Post by SurakSagge e assennate sono le tue parole, fratello, e fuor d'ogni dubbio fu lo
Spirito Santo a suggerirtele. E' veramente cosa buona e giusta, infatti, che
noi si cerchi di salvare in ogni modo le pecorelle che il Buon Pastore ci ha
affidato: e, poiché non tutte le pecorelle sono uguali, è opportuno cercare
sempre i mezzi e le vie più adeguate per raggiungere ciascuna di esse in
modo da poterla portare in salvo nell'ovile, rivolgendoci a lei con i
discorsi più adatti alla sua comprensione e alla sua sensibilità. E del
resto, fratello, non è proprio questo che ci ha insegnato il nostro Unico &
Vero Dio, rivolgendosi sempre agli uomini con parole che fossero via via
adatte alla loro sensibilità - al punto che, addirittura, qualche empio non
riesce neppure a cogliere la profonda e armoniosa unità ad esse sottesa?
Lungi da noi, quindi, il percorrere la strada degli empi - la via che
conduce alla perdizione - fermandoci alle superficiali divergenze fra gli
argomenti e le parole, e incamminiamoci piuttosto con passo deciso e animo
lieto sul sentiero che il Signore ci indica.
E che diremo, ordunque, a quelle pecorelle che non accolgono ancora il
nostro messaggio di salvezza, non convinte dall'intrinseca evidenza e
lucidità del nostro argomentare? Diremo loro quanto sia stolta e fallace la
loro caparbietà nel non voler comprendere la Verità-Tutta-Intera, e cioè che
il santo profeta Isaia, con le sue sublimi parole, intendeva mettere in
guardia gli uomini di come "Le mie vie non sono le vostre vie", di modo
che - trovandosi improvvisamente addosso una qualche sciagura - sappiano già
che il Signore ha ogni diritto di mandare anche quelle, e non rischino, per
la loro ignoranza, di ritenere che il Signora abbia compiuto
un'ingiustizia
Post by Suraknei loro confronti. Perché, come sempre il profeta ci ricorda, "Potrà forse
discutere con chi lo ha plasmato un vaso fra altri vasi di argilla?". O,
come ci ricorda l'Apostolo, "O uomo, tu chi sei per disputare con Dio?".
Grande è quindi la Benevolenza del nostro Dio, che per bocca del profeta
Isaia ha voluto allontanarci dal pericolo di rimproverarLo per qualche Sua
azione.
Ma se qualche anima prava, chiaramente succube del demonio, insisterà nel
negare l'Infinita Benevolenza dell'Altissimo anche di fronte a questa
evidenza dei fatti, come potremo noi ricondurla alla sana ragione? Le
spiegheremo, o fratello, che qualunque sciagura immeritata che le possa
capitare in questa vita non è in realtà una sciagura, bensì - o Immensa
Misericordia! - è "preparazion che ne l'abisso / del tuo consiglio fai per
alcun bene / in tutto da l'accorger nostro scisso". Al che la pecorella,
rinfrancata dalla certezza del premio che l'attende, non potrà far altro che
ringraziare e lodare l'Eccelso per quella che riteneva erroneamente essere
una sciagura, e invece è in realtà un segno di predilezione e uno strumento
che l'aiuterà a raggiungere con sicurezza le immensurabili gioie celesti.
E se invece la Provvidenza mandasse sulla nostra strada una pecorella il cui
spirito sia più portato alle riflessioni teologiche, che cosa le potremmo
dire? La illumineremo su come l'opposizione sciagura/fortuna non abbia
alcuna ragion d'essere in Dio, che nella sua assoluta semplicità è al di là
di tutte queste nostre distinzioni terrene. E le ricorderemo come Dio chiami
anche lei a partecipare a questa vita divina attraverso la Grazia, che le
permette di vedere le cose con lo sguardo stesso di Dio: se quindi lei
cercava meschinamente di riportare Dio alle distinzioni umane, le faremo
vedere come Dio stesso voglia invece innalzare gli uomini al di sopra di
queste meschine distinzioni. Anziché limitarsi a dare solo cose che gli
uomini reputano positive - e a tenerli quindi incatenati a queste
distinzioni -, l'Infinita Misericordia fa molto di più e molto meglio: li
libera da queste stesse catene, portandoli a trascenderle. Se noi chiediamo
meschinamente 10, Dio ci vuole dare gratuitamente 1000 volte di più.
