Post by MaabBeh, io credo che,innanzitutto, dovremo metterci d'accordo sul significato
Il termine eutanasia è composto della parole greche eu (bene) e thanathos
(morte). Dunque, il suo significato letterale è "buona morte", e
storicamente è connesso ad una definizione valutativa dell'atto del morire,
intesa come morte naturale dell'uomo saggio, pio - del santo, si direbbe con
il lessico tratto dalla tradizione cristiana - che si prepara al grande
passo con serenità, testimoniando con la propria condotta come il morire sia
un momento necessario ma non insensato della vita umana.
Corretto, anche se io lo definirei ineluttabile e basta. A parer mio
non è né sensato, né insensato. E' e basta.
Post by MaabOggi, il termine ha assunto un significato completamente diverso, ed è in
questa nuova accezione che qui dovremo prenderlo in considerazione all'
interno di un discorso bioetico: per eutanasia si intende quindi la morte
intenzionalmente provocata da parte di una terza persona, con una condotta
attiva ma eventualmente anche con un atto d'omissione, ai danni di un uomo
gravemente ammalato o più in generale sofferente.
Circa le motivazioni che possono determinare questo atto, escluse in questo
contesto quelle che suscitano unanime riprovazione (ad esempio l'eutanasia
praticata con il fine di sbarazzarsi di un parente danaroso allo scopo di
beneficiare della sua eredità), si registrano svariate ipotesi a seconda
dell'ampiezza e del riferimento etico-culturale dentro il quale ci si
a. necessità di evitare la propria sofferenza fisica: in tal caso si
parla di eutanasia su richiesta, attuabile ove vi sia una esplicita domanda
di morte, accompagnata dalla disponibilità di altri ad esaudirla
Opuure il darsi, un una situazione del genere, fine alla propria vita
da soli. A parer mio la componente eutanasica sovrasterebbe la
componente suicidica.
Uno si darebbe una buona morte da solo, piuttostò che soffrire o
morire non dignitosamente, sconvolto fisicamente dalla malattia e
mentalmente dal dolore.
Credo sia uno dei pochi casi nei quali "il suicidio eutanasico" se
così vogliamo chiamarlo, sarebbe un atto realmente cosciente. Cosa che
non è, a parer mio, nel 99,9 per cento dei "normali" suicidi.
Post by Maabb. necessità di abbreviare la presunta sofferenza altrui: in questo
caso, può anche non esservi domanda di eutanasia, ma sono le terze persone -
parenti, amici, medici e infermieri - a reputare che sia meglio per il
paziente morire piuttosto che continuare a vivere
Gia mi piace di meno. Si instaura un pericoloso precedente. Ci vuole
una manifestazione in tal senso espressa dall'interessato, se
cosciente, o espressa prima, nel corso della sua vita, se al momento
non cosciente.
Post by Maabc. necessità di assecondare le richieste di morte, anche quando esse
siano connesse non a uno stato patologico grave comprovato - più o meno
terminale - ma anche quando siano motivate con un disagio psicologico in
assenza di malattie dell'organismo
In questo caso non concordo. Quasi tutti gli stati di disagio o
sofferenza psicologici possono essere curati dalla neuropsichiatria.
Magari non le cause, ma i sintomi si (e non è affatto poco).
IL TSO (trattamento sanitario obbligatorio) viene usato proprio a
tutela dell'individuo che potrebbe, in particolari stati psichici
alterati, essere anche pericoloso a se stesso.
In ogni caso a parere mio l'affermazione "disagio psicologico in
assenza di malattie dell'organismo" è un ossimoro.
Il disagio psicologico grave è una malattia dell'organismo.
Post by Maabd. considerazioni di politica sanitaria e di allocazione delle
risorse: in questo orizzonte, la volontà del malato e degli stessi familiari
può essere superata e perfino prevaricata dai superiori interessi dello
Stato.
Può darsi che in un futuro si arrivi a questo. Se vi saranno poche
risorse e la selezione naturale non bastasse, il sacrificio dei meno
socialmente idonei potrebbe essere imposto dallo Stato.
Una specie di rupe Tarpea al contrario.
Mi auguro non ci si arrivi mai.
Post by MaabA questa ultima ipotesi si ricollega il poco noto "Piano T4", che
rappresenta il primo caso di applicazione pianificata dell'eutanasia di
Stato per ragioni eugenetiche, ideata da Adolf Hitler e da alcuni medici del
suo seguito nel 1937, e attuata nella Germani nazista.
Ecco, appunto, appartengono ad un passato sepolto, lasciamoli lì.
