Kees Popinga
2009-10-01 18:06:21 UTC
Tifo Milan da quando avevo 7 anni (ne ho 39, adesso), non ricordo
neanche più perché: forse il contagio di un vecchio amico di famiglia,
forse la mia prima squadra di Subbuteo, forse Novellino con la sua
faccia da consumato marpione, forse i baffi di Maldera, forse la notte
da incubo di Manchester (sponda City, UEFA 78-79, 5-2 per loro e
ringraziare, che potevano essere il doppio..), chissà...
Il 78-79, che annata ragazzi, chissà quanti di voi c'erano già...
nell'Italia plumbea dei sequestri quotidiani, dei treni saltati in aria
in galleria, delle bombe nei cestini della spazzatura, di Aldo Moro, di
Renato Curcio, di Franco Freda, Mario Tuti, Concutelli e compagnia, noi
portavamo a casa lo scudetto della stella e per me, bambino, era la cosa
più importante.
Era il Milan dell'ultimo Rivera e del tenero, sbarbatissimo, Franco
Baresi, di Ruben Buriani, di Aldo Bet e via così.
Non era vera gloria, ed infatti arrivò il repentino buio: Giussy Farina
e gli anni della B (Cesena-Milan 3-2, un autoaffondamento fortemente
voluto e cercato, ve lo garantisco: io c'ero), la tragicommedia della
Cavese che espugna San Siro (io c'ero), il baldanzoso e sgangherato
Milan di metà anni '80 (Blissett, Wilkins, Hateley, Gerets, l'ultimo,
ridicolo, Paolo Rossi), della serie vorrei ma non posso (ancora,
Milan-Waregem 1-2, coppa UEFA: io c'ero) o, peggio ancora, potrei ma non
voglio....
Poi venne un uomo.
Lui.
Soldi ne aveva a palate (adesso anche di più, se è per quello), problemi
a spenderne nessuno, sembrava il più classico dei ricchi scemi (che al
contrario, come sappiamo, anni dopo si sarebbe seduto sull'altra sponda
del calcio milanese), invece...
Certo, fin da subito capimmo tutti che l'uomo portava in dote una
ridicola ed irritante tendenza all'autocelebrazione (che poi con gli
anni si è fatta smodata e caricaturale): le calate in elicottero nel bel
mezzo dello stadio gremito, i trofei patacca autointitolati, le
osannanti alzate di coppa col calzino in bella vista.... qualcosa che non
andava c'era già allora, ma pazienza, si vinceva a mani basse, solo
questo contava.
Oggi ne abbiamo tutti le palle piene delle stucchevole tiritera del club
più titolato al mondo e bla bla bla, retorica di regime che fa il paio
con le quotidiane e ridicole, anzi vergognose, sceneggiate mediatiche
sul presunto miracolo delle 4 casette post terremoto, sul governo del
fare, sulla crisi che "noi ne usciamo meglio degli altri paesi" e
baggianate simili.
Oggi che l'ometto dai pochi capelli e dalle grandi orecchie appare in
odore di rincoglionimento senile, in tanti lo vorrebbero fuori dalle
balle, neanche tanto metaforicamente, per sostituirlo magari col primo
sultano che passa, purchè abbia il portafoglio gonfio.
Io sono fra quelli, lo dico subito.
Ma di qualcosa, a Lui e a suoi dirigenti, siamo debitori, non
dimentichiamolo.
Se tutto è opinabile a questo mondo, non lo sono i numeri, e 7 scudetti
più 5 coppe dei campioni sono numeri da fantascienza, in assoluto, non
c'è discussione su questo.
Sono numeri, questi numeri, che renderebbero gloriosa la storia SECOLARE
di una qualunque squadra di calcio, figurarsi raggiungerli in 20 anni,
come è successo a noi.
Oggi che ci avviamo a diventare comprimari in un campionato italiano
oramai sempre più spento e di seconda fascia, ricordiamoci che quegli
scudetti, quasi tutti, sono arrivati perché siamo stati i dominatori
incontrastati, imbattuti anche per un anno e mezzo, del campionato
VERAMENTE più difficile del mondo, in cui un qualunque Bari neopromosso
si permetteva di ingaggiare il capocannoniere dei Mondiale.
10 anni fa scrissi una serie di post su questo newsgroup (a nome prima
William II, poi Nostradamus, poi Kees Popinga, se cercate su google
forse li trovate ancora), in cui ironizzavo, oltrechè sull'Inter, sul
Milan dell'epoca e sulle sue ondivaghe e confuse campagne acquisti.
