edevils
2013-02-02 13:11:15 UTC
Si apprende dalle cronache che un ragazzo di 17 anni nativo di Pontecorvo
che gioca in una squadra di calcio locale, e parla con accento ciociaro doc,
è stato vittima di insulti razzisti dai tifosi avversi. Mounassir ha la
pelle scura, essendo figlio di immigrati marocchini.
Episodi del genere, secondo me, raccontano più che altro di quanta
ristrettezza mentale aleggi sugli spalti, per cui rabbia e ostilità si
esprimono solo attraverso insulti stereotipati (l'arbitro che non assegna il
rigore deve essere necessariamente "cornuto", l'attaccante di colore della
squadra avversaria "negro di m...", e se per caso ci fosse da prendersela
con qualche donna sarebbe ovviamente "putt...", ecc. ecc.).
Al di là dell'episodio in sé, però, mi ha colpito il modo in cui ne hanno
parlato gli organi di informazione, che secondo me è anche più grave perché
viene da professionisti del linguaggio e non da tifosi scalmanati.
Mounassir nelle cronaca è stato invariabimente definito "marocchino" o
"straniero". Il che potrà anche essere vero da un punto di vista
burocratico-formale, se al ragazzo non è ancora stata riconosciuta la
nazionalità italiana (credo che si possa chiedere al compimento dei 18
anni), ma non mi pare comunque la parola più adatta per descrivere in un
articolo di giornale un ragazzo nato e cresciuto in Ciociaria, che parla
come un qualsiasi coetaneo del posto, ma ha solo genitori e pelle un po'
diversi dagli altri.
Il fatto è che la distinzione secca tra "italiani" e "stranieri" perde un
po' di senso rispetto alle nuove storie di immigrazione e integrazione, e
sarebbe ora che anche il linguaggio si adeguasse, usando per esempio
espressioni composte come "italo-xxx", dove "xxx" indichi l'origine
familiare, e "italo" il fatto che sono persone quantomeno residenti di
lungo corso, a volte anche nate qui, e "italiane" di fatto, se non di
diritto, dal punto di vista culturale, della lingua, ecc.
Persino il ministro Riccardi, animato dalle migliori intenzioni, quando è
andato a incontrare Mounassir non ha trovato di meglio che chiedergli "Da
dove vieni?". Il ragazzo di Pontecorvo ha risposto quasi meravigliato: "Da
Pontecorvo".
che gioca in una squadra di calcio locale, e parla con accento ciociaro doc,
è stato vittima di insulti razzisti dai tifosi avversi. Mounassir ha la
pelle scura, essendo figlio di immigrati marocchini.
Episodi del genere, secondo me, raccontano più che altro di quanta
ristrettezza mentale aleggi sugli spalti, per cui rabbia e ostilità si
esprimono solo attraverso insulti stereotipati (l'arbitro che non assegna il
rigore deve essere necessariamente "cornuto", l'attaccante di colore della
squadra avversaria "negro di m...", e se per caso ci fosse da prendersela
con qualche donna sarebbe ovviamente "putt...", ecc. ecc.).
Al di là dell'episodio in sé, però, mi ha colpito il modo in cui ne hanno
parlato gli organi di informazione, che secondo me è anche più grave perché
viene da professionisti del linguaggio e non da tifosi scalmanati.
Mounassir nelle cronaca è stato invariabimente definito "marocchino" o
"straniero". Il che potrà anche essere vero da un punto di vista
burocratico-formale, se al ragazzo non è ancora stata riconosciuta la
nazionalità italiana (credo che si possa chiedere al compimento dei 18
anni), ma non mi pare comunque la parola più adatta per descrivere in un
articolo di giornale un ragazzo nato e cresciuto in Ciociaria, che parla
come un qualsiasi coetaneo del posto, ma ha solo genitori e pelle un po'
diversi dagli altri.
Il fatto è che la distinzione secca tra "italiani" e "stranieri" perde un
po' di senso rispetto alle nuove storie di immigrazione e integrazione, e
sarebbe ora che anche il linguaggio si adeguasse, usando per esempio
espressioni composte come "italo-xxx", dove "xxx" indichi l'origine
familiare, e "italo" il fatto che sono persone quantomeno residenti di
lungo corso, a volte anche nate qui, e "italiane" di fatto, se non di
diritto, dal punto di vista culturale, della lingua, ecc.
Persino il ministro Riccardi, animato dalle migliori intenzioni, quando è
andato a incontrare Mounassir non ha trovato di meglio che chiedergli "Da
dove vieni?". Il ragazzo di Pontecorvo ha risposto quasi meravigliato: "Da
Pontecorvo".