e se trovo scritto "a casa", dico "a casa": chi vuol pronunciare "accasa"
lo faccia, ma non può pretendere che una pronuncia regionale sia italiano
standard. Mi sembra eccessivo. :-))
Innanzi tutto ribadisco che se tu vuoi lavorare alla RAI e chi ha il potere
di decidere non ti assume perché non usi il raddoppiamento fonosintattico, e
magari dopo aver perso quella possibilità tu finisci a lavare le scale dei
condomini anziché fare la giornalista, ecco, se ti succede una cosa così tu
magari agli occhi dell'Assoluto avrai anche Ragione, ma resta il fatto che
la tua Ragione non avrà alcuna incidenza nella storia dell'umanità e nessuno
saprà che secondo la Vera Ragione il raddoppiamento fonosintattico è
sbagliato perché "bisogna leggere com'è scritto".
Detto questo, ci sarebbero un sacco di cose da dire su questa presunta
Ragione, perché in questo modo l'italiano settentrionale viene a essere una
delle poche lingue al mondo (forse l'unica) la cui pronuncia dipende dalle
scelte ortografiche soggettive. Ad esempio se uno trova scritto <e poi, a
capo, a modo, a pena, a posta, a venire, se no, che so, pur che sia, chi sa,
chi sa chi, chi sa dove, chi sa mai, chi se ne frega, chi va là, ciò
nonostante, così che, a Dio, oh Dio, e però, e pure, là dove, no signore, o
pure, o vero, più che perfetto, se mai, se no, se pure> deve leggere con la
consonante scempia, ma se un altro decide per l'ortografia univerbata
bisogna leggere con le consonanti geminate.
Inoltre saltano fuori anche delle stravanganze morfologiche, per cui
<vado a casa> di dice con la scempia, ma il verbo <accasarsi> viene
ad avere una geminata nella radice.
Come ho detto più volte, non è vietato parlare una lingua così, e d'altra
parte anche l'italiano standard - essendo stato costruito a tavolino - ha le
sue belle assurdità, come il famoso dittongo mobile che è mobile o immobile
in modo del tutto imprevedibile. Ma se una lingua così volesse imporsi come
standard allora bisognerebbe codificare bene anche l'ortografia univerbata,
dovremmo ad esempio decidere una volta per tutte se si scrive <a capo> o
<accapo>, perché da questa scelta deriverebbe l'esatta pronuncia.
Dunque, ammesso che esista un italiano settentrionale, questa lingua non ha
ancora una sua ortografia. Quello che scrivi tu è ancora l'italiano standard
(perché le regole ortografiche le prendi nelle grammatiche e nei vocabolari)
pronunciato con inflessioni regionali. Se poi lo vuoi elevare a dignità di
lingua con tanto di letteratura eccetera bisogna riscrivere la grammatica e
tutto il resto. Si può fare, ma ci vogliono i mezzi e la volontà per farlo.
(In realtà credo che le cose andranno a finire diversamente. Probabilmente
si imporranno a livello nazionale alcuni regionalismi settentrionali e si
avrà un'ulteriore divergenza fra la lingua parlata e la lingua scritta.
Tanto prima di arrivare alla penosa condizione dell'inglese ce ne vuole).
Tieni presente che io non dico queste cose perché sia un purista
dell'ortoepia. Anzi, io parlo deliberatamente un italiano regionale, e non
ho alcuna intenzione di "correggermi" (anche perché di persone che sono in
grado di parlare veramente l'italiano standard ne conosco al massimo quattro
o cinque, e persino fra coloro che insegnano dizione si sentono a volte
delle cose da far rizzare i capelli).
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Saluti.
D.