Era il Milan di fine/inizio secolo, quello di Zaccheroni, di Bierhoff,
di Helveg, di Giunti, di Contra e altri... tutti noi, inconsolabili vedovi
Van Basten, eravamo tristi e sfiduciati per quello che allora già
sembrava il capolinea dell'epopea berlusconiana; invece non fu così e
risorgemmo dalle nostre ceneri: alcuni scippi da antologia (Seedorf,
Inzaghi, Pirlo), il superenalotto centrato con 4 spiccioli (Kakà),
l'esperienza preziosa di qualche vecchiaccio inossidabile (Paolo su
tutti, Billy, Cafù), un portiere fantozziano in prolungato e
incomprensibile stato di grazia (Dida), il tutto condito e impreziosito
dagli unici veri acquisti pesanti (Pato a parte) dell'ultima decade,
Sheva e Nesta, ed affidato alle manone ruvide di un rubizzo cugino di
campagna, aziendalista forse e con le scarpe grosse ma sicuramente dal
cervello fino, e pazienza per qualche oscura sagoma di cartone (Redondo,
Rivaldo, il Leonardo cavallo di ritorno per 4-5 partite) che già allora
proiettava inquietanti ombre sulle strategie del futuro prossimo venturo.
Il mix, per quanto improbabile, funzionò e furono altri successi, e
pazienza se è venuto un solo scudetto (troppo poco), pazienza per il
terrificante buco nero della notte di Istanbul (fa ancora male, poche
storie, non è bastata Atene, almeno a me) e pazienza anche per
l'inspiegata ed inspiegabile follia di La Coruna, che forse ricordiamo
meno ma che in definitiva ci costò probabilmente un'altra più che
possibile coppa (Mourinho permettendo).
Ma stavolta, anno del Signore 2009, è tutto diverso, stavolta non ci
rialzeremo, non possiamo rialzarci, certamente non con questa oramai ex
dirigenza.
Stavolta sotto il vestito non abbiamo veramente più nulla, quando le
ultime flebili fiammelle di orgoglio si spegneranno la cenere rimarrà
fredda, e chissà per quanto.
Non ci sono soldi (meglio, non c'è la volontà di spendere soldi, e
comunque a questo punto ne servirebbe una montagna), non ci sono giovani
in rampa di lancio (non ci sono da almeno 10-15 anni), il Brasile è un
serbatoio infinito ma un Kakà lo peschi una volta ogni 20 anni, se ti va
bene, semmai ringraziare se trovi un Thiago Silva...
E non illudiamoci, non ci sono nemmeno petrolieri russi o emiri nel
nostro futuro, quelli vogliono skybox ed esposizione mediatica, non
portano i loro yacht ad attraccare all'idroscalo e le loro sottane di
cachemire sui freddi, sporchi e ruvidi gradoni di San Siro.
Chissà cosa sarà di noi fra 3-4 anni, o forse anche prima, probabilmente
galleggeremo fra 6° e 10° posto in campionato e ci ecciteremo come
adolescenti per una semifinale di coppa UEFA (o come cazzo si chiama
adesso), chissà...
Mi dispiace un sacco, sono sincero, per gente come Rino Gattuso,
Ambrosini, Pirlo, Zambrotta, Sandro Nesta e altri: sono stati grandi
giocatori, in buona misura lo sono ancora (sono campioni del mondo, non
scordiamolo, qualcosa vorrà pur dire), sono stati, chi più chi meno,
pezzi importanti della nostra storia, li abbiamo amati e li amiamo
ancora per il loro cuore e la loro classe... oggi l'impietoso e
impossibile confronto con i Rooney, i Sergio Ramos, gli Iniesta ci
impone di fischiarli e irriderli, ma non è colpa loro, lo sappiamo
tutti, anzi, in fondo proviamo un senso di malinconia nel vederli
tramontare, sapendo già che un giorno non lontano ci mancheranno.
E dispiace per uno come Kaka Kaladze, oggi impresentabile certo, ma dopo
10 anni di dignitosissima militanza contornati da problemi personali
pesantissimi.. fischiamolo pure, ma evitiamo di linciarlo, non se lo merita.
E non linciamo nemmeno Adriano Galliani, nemmeno lui ha colpe
specifiche, anche questo sappiamo: è, è sempre stato, un esecutore (Lui
non ammette dissensi), uno che per contratto deve metterci la faccia e
prendersi i pomodori che toccherebbero ad altri, ma è un uomo che sa di
calcio e soprattutto ci ha sempre messo passione vera, genuina,
autentica... credo che soffra come e più di noi e le umiliazioni ripetute
sono una punizione sufficiente.
