Post by Maurizio PistonePost by BhismaOK ho controllato. Sostiene che la vaccinazione antivaiolosa era
vietata negli Stati Pontifici quando era già largamente diffusa in
Lombardia sotto il governo austriaco, ma non riporta una data e
nemmeno specifica da quale fonte tragga la notizia.
allora attendiamo conferme - tenendo presente che la notizia di per sé
non è del tutto inverosimile
Puo' essere interessante la lettura di quanto segue-
IV. La Chiesa e la vaccinazione
IV. - Infine, lo spirito teologico (e quindi la Chiesa stessa) sarebbe stato
ostile
alla profilassi delle malattie epidemiche, tutto rimettendo alla volontà
divina e
all'aiuto diretto di Dio, sollecitato dalla preghiera e dalle pratiche del
culto45.
L'accusa sembra un po' curiosa, quando si pensi anche solo ai mezzi energici
adoperati nel medio evo in Europa per proteggersi contro la lebbra, mezzi e
misure
largamente suggeriti ed imposti dai Vescovi e dai Concili. Jeanselme46
ritiene che «la
regressione della lebbra in occidente sia stata, in gran parte, la
conseguenza certa,
diretta ed immediata della profilassi istituita». Accanto a questo fatto,
altri se ne
posson citare, atti a dimostrare che i concetti teologici di colpa e castigo
non
40 CANTANI A., Manuale di farmacologia clinica, II ed., Milano, s. a., v.
IIl, p. 99.
41 WHITE, l. c.
42 VOLTAIRE, scherzando, persuadeva Federico Il a servirsi della china:
« A Loyola que mon roi cède!
Que votre esprit Luthérien
Confonde tout ignacien!
Mais pour votre estomac prenez san remède».
Lettera del 25 ottobre 1740, in Oeuvres, Paris, 1843, T. XI, p. 163. .
43 TEACH GNZDI M. a. WEBSTER J. P., The life and times of Gaspare
Tagliacozzi, Milano, 1950, pp. 245, 246. SIMEONI,
Storia dell'Università di Bologna, v. II, Bologna, 1940, p. 53.
44 GIORDANO D., Rassegna Clinico-scientifica dell'I.B.I., 1931, p. 552.
45 WHITE, o. c., p. 416 ss.
46 Atti dell'VIII Congresso internazionale di storia della medicina (1930),
Pisa, 1931, p. 44.
impedirono le misure igieniche atte ad arginare e combattere le epidemie. L'accusa
non va d'accordo con ciò che è rimasto e ciò che si conosce degli ospedali
medioevali: chi ha studiato questo punto ha sottolineato «quanto i nostri
antenati si
preoccupavano, contrariamente a un'opinione troppo diffusa, dell'igiene e
della
comodità dei malati»47.
S. Carlo, nelle sue Istruttioni per la peste del 1576, aveva dato alla
profilassi
il posto dovuto, secondo le idee del tempo e anche precorrendo i tempi48; a
Roma,
durante la peste del 1630 e in altre città italiane, i così detti «spurghi»
dove si
«profumavano» le lettere, i pacchi, i bagagli, misero a prova la generosità
e
l'abnegazione dei religiosi ai quali quella «disinfezione» era affidata49
49. C'è
un'altra ragione per negare che una particolare «concezione teologica» delle
epidemie sia stata di ostacolo allo studio e al progresso dell'igiene: non
bisogna
dimenticare che il primo a gettare le basi della teoria del contagium vivum
nelle
malattie infettive fu Gerolamo Fracastoro nel De contagione et contagiosis
morbis e che il privilegio di stampa per quest'opera fu concesso da Paolo
III «ad
communem omnium utilitatem»50.
E tuttavia, se l'umanità è oggi più sicura contro le epidemie, con i
progressi
dell'igiene non va insieme un progresso morale, cosicché quei progressi
stessi son
minacciati dalla cattiva volontà dell'uomo. Il Giordano51, a conclusione del
suo
studio sulla difesa di Venezia contro la peste, nel quale mette in rilievo l'opera
scritta da un cappuccino, Padre Maurizio da Tolone (1661), sulla profilassi
della
malattia scrive: Se appaiono spopolati i cieli dalle stelle, dalle comete,
dagli angeli e
dai demoni apportatori di peste, la civiltà sa farvi volare, seminatori di
stragi fra le
popolazioni inermi, gli aeroplani carichi di ordigni incendiari, velenosi,
distruttori e,
quando gliene prenda il criminoso capriccio orrendo, anche di provviste di
ratti
appestati, o di torrenti di culture di bacilli pestosi: la antica pietà
erigeva i templi, la
nuova barbarie li demolisce indiscriminatamente, dall'alto, ove lanciavano
le guglie
di ardore appassionato: e così l'umanità inscrive sotto ai ricordi delle
pestilenze che
furono, e furono debellate, nuovi documenti delle sue « magnifiche sorti e
progressive».
