Post by unknownnon mi sono capita! ;-)
Non perdere tempo, capita di ritrovarsi idiota sempre, allorquando si
dialoga con il Bertolazzi deficiente
Post by unknownvolevo dire che non ha scritto così *in risposta* a questo post, è *sempre*
così! :-P
ti presento il mio ultimo scritto, apprezzato da tutti
Riccardomustodario
Sensazioni d¹inverno
Quella volta lì era veramente freddo non come adesso con il termometro a
meno sei gradi centigradi.
La settimana scorsa, il giorno prima dell¹Epifania, avvertivo nell¹aria una
sensazione antica, conosciuta, piacevole, misteriosa, il freddo pungente di
quando ero bambino, un momento andato nel dimenticatoio e rimbalzato
all¹improvviso nel suo ricordo, unico e particolare rimasto in memoria.
Questo inverno è freddo, lo soffro da novembre, anche se non eccessivamente;
quando ero bambino gelava sovente, molto più d¹adesso, ma il freddo era
diverso, meno sintetico, si combatteva la temperatura rigida con più filato,
l¹ambiente circostante si colorava bianco, a volte di nebbia nel profumo di
quel periodo dell¹anno: l¹inverno, o forse avvertivo ciò, perché dopo
qualche anno, la campagna intorno la casa scomparve alterando i valori
naturali, e senza accorgercene salutavano anche i sapori dell¹aria, per un
buon arrivederci odierno?
Arrivederci nell¹aldilà orso polare artico, il tuo Iceberg si squaglia.
No! Fa freddo! Arrivederci pinguini dell¹altro emisfero, idem con patate
come sopra, e cosa sarà dell¹orca che aspetta il suo banchetto prelibato? -
Dove andranno i pinguini, non mica tutti in smoking: a teatro? La vita è
qualcosa di prezioso e la natura altrettanto seria.
La speculazione edilizia ha condizionato le nostre abitudini rendendoci più
contemporanei, laddove c¹era la mucca cavalla, oggi c¹è il super mercato, a
due piani, con scala mobile incorporata, magazzino incredibilmente grande,
al fin che ogni cosa sia a prova di mano o di comodo cestello,
dall¹abbigliamento alla corsetteria, dall¹intimo alla cartoleria, ai
casalinghi ed altro cui si possa aver bisogno, con il piano sottostante
esclusivo per derrate alimentari.
³ Sviluppo Città ³ era il motto dell¹industria che cercava manodopera negli
anni del boom economico, mentre le campagne si spopolavano dei loro figli
naturali, gli storici contadini stufi di lavorare la terra, ma felici di
respirare aria metallurgica in fabbrica. - Ed a chi lo vado a raccontare,
che sto prendendo le pillole ³ Aironitiche ³ perché alle ultime analisi è
risultato il mio organismo, bisognevole di ferro? - Il freddo dei metalli,
d¹inverno trasmette un¹ennesima sensazione di ghiaccio e le dita della mano
e dei piedi s¹intorpidiscono, allora mi guardo i pantaloni lunghi e penso ai
tempi delle elementari, quando si andava a scuola con i calzoncini corti, ed
ai chiari di carnagione cicciottelli, l¹inverno disegnava polpacciotti dalle
venature rosse, vividi dal formicolio attivo delle temperature basse. - I
bambini del Nord indossovano pantaloni lunghi e sorridevano nel freddo,
giocando con pupazzi e palle di neve noi sapevamo tutto perchè in
televisione vedevamo queste cose qui e poi lasciate le elementari i
pantaloni sarebbero diventati lunghi. - D¹inverno era vietato giocare al
dottore? - Non mi ricordo!
Il palazzo più in là del nostro, oltre il muro di cinta della civiltà
d'allora, dalle parti più giù del bosco, dove si scambia anche la pelle se
suoni il blues, era abitato da ragazzini terribili, così si vociferava a
scuola, inutile aggiungere cosa dicessero poi, gli studenti del collegio nel
bosco, quando andai alle scuole medie; indubbiamente, noi di Viale Colli
Aminei rappresentavamo i santarelli, i per bene della zona Capodimonte - gli
snob.