Povero Adrianone, confesso che mi sei sempre stato simpatico... mi piace
ricordarlo mentre zompa in tribuna a Perugia, lo scudetto del '99, e
intanto gli fregano il portafoglio.... oppure mentre si trasfigura al
secondo gol di Pippo Inzaghi ad Atene e lo vedi che se potesse
salterebbe giù dalla balaustra insieme a tutti noi, mentre il Silvio lì
di fianco si contiene a forza facendo finta di essere il signore che non
è mai stato e che non sarà mai...
Fra un paio di settimane l'impossibile sfida coi marziani (un pò di
cartone, a dire il vero, che se mi date 200 milioni ve lo faccio anch'io
lo squadrone, garantito) del Real, non credo sarà una mattanza, dal
serbatoio dell'orgoglio caveremo le ultime gocce di benzina e magari
basteranno per portare via un punticino o una sconfitta onorevole... o
forse no, e guarderemo Cristiano Ronaldo e Ka.. (non ce la faccio a
scriverlo, scusate), scavallare liberi nelle praterie e impilare palloni
nella nostra porta... ma non importa in realtà, loro comunque corrono
veloci verso un futuro di gloria e noi siamo già il passato, questo è
l'ultimo incontro ravvicinato poi purtroppo i nostri palcoscenici
saranno altri e non ci resterà che guardarli alzare coppe che un tempo
erano le nostre.
"Predisporsi al micidiale", è il titolo di uno spettacolo di Alessandro
Bergonzoni; proprio così, predisponiamoci al micidiale: lo Zurigo che ci
caga in testa in casa nostra non è il peggio, ragazzi, il fondo non è
ancora toccato, bisogna esserne consapevoli, tempi durissimi stanno
arrivando, prepariamoci.
Io non mollerò, comunque, e credo che nessuno di voi lo farà.
E allora oggi più che mai Forza Milan, sempre, e grazie per tutto quello
che mi hai dato in tutti questi anni.
Il tifo non si sceglie, ma se così fosse posso dire di aver fatto, 30
anni fa ormai, la scelta giusta: vada come vada ne valeva la pena,
questo è certo.
Ciao a tutti, state sempre bene.
Roberto
neanche più perché: forse il contagio di un vecchio amico di famiglia,
forse la mia prima squadra di Subbuteo, forse Novellino con la sua
faccia da consumato marpione, forse i baffi di Maldera, forse la notte
da incubo di Manchester (sponda City, UEFA 78-79, 5-2 per loro e
ringraziare, che potevano essere il doppio..), chissà...
Il 78-79, che annata ragazzi, chissà quanti di voi c'erano già...
nell'Italia plumbea dei sequestri quotidiani, dei treni saltati in aria
in galleria, delle bombe nei cestini della spazzatura, di Aldo Moro, di
Renato Curcio, di Franco Freda, Mario Tuti, Concutelli e compagnia, noi
portavamo a casa lo scudetto della stella e per me, bambino, era la cosa
più importante.
Era il Milan dell'ultimo Rivera e del tenero, sbarbatissimo, Franco
Baresi, di Ruben Buriani, di Aldo Bet e via così.
Non era vera gloria, ed infatti arrivò il repentino buio: Giussy Farina
e gli anni della B (Cesena-Milan 3-2, un autoaffondamento fortemente
voluto e cercato, ve lo garantisco: io c'ero), la tragicommedia della
Cavese che espugna San Siro (io c'ero), il baldanzoso e sgangherato
Milan di metà anni '80 (Blissett, Wilkins, Hateley, Gerets, l'ultimo,
ridicolo, Paolo Rossi), della serie vorrei ma non posso (ancora,
Milan-Waregem 1-2, coppa UEFA: io c'ero) o, peggio ancora, potrei ma non
voglio....
Poi venne un uomo.
Lui.
Soldi ne aveva a palate (adesso anche di più, se è per quello), problemi
a spenderne nessuno, sembrava il più classico dei ricchi scemi (che al
contrario, come sappiamo, anni dopo si sarebbe seduto sull'altra sponda
del calcio milanese), invece...
Certo, fin da subito capimmo tutti che l'uomo portava in dote una
ridicola ed irritante tendenza all'autocelebrazione (che poi con gli
anni si è fatta smodata e caricaturale): le calate in elicottero nel bel
mezzo dello stadio gremito, i trofei patacca autointitolati, le
osannanti alzate di coppa col calzino in bella vista.... qualcosa che non
andava c'era già allora, ma pazienza, si vinceva a mani basse, solo
questo contava.