L'obiezione che riguarda la profilassi del vaiolo va trattata più
minutamente,
perché i giornali umoristici anticattolici per il «popolo», e Benedetto
Croce per le
«persone colte», hanno rimmesso in circolazione la favola che i papi hanno
vietata
la vaccinazione antivaiolosa.
Questo vecchio fazioso, parlando della « reazione» che seguì alla caduta di
Napoleone, accenna brevemente a Leone XII che «abolì Codici e Tribunali
istituiti
47 V AULTIER R., P.M., 1952, p. 1812.
48 LA CAVA F., La peste di S. Carlo vista da un medico, Milano, 1945, p.
170.
49 VANTI M., I Ministri degli infermi nella peste del 1630 in Italia, Roma,
1944, p. 108 s. e passim.
50 PELLEGRINI F., Fracastoro, Trieste, 1948, p. 39.
51 Neuvième Congrès International d'histoire de la médecine (Bucuresti,
1932), Bucuresti, s. a., p. 429.
dai francesi e volle tornare agli ordini del vecchio tempo e perfino proibì
l'innesto
del vaiuolo che mischiava le linfe delle bestie con quelle degli uomini»52.
La proibizione della vaccinazione è dunque considerata dal Croce come una
reazione contro i benefici ordinamenti introdotti dai francesi anche nello
Stato
Pontificio.
Per quali ragioni il Croce introduca questa notizia è chiaro dal contesto;
ma se
avesse conosciuto la gloriosa storia della vaccinazione avrebbe forse
prospettato la
cosa in altro modo. La vaccinazione incontrò sul principio, almeno nei paesi
cattolici, tre generi di difficoltà: la prima veniva dallo scrupolo di molti
che
sospettavano contrario al volere di Dio sottrarsi con tanta facilità ad una
malattia
che, come tutte le malattie, si può considerare come una forma di
espiazione.
La seconda veniva dai medici che o per misoneismo o per altri motivi53
esageravano gli inconvenienti allora legati alla vaccinazione, credevano di
aver
nell'innesto del vaiuolo umano un mezzo efficace di profilassi e non lo
volevano
sostituire con il vaiuolo vaccino. La terza veniva dai teologi i quali, come
già
avevano fatto per l'innesto profilattico del vaiuolo umano54, discutevano se
era
lecito esporre direttamente ad una malattia o addirittura procurarla per
evitarne
una incerta e futura. Di quest'ultima difficoltà però si trovano scarse
tracce nella
letteratura e sembra sia rimasta confinata alla discussione teorica. Più
gravi gli
ostacoli che venivano dai medici e si tradussero per molto tempo in una
forma di
inerzia a praticare la vaccinazione. La difficoltà legata a scrupoli
religiosi poté
essere efficacemente superata illuminando le coscienze dei fedeli, e fu
appunto
questa l'opera del clero che entrò decisamente e, come è stato anche
rilevato55
talvolta con zelo eccessivo, a favore della vaccinazione.
Vediamo ora le vicende della vaccinazione nello Stato Pontificio. Dal
contesto
del Croce sembrerebbe che il merito d'aver introdotta la vaccinazione a Roma
e
nello Stato Pontificio spetti ai francesi, e ad un Papa la colpa di averla
abolita per
antipatia contro il progresso. Realmente, le cose stanno diversamente. Il
vaccino era
arrivato a Vienna nel 1800 e il primo innesto cioè la prima vaccinazione in
massa fu
eseguita in un paese vicino a Vienna per invito del parroco che persuase dal
pulpito i
fedeli. In quel tempo Pio VII era a Roma, e Bologna era occupata dai
francesi.
