Moritz Benedikt
2004-05-08 14:05:01 UTC
Vediamo se riesco a offrire un punto di vista un po' diverso dai rituali
attacchi a B. ed alle altrettanto rituali difese.
Due premesse di fatto:
1) che l'attuale governo controlli la larga maggioranza dell'informazione
televisiva non è in dubbio, come non lo è che cerca di aumentare ed
approfondire questo controllo (maggioranza schiacciante ma non totale: su
questo più oltre); inoltre è sostenuto dalla maggioranza (meno larga)
dell'informazione su carta stampata (oltre a quella di sua proprietà);
2) ma questo controllo non si traduce in voti. Le recenti tornate
amministrative sono andate piuttosto male e si prevede una batosta per le
prossime elezioni europee. In generale, non si nota nel paese un aumento dei
consensi all'attuale maggioranza parlamentare (il cui consenso rimane, come
nel 2001, SOTTO il 50%). La cosa è talmente evidente che è stata usata per
negare che B. abbia una posizione dominante nell'informazione.
E allora come si risolve questa contraddizione? E' successo qualcosa alla
macchina propagandistica del Polo? Hanno improvvisamente disimparato ad
usarla? Forse vuol dire che la tivù, in realtà, non è importante?
Una risposta la trovo in una lettera che l'allora Presidente francese
Charles De Gaulle scrisse al direttore della tivù pubblica nel 1963. De
Gaulle non era per niente soddisfatto dell'informazione televisiva che, a
suo parere, privilegia 1) il pittoresco (l'aneddoto è preferito alla
descrizione della realtà), 2) il pessimismo (la catastrofe, il massacro, il
crimine sono preferiti a ciò che funziona), 3) l'individualismo (il caso
individuale, specie se ribelle, e l'interesse particolare, specie se
violento, sono preferiti all'opinione della maggioranza ed all'interesse
generale) e 4) l'opposizione (tutto ciò che è critica ai poteri stabiliti
dello Stato è preferito all'azione pubblica e ufficiale).
Queste caratteristiche, che possono essere ribaltate anche in positivo, mi
sembra rappresentino l'essenza dell'informazione televisiva (ed il resto
dell'informazione è naturalmente influenzato dal mezzo dominante), cioè non
una sua caratteristica che possa essere corretta a piacimento (dove lo è,
per esempio, nell'ex URSS, il risultato è l'assoluta inefficacia
propagandistica del mezzo).
Insomma, il problema di B. è che adesso è al governo e che la televisione
non funziona affatto bene per difendere la politica del governo. Se fra il
1996 ed il 2001 le reti Mediaset avevano convinto milioni di italiani che
l'Italia era alla catastrofe e che solo B. poteva salvarla, oggi un numero
ancor maggiore di tivù non riesce ad esaltare l'illuminata e instancabile
azione del Leader. Le difficoltà oggettive degli italiani, improvvisamente,
sfuggono alla mistificazione mediatica, mentre prima potevano essere
ingigantite a piacimento. Il governo di B. è considerato responsabile anche
di cose per le quali non ha colpa o l'ha condivisa con i governi precedenti.
Dicevamo che B. non ha il controllo totale dell'informazione televisiva: c'è
Rai3, c'è Ballarò, c'è parte di La7, ci sono altre voci critiche. Minoranza
in termini di tempo e ascolto: ma il poter criticare ingigantisce l'impatto
di questi canali e trasmissioni.
Una strada è quella di continuare come prima, cioè di comportarsi come se il
Polo non fosse al governo ma ancora l'opposizione e si battesse contro i
'poteri forti' (specie Giuliano Ferrara porta avanti questa linea). Ma
questa manovra finisce per avere il fiato corto man mano che il governo dura
ed espande la sua occupazione degli spazi informativi e di potere. Ha un
certo effetto sulle divisioni interne dell'opposizione, ma non riesce in
alcun modo ad aumentare il consenso al governo. Può confondere le acque ma
non farle scorrere nella direzione voluta.
Altra strada, quella che probabilmente viene seguita, è appunto quella
sovietica, cioè dell'occupazione di TUTTI gli spazi (desiderata ardentemente
dallo zoccolo duro degli elettori del Polo) ma è dubbio che possa ottenere i
risultati voluti se non accompagnata dalla violenza, cioè da un sostanziale
colpo di Stato. Potrebbe invece avere l'effetto esattamente opposto.
Un'ultima considerazione: se la tivù è naturalmente contro l'attività del
governo e dello Stato nazionale è invece perfettamente congruente ad una
economia di mercato consumista, basata com'è sull'insoddisfazione
artificialmente coltivata, sull'obsolescenza delle mode e la competizione di
status: se tutti si considerassero soddisfatti di quanto hanno l'economia
moderna crollerebbe. Probabilmente non è coincidenza che i decenni di
predominio del mezzo televisivo abbiano visto una progressiva perdita di
potere degli Stati nazionali (adesso stiamo entrando in una nuova era con
nuovi mezzi di comunicazione e si vedrà).
Aggiungo un dettaglio insignificante: perchè il Polo si fa rappresentare
così spesso in tivù da personaggi - Bondi, Schifani, Gasparri etc. - così
incredibilmente privi di appeal televisivo?