Oggi ne abbiamo tutti le palle piene delle stucchevole tiritera del club
più titolato al mondo e bla bla bla, retorica di regime che fa il paio
con le quotidiane e ridicole, anzi vergognose, sceneggiate mediatiche
sul presunto miracolo delle 4 casette post terremoto, sul governo del
fare, sulla crisi che "noi ne usciamo meglio degli altri paesi" e
baggianate simili.
Oggi che l'ometto dai pochi capelli e dalle grandi orecchie appare in
odore di rincoglionimento senile, in tanti lo vorrebbero fuori dalle
balle, neanche tanto metaforicamente, per sostituirlo magari col primo
sultano che passa, purchè abbia il portafoglio gonfio.
Io sono fra quelli, lo dico subito.
Ma di qualcosa, a Lui e a suoi dirigenti, siamo debitori, non
dimentichiamolo.
Se tutto è opinabile a questo mondo, non lo sono i numeri, e 7 scudetti
più 5 coppe dei campioni sono numeri da fantascienza, in assoluto, non
c'è discussione su questo.
Sono numeri, questi numeri, che renderebbero gloriosa la storia SECOLARE
di una qualunque squadra di calcio, figurarsi raggiungerli in 20 anni,
come è successo a noi.
Oggi che ci avviamo a diventare comprimari in un campionato italiano
oramai sempre più spento e di seconda fascia, ricordiamoci che quegli
scudetti, quasi tutti, sono arrivati perché siamo stati i dominatori
incontrastati, imbattuti anche per un anno e mezzo, del campionato
VERAMENTE più difficile del mondo, in cui un qualunque Bari neopromosso
si permetteva di ingaggiare il capocannoniere dei Mondiale.
10 anni fa scrissi una serie di post su questo newsgroup (a nome prima
William II, poi Nostradamus, poi Kees Popinga, se cercate su google
forse li trovate ancora), in cui ironizzavo, oltrechè sull'Inter, sul
Milan dell'epoca e sulle sue ondivaghe e confuse campagne acquisti.
Era il Milan di fine/inizio secolo, quello di Zaccheroni, di Bierhoff,
di Helveg, di Giunti, di Contra e altri... tutti noi, inconsolabili vedovi
Van Basten, eravamo tristi e sfiduciati per quello che allora già
sembrava il capolinea dell'epopea berlusconiana; invece non fu così e
risorgemmo dalle nostre ceneri: alcuni scippi da antologia (Seedorf,
Inzaghi, Pirlo), il superenalotto centrato con 4 spiccioli (Kakà),
l'esperienza preziosa di qualche vecchiaccio inossidabile (Paolo su
tutti, Billy, Cafù), un portiere fantozziano in prolungato e
incomprensibile stato di grazia (Dida), il tutto condito e impreziosito
dagli unici veri acquisti pesanti (Pato a parte) dell'ultima decade,
Sheva e Nesta, ed affidato alle manone ruvide di un rubizzo cugino di
campagna, aziendalista forse e con le scarpe grosse ma sicuramente dal
cervello fino, e pazienza per qualche oscura sagoma di cartone (Redondo,
Rivaldo, il Leonardo cavallo di ritorno per 4-5 partite) che già allora
proiettava inquietanti ombre sulle strategie del futuro prossimo venturo.
Il mix, per quanto improbabile, funzionò e furono altri successi, e
pazienza se è venuto un solo scudetto (troppo poco), pazienza per il
terrificante buco nero della notte di Istanbul (fa ancora male, poche
storie, non è bastata Atene, almeno a me) e pazienza anche per
l'inspiegata ed inspiegabile follia di La Coruna, che forse ricordiamo
meno ma che in definitiva ci costò probabilmente un'altra più che
possibile coppa (Mourinho permettendo).
Ma stavolta, anno del Signore 2009, è tutto diverso, stavolta non ci
rialzeremo, non possiamo rialzarci, certamente non con questa oramai ex
dirigenza.
Stavolta sotto il vestito non abbiamo veramente più nulla, quando le
ultime flebili fiammelle di orgoglio si spegneranno la cenere rimarrà
fredda, e chissà per quanto.