Questi introdussero il vaccino a Bologna nel novembre 1802. A Roma fu fatto
venire dal Consalvi nello stesso anno56. Superando le difficoltà opposte dai
medici, il
Consalvi chiese il vaccino al dottore De Carro che lo aveva portato a
Vienna. Sotto
Pio VII il vaccino prosperò a Roma. Il Papa lasciò Roma ne] 1808 e vi
ritornò nel
52 Storia d'Europa, Bari, 1932, p. 70.
53«La medica perfidia». Cfr. SACCO L., Trattato di vaccinazione, Milano,
1809, p. 204.
54 È a questa questione che si riferisce KANT, e non alla vaccinazione, in
La metafisica dei costumi (tr. it.), Parte II, p. 57.
55 AUZIAS-TURENNE, La Syphilisation, Paris, 1878, p. 862: «Il Vescovo di
Nancy qualifica di errori antireligiosi, antisociali,
le resistenze che oppongono al vaccino i contadini. Il Segretario del
Comitato annuncia che parecchi ecclesiastici hanno fatto ai
loro parrocchiani un caso di coscienza del rifiuto della vaccinazione. Il
Comitato non ha che benedizioni per questa intolleranza
vaccinale. Lo spirito umano è gettato in uno stampo. L'idea proscritta ieri
diventa intollerante domani. Il vaccino perseguitato,
perseguita». (Dalle cronache della vaccinazione in Francia, sul principio
dell'ottocento).
56 BARON J., The life of E. Jenner, London, 1838, v. I, p. 529 ss.
1814. Il 20 giugno 1822 Pio VII istituì una Commissione per disciplinare l'innesto
e
stabilì premi e ricompense per quei medici e magistrati che avessero
sostenuto la
vaccinazione. E ciò valse anche per Bologna che nel frattempo era ritornata
al
Papa. Durante il pontificato di Leone XII una Circolare Legatizia comunicò a
Bologna che la Segreteria di Stato revocava le disposizioni di Pio VII,
aboliva i
premi e scioglieva la Commissione della vaccinazione. Questo provvedimento -
che
evidentemente valeva anche per la città di Roma - agì sfavorevolmente sulla
pubblica igiene perché le vaccinazioni di fatto andarono diminuendo. Però di
una
proibizione di fare o di subire la vaccinazione non c'è ricordo nella storia
della
medicina. La cosa è stata affermata da alcuni storici che furono
evidentemente le
fonti accettate senza critica dal Croce (che bisogno c'era di critica, dal
momento che
dicevan male del Papa?), ai quali premeva di attribuire la presunta
proibizione alla
«rabbia» e all'« odio» di Leone XII per i portati della scienza moderna. Ma
l'unico
medico che abbia scritta, vicino ai tempi, la storia dello Stato Pontificio,
il Farini57
parla soltanto dì abolizione della Commissione e soppressione dei
regolamenti.
Alcuni anni prima, gli editori delle opere del Tomassini, celebre medico di
quel periodo, in Bologna, dicono che la Circolare Legalizia pervenuta a
Bologna
«non toglieva l'obbligo ai medici condotti di eseguire la vaccinazione
gratuitamente
su tutti quelli che la richiedevano ». E infatti come risulta dalla
pubblicazione di
quella Società medico-chirurgica (che si costituì nel 1823; l'anno stesso in
cui Leone
XII fu eletto papa) uno dei titoli d'onore della Società è aver dato, appena
costituita,
valido impulso alla vaccinazione; e la Sacra Congregazione degli Studi, nel
1827 -
dunque mentre Leone era ancora papa -approvò i regolamenti della Società
stessa.
E tuttavia è certo che solo con Gregorio XVI si ebbero, come sotto Pio VII,
positivi
incoraggiamenti alla vaccinazione profilattica58. Questi sono i fatti, dai
quali, tolta
la preoccupazione e la retorica di parte, appare chiaro che Leone XII non
aveva
fiducia nella vaccinazione e non voleva che i regolamenti dello Stato la
favorissero
positivamente59.
Non c'è bisogno di cercare la causa dell'atteggiamento di Leone XII nella
antipatia contro i ritrovati della scienza. Le polemiche sulla vaccinazione
sono
cominciate con la grande scoperta di Jenner e sono durate fino ad oggi.
