Post by calmagorodPost by Dott. Salvini (immortale)Post by calmagorodPost by Dott. Salvini (immortale)Post by *GB*Post by Dott. Salvini (immortale)Post by ernestoTocca a noi fermare questa strage silenziosa.
coglione, c'è una sola via.
il declino demografico.
L'arresto demografico. Nel senso che siamo già troppi su questo pianeta,
quindi fermiamoci adesso. Non va bene che le africane facciano 7 figli a testa, se oggi vengono vaccinati e quindi non muoiono più come mosche.
Proprio così. Ma ancora utile per lucrare finanziamenti.
Post by Dott. Salvini (immortale)E CHI ESPORTA NEGRI DALL'AFRICA PER FARLI PROLIFICARE NEL MONDO, NON FA ALTRO CHE PORTARE IL PIANETA VERSO IL COLLASSO.
Io sono obiettivo. Qui in Europa la natura selvatica originaria
l'abbiamo già distrutta, abbattendo quasi tutte le foreste per
sostituirle con campi coltivati. Quindi i negri che vengono qui non
creano problemi a una natura locale che non c'è più, ma solo agli
attuali residenti. E' in Africa, se proliferano là, che finiranno per
distruggere foreste e fauna selvatica per sostituirle con coltivazioni
(se ci riescono) o con il deserto (più probabile da quelle parti).
*GB*
aNCHE NO.
SE VENGONO QUI VOGLIONO IL NOSTRO TENORE DI VITA, INDI DISTRUGGONO IL RESTO DEL PIANETA COL LORO NUMERO.
verità evidente che ne i sinistrati, ne barboglio e le ong invasioniste e tutti i rompicazzi alla soros vogliono sentire
Post by Dott. Salvini (immortale)IL MONDO OCCIDENTALE PER EVITARE LA CATASTROFE DEVE DIMEZZARE LA POPOLAZIONE, E NEL CONTEMPO I BAZAMBA NON DEVONO PROLIFERARE.
Se non lo capiscono .... niente aiuti alimentari alle cavallette
no non ce ne sono ... a meno di una rivoluzione scientifica che ci fa colonizzare i pianeti lontani simil terrestri ... ma l'onu e i sinistrati romperebbero il kazzo anche li .... quinci e quindi la via maestra è eliminare gli idioti sinistrati ovvero metterli nella condizione di non rompere di più il kazzo con le loro manie invasioniste dell'habitat del bazamba bianco.
Si, altri pianeti sarebbe la sola alternativa, ma A OGGI L'IPOTESI è TALMENTE REMOTA CHE LA RITENGO NULLA, NEI TEMPI CHE RESTANO PRIMA DI UNA CATASTROFE TOTALE.
L'IMMORTALE
c'è invece una possibilità sperimentale che passa attraverso la rottamazione dei missili e la NECESSARIA VERIFICA DEI "NUOVI" FATTI.
Siccome però sarei Cicero pro domo sua ... non do link.
Cmq..cmq.. spero presto che segua la verifica sperimentale ... e non è facile organizzare neanche quelle verifiche se si va contro enormi interessi industriali e nazionali... essendo de facto gli italiani merdacce in astronautica.
La politica spaziale italiana prima dell'ASI
Le attività dell'Agenzia spaziale italiana affondano le radici in una tradizione che fa del nostro Paese uno dei primi al mondo ad essersi occupato di questo settore, già da inizio Novecento, con studi, esperimenti e personaggi di rilievo internazionale; di questi ne vengono citati alcuni in seguito.
Giulio Costanzi, un cui articolo sulla navigazione spaziale e la propulsione nucleare pubblicato nel 1914 è considerato il primo contributo italiano allo studio del volo nello spazio[7].
Luigi Gussalli, pioniere dell'astronautica, scienza cui si dedicò fin dagli anni Venti, intrecciando una corrispondenza con i padri mondiali delle attività spaziali, come Oberth e Goddard[8]. Da ricordare il suo motore a doppia reazione[9][10], saggi sui razzi pluristadio e, soprattutto, due pubblicazioni nelle quali anticipava idee a quei tempi di là da venire: “Si può tentare un viaggio dalla Terra alla Luna?” del 1923 e “I viaggi interplanetari per mezzo delle radiazioni solari", del 1946.
