C a r b u r o
2005-05-06 14:46:58 UTC
L'ho fatto.
Ero curioso di sentire 'sto coso con le MIE orecchie.
Premessa: questa é una prima impressione, cui magari seguirà una impressione
a lungo termine.
Primo impatto: apro la scatola e scoppio in una risata... sinceramente me lo
ero immaginato un po' più grosso.
Va bene lo stesso, andiamo avanti.
Tiro fuori dallo sgabuzzino un alimentatore INTEK da CB (13,8V- 5A
stabilizzato), lo spolvero, e preparo il cavetto che lo alimenterà.
Cavi moster cable di sezione un po' al limite per essere accettata
direttamente dai connettori a molletta, ma ci entrano lo stesso con un po'
di stupro.
Cavo di segnale anonimo fattomi una volta dall'amico costruttore di
elettroniche, non
chiedetemi con che cavo: so solo che é un cavo costosetto che ha preso da
una bobinazza usata da lui anche in applicazioni delicate per gli studi di
registrazione.
Quindi direttamente RCA dorati - miniJack stereo dorato.
L'impianto: niente di esoterico ma ben suonante.
Sorgente TEAC CDZ5000 (chi lo conosce? pochi mi pare, eppure molti adesso
parlano dei convertitori Philips con i quali pare si facciano meraviglie. Ne
monta due in push-pull e usa la stessa meccanica di lettura dei Sony ES top
di gamma d'annata. Quando mi é venuta la curiosità di ascoltare macchine più
recenti per rimpiazzarlo, dopo molti ascolti ho preso la mia decisione: ho
comprato una meccanica di scorta nel caso mi abbandonasse il pick-up.... )
Diffusori Chario Constellation Lynx. Con i loro difetti e i loro pregi.
Rinati da quando tenuti per le corna dal finale superdotato. Rinati é il
termine giusto.
Attacco il tutto, esco e lascio acceso per tutta la giornata a volume medio
e me ne vado.
A sera mi metterò un po' ad ascoltare.
Intendiamoci: non per fare un rodaggio, che notoriamente
NON-SERVE-A-UN-CAZZO a meno che ci siano componenti un po' andati (specie
gli elettrolitici), ma solo per testare se il coso scalda.
Ebbene: esso diventa tiepido.
Il primissimo impatto, ma proprio alle prime note, é: CACCHIO! ma questo che
sto sentendo esce da quella specie di
radiosveglia? Oltretutto il nanetto é appoggiato sopra il grosso finale
Denon che uso normalmente (25Kg, 600+600 musicali su 2 Ohm), e questo fa un
certo effetto se non altro per le dimensioni.
Sembra il regolatore di intensità della piantana.
Siccome sono cattivo metto subito qualcosa che - lo so per certo - lo
metterà in crisi di brutto: TRAVELING MILES di Cassandra Wilson, traccia 1
(Run the woodoo down). Volume a ore 13.
Il brano inizia con un terribile basso elettrico percussivo che entra con un
breve "fade in". Polenta.
Me lo aspettavo. Una bella polenta distorta, ma distorta forte (saremo
intorno ad un 15-20% di THD). Molto molto bene, ma del resto sapevo che
sarebbe stata dura con questo pezzo.
Abbasso leggermente il volume fino ad avere un suono accettabile sul basso
elettrico (volume ore 10 circa). La voce é estremamente corretta, molto
presente a causa del gusto spiccatamente "americano" con cui é registrata, e
la scena é sorprendentemente spaziosa.
Nota a margine: Io sono un amante dei diffusori di piccole dimensioni
estremamente corretti e precisi nell'emissione della zona voci-strumenti ad
arco. Le Chario lo sono. Piuttosto mi sta bene perdere un po' di maestosità
della parte bassa, purché questo non significhi anche perdita di definizione
ed articolazione. Il famoso controllo-a-pistone-del-woofer insomma. Per
ottenere un risultato soddisfacente ho dovuto mettere queste Chario sotto le
redini di un bestione come il Denon. Adesso sembra che ci sia un sub. Non é
vero. Ma quasi. Che forza gli ampli muscolosi...