Nella stessa
Inghilterra esiste tuttora o almeno esisteva fino a pochi anni or sono, una
Lega.
diretta a sopprimere la vaccinazione obbligatoria. E nella Svizzera in
parecchi
Cantoni l'obbligo della vaccinazione venne abrogato per volontà di popolo
(con
grave danno delle popolazioni) non volendosi ammettere che lo Stato possa
57 FARINI L. C., Lo Stato Romano, I, Firenze, 1853, p. 18.
58 TOMASSINI G., Raccolta completa delle Opere Mediche, VII. Bologna, 1836,
p. 18 ss. RAVÀ G., Primo Centenario della Società
Medica Chirurgica di Bologna (collettiva), Bdlogna~ 1924, p. 897.
59 59 A. P. GAETA, studiando la storia della vaccinazione nello Stato
Pontificio negli ultimi anni di PIO VII su documenti
inediti, ha dimostrato che LEONE XII nel 1824 concedette al dottor SACCO,
pioniere italiano della vaccinazione,
un'onorificenza pontificia «in segno di gradimento del dono di 108
esemplari» della sua opera (da noi citata a p. 619). E si chiede:
«Saranno stati proprio il papa e il suo Segretario di Stato a determinare l'opera
repressiva sui mezzi di organizzazione vaccinica
voluta dal CONSALVI nel 1822, o la verità non sarà piuttosto nel fatto che
le limitazioni furono in certo qual modo imposte - o
almeno consigliate - dal fatale orientamento antivaccinista dell'opinione
pubblica in quegli anni?». Castalia, Rivista di storia
della medicina, febbraio 1946, Estratto p. 11.
costringere i singoli a procurarsi una malattia (il vaiuolo vaccino) per
proteggersi
da un danno maggiore (il vaiuolo umano) ma incerto60. Anche fra noi si era
tentato
qualcosa di simile, ed il Croce non poteva non aver letta la Circolare che
la Lega
antivaccinista italiana61 diresse a tutti i Senatori e i Deputati nel
novembre 1913 per
chiedere che si togliesse l'obbligo della vaccinazione. Nelle polemiche che
seguirono,
anche il Croce avrà forse saputo che in Inghilterra i genitori possono, o
almeno fino
a pochi anni fa potevano, rifiutare la vaccinazione per i loro figli quando
dichiarassero di non aver fiducia in questa misura profilattica (così detta
«clausola
di coscienza»). In un Capo di Stato questa mancanza di fiducia poteva bene
tradursi
in un'abolizione dei regolamenti intesi a promuovere la vaccinazione e il
provvedimento (che noi riteniamo obiettivamente ingiustificato) di Leone XII
va
interpretato in questo modo.
Ma, nuovamente diciamo, solo l'ignoranza e l'animosità nemica del vero, può
attribuire la diffidenza di Leone XII alla sua antipatia per il progresso. È
acquisito
alla storia che la diffusione della vaccinazione in Europa trovò i più gravi
ostacoli
dal tempo in cui le comunicazioni con l'Inghilterra furon riprese. Perché fu
dopo il
1816 che il dubbio sul valore della vaccinazione dall'Inghilterra e dalla
Scozia passò
alla Franda, e dalla Francia all'Italia, rallentando lo zelo del
vaccinare62. Leone XII
fù esso stesso una vittima di questo scetticismo che non è nato né in
Italia, né con i
papi. .
Le obiezioni sull'atteggiamento della Chiesa sull'igiene pubblica e privata,
prendono occasione dalla diffidenza delle prime generazioni cristiane per le
terme e i
bagni, strettamente legati al culto del corpo63. Chi ha espresso l'obiezione
con
ridicolo fervore è stato il Cozzoli64. Lo schiavo asiatico, egli dice, si
vendicava di
Roma pagana e stoica, e, abolite le terme e la pulizia del corpo, lottando
contro la
luce e contro il sole, nel sottosuolo di Roma, cioè nelle catacombe, preparò
una
immane cultura di germi di tutte le infezioni che più tardi imperversarono
nell'Impero. Nerone ordinò l'incendio di Roma per distruggere quanto i
cristiani
avevano sparso, ma inutilmente, e si ebbe il susseguirsi delle epidemie nei
primi
secoli.