Gaetano Arturo Crocco, pioniere sia nel settore aeronautico che in quello spaziale, al quale si deve la prima camera di combustione a liquido italiana e, soprattutto, la formulazione della “fionda gravitazionale” o gravity assist, manovra oggi utilizzata in numerose missioni interplanetarie americane, europee e russe per accelerare le sonde con un ridotto dispendio di carburante.
Luigi Crocco, universalmente riconosciuto come uno dei maggiori studiosi mondiali nel campo dell'aerodinamica teorica e della propulsione a razzo[11].
Aurelio Robotti, esperto di propulsione a liquido e padre del primo razzo a liquido italiano a volare con successo (AR3).
Luigi Broglio, unanimemente considerato padre dell'astronautica italiana, per il suo straordinario contributo che portò l'Italia a diventare il terzo Paese al mondo ad avere un proprio satellite in orbita (il San Marco 1), il primo al mondo ad avere una base di lancio equatoriale (il Centro spaziale Luigi Broglio) e il primo al mondo ad effettuare un lancio equatoriale diretto.
Carlo Buongiorno, allievo di Broglio e primo direttore generale dell'Agenzia spaziale italiana.
Dopo la fase pionieristica le attività spaziali italiane trovano una prima sistematizzazione nel 1959, con la creazione, all'interno del Consiglio Nazionale delle Ricerche, della commissione per le ricerche spaziali, e nel 1963 venne creato, all'interno del Consiglio Nazionale delle Ricerche, un Istituto di ricerche spaziali, quale strumento di coordinamento della ricerca fondamentale e di quella applicativa per l'attuazione dei programmi spaziali nazionali.
La piattaforma di lancio San Marco nel 1974.
Il primo risultato di quegli sforzi fu, nel 1964, il lancio del satellite artificiale San Marco 1[12], partito dalla base statunitense di Wallops Island, in Virginia, in virtù di un primo accordo con gli Stati Uniti in materia spaziale. Poco dopo questo lancio, l'Italia si dotò anche di una propria base di lancio rilevando una vecchia piattaforma da sbarco dell'esercito americano (la San Marco) e una vecchia piattaforma petrolifera dell'Eni (la Santa Rita) nei pressi di Malindi, in Kenya, e attrezzando nei dintorni anche un segmento di terra. Nasceva così il Centro Spaziale Luigi Broglio, da cui sarebbero partiti negli anni successivi altri quattro satelliti della serie San Marco (San Marco 2 nel 1967, San Marco 3 nel 1971, San Marco 4 nel 1974, San Marco D/L nel 1988).
Nel corso degli anni sessanta, l'Italia iniziò a giocare un ruolo chiave anche nella politica spaziale europea, che proprio allora andava prendendo forma. Nel 1964 aderì infatti alle prime organizzazioni spaziali europee, ELDO (European Launcher Development Organization, per la costruzione dei lanciatori) ed ESRO (European Space Research Organization, per la realizzazione di satelliti scientifici).
Nel 1970 l'Istituto di Ricerche Spaziali del CNR diventò il Servizio Attività Spaziali, nell'ambito della cui attività fu progettato, realizzato e lanciato in orbita, il 26 agosto 1977, il satellite sperimentale pre-operativo per telecomunicazioni SIRIO[13]. Nel frattempo, nel 1975, nasceva l'Agenzia spaziale europea, di cui l'Italia fu tra i Paesi fondatori e di cui è tuttora il terzo paese contribuente dopo Francia e Germania.
Nel 1980 allo scopo di rafforzare il ruolo italiano nel settore, veniva istituito il Piano Spaziale Nazionale, la cui gestione scientifica, tecnica e amministrativa era interamente affidata al CNR. La costante crescita di importanza del settore spazio, del ruolo italiano e la necessità di una sua razionalizzazione, spinsero però alla creazione di un ente a sé stante, appunto l'Agenzia spaziale italiana, nata nel 1988.
Il 25 febbraio 2018 entra in vigore la nuova normativa sulla Space Economy. Viene istituito il Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale. In base agli obiettivi della legge, la norma sancisce che il Presidente del Consiglio dei ministri, "con proprio decreto da adottare entro quindici giorni" dalla data di entrata in vigore della disposizione, "individua il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche spaziali e aerospaziali e l'ufficio della Presidenza del Consiglio responsabile delle attività di supporto, coordinamento e segreteria del Comitato". L'Agenzia Spaziale Europea valuta che, in Italia, per ogni euro investito nello spazio, l'economia registra 7 euro di ritorni economici.[14]
Il presidente, con incarico in scadenza nel 2022, Roberto Battiston è stato rimosso in data 6 novembre 2018 dal ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Marco Bussetti.