La società cambia. A leggere i giornali, risulta evidente che la
perversione avanza su tutti i fronti, anche i tifosi organizzati in bande da
combattimento stadio, si fanno più audaci. - Quale sia la situazione
attuale, con mamme alla ricerca di facili guadagni, pronte ad incolpare il
povero prete, vittima della mentalità ose¹ di bambini sempre più incuriositi
nell¹emulare i loro genitori, impegnati in menage ogni stagione più
complicati, in nome della perfezione della coppia gay cui ispirarsi e da
raggiungere, non voglio proprio pensarlo.
La famiglia è diventata qualcosa di strano - difficile diagnosticare dove la
troveremo tra cento anni, ma anche tra venti - esisteranno ancora i bambini
o nasceranno già adulti?
La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte. Com¹era bello Natale -
un periodo enorme iniziava un paio di sabato prima del venticinque
dicembre con il presepe, e finiva il sette gennaio, allorquando tutti i
pastori ritornavano incartati nelle scatole, su nel ripostiglio. Di questo
lasso di tempo che copriva tre, quattro settimane, l¹Epifania significava
per i bambini, il momento topico. - Il presepio piaceva a tutti,
specialmente a noi fanciulli incantati al cospetto di cotanto spettacolo.
A detta d¹amici di Via Epomeo, zona allora nota per gli inceneritori
dell¹immondizia, il mio quartiere sembrava fermo nelle sue abitazioni tolte
da sopra i presepi, e di siffatti capolavori, ve n¹erano due importanti
assai, uno dei quali addirittura con i pastori moventi, o entrambi? - Amici
conosciuti anni dopo quei giorni d¹infanzia che sto raccontando, criticoni,
fino a farmi realizzare che abitavo sul tempo antico che mi piaceva. Tra
l¹altro, una delle zone tagliate nel tufo della collina sottostante, si
chiamava proprio ³ Ncopp¹o presepio ³ e così appariva a Natale Donna
Nannina sopra al carrettino di frutta e verdura con il suo ciuccio di fronte
al baccalaiuolo, il quale per l¹occasione metteva fuori il negozio semi
botti azzurre, nel senso di contenitori pieni, stracolmi di capitoni, che li
acchiappi per la coda e scappano per la testa e viceversa e si rideva, nel
raccontarlo a mo¹ di barzellette alle elementari. Era quel mondo, periodo
cui i negozi alimentari del vicolo si vestivano a festa, strabocchevoli di
mercanzie da tavola, squisitezze, tanto che una decantina d¹anni dopo, il
presepio iniziò ad essere definito ³ Mangiatoia ³. A me non piaceva il
nuovo termine coniato all¹uopo, lo trovavo volgare e pensai che tale nome
fosse frutto della fantasia dei vecchi che lì giocavano a carte bevendo il
vino nella cantina, mentre quelli del bar di fronte sorbivano il caffè,
giocando a carte anch¹essi. Per la mia mamma i vecchi del bar erano più
degni dei vecchi della cantina, quindi per me era facile additare tutto ciò
che non mi piaceva in direzione pensione cantina e viceversa bar, in effetti
mi fu subito chiara, la divisione del bene e del male ovvero fuggire
l¹alcool, così come più in là avrei imparato a fuggire le droghe.
Napoli centro era uno spettacolo di giocattoli nella serate illuminate delle
bancarelle per noi giovinetti della collina, dove si arrivava oltrepassando
lungo la strada sul ponte. I banchi vendita in città erano pieni zeppi di
giocattoli e dovevamo scegliere quali volevamo dalla Befana, specificandolo
bene nella letterina da mettere sul comodino prima del bacino ai genitori e
sogni d¹oro accompagnati dal segno della croce, senza preghiere, poiché
giovanissimi per la prima comunione, eravamo esenti da Ave Maria e Padre
Nostro. Ricordo una sera piovigginosa, quando sceglievo il trenino
elettrico insieme ai miei genitori e mio fratello, sicuramente le sue
richieste erano rivolte a pistole e fucili per la distruzione da eserciti
nella polvere del mio treno veloce. Si era allora, in piena esplosione
cinematografia Colossal, film storici che impiegavano migliaia di persone:
Cleopatra, Deserto dei Tartari, i Dieci Comandamenti o pellicole Western,
non ancora spaghetti, ciò nonostante, avevano voglia e restare al palo, con
i loro cavalli da staccionata buoni, giusto per gli attacchi alla diligenza,
al cospetto del mio Trans Express Rapido. Altresì mi sovviene di un¹altra
volta, ormai quasi militare: quella sera la mia mamma volle l¹accompagnassi
per andare ad acquistare la bambola che parlava per mia sorella, la quale ha
sette anni meno di me. - Quel anno, il giocattolo da lei richiesto, era
andato a ruba e non si trovava, figurarsi la gioia, quando riuscimmo ad
accaparrarci del balocco ricercato.
