Alessandro
2005-09-04 12:31:08 UTC
Da sempre sostengo che ognuno debba fare il proprio lavoro, vedendo
con diffidenza ad esempio cantanti che diventano attori o registi.
E' il caso di Battiato, secondo me già sopravvalutato come cantante,
che ora se la prende con il pubblico, solo perché il film non è
piaciuto.
Io avrei evitato di ridere, ma credo che anche lui potesse immaginare
una critica piuttosto fredda per un film eccessivamente "cerebrale" (o
"pseudocerebrale").
Poi la storia delle camicie nere non l'ho capita. Chi me la spiega?
Battiato difende "Musikanten"
"Chi ha riso non ha capito il film"
Irritazione e rassegnazione dopo l'accoglienza negativa
riservata dalla stampa alla sua opera su Beethoven
L'artista vede nero: "Dappertutto ci sono camicie nere
pronte ad entrare in azione. Stanno facendo le prove generali"
VENEZIA - Una punta di irritazione, mista a una "filosofica"
rassegnazione sull'incapacità di comprendere un prodotto fuori dagli
schemi: reagisce così, Franco Battiato, ai fischi e alla risate che
ieri hanno accompagnato la sua opera seconda da regista,"Musikanten",
alla proiezione per la stampa, qui alla Mostra. "No, non mi fa piacere
quest'accoglienza - rivela - non sono un masochista, non lo sono mai
stato. Ma io sono uno che lavora per un pubblico d'élite: se poi con
la musica ho avuto anche successo commerciale, resta un mistero".
Insomma, Battiato difende con passione la sua opera (di scena oggi
nella sezione Orizzonti), così come il suo cast: il protagonista è
Alejandro Jodorowski, nel ruolo di Beethoven. Affiancato da una coppia
di attori (uniti anche nella vita) come Fabrizio Gifuni e Sonia
Bergamasco, entrambi reduci dal successo del "De Gasperi" televisivo.
Il film parte dal fatto che la curatrice di un programma tv di
successo scopre - attraverso l'ipnosi - di essere stata, in un'altra
vita, un principe amico e mecenate del grande musicista. I cui ultimi
anni vengono descritti attraverso gli occhi di lei. Ma poi la donna,
tornando alla realtà, scopre che c'è stato un colpo di stato globale.
Allora, Battiato: davvero nessun nervosismo, per le reazioni alla
proiezione di ieri?
"Ciascuno è libero di criticare l'autore di un'opera: stavolta posso
essere io a criticare il pubblico?".
Intende coloro che hanno fischiato e riso?
"Io credo che se qualcuno reagisce ridendo, ad esempio, a certe parti
del film volutamente comiche, come quelle in cui compare Antonio Rezza
(nel ruolo di se stesso, ndr), allora è normale. Ma se si ride a una
citazione di Wittgenstein, solo perché non lo si conosce, allora
diventa pericoloso".
Insomma, c'è modo e modo di ridere...
"Ecco una storia. All'inizio degli anni Settanta io facevo musica
sperimentale. E mi chiamarono a suonare in una discoteca di Viareggio.
Arrivarono circa 1.500 persone, io cominciai a far sentire dei suoni
ottenuti dai metalli. E la gente come reagì? Ridendo. Questo perché a
volte la risata è isterica, esprime il non capire. In certe parti il
film è così crudele, con chi ha bisogno di conforto, che ti scappa da
ridere. In questo senso, se ha ottenuto questo risultato, 'Musikanten'
ha vinto".
Ma lei vorrebbe che qualcuno capisse ciò che ha voluto dire?
"Stamattina ho già concesso delle interviste, e molti hanno fatto
grandi complimenti al film. Se a cinque persone è piaciuto e ad altre
cinque no, allora è ingiusto dire che non è piaciuto a nessuno. Perché
altrimenti io scelgo come 'final solution' che invece è piaciuto a
tutti".
Crede che la gente sia prevenuta per il suo status di musicista e non
di regista?
"Quando cominci a fare un mestiere diverso dal tuo, c'è una certa
prevenzione. In parte sana. I miei due film hanno lo stesso stile, e
quando arriverà il terzo questa cifra linguistica che uso si chiarirà
definitivamente. E comunque non è la prima volta che un autore viene
frainteso".
Ha fatto molte ricerche, per dare credibilità al personaggio di
Beethoven?
"Nel film non c'è una frase, un aggettivo, una storia che non siano
vere. Ho utilizzato soprattutto i suoi epistolari, che rivelano tutti
i suoi umori. L'unica libertà che mi sono preso è ad esempio far dire
questa o quella frase in un altro contesto, rispetto a quello reale".
Progetti musicali?
"No: in questo momento mi interessa soprattutto il cinema. Sono pronto
a permettermi di nuovo questo lusso, anche perché si può lavorare con
budget bassissimi".
Il finale di "Musikanten" è molto pessimista: riflette le sue
preoccupazioni reali?
"Sì. Io viaggio molto, guardo molti notiziari sui canali esteri. E
dappertutto vedo che ci sono camicie nere pronte a entrare in azione:
basta pensare ai controlli negli aeroporti. Stanno già facendo le
prove generali".