Settori di attività
Fin dalla sua nascita l'ASI ha organizzato il suo lavoro e i suoi investimenti su cinque direttrici principali: lo studio scientifico dell'Universo, l'osservazione della Terra da satellite, le telecomunicazioni, l'abitabilità nello spazio, lo sviluppo di mezzi per l'accesso allo spazio e la meteorologia.
Osservazione dell'universo
L'attività di Osservazione dell'Universo dell'ASI è al suo interno strutturata nelle tre linee "Esplorazione del Sistema Solare", "Cosmologia e Fisica Fondamentale" e "Astrofisica delle Alte Energie". Le attività scientifiche sono svolte in collaborazione con le Università, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, enti di ricerca come l'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). Nel corso della sua attività l'ASI ha messo in orbita propri satelliti scientifici e partecipa alle maggiori missioni ESA e NASA per l'esplorazione del sistema solare e lo studio dello spazio profondo. Il primo satellite scientifico messo in orbita dall'ASI è stato Beppo-SAX, realizzato in collaborazione con l'agenzia spaziale olandese (NIVR) e dedicato a Giuseppe "Beppo" Occhialini, uno dei padri dell'astrofisica delle alte energie in Italia. Lanciato nel 1996, questo satellite per lo studio delle emissioni in banda X (che avrebbe dovuto rimanere operativo per due anni ma ha in realtà continuato a lavorare fino al 2003), ha contribuito in modo determinante alla comprensione del fenomeno cosmico dei lampi di raggi gamma.
Sempre nel campo dell'astrofisica delle alte energie, il 23 aprile del 2007 l'ASI ha lanciato il satellite per astronomia gamma AGILE. La particolarità di AGILE è la combinazione di due rivelatori a immagini, operanti simultaneamente nelle bande di energia gamma e di raggi X-duri, fusi in un unico strumento dalle grandi capacità scientifiche.
Per quanto riguarda le partecipazioni a missioni internazionali, vanno ricordate:
la missione congiunta NASA/ESA/ASI Cassini-Huygens destinata al sistema di Saturno (lanciata nel 1997 e giunta a destinazione nel 2004); l'Italia ha fornito il cuore del sistema di telecomunicazioni: l'antenna ad alto guadagno. Anche il contributo scientifico alla sonda Cassini è notevole: sono italiani il canale visibile dello spettrometro a immagini VIMS, le unità a radiofrequenza del radar e dello strumento di radioscienza, capace di rivelare l'effetto delle onde gravitazionali e di effettuare misure relativistiche.
il laboratorio orbitante INTEGRAL, per l'osservazione del cielo in raggi gamma (2002);
la missione Mars Express dell'ESA (lanciata nel 2003) a cui l'Italia, con l'ASI, contribuisce in maniera più che rilevante, in particolare con il radar MARSIS che ha permesso di rilevare la presenza di acqua e vapore acqueo, nonché di metano distribuito in maniera tale da far ipotizzare sia prodotto da microrganismi quali batteri.
la missione NASA Mars Reconnaissance Orbiter, lanciata il 12 agosto 2005, che porta a bordo come strumenti principale un radar, SHARAD, voluto e costruito dall'ASI.
la missione ESA Venus Express, basata sullo stesso design di Mars Express, partita alla fine del 2005 e giunta a Venere nell'aprile del 2006: l'ASI ha contribuito con lo spettrometro VIRTIS, dedicato allo studio dell'atmosfera del pianeta.
la missione dell'ESA Rosetta, partita nel 2004 verso la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, che è stata raggiunta con successo a novembre 2014. La missione porta con sé un lander, chiamato Philae, che per la prima volta nella storia è atterrato sulla superficie di una cometa e ha prelevato campioni della sua superficie. Quest'ultima operazione è stata svolta con il trapano SD2, costruito in Italia dall'ASI. Sull'orbiter è invece presente lo spettrometro VIRTIS, anch'esso di costruzione italiana.
la sonda NASA DAWN, partita nel 2007, dedicata allo studio delle origini del sistema solare attraverso l'analisi dell'asteroide Vesta e del pianeta nano Cerere. Ha a bordo lo spettrometro VIR-MS, evoluzione dello strumento VIRTIS della missione Rosetta, realizzato sotto gestione dell'ASI.
la missione Exomars, nella cui prima parte (2016) ha contribuito costruendo il Lander Schiaparelli, interamente italiano, con lo scopo di testare il sistema di atterraggio per il rover della seconda parte della missione, conclusosi comunque con un fallimento per non essere atterrato come dovrebbe, ma utile per il suo scopo di sperimentazione.