Moritz Benedikt
'L'accumulo di tendenze implica che non ci sia un reale cambiamento, ma una
mera rimessa in circolo' - Thomas Hylland Eriksen
attacchi a B. ed alle altrettanto rituali difese.
Due premesse di fatto:
1) che l'attuale governo controlli la larga maggioranza dell'informazione
televisiva non è in dubbio, come non lo è che cerca di aumentare ed
approfondire questo controllo (maggioranza schiacciante ma non totale: su
questo più oltre); inoltre è sostenuto dalla maggioranza (meno larga)
dell'informazione su carta stampata (oltre a quella di sua proprietà);
2) ma questo controllo non si traduce in voti. Le recenti tornate
amministrative sono andate piuttosto male e si prevede una batosta per le
prossime elezioni europee. In generale, non si nota nel paese un aumento dei
consensi all'attuale maggioranza parlamentare (il cui consenso rimane, come
nel 2001, SOTTO il 50%). La cosa è talmente evidente che è stata usata per
negare che B. abbia una posizione dominante nell'informazione.
E allora come si risolve questa contraddizione? E' successo qualcosa alla
macchina propagandistica del Polo? Hanno improvvisamente disimparato ad
usarla? Forse vuol dire che la tivù, in realtà, non è importante?
Una risposta la trovo in una lettera che l'allora Presidente francese
Charles De Gaulle scrisse al direttore della tivù pubblica nel 1963. De
Gaulle non era per niente soddisfatto dell'informazione televisiva che, a
suo parere, privilegia 1) il pittoresco (l'aneddoto è preferito alla
descrizione della realtà), 2) il pessimismo (la catastrofe, il massacro, il
crimine sono preferiti a ciò che funziona), 3) l'individualismo (il caso
individuale, specie se ribelle, e l'interesse particolare, specie se
violento, sono preferiti all'opinione della maggioranza ed all'interesse
generale) e 4) l'opposizione (tutto ciò che è critica ai poteri stabiliti
dello Stato è preferito all'azione pubblica e ufficiale).
Queste caratteristiche, che possono essere ribaltate anche in positivo, mi
sembra rappresentino l'essenza dell'informazione televisiva (ed il resto
dell'informazione è naturalmente influenzato dal mezzo dominante), cioè non
una sua caratteristica che possa essere corretta a piacimento (dove lo è,
per esempio, nell'ex URSS, il risultato è l'assoluta inefficacia
propagandistica del mezzo).
Insomma, il problema di B. è che adesso è al governo e che la televisione
non funziona affatto bene per difendere la politica del governo. Se fra il
1996 ed il 2001 le reti Mediaset avevano convinto milioni di italiani che
l'Italia era alla catastrofe e che solo B. poteva salvarla, oggi un numero
ancor maggiore di tivù non riesce ad esaltare l'illuminata e instancabile
azione del Leader. Le difficoltà oggettive degli italiani, improvvisamente,
sfuggono alla mistificazione mediatica, mentre prima potevano essere
ingigantite a piacimento. Il governo di B. è considerato responsabile anche
di cose per le quali non ha colpa o l'ha condivisa con i governi precedenti.
Dicevamo che B. non ha il controllo totale dell'informazione televisiva: c'è
Rai3, c'è Ballarò, c'è parte di La7, ci sono altre voci critiche. Minoranza
in termini di tempo e ascolto: ma il poter criticare ingigantisce l'impatto
di questi canali e trasmissioni.
Una strada è quella di continuare come prima, cioè di comportarsi come se il
Polo non fosse al governo ma ancora l'opposizione e si battesse contro i
'poteri forti' (specie Giuliano Ferrara porta avanti questa linea). Ma
questa manovra finisce per avere il fiato corto man mano che il governo dura
ed espande la sua occupazione degli spazi informativi e di potere. Ha un
certo effetto sulle divisioni interne dell'opposizione, ma non riesce in
alcun modo ad aumentare il consenso al governo. Può confondere le acque ma
non farle scorrere nella direzione voluta.
Altra strada, quella che probabilmente viene seguita, è appunto quella
sovietica, cioè dell'occupazione di TUTTI gli spazi (desiderata ardentemente
dallo zoccolo duro degli elettori del Polo) ma è dubbio che possa ottenere i
risultati voluti se non accompagnata dalla violenza, cioè da un sostanziale
colpo di Stato. Potrebbe invece avere l'effetto esattamente opposto.
Un'ultima considerazione: se la tivù è naturalmente contro l'attività del
governo e dello Stato nazionale è invece perfettamente congruente ad una
economia di mercato consumista, basata com'è sull'insoddisfazione
artificialmente coltivata, sull'obsolescenza delle mode e la competizione di
status: se tutti si considerassero soddisfatti di quanto hanno l'economia
moderna crollerebbe. Probabilmente non è coincidenza che i decenni di
predominio del mezzo televisivo abbiano visto una progressiva perdita di
potere degli Stati nazionali (adesso stiamo entrando in una nuova era con
nuovi mezzi di comunicazione e si vedrà).
Aggiungo un dettaglio insignificante: perchè il Polo si fa rappresentare
così spesso in tivù da personaggi - Bondi, Schifani, Gasparri etc. - così
incredibilmente privi di appeal televisivo?
Moritz Benedikt
'L'accumulo di tendenze implica che non ci sia un reale cambiamento, ma una
mera rimessa in circolo' - Thomas Hylland Eriksen