Da: "Repubblica.it"
--
Alessandro
con diffidenza ad esempio cantanti che diventano attori o registi.
E' il caso di Battiato, secondo me già sopravvalutato come cantante,
che ora se la prende con il pubblico, solo perché il film non è
piaciuto.
Io avrei evitato di ridere, ma credo che anche lui potesse immaginare
una critica piuttosto fredda per un film eccessivamente "cerebrale" (o
"pseudocerebrale").
Poi la storia delle camicie nere non l'ho capita. Chi me la spiega?
Battiato difende "Musikanten"
"Chi ha riso non ha capito il film"
Irritazione e rassegnazione dopo l'accoglienza negativa
riservata dalla stampa alla sua opera su Beethoven
L'artista vede nero: "Dappertutto ci sono camicie nere
pronte ad entrare in azione. Stanno facendo le prove generali"
VENEZIA - Una punta di irritazione, mista a una "filosofica"
rassegnazione sull'incapacità di comprendere un prodotto fuori dagli
schemi: reagisce così, Franco Battiato, ai fischi e alla risate che
ieri hanno accompagnato la sua opera seconda da regista,"Musikanten",
alla proiezione per la stampa, qui alla Mostra. "No, non mi fa piacere
quest'accoglienza - rivela - non sono un masochista, non lo sono mai
stato. Ma io sono uno che lavora per un pubblico d'élite: se poi con
la musica ho avuto anche successo commerciale, resta un mistero".
Insomma, Battiato difende con passione la sua opera (di scena oggi
nella sezione Orizzonti), così come il suo cast: il protagonista è
Alejandro Jodorowski, nel ruolo di Beethoven. Affiancato da una coppia
di attori (uniti anche nella vita) come Fabrizio Gifuni e Sonia
Bergamasco, entrambi reduci dal successo del "De Gasperi" televisivo.
Il film parte dal fatto che la curatrice di un programma tv di
successo scopre - attraverso l'ipnosi - di essere stata, in un'altra
vita, un principe amico e mecenate del grande musicista. I cui ultimi
anni vengono descritti attraverso gli occhi di lei. Ma poi la donna,
tornando alla realtà, scopre che c'è stato un colpo di stato globale.
Allora, Battiato: davvero nessun nervosismo, per le reazioni alla
proiezione di ieri?
"Ciascuno è libero di criticare l'autore di un'opera: stavolta posso
essere io a criticare il pubblico?".
Intende coloro che hanno fischiato e riso?
"Io credo che se qualcuno reagisce ridendo, ad esempio, a certe parti
del film volutamente comiche, come quelle in cui compare Antonio Rezza
(nel ruolo di se stesso, ndr), allora è normale. Ma se si ride a una
citazione di Wittgenstein, solo perché non lo si conosce, allora
diventa pericoloso".
Insomma, c'è modo e modo di ridere...
"Ecco una storia. All'inizio degli anni Settanta io facevo musica
sperimentale. E mi chiamarono a suonare in una discoteca di Viareggio.
Arrivarono circa 1.500 persone, io cominciai a far sentire dei suoni
ottenuti dai metalli. E la gente come reagì? Ridendo. Questo perché a
volte la risata è isterica, esprime il non capire. In certe parti il
film è così crudele, con chi ha bisogno di conforto, che ti scappa da
ridere. In questo senso, se ha ottenuto questo risultato, 'Musikanten'
ha vinto".
Ma lei vorrebbe che qualcuno capisse ciò che ha voluto dire?
"Stamattina ho già concesso delle interviste, e molti hanno fatto
grandi complimenti al film. Se a cinque persone è piaciuto e ad altre
cinque no, allora è ingiusto dire che non è piaciuto a nessuno. Perché
altrimenti io scelgo come 'final solution' che invece è piaciuto a
tutti".
Crede che la gente sia prevenuta per il suo status di musicista e non
di regista?
"Quando cominci a fare un mestiere diverso dal tuo, c'è una certa
prevenzione. In parte sana. I miei due film hanno lo stesso stile, e
quando arriverà il terzo questa cifra linguistica che uso si chiarirà
definitivamente. E comunque non è la prima volta che un autore viene
frainteso".
Ha fatto molte ricerche, per dare credibilità al personaggio di
Beethoven?
"Nel film non c'è una frase, un aggettivo, una storia che non siano
vere. Ho utilizzato soprattutto i suoi epistolari, che rivelano tutti
i suoi umori. L'unica libertà che mi sono preso è ad esempio far dire
questa o quella frase in un altro contesto, rispetto a quello reale".
Progetti musicali?
"No: in questo momento mi interessa soprattutto il cinema. Sono pronto
a permettermi di nuovo questo lusso, anche perché si può lavorare con
budget bassissimi".
Il finale di "Musikanten" è molto pessimista: riflette le sue
preoccupazioni reali?
"Sì. Io viaggio molto, guardo molti notiziari sui canali esteri. E
dappertutto vedo che ci sono camicie nere pronte a entrare in azione:
basta pensare ai controlli negli aeroporti. Stanno già facendo le
prove generali".
Da: "Repubblica.it"
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Alessandro