Che tempi! La fiducia del guadagno era ovunque, gli stessi venditori
ambulanti, dalla bancarella illuminata a festa passavano la domenica
successiva del dopo festività ad offrire biglietti al campo sportivo, il cui
costo veniva moltiplicato per due o per tre con semplicità estrema; faceva
rabbia pagare tanto in eccesso per poter assistere alla partita, in uno
stadio sempre gremito allinverosimile, e se parlavi loro, questi da bravi
bagarini consumati, chiedevano il posto fisso per togliersi dalla strada,
intanto è garantito, nessuno traeva profitti più di costoro che cambiavano
attività ogni giorno. - Però l¹inverno, era freddo ed il boom economico un
giorno sarebbe pur finito, ma come facevano a saperlo? - Forse erano più
intelligenti di quanto sembrassero, avevano ragione ed ora gli credo,
nonostante la nostalgia di quei bianchi monti innevati che facevano da
corollario al pennacchio candido del Vesuvio, verso alto, affacciato sul
golfo, ad osservare il tempo del voto elettivo, allora erano tanti ad
affermare che in strada significasse patire il freddo, quindi lavorare al
coperto era sinonimo di benessere, testimoniato della televisione in bianco
e nero, che vedeva ovunque presenti gli animati da buona volontà economica,
forse tenuti in penombra sullo schermo o che ne so, comunque pronti a
spuntar fuori ad ogni minima occasione, fino ai ³ Vuo¹ cumpra¹ ³ i quali
all¹inizio veramente sembravano scesi dal presepe sulle spiagge, carichi di
mercanzie, parevano i Re Magi, e ci si chiedeva i cammelli dove fossero?
Allo stato odierno, gli stadi si svuotano sempre più ed i giocattoli? -
Qualcosa era successo lo so, ma ve lo racconterò domani, oggi a livello
calcio, siamo fuori dalle coppe europee, allora dichiaro rivedrei con
piacere la commedia ³ Natale in casa Cupiello ³.
Auguri!- Natale salutava e Capodanno si presentava - apriti cielo! - La
sparatoria spaghetti western pacifica iniziava fuochi d¹artificio, per un
paio d¹ore, coloravano l¹aria con tanto di colonna sonora animata dai fischi
che partivano a razzo dalle bottiglie, linee di fuoco sprizzavano nel buio,
petardi e tavolta si udivano veri e propri boati, i quali muovevano anche i
palazzi e poi girandole, granate e l¹indomani mattina era impossibile
trovare un centimetro quadrato di strada senza i segni della notte di follia
precedente. - E noi del ragassini d¹Italia si usciva al mattino presto in
cerca di botti non esplosi ed un mio amico si spappolò la mano, diventando
uno dei tanti che affollavano il Pronto Soccorso, il quale in quel giorno di
felice anno nuovo, puntualmente stilava un vero e proprio bollettino di
guerra arrivederi all¹anno prossimo primo gennaio auguri!
Poi le case in quegli anni da passeggio sereno si riempirono di cani da
compagnia che abbaiavano terrorizzati dai tanti decibel improvvisi - il
vicinato invecchiò e l'aria carica d¹ossidi di polvere da sparo iniziava a
guastare il buon senso e la festa man mano abbassava il sipario, mentre
calavano i botti e si spegnevano i fuochi d¹artificio, aumentava il volo dei
cessi, avere un tale accessorio rotto in casa, assurgeva a mera fortuna da
carta igienica fumettata.- Amen!