Lascio finire il brano, che si lascia ascoltare, anche se il basso elettrico
non é lui: é un altro strumento. E lo suona un'altro bassista che ha
problemi di timidezza.
Passiamo a Jordi Savall (La Folia - Aliavox). Molto meglio, anche se aleggia
una impressione di RUFFIANAGGINE che pervade tutto. Quello che manca (come
potrebbe essere altrimenti?) é la DINAMICA. La registrazione, lasciando da
parte un attimo il valore musicale molto alto, ha come punto di forza la
scena tridimensionale. Jordi Savall registra SEMPRE in locations molto
interessanti dal pdv dell'acustica: saloni di castelli, chiese romaniche
sperdute nella campagna, ambienti sempre di dimensioni generose, e la
ripresa é sempre equilibratissima e rispettosa delle riflessioni d'ambiente.
Le percussioni presenti già nella prima traccia sono rese molto
realisticamente e correttamente posizionate, ma DEBOLI, dannatamente deboli
quanto ad impatto dinamico. Specie quando si tratta di una grossa grancassa
percossa con forza con un mazzuolo rivestito di pelle scamosciata
(fondamentale intorno ai 30Hz). Il limite dunque sembra confermato, come
anche é confermato il carattere FRIZZANTE del suono che esce dal coso.
Frizzante e aperto... occhio...
Il terzo ascolto é uno dei pilastri della mia passione musicale:
Jarrett-Peacock-DeJonette - Whisper Not - ECM. Disco due, traccia 6
(Poinciana). Qui non ci sono cazzi, tutto é messo alla prova in modo
implacabile: ricchezza armonica (avete presente come *suona* la batteria di
DeJohnette, di che ricchezza timbrica é capace quest'uomo? Spero di sì.) A
volume realistico (di nuovo verso ore 13) tutto va abbastanza bene, ma -
come previsto - manca quella cazzuta CATTIVERIA che é necessaria a
riprodurre questo brano a volume realistico: i colpi di bacchetta
distruttivi dati di taglioi al bordo dei piatti, quelli dati quà e là al
bordo metallico del tom. Staffilate che devono saltare fuori dall'impasto,
dal sottile gioco di piatti, come lampi di temporale nel buio. Qui non li
sento. Forse DeJohnette é stanco oggi. C'é poco da fare: ci vuole una gran
riserva di potenza per buttare lì con nonchalance una riproduzione naturale
di segnali del genere.
Anche la timbrica dei piatti non mi convince pienamente: povera e un po'
piatta. Peccato. Il pianoforte di Jarrett (preparato da lui stesso,
probabilmente con il trucchetto della colla al cianoacrilato sui
martelletti....) é sempre percussivo e violento. Qui lo é molto meno.
Aiuto.... mi si é addolcito il pianoforte....
Tutto quanto é un po' uniforme, per quanto piacevole. Molto valvolare :)
(Absit Iniuria Verbis).
Credo di cominciare a capire questo coso un po' meglio: sono davanti ad una
perfetta ILLUSIONE di buon suono.
Il T-Amp ILLUDE di suonare bene, di suonare arioso e definito (azzardo:
enfatizzazione ben calibrata della gamma oltre 12Khz?), ma la sostanza é
quella di un piccolo amlificatorino ad altissima efficienza (azzardo di
nuovo: 90% o giù di lì?), ma non di un miracolo dell'elettronica.
La tecnologia é promettente, e non resta che aspettare implementazioni SERIE
dei chip Tripath.
Conclusione:
Per quanto mi riguarda il T-Amp é un perfetto esempio di operazione di
marketing condotta da gente che ci sa fare. Un oggettino del valore di 2-3$
venduto a 10volte tanto, accattivante e intorno a cui, complici anche alcuni
*recensori*, é stato costruito un caso. Un caso che rasenta l'isteria
collettiva.
