (qundi, un atteggiamento seduttivo, erotizzato).
tutto questo non mi è servito a molto, perchè OGGI continuo a pensare: "ma
che CAZZO dice 'sta terapeuta!!!! era una bambina, sicuramente imbarazzata,
se non scioccata, dai genitori. Pensa a come cavolo ha vissuto il complesso
d'Edipo!!! in più vittima di un maniaco...ma come si fa a dare per scontato
il legame tra due realtà così devastate edevastanti??????". (in realtà,
questo l'ho anche detto alla psicoterapeuta. Lei ha risposto: "cos'è che le
da così fastidio?").
è ovvio che è un'esperienza che mi riguarda da vicinissimo.
è ovvio che l'identificazione abbia fatto tutto il suo bel lavoro.
ovvio che la rabbia verso l'aggressore non si placa.
quello che chiedo a voi è un punto di vista diverso. Come avreste collegato
le 2 situazioni? esiste un collegamento statisticamente significativo tra le
2?
è possibile leggere la vicenda come corresponbilità e non come colpe da
attribuire? mi sembra che la bambina in questione si sia presa "Oltre il
danno, la beffa".
--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
colpita, tanto che oggi continuo a rimuginare.
La psicoterapeuta narrava il caso di una giovane donna vittima di violenza
da parte di un maniaco.
la ragazza era figlia di genitori dalla sessualità molto esplicita, pertanto
lei li aveva più volte "sgammati" negli approcci, nell'atto stesso e aveva
scoperto dove il padre nascondeva i giornali porno. I genitori non si
cautelavano nei momenti d'intimità, quindi via libera alle porte aperte e al
sesso in cucina. Il luogo in cui nascondevano i giornali era poi
"irraggiungibile": il classico comodino della scrivania, ovviamente non
chiuso a chiave e comodamente alla portata della bambina.
A me è venuta in mente la scena di due adolescenti, quando mancano i
genitori dell'uno o dell'altro, che si danno alla pazza gioia, certi di non
essere sgammati.
La psicoterapeuta ha aggiunto alla fine del racconto: "--- e non è un caso
che la ragazza abbia avuto un'esperienza di violenza con un maniaco, una
volta cresciuta".
mi sono chiesta cosa mi abbia scioccata. Il nesso psicologico ed il modo in
cui lo ha esposto. Nell'attribuzione delle responsabilità, ho sentito la
ragazza (quindi, la vittima) sovraccaricata rispetto al maniaco (quindi,
l'aggressore). La terapeuta l'ha detto con un tono un po' troppo leggero. Il
messaggio che ho letto è stato: "ovvio che le sia capitato", e, in ultima
istanza, "beh, era abituata al sesso esolicito, quindi l'ha cercato".
Moralmente inaccettabile. Ho fatto anche i conti con la mia morale, ho
cercato di non dare colpe, ma di vedere come co-agenti la ragazza ed il
maniaco, ho cercato d'immaginare gli effetti di una sessualità esplicita
sulla bambina (qundi, un atteggiamento seduttivo, erotizzato).
tutto questo non mi è servito a molto, perchè OGGI continuo a pensare: "ma
che CAZZO dice 'sta terapeuta!!!! era una bambina, sicuramente imbarazzata,
se non scioccata, dai genitori. Pensa a come cavolo ha vissuto il complesso
d'Edipo!!! in più vittima di un maniaco...ma come si fa a dare per scontato
il legame tra due realtà così devastate edevastanti??????". (in realtà,
questo l'ho anche detto alla psicoterapeuta. Lei ha risposto: "cos'è che le
da così fastidio?").
è ovvio che è un'esperienza che mi riguarda da vicinissimo.
è ovvio che l'identificazione abbia fatto tutto il suo bel lavoro.
ovvio che la rabbia verso l'aggressore non si placa.
quello che chiedo a voi è un punto di vista diverso. Come avreste collegato
le 2 situazioni? esiste un collegamento statisticamente significativo tra le
2?
è possibile leggere la vicenda come corresponbilità e non come colpe da
attribuire? mi sembra che la bambina in questione si sia presa "Oltre il
danno, la beffa".
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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/