Noi bambini di quel tempo, credevamo che la Befana entrasse dalla finestra e
ci preoccupavamo di lasciarne una, dagli infissi apposta socchiusi, in modo
che la cara nonnina riempisse le calze d¹ogni leccornia e ponesse regali a
piacimento, entrando in casa facilmente e sempre sulla stessa scopa tornare
a volare fin l¹altra finestra, lasciata anch¹essa leggermente aperta dai
bimbi accanto. In questi pensieri fantastici avvolti nel mistero del
perchè non si dice chi mai sarà che si sa la nonnina, ecco noi dell¹asilo
infantile, in quei giorni a guardare con ammirazione le vecchiette
chiedendoci se non fosse quella la Befana che avrebbe portato i doni e più
era curva e più carica di giocattoli appariva nella nostra fantasia, come
Donna Nannina, tale e quale l¹avevo immaginata la prima volta che la notai,
il suo asino poi, altro che scopa, lavava proprio il pavimento quando
urinava; un rivolo liquido giallognolo interminabile scorreva fino alle
latrine pubbliche accostate al muro di cinta del Bosco, dove giungeva dopo
aver saltato i binari del tram, i quali ormai non passavano più, però
tardavano da essere rimossi ed in certi punti erano stati riempiti dal
catrame. Cento metri e piu, tracciato di liquido che da un punto scorreva
fino a tutt¹altro luogo, come se sapesse dove andare, piccione viaggiatore.
- L¹orinatoio era accostato al muro del Parco, laddove c¹era un albero
all¹entrata dall¹imponente cancello e tanta gente sulla fermata,
d¹innumerevoli lnee di autobus. - E si diceva che la strada fosse stata
intolettata, ricevendo una latrina pubblica, di quelle cementate nel
brecciame, le quali emanavano forti esalazioni di cloro; servizi pubblici,
ormai scomparsi del tutto dalla città, unico esemplare rimasto, si può
notare a Posillipo. Nella piazzetta antistante il vicoletto tanto attivo,
grigio, dal colore del selciato scuro di basalto antico, il quale, quando
aumentò il traffico, ogni anno era battuto con martello e scalpello, per non
far perdere attrito, evitare alle auto di slittare sul lastricato lucidato
dall¹uso: a febbraio si presentava Carnevale, ecco una luce che mi è rimasta
impressa, più delle luminarie di Natale, forse. A carnevale si edificava
un grande fuoco, partecipavano tutti, scugnizzi e non - si buttava il
vecchio mobile ed è facile immaginare che pila enorme di legname si
generasse in quegli anni dai forti fermenti innovativi e chissà quanti
tesori sono stati arsi, per essere sostituiti dalla formica, simbolo del
moderno d¹allora. Quando s¹accendeva la pira, era un momento molto
emozionante per noi bambini e più calava la sera e più il legno ardeva e le
fiamme si alzavano alte, fino a far temere bruciasse i fili del lampione che
illuminava la strada. - Un unico filo reggeva una cuffia di vetro, dalla
quale una lampadina illuminava di un colore ormai in disuso, per scarsa
visibilità rispetto alle moderne lampade allo iodio. Era bello quel
colore, come solo i pensieri romantici sanno dipingere, quindi non si
rimpiangono, perché la vita va avanti, tra un palazzo a lato del fuoco in
giallo nostrano ed un altro che faceva angolo, con facciata rosso pompeano,
colori che si mischiavano alla luce del lampione che oscillava alta quando
tirava vento, disegnado schermi ombrati tra piani non illuminati. La
stradina che conduce verso Napoli centro, scendendo lungo il versante della
collina, non si vedeva più, causa l¹enorme fiamma che si sprigionava da tale
ammasso d¹ogni cosa, non ultimo il bosco vicino e la quantità di rami
secchi, ottimi da ardere che ivi si trovavano a cento metri. Ed in alto
lei la vecchiaccia sorridente che poi, per noi bambini cambiò il ruolo in
pennacchio da albero di Natale, quando questi diventò di moda dalle nostre
parti, così come noi eravamo sempre alla ricerca di ogni sorta di consumo
veramente era facile associare pennacchio del cippo a Befana e tutti i