Osservazione della Terra
L'Agenzia spaziale italiana ha dedicato particolare attenzione ai programmi di Osservazione della Terra sia partecipando ai numerosi programmi in ambito ESA (ERS-1, ERS-2, Envisat), sia avviando collaborazioni con altre Agenzie spaziali europee ed internazionali (il programma Vegetation, per il monitoraggio della vegetazione terrestre, con la Comunità Europea, l'agenzia spaziale francese CNES, l'agenzia spaziale belga BISA e l'agenzia spaziale svedese SSC; i progetti SAR-X e SRTM, per l'osservazione della Terra in banda X, con l'agenzia spaziale tedesca DLR e la NASA).
Il 22 ottobre del 1992 l'ASI ha lanciato, in collaborazione con la NASA, il satellite LAGEOS-2 (che seguiva la missione NASA LAGEOS-1 lanciata nel 1976): si tratta di un satellite passivo, una sfera di alluminio ricoperta da specchi in grado di riflettere raggi laser emessi dalle stazioni a Terra, e che ha consentito accurate misurazioni dei movimenti delle placche tettoniche, del campo gravitazionale terrestre e degli spostamenti dell'asse di rotazione terrestre. Nel 2012 è stato lanciato LARES, un satellite che svolgerà una missione simile a quella di LAGEOS 2 ma che permetterà misure con precisione maggiore.
Più recentemente l'ASI ha sviluppato poi il programma COSMO-SkyMed, una costellazione satellitare in orbita bassa, equipaggiata con sensori radar, in condizione di monitorare il territorio in qualsiasi condizione meteorologica, in grado di raccogliere dati di interesse ambientale, con elevata frequenza di rivisitazione dei siti, e di renderli disponibili all'utenza in tempi rapidi.
Il sistema è essenzialmente dedicato alla protezione civile, al monitoraggio dell'ambiente e del clima, alla prevenzione delle catastrofi, al controllo delle coste, alle risorse idrogeologiche. Il lancio del primo satellite è avvenuto il 7 giugno 2007
Inoltre l'ASI e il CONAE (l'ente spaziale argentino) hanno firmato un accordo per la costituzione del Sistema SIASGE che prevede l'integrazione dei sistemi satellitari italiano COSMO-SkyMed e quello argentino SAOCOM, capace di coprire l'80% delle richieste da parte della comunità internazionale.
Nel 2010 è stata decisa la missione SHALOM, acronimo di Spaceborne Hyperspectral Applicative Land and Ocean Mission, è una missione spaziale scientifica congiunta dell'Agenzia spaziale israeliana e dell'Agenzia Spaziale Italiana per sviluppare un satellite iperspettrale per l'osservazione della Terra.
Telecomunicazioni e navigazione satellitare
Il primo successo in questo campo fu, poco dopo la fondazione dell'ASI, il lancio, avvenuto il 16 gennaio 1991, del primo satellite per telecomunicazioni Italsat F1, cui si aggiunse, l'8 agosto 1996, Italsat F2. In ambito ESA, l'ASI ha partecipato inoltre ai progetti OLYMPUS e Artemis.
Oggi l'ASI è impegnata soprattutto, assieme all'ESA e alla gran parte del settore spaziale europeo, nello sviluppo del sistema di navigazione satellitare Galileo. L'industria italiana è infatti coinvolta sia nella costruzione di alcuni dei satelliti che formeranno il sistema (con Thales Alenia Space) sia nella predisposizione del segmento di terra, con Telespazio. L'ASI ha il compito di coordinare gli investimenti italiani nel progetto Galileo e di sostenere lo sfruttamento delle opportunità offerte da questo progetto, in particolare nel settore dei trasporti.
Sviluppo di lanciatori
L'ASI ha sviluppato IRIS, uno stadio propulsivo per il trasferimento orbitale dalla "stiva" dello Space Shuttle NASA all'orbita di trasferimento di carichi utili con un peso fino a 900 kg. È stato utilizzato nell'ottobre del 1992 per l'inserimento di LAGEOS II in orbita circolare a 6000 km.