Non ci sono soldi (meglio, non c'è la volontà di spendere soldi, e
comunque a questo punto ne servirebbe una montagna), non ci sono giovani
in rampa di lancio (non ci sono da almeno 10-15 anni), il Brasile è un
serbatoio infinito ma un Kakà lo peschi una volta ogni 20 anni, se ti va
bene, semmai ringraziare se trovi un Thiago Silva...
E non illudiamoci, non ci sono nemmeno petrolieri russi o emiri nel
nostro futuro, quelli vogliono skybox ed esposizione mediatica, non
portano i loro yacht ad attraccare all'idroscalo e le loro sottane di
cachemire sui freddi, sporchi e ruvidi gradoni di San Siro.
Chissà cosa sarà di noi fra 3-4 anni, o forse anche prima, probabilmente
galleggeremo fra 6° e 10° posto in campionato e ci ecciteremo come
adolescenti per una semifinale di coppa UEFA (o come cazzo si chiama
adesso), chissà...
Mi dispiace un sacco, sono sincero, per gente come Rino Gattuso,
Ambrosini, Pirlo, Zambrotta, Sandro Nesta e altri: sono stati grandi
giocatori, in buona misura lo sono ancora (sono campioni del mondo, non
scordiamolo, qualcosa vorrà pur dire), sono stati, chi più chi meno,
pezzi importanti della nostra storia, li abbiamo amati e li amiamo
ancora per il loro cuore e la loro classe... oggi l'impietoso e
impossibile confronto con i Rooney, i Sergio Ramos, gli Iniesta ci
impone di fischiarli e irriderli, ma non è colpa loro, lo sappiamo
tutti, anzi, in fondo proviamo un senso di malinconia nel vederli
tramontare, sapendo già che un giorno non lontano ci mancheranno.
E dispiace per uno come Kaka Kaladze, oggi impresentabile certo, ma dopo
10 anni di dignitosissima militanza contornati da problemi personali
pesantissimi.. fischiamolo pure, ma evitiamo di linciarlo, non se lo merita.
E non linciamo nemmeno Adriano Galliani, nemmeno lui ha colpe
specifiche, anche questo sappiamo: è, è sempre stato, un esecutore (Lui
non ammette dissensi), uno che per contratto deve metterci la faccia e
prendersi i pomodori che toccherebbero ad altri, ma è un uomo che sa di
calcio e soprattutto ci ha sempre messo passione vera, genuina,
autentica... credo che soffra come e più di noi e le umiliazioni ripetute
sono una punizione sufficiente.
Povero Adrianone, confesso che mi sei sempre stato simpatico... mi piace
ricordarlo mentre zompa in tribuna a Perugia, lo scudetto del '99, e
intanto gli fregano il portafoglio.... oppure mentre si trasfigura al
secondo gol di Pippo Inzaghi ad Atene e lo vedi che se potesse
salterebbe giù dalla balaustra insieme a tutti noi, mentre il Silvio lì
di fianco si contiene a forza facendo finta di essere il signore che non
è mai stato e che non sarà mai...
Fra un paio di settimane l'impossibile sfida coi marziani (un pò di
cartone, a dire il vero, che se mi date 200 milioni ve lo faccio anch'io
lo squadrone, garantito) del Real, non credo sarà una mattanza, dal
serbatoio dell'orgoglio caveremo le ultime gocce di benzina e magari
basteranno per portare via un punticino o una sconfitta onorevole... o
forse no, e guarderemo Cristiano Ronaldo e Ka.. (non ce la faccio a
scriverlo, scusate), scavallare liberi nelle praterie e impilare palloni
nella nostra porta... ma non importa in realtà, loro comunque corrono
veloci verso un futuro di gloria e noi siamo già il passato, questo è
l'ultimo incontro ravvicinato poi purtroppo i nostri palcoscenici
saranno altri e non ci resterà che guardarli alzare coppe che un tempo
erano le nostre.
"Predisporsi al micidiale", è il titolo di uno spettacolo di Alessandro
Bergonzoni; proprio così, predisponiamoci al micidiale: lo Zurigo che ci
caga in testa in casa nostra non è il peggio, ragazzi, il fondo non è
ancora toccato, bisogna esserne consapevoli, tempi durissimi stanno
arrivando, prepariamoci.
Io non mollerò, comunque, e credo che nessuno di voi lo farà.
E allora oggi più che mai Forza Milan, sempre, e grazie per tutto quello
che mi hai dato in tutti questi anni.
Il tifo non si sceglie, ma se così fosse posso dire di aver fatto, 30
anni fa ormai, la scelta giusta: vada come vada ne valeva la pena,
questo è certo.
Ciao a tutti, state sempre bene.
Roberto