giocattoli che già se n¹erano andati, rotti, ed il fuoco saliva e lei
bruciava e papà mi raccontava gli avvenimenti, raccomandando a priori fosse
solo una storia a lieto fine - una favola in attesa della cara vecchietta
carica di doni, la quale sarebbe tornata l¹anno seguente, perché nemmeno il
fuoco o la neve o il vento fermano la Befana, quando viene il momento di
portare i doni ai bambini. Allora nel cielo si alzavano lucine piccole
piccole e poi verso la fine delle elementari scoprii che si chiamavano
monachine o forse nel primo anno della scuola media e fu bello notarlo
insieme ai compagni di classe, studiando un brano dall¹Antologia, e tutti
pensammo, nello stesso momento al Cippo di Sant¹Antuono, al giogo che
conoscevamo di quei lapilli nell¹aria che sanno di magico movimento di luci
mosse dalla cenere, fuoco che da sotto si alza leggero, per dimostrare che
cenere e lapilli sono nell¹aria, brillano e le fiamme non si vogliono
spegnere, il fuoco non vuole morire. E si tornava a casa accaldati negli
odori del fuoco, festanti e c¹era il sanguinaccio; la mia mamma non sapeva
cucinare, badava il mio papà ai fornelli, ma come faceva il sanguinaccio
lei, e la pastiera e la cioccolata, non ha eguali ed a me andava benissimo
così - adoro le leccornie. Che periodo corpulento, da animali di cortile
serviti a tavola e non, infatti alla Vigilia, il ventiquattro dicembre
gallina in brodo, Natale a messa venticinque con mucca ed asinello nella
stalla del Bambin Gesù ed al ritorno a casa si pranzava, c¹era a tavola
anche il capitone, che io ho sempre rifiutato, non mi piaceva; alla fine di
tale periodo, ecco che a febbraio c¹era il sanguinaccio con il sangue di
porco: una prelibatezza più unica che rara, si, e tra una specalità ed
un¹altra siamo a marzo, è Pasqua, o più tardi ad aprile, ma allora e sempre
festa, è tutto un gioco? - Essere bambini a volte è un affare! Quando
fosse Carnevale era sempre un mistero, la data cambiava, non si capiva
perché; quel giorno un amichetto garantiva che si ricordava bene, era
Carnevale, c¹era il Cippo di Sant¹Antuono! - Come mai, c¹era chi
s¹interrogava tra i monelli, coloro i quali la mia mamma non voleva
frequentassi, perché essendo più grandicelli si appendevano al tram,
addirittura qualcuno aveva detto che il fuoco era da vedere la settimana
prossima ed a lui gli sembrava che pure l¹anno precedente ancora, fosse
stato prima, infatti imparammo che i Patti Lateranensi erano buoni, perché
l¹undici febbraio era festa a scuola e gli scugnizzi del Vico Lieti, già si
stavano preoccupando di raccogliere la legna da ardere. - E noi? - A parte
preoccuparci come imparare a parlare e scrivere bene, tra i tanti verbi,
coniugati come se fossero sposati e questi e quegli che l¹accento non va e
figurati i cui e quanti ancora? Nicchiavamo. - Costruendo case sotto terra
e poi vennero gli anni dei mobili a scomparsa e si andava nella Grotta di
Maria Cristina, dove sopra in alto, c¹è un foro e su quel buco altissimo,
gli scugnizzi danzavano senza paura; sotto, illuminata dall¹apertura nella
volta, una collinetta a mezzogiorno illuminata dal sole a pensarci ora
sembrerebbe un¹ara con un anello che dal buio della caverna si apre al
cielo. Che posto incantevole! - Che storia incredibile! - Maria Cristina
era una prostituta, la quale aveva un letto di pietra nella grotta e lì
riceveva i suoi clienti tedeschi, durante la ritirata della seconda guerra
mondiale e se uno di noi, chiedeva cosa stessero favoleggiando, gli amici
più grandi ci conducevano in un viale dove su una lapide si leggono i nomi
degli italiani della zona in quel posto trucidati, alcuni si commuovevano
riconoscendo i propri zii, io forse diventavo fascistiello, riconoscendo che
alla fine si muore sempre, meglio salutare per una giusta causa, invece no,