Suona, per carità, ma suona così così ed é raccomandabilissimo solo per
applicazioni non proprio serie. Lo userò con gran piacere in studio per fare
musica mentre lavoro, in coppia con un paio di diffusori Indiana line e un
vecchio lettore cd Philips Bitstream.
Ma mi sentirei di aggiungere una considerazione non secondaria: l'approccio
stereofonico-minimalista obbligato per chi si rivolge al T-Amp
(sorgente-ampli-due diffusori) é quanto di più salutare si possa augurare ad
un ragazzino (ino o non-ino che sia) che si avvicina magari per la prima
volta all'alta fedeltà. Ha qualcosa di didattico in tempi di
compattoni/mp3/5+1 e balle varie, e questo va riconosciuto. Uno degli amici
che l'ha comprato con me lo ha regalato al figlio (9 anni) insieme ad una
vecchia coppia di AR riconate di fresco e un cd portatile come primo
impianto. E ha fatto la mossa giusta, IMHO. Ben venga il T-Amp allora.
Ero curioso di sentire 'sto coso con le MIE orecchie.
Premessa: questa é una prima impressione, cui magari seguirà una impressione
a lungo termine.
Primo impatto: apro la scatola e scoppio in una risata... sinceramente me lo
ero immaginato un po' più grosso.
Va bene lo stesso, andiamo avanti.
Tiro fuori dallo sgabuzzino un alimentatore INTEK da CB (13,8V- 5A
stabilizzato), lo spolvero, e preparo il cavetto che lo alimenterà.
Cavi moster cable di sezione un po' al limite per essere accettata
direttamente dai connettori a molletta, ma ci entrano lo stesso con un po'
di stupro.
Cavo di segnale anonimo fattomi una volta dall'amico costruttore di
elettroniche, non
chiedetemi con che cavo: so solo che é un cavo costosetto che ha preso da
una bobinazza usata da lui anche in applicazioni delicate per gli studi di
registrazione.
Quindi direttamente RCA dorati - miniJack stereo dorato.
L'impianto: niente di esoterico ma ben suonante.
Sorgente TEAC CDZ5000 (chi lo conosce? pochi mi pare, eppure molti adesso
parlano dei convertitori Philips con i quali pare si facciano meraviglie. Ne
monta due in push-pull e usa la stessa meccanica di lettura dei Sony ES top
di gamma d'annata. Quando mi é venuta la curiosità di ascoltare macchine più
recenti per rimpiazzarlo, dopo molti ascolti ho preso la mia decisione: ho
comprato una meccanica di scorta nel caso mi abbandonasse il pick-up.... )
Diffusori Chario Constellation Lynx. Con i loro difetti e i loro pregi.
Rinati da quando tenuti per le corna dal finale superdotato. Rinati é il
termine giusto.
Attacco il tutto, esco e lascio acceso per tutta la giornata a volume medio
e me ne vado.
A sera mi metterò un po' ad ascoltare.
Intendiamoci: non per fare un rodaggio, che notoriamente
NON-SERVE-A-UN-CAZZO a meno che ci siano componenti un po' andati (specie
gli elettrolitici), ma solo per testare se il coso scalda.
Ebbene: esso diventa tiepido.
Il primissimo impatto, ma proprio alle prime note, é: CACCHIO! ma questo che
sto sentendo esce da quella specie di
radiosveglia? Oltretutto il nanetto é appoggiato sopra il grosso finale
Denon che uso normalmente (25Kg, 600+600 musicali su 2 Ohm), e questo fa un
certo effetto se non altro per le dimensioni.
Sembra il regolatore di intensità della piantana.
Siccome sono cattivo metto subito qualcosa che - lo so per certo - lo
metterà in crisi di brutto: TRAVELING MILES di Cassandra Wilson, traccia 1
(Run the woodoo down). Volume a ore 13.
Il brano inizia con un terribile basso elettrico percussivo che entra con un
breve "fade in". Polenta.
