Post by APPost by James P. SullivanMa non faresti miglior figura ad ammettere l'errore e basta?
siete due cretini, ditevi quello che volete tra di voi ma mollatemi, il
nicola ha fatto una figura da ignorante,
La cosa davvero pazzesca e' che Jeunet ce l'ha messa tutta per
rivendicare la paternita' del film e sancire la sua autonomia e
distacco dai lavori realizzati con Caro: ed e' la stessa cosa che ti
disse Roberto76 cinque anni fa (e che tu non contraddicesti, fra
l'altro)... insomma, sei davvero l'unico a ritenere Amelie "opera
dell'estro di Caro". Non lo fanno ne' Jeunet, ne' Caro, ne' alcun
critico o frequentatore di IAC che io conosca. Di esempi ne trovi
quanti ne vuoi:
http://www.film.it/articolo/jean-pierre-jeunet-amelie-c-est-moi/251667
Jean Pierre Jeunet: "Dopo Amélie non saprei proprio cosa raccontare
di più per 25 anni: in questo film ho messo tutto me stesso".
http://www.avclub.com/articles/jeanpierre-jeunet,13742/
"[...] Jeunet and Caro solidified their reputation with 1995's The
City Of Lost Children, an inventive fable about an evil scientist's
plot to steal children's dreams. The team split up when Jeunet was
hired to make the fourth installment in the Alien series, 1997's
Alien: Resurrection, although Caro was credited as a design
supervisor. But Jeunet was on his own for Amelie, an
uncharacteristically sweet and whimsical romantic comedy about a young
woman who decides to help everyone around her and discovers love in
the process".
http://www.frameonline.it/ArtN009_Jeunet.htm
"Quando nel 1995 uscì La cité des enfants perdus, secondo film della
coppia Jean-Pierre Jeunet e Marc Caro, Jean Yves Katelan di Première
concluse così la sua recensione al film: "La cité des enfants perdus
pare essere lapogeo e la conclusione di un periodo. Non avranno
bisogno, dora in poi, di sviluppare gli altri sensi? Che ciò passi
per una riflessione su altri possibili mezzi o per una scelta di
soggetti diversi? Effettivamente, realizzato questo monumento,
sarebbe bello che la prossima volta cercassero di uscire dal loro
mondo, che osassero scontrarsi con la realtà e che i loro occhi, così
sensibili, si abituassero alla luce del giorno. Chissà che ciò non
passi per una (magari temporanea) separazione?".
Oggi, con Le fabuleux destin dAmélie Poulain che è arrivato a un
passo dallOscar dopo aver furoreggiato nei cinema di mezzo mondo,
quella recensione appare quanto mai profetica. Già dal successivo film
di Jeunet (Alien la clonazione), infatti, Marc Caro non compare più
se non come design supervisor, ma il film può ormai dirsi di Jeunet
a tutti gli effetti (a parte certo le dovute imposizioni della
produzione). È però con Le fabuleux destin dAmélie Poulain che si
realizzano appieno le previsioni dellacuto critico francese.
Finalmente Jeunet esce alla luce del sole, affrancatosi
definitivamente dallinfluenza di Caro e realizza il film che, dice
lui, voleva realizzare da venticinque anni. "Amélie cest moi", ama
ripetere Jeunet, ed effettivamente in Amélie ha potuto dare sfogo a
tutta la sua fantasia, e sviluppare personalmente la sua poetica,
permettendo daltra parte al pubblico di apprezzare meglio le
differenze fra lui e il suo ex collaboratore.
[...]
Sintravede, dunque, il crescente peso del regista, del metteur en
scène, del pubblicitario anche, che se da un lato non oscura la
presenza del fumettista, del directeur artistique, dallaltro
compromette in parte lorganicità del risultato. Continuare su questa
strada, come aveva previsto il critico francese, era ormai
problematico sia per la radicalità raggiunta nellambito della
ricerche visuali, sia per lemergere sempre più chiaro di due
personalità abbastanza diverse e forti da esigere ognuna un proprio
spazio.
E infatti, il film successivo di Jeunet, due anni dopo, sarà, Alien
la clonazione, mentre di Caro, a parte la citata menzione nei titoli
di coda dello stesso film, non si hanno più notizie. E questa scelta,
in qualche modo anche politica, è emblematica della direzione ormai
intrapresa dai due autori. Mentre Caro rimane nellanonimato, Jeunet
cerca la via del successo e accetta di andare a Hollywood per girare
un film con soggetto e sceneggiatura non suoi, e del quale dice: "Ho
deciso di modificare ogni scena per includere almeno unidea mia
personale, così potevo considerare il film come effettivamente mio". È
invece proprio per limpossibilità di considerare Alien un film di
Jeunet a tutti gli effetti che non mi soffermerò su ulteriori
considerazioni a suo riguardo.
Del 2001 è invece Le fabuleux destin dAmélie Poulain, che segna il
ritorno in Francia del regista e la sua "definitiva" consacrazione.
[...]"
http://www.comingsoon.it/Primo-Piano-Page.asp?key=286
"Prima di salutare Marc Caro, gli abbiamo chiesto se, in futuro,
tornerà a collaborare con Jean-Pierre Jeunet. Io e Jean-Pierre siamo
ottimi amici ha risposto ma abbiamo preferito seguire strade
diverse. Con Il favoloso mondo di Amélie e Una lunga domenica di
passioni lui ha scelto la favola, il romanticismo. Io volevo esplorare
zone dombra della natura umana e aspetti metafisici dellesistenza.
Quando sei una coppia creativa, devi sacrificare alcuni tuoi desideri
in nome di giusti compromessi. Alla lunga non è possibile. Che Jeunet
e Caro non si siano separati con dolore ne siamo sicuri, visto che il
primo intende finanziare un progetto cinematografico del secondo, un
film, per la precisione, che mescola atmosfere alla Jacques Tati alla
comicità in stile Buster Keaton".
http://archiviostorico.corriere.it/2002/gennaio/25/regista_del_record_francese_confessa_co_0_020125045.shtml
"Davvero ha scritto e diretto Amélie anche per raccontarsi? «[Jeunet]
Ci ho messo tutto me stesso, Amélie sono io: il film non è una favola,
ma riflette un modo di guardare la propria e l' altrui vita. Amélie mi
racconta e svela nelle attese, in un misto di generosità e in un
soffio di malignità disincantata»".
Post by APma tu perche' gli vai dietro non
lo capisco.
Lo capisco io. Recchia forever!
Ciao
Nicola
--
"Striving for mediocrity in a world of excellence."