perché morire attualmente non è mai giusto, democraticamente e
tecnologicamente possiamo essere mantenuti in vita sempre e poi si andava in
un altro luogo dove cadde un aereo. Com¹è bello il Bosco, si giocava a
pallone, ero un campione. - Una volta entrammo nella Grotta di Maria
Cristina con le torce e facemmo tutto il giro era impressionante
pipistrelli a iosa attaccati alla parete aspettavano che calassero le
tenebre, il giaciglio di Maria Cristina, le scalette, ne feci uno script
grafico anni fa, lo postai sui vari newsgroup design che frequentavo allora
e che ora non trovo, perché il computer vecchio s¹è scassato
definitivamente, però ho i floppy, i quali nel Mac Quattro non entrano. - Ai
tempi antichi ciò non accadeva, direbbe la mia mamma, questi computer
cambiano continuamente, sono peggio della Moda, senza mai portarci sulla
luna. - Sulle scalette di Maria Cristina s¹apriva un giaciglio di pietra, e
noi in gruppo, tanti ragazzini con le fiaccole in mano, procedevamo stretti,
spalla a spalla, il posto non incuteva paura solo perché aravamo in tanti a
marciare in quella polvere, quanta ne era depositata sul fondo della grotta
che a percorrere in mrcia, risultava esclusiva e mera questione di sentire
proprio quel posto perchè, appartenente al Bosco, il nostro spazio privato
di bambini naturali. Noi eravamo sempre nel Bosco cresciuti selvaggi sin
dall¹asilo al Primo Campo, laddove si giocavano partite di pallone a tambur
battente e dove ogni pomeriggio ero lì, con i miei fratelli più grandi.
Forse avevo cinque anni, poiché l¹anno successivo iscrivendomi alle
elementari, qualche ragazzaccio avrà svelato che la Befana è rappresentata
dai nostri genitori, quando giocando tra i mobili, capitai nella credenza in
camera da pranzo, la quale aveva due coppie di portelli, ed il gioco
consisteva nell¹entrare da un passaggio del mobile per uscirne dall¹altro,
con intramezzo suspense buio, nonostante le ante aperte - trepidante
momento, allorquando si era immersi nel pezzo d¹arredamento, facendo
attenzione a non rovesciare piatti bicchieri e vettovaglie. Le portiere
erano assicurate a chiavi, e come mi apprestai ad aprirle, mio fratello più
grande, si parò davanti per non farmi accedere, tanto meno curiosare. -
Faceva molto freddo quel giorno, le finestre erano aperte, come solo a casa
mia si vedeva, quando la temperatura era bassa; sarà forse stato la
nostalgia della nostra mamma che andava a lavorare in fabbrica e tornando a
casa non sopportava stare al chiuso in sette stanze ventilate - tanto noi ci
si abituava alla sera, insomma in quel mobile, nel pentolone d¹alluminio in
esso stipato, enorme contenitore da venticinque coperti, nessuno me lo
toglie di testa, c¹erano i regali che avrei ricevuto il mattino seguente, il
giorno dell¹anno cui svegliarsi prima di sempre era d¹uopo, andando a letto
con il pensiero rivolto ai doni. - Considerazioni di freddo invernale: oggi
siamo a meno sei gradi, come la mettiamo con il pianeta che volge al
surriscaldamento da un decennio a questa parte? - La mia impressione è che
ci siamo abituati a cibi transgenici, automanipolandoci geneticamente previo
il vitto, ci corazziamo contro il freddo - è fuori discussione - non
avvertiamo più la sensazione come una volta, e questi stessi medesimi geni
si manifestano nella natura tutta, diffondendosi nell¹aria ed ecco che i
fiori sono al mio balcone da anni ormai, d¹estate come d¹inverno e tutto va
bene, fino al limite di guardia - quale?
La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, per far felici i bambini
di tutto il mondo ed oggi, dimenticato il tempo della vecchia dalla calza
rammendata, con Babbo Natale sempre più presente, la cara nonnina non soffre
più il freddo.
FINE
11.1.2007
Sensazioni di primavera
La guerra delle pantosche
I cavalli
I cani
Le motociclette
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