Me lo aspettavo. Una bella polenta distorta, ma distorta forte (saremo
intorno ad un 15-20% di THD). Molto molto bene, ma del resto sapevo che
sarebbe stata dura con questo pezzo.
Abbasso leggermente il volume fino ad avere un suono accettabile sul basso
elettrico (volume ore 10 circa). La voce é estremamente corretta, molto
presente a causa del gusto spiccatamente "americano" con cui é registrata, e
la scena é sorprendentemente spaziosa.
Nota a margine: Io sono un amante dei diffusori di piccole dimensioni
estremamente corretti e precisi nell'emissione della zona voci-strumenti ad
arco. Le Chario lo sono. Piuttosto mi sta bene perdere un po' di maestosità
della parte bassa, purché questo non significhi anche perdita di definizione
ed articolazione. Il famoso controllo-a-pistone-del-woofer insomma. Per
ottenere un risultato soddisfacente ho dovuto mettere queste Chario sotto le
redini di un bestione come il Denon. Adesso sembra che ci sia un sub. Non é
vero. Ma quasi. Che forza gli ampli muscolosi...
Lascio finire il brano, che si lascia ascoltare, anche se il basso elettrico
non é lui: é un altro strumento. E lo suona un'altro bassista che ha
problemi di timidezza.
Passiamo a Jordi Savall (La Folia - Aliavox). Molto meglio, anche se aleggia
una impressione di RUFFIANAGGINE che pervade tutto. Quello che manca (come
potrebbe essere altrimenti?) é la DINAMICA. La registrazione, lasciando da
parte un attimo il valore musicale molto alto, ha come punto di forza la
scena tridimensionale. Jordi Savall registra SEMPRE in locations molto
interessanti dal pdv dell'acustica: saloni di castelli, chiese romaniche
sperdute nella campagna, ambienti sempre di dimensioni generose, e la
ripresa é sempre equilibratissima e rispettosa delle riflessioni d'ambiente.
Le percussioni presenti già nella prima traccia sono rese molto
realisticamente e correttamente posizionate, ma DEBOLI, dannatamente deboli
quanto ad impatto dinamico. Specie quando si tratta di una grossa grancassa
percossa con forza con un mazzuolo rivestito di pelle scamosciata
(fondamentale intorno ai 30Hz). Il limite dunque sembra confermato, come
anche é confermato il carattere FRIZZANTE del suono che esce dal coso.
Frizzante e aperto... occhio...
Il terzo ascolto é uno dei pilastri della mia passione musicale:
Jarrett-Peacock-DeJonette - Whisper Not - ECM. Disco due, traccia 6
(Poinciana). Qui non ci sono cazzi, tutto é messo alla prova in modo
implacabile: ricchezza armonica (avete presente come *suona* la batteria di
DeJohnette, di che ricchezza timbrica é capace quest'uomo? Spero di sì.) A
volume realistico (di nuovo verso ore 13) tutto va abbastanza bene, ma -
come previsto - manca quella cazzuta CATTIVERIA che é necessaria a
riprodurre questo brano a volume realistico: i colpi di bacchetta
distruttivi dati di taglioi al bordo dei piatti, quelli dati quà e là al
bordo metallico del tom. Staffilate che devono saltare fuori dall'impasto,
dal sottile gioco di piatti, come lampi di temporale nel buio. Qui non li
sento. Forse DeJohnette é stanco oggi. C'é poco da fare: ci vuole una gran
riserva di potenza per buttare lì con nonchalance una riproduzione naturale
di segnali del genere.
Anche la timbrica dei piatti non mi convince pienamente: povera e un po'
piatta. Peccato. Il pianoforte di Jarrett (preparato da lui stesso,
probabilmente con il trucchetto della colla al cianoacrilato sui
martelletti....) é sempre percussivo e violento. Qui lo é molto meno.
Aiuto.... mi si é addolcito il pianoforte....
Tutto quanto é un po' uniforme, per quanto piacevole. Molto valvolare :)
(Absit Iniuria Verbis).
Credo di