Ora, la prima delle cinque grandi epidemie che distrussero l'Impero è
posteriore al 79 d. C. e non si comprende come Nerone avesse potuto pensare
ad una
profilassi così eroica. Quanto ai bagni, il Monod ha già prospettata l'ipotesi
che,
sotto l'Impero, i piaceri tenessero in essi un posto più importante dell'igiene
e che le
terme dovessero, verso la fine dell'Impero, somigliar di più a certi
"casinò" moderni
che ai balneae dei primi tempi della Repubblica65. A vedere come i rapporti
fra il
60 SIGERIST H., Introduzione alla medicina (tr. it),Firenze, 1938, p. 305.
61 L'attività della Lega italiana contro la vaccinazione obbligatoria
risulta dalle poche annate della rivista Vita e Malattie che si
pubblicò a Perugia nel 1912-1914. Ebbe vita effimera. Ne era Presidente
onorario il SERGI, di Roma. Sulla storia della
vaccinazione, si veda il bel libro di BERTARELLI E., Edoardo Jenner e la
scoperta della vaccinazione, Milano, 1932. .
62 RAVÀ G, l. c., p. 894.
63 BENIGNI U., Storia sociale della Chiesa, Milano 1915, v. II, t. II, p.
234.
64 COZZOLI G., in La Salute Pubblica, 1904, voI. XVII, p. 196.
65 MONOD H., Encyclopédie d'Hygiène et de Médecine Publique, T. VIII, Paris,
1897, p. 428.
cristianesimo e la idrologia medica sono complicati, citiamo una pagina del
Chiray.
La decadenza dell'idrologia medica, egli scrive, è legata a diversi fattori:
invasioni di
barbari, guerre che si succedono a partire dal III secolo, sconvolgimenti
naturali. Vi
può avere influito anche il cristianesimo, sia per 1'anatema (sic!) contro
le cure del
corpo, sia per la condanna del lusso e dei piaceri delle stazioni
climatiche. «Ma, e
questo prova come la fede nelle sorgenti è un fatto universale, l'idrologia
si rialza
molto rapidamente da questa crisi e comincia a manifestare qualche
reviviscenza
nella seconda parte del M. E.. Quelli stessi che proscrivevano l'uso delle
acque, le
raccomandano. L'acqua toglie i peccati, dicono questa volta i monaci che
pensano
con la Scrittura "Mirabilis in aquis Dominus". Accanto alle sorgenti s'innalzano
i monasteri ai quali accorrono pellegrini e bagnanti. I Celestini si
istallano a Vichy, i
Cappuccini a Forges, i Benedettini a Cauterets e a Lvxeuil, i Francescani a
Alise-
Sainte-Reine. Le stazioni s'arricchiscono a poco a poco e comincano a
organizzarsi.
(Delle prescrizioni mediche) alcune sono severe, altre sono più amabili.
Infatti non
sembra che ci si annoi nell'amabile promiscuità delle piscine e, senza
dubbio, la
licenza ha avuto gran parte nella crisi che colpisce nuovamente l'idrologia
al
principio del '500. La Riforma e la reazione cattolica la trovan dannosa
alla morale.
I medici vedono d'altra parte nei bagni una causa di preparazione delle
epidemie che
imperversano. A queste cause esterne, si aggiunge una certa evoluzione delle
idee
mediche. La dottrina di Paracelso, allora al suo apogeo, sdegna l'idrologia
e non
crede alla virtù delle acque minerali»66. In questa prospettiva, anche i
rapporti fra
l'idea cristiana e le vicende delle cure termali, si vedono più
tranquillamente.
Si può anche attirare l'attenzione sul contributo portato alla medicina,
direttamente o indirettamente, da studiosi o da pratici che furon cattolici
pii, o
sacerdoti, o legati alla gerarchia, o che finiron con esser preti o frati.
Kircher (1602-
1680); Magati (1579-1647); Zacchia (1584-1659); Stenone (1638-1686); Lancisi
(1654-1720). E i massimi: Malpighi, Morgagni, Laennec. Fra i medici ch'eran
fisici
e chimici, o fra i fisici e chimici ch'ebbero parte nei progressi della
medicina, si
ricordino Galvani (1737-1798), Morichini (1773-1836), Amici (1786-1863) e
Selmi
(1817-1881).
66 CHIRAY M., P.M., 1938, n. 14, p.252. Anche PAZZINI, A.: «A torto quindi
affermano coloro che vedono nelle disposizioni
emanate dalla Chiesa un ostacolo alla esecuzione di questi elementarissimi
comandamenti di igiene, quando persino nelle
severissime Regole dei monasteri di oriente erano permessi, sia pure
limitatamente ai monaci malati, i bagni e le unzioni».
Trattato di Idroclimatologia Clinica (collettivo), Bologna, 1950, I, p. 96.
Saludos
Itzcoatl
Post by Maurizio Pistone--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
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