E con questi e simili argomenti, fratello, potremo svolgere la nostra parte
nel grande piano della salvezza e ricondurre all'ovile tutte quelle
pecorelle che si erano smarrite.
O felix culpa, quae talem ac tantam meruit habere Interpretationem!
Grande e' la gioia per la magnificenza divina che, anche di fronte ad un
versetto biblico potenzialmente corrosivo per la debole fede dei tiepidi,
riesce ad effondere sublimi cornucopie interpretative che ci fanno
toccare con mano la Sua Gloria eterna, consentendoci in tal modo di unirci
al tripudio dei celesti cori angelici quasi quanto le sublimi abbuffate alla
corte del Santo Imperatore Costantino fecero coi nostri amati padri
conciliari niceni.
Appare evidente al semplice lume naturale della ragione che ogni incoerenza
o bruttura testuale e' solo l'occasione per il trionfo della bellezza dello
Spirito, la lettera uccide mentre l'esegesi vivifica. Il grande Tertulliano
ci insegna che la vera Fede non rifulge *nonostante* l'assurdo, bensi'
proprio *attraverso* l'assurdo, per cui lungi dal rifuggire le tante
incongruenze della nostra Santa Dottrina, il nostro compito di cadaverici
(in senso ignaziano) credenti sara' proprio quello di nutrircene come fosse
mistica manna salvifica, per poi evacuare fulgide gemme interpretative ed
apologetiche.
Ritornando quindi ad Isaia, perche' scandalizzarsi se Dio dice di provocare
le nostre sciagure? Sarebbe ben strano il contrario! Se amassimo Dio
soltanto nella fortuna, che merito avremmo? Non fanno cosi' anche i pagani?
Ma noi, che siamo rinati nello Spirito e per mezzo della Grazia vediamo cose
che voialtri umani non potete neanche immaginare, dobbiamo amare Dio anche,
e
soprattutto, nella sciagura e nel dolore, che si tramutano in mirabili
occasioni privilegiate di contatto mistico con la Suprema Bonta'. Esultiamo
dunque, fratelli, per la spaventosa alluvione che ha ucciso 2000 persone ad
Haiti proprio in queste ore: e' stata una spettacolare teofania, perche'
"io, il Signore, provoco la sciagura".
In definitiva, il devoto credente nella Santa Dottrina di Salvezza Rivelata
dall'Unico Dio Buono ed Onnipotente non puo' che bramare ardentemente di
nutrire la propria mente di assurdita' e il proprio corpo di dolore, per
raggiungere al piu' presto le dolci vette del m(asoch)istico amplesso col
divino in quello che siamo soliti chiamare Paradiso.
Che meravigliosa armonia in tutto questo, che bellezza tanto antica e tanto
nuova! E quale mirabile amplesso,
anch'esso m(asoch)istico, tra fides et ratio! Chi mai potrebbe negare che la
natura
stessa della ragione sia quella di fare harakiri di fronte alla (nostra)
fede? Chi
mai potrebbe negare che i santi dogmi siano assolutamente ragionevoli,
tranne che per le menti piu' offuscate dal peccato, le quali si pongono da
sole nella triste situazione di dover essere trascinate nella verita' dalla
amorevole brutalita' dell'anatema?
"Io, il Signore, faccio il bene e provoco la sciagura", ci dice il Profeta.
Ergo anche la sciagura e' bene, anzi e' bene *superessenziale* in quanto
distinto dal bene comune che anche i pagani sanno vedere. Quindi se vogliamo
essere perfetti, armiamoci di frusta e cilicio e preghiamo il Padre nostro
che ci liberi dal vero male che consiste nell'assenza di male.
Teniamolo sempre a mente e confortiamoci a vicenda: c'e' una intera
eternita' di bene (superessenziale) che ci attende! All'inizio fara' un po'
male, ma poi ci si abitua...
Saluti aureolati
p.