Post by MaabRispetto ai profili di eutanasia individuati, esistono due fondamentali
scuola di pensiero in campo bioetico: da una parte chi, come Demetrio Neri,
ritiene che non esista un legame diretto fra eutanasia su richiesta
(ritenuta lecita) ed eutanasia decisa da terzi in assenza di richiesta
(ritenuta illecita, cioè da non legalizzare).
Ed io concordo. Nel primo caso vi è la richiesta dell'interessato, nel
secondo è una violenza, non importa anche se a fini nobili, praticata
sull'individuo. La dicotomia tra le due forme di eutanasia è proprio
nel concetto che nessuno possa scegliere per un altro.
Post by MaabDall'altra parte, autori come Sgreccia ritengono invece che ogni forma di
eutanasia sia da attribuire alla medesima radice culturale e morale, cioè
all'idea contemporanea di "qualità della vita" come linea di demarcazione
fra le vite meritevoli di tutela e quelle che invece possono essere
soppresse. Che poi la morte venga provocata in presenza di una richiesta,
oppure a prescindere dalla volontà del paziente, questo rappresenta un
ventaglio di possibilità di crescente gravità morale fondate però sul
medesimo presupposto etico-antropologico.
E' una rispettabile opinione anche questa, ma presuppone che la
qualità della vita sia un qualcosa di inquadrabile in un insieme di
regole oggettive, mentre in realta, così come la soglia di percezione
e resistenza al dolore fisico, è un qualcosa di variabile da soggetto
a soggetto.
Lo Sgreccia secondo me si comporta come gli studiosi cattolici che,
alla prima fecondazione "artificiale" paventarono addirittura il
rischio dell'eugenetica.
Trattare come bambini incapaci e bisognosi di tutela da parte di chi
detiene la vera "morale" è l'arroganza (in buona o cattiva fede, non
fa differenza, per me: l'effetto è lo stesso) di chi ritiene di essere
il depositario della morale.
Non è solo un fatto limitato alle religioni. Anche molte dottrine
politiche reputano di avere solo loro la capacità di giudicare cosa è
bene e cosa è male per il popolo. Pericolosissimo e se ne sono visti
nella storia i risultati: la "chiesa terrena" nazista e quella
"comunista" hanno seminato di lutti (l'ultima fino a poco fa)
l'umanità.
Entrambe queste dottrine non hanno mai contemplato l'individuo, anzi,
l'individualismo veniva da entrambe definito negativamente "culto
della personalità".
Le chiese hanno bisogno delle masse, del popolo, non degli individui.
Post by MaabL' argomento,IMHO, di grande delicatezza, deve essere valutato a fondo, ma,
come tutte le cose che riguardano la vita e la morte,non dovrebbe essere
prerogativa dello stato,ma del singolo individuo.
Concordo e lo avrai capito. E' solo il singolo a poter "decidere" (con
tutte le riserve che ho sul libero arbitrio).
Allo Stato civile il compito di ammettere un "testamento biologico".
Così come posso disporre dei biei beni materiali (al di là delle quote
di legittima) a maggior ragione devo poter disporre di me stesso.
Ma in Italia dubito ci arriveremo, con una Chiesa che afferma che la
vita non appartiene al singolo ma a Dio.
Un buon testamento olografo (il mio oltre che da un avvocato,
fortunatamente da oltre trenta anni inutilizzato, è da una decina
d'anni anche su un paio di CD con data e visione del sottoscritto che,
nel pieno della lucidità stabilisce cosa fare prima, al momento e dopo
della fine dell'autocoscienza.
IMHO (è di oggi l'articolo sul Corriere della Sera, che ci colloca
all'ultimo posto in Europa e tra i paesi moderni) dovrebbero essere
fornite adeguate misure antalgiche, ben più efficaci delle attuali.
Dietro volontà esplicita (al momento o prima non ha importanza quando
sia stata espressa) dell'interessato tutte queste misure andrebbero
applicate anche se accorcerebbero la vita o meglio, anticiperebbero la
morte naturale.
Visto che devo comunque morire, voglio vivere il meno male possibile.
Parafrasando una mia signature, vorrei finire il mio viaggio in prima
classe.
L'ideale sarebbe che chi è ricoverato in ospedale avesse la
possibilità di chiedere, digitando un proprio PIN e confermandolo, la
possibilità di una dolce morte, in fase terminale.
Ciao
Ukar
PS ecco il link sul Corriere per chi volesse leggerlo:
http://www.corriere.it/salute/08_luglio_15/Lotta_dolore_65f48720-521d-11dd-b48c-00144f02aabc.shtml