Attualmente l'ASI partecipa in ambito ESA allo sviluppo del nuovo vettore Ariane 5, ed è il principale finanziatore del lanciatore Vega[15], vettore per satelliti della classe fino a 1500 kg da inserire in orbita bassa. L'Agenzia spaziale italiana contribuisce con il 65% del budget del progetto VEGA, e l'industria italiana è fortemente coinvolta nella sua realizzazione.
Abitabilità nello spazio
Il primo grande impegno dell'ASI nella ricerca sulle stazioni spaziali orbitanti abitabili è stato con le due missioni Tethered (1992 e 1996), il cosiddetto "satellite a filo". L'esperimento nasceva da un'intuizione dell'italiano Giuseppe Colombo dell'Università di Padova, per verificare la possibilità di ottenere energia sufficiente al mantenimento di una stazione orbitale per mezzo di un satellite collegato alla stazione stessa da un lungo cavo metallico. Attraversando la ionosfera, ed i relativi campi magnetici, il cavo può infatti generare corrente elettrica.
Oggi l'Italia ha un ruolo rilevante nel programma di sviluppo ed utilizzazione della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), raggiunto non solo con la partecipazione significativa al programma europeo dell'ESA per la realizzazione del modulo Columbus ed alla sua utilizzazione (cui l'Italia partecipa in misura del 19%), ma anche attraverso uno specifico accordo bilaterale con la NASA.
Secondo questo accordo, l'ASI ha infatti fornito alla NASA tre moduli logistici per il trasporto di rifornimenti e attrezzature verso la Stazione: Multi-Purpose Logistics Module (MPLM), progettati e costruiti dall'industria italiana (con Alenia Spazio, oggi Thales Alenia Space, come primo contraente) sotto coordinamento dell'ASI. Inoltre, l'ASI ha costruito (questa volta nell'ambito di un contratto tra ESA e NASA), basandosi sullo stesso progetto, il Nodo 2 (successivamente denominato Harmony), un elemento pressurizzato che fa da modulo di interconnessione tra i laboratori di costruzione statunitense e quelli di costruzione europea e giapponese, e ha portato fino a un elevato livello di sviluppo il Nodo 3 (denominato Tranquility), che verrà invece concluso nell'ambito di un contratto ESA.
In cambio della fornitura dei moduli MPLM, l'ASI ha avuto dalla NASA sei opportunità di volo per astronauti italiani verso la Stazione Spaziale Internazionale. La prima di queste opportunità è stata sfruttata da Umberto Guidoni nel 2001, primo europeo ad approdare sulla Stazione Spaziale Internazionale. La seconda è toccata invece a Paolo Nespoli, che tra ottobre e novembre del 2007 ha accompagnato in orbita il Nodo 2.
Gli astronauti italiani
Nel corso della sua attività, l'ASI ha selezionato sette astronauti italiani che hanno volato con lo Space Shuttle o con la Soyuz. Si tratta di:
Franco Malerba, che ha volato con la missione STS-46 (dal 31 luglio, 1992 al 7 agosto 1992), la prima missione "Tethered"
Umberto Guidoni, che ha volato con la missione STS-75 (dal 22 febbraio 1996 al 9 marzo 1996) e con la missione STS-100 (19 aprile-1º maggio 2001) (primo europeo sulla Stazione Spaziale Internazionale)
Maurizio Cheli, che ha volato sulla missione STS-75 assieme a Umberto Guidoni.
Roberto Vittori, che ha volato due volte con la navicella russa Soyuz (dal 25 aprile al 5 maggio 2002 e dal 15 aprile al 24 aprile 2005) ed una con lo Shuttle (missione STS-134).
Paolo Nespoli, che ha volato con la missione STS-120 (dal 23 ottobre al 7 novembre 2007), con la Sojuz TMA-20, facendo parte dell'Expedition 27 (dal 15 dicembre 2010 al 23 maggio 2011), con la Sojuz MS-05 e facendo parte dell'Expedition 52/53 (dal 28 luglio al 14 dicembre 2017).
Luca Parmitano, che ha volato con la Sojuz TMA-09M verso la Stazione Spaziale Internazionale dove è stato membro delle Expedition 36 e Expedition 37 (dal 28 maggio 2013 all'11 novembre 2013).
Samantha Cristoforetti, prima donna italiana nello spazio, che ha volato con la Sojuz TMA-15M verso la Stazione Spaziale Internazionale dove è stata membro delle Expedition 42 e Expedition 43 (dal 23 novembre 2014 all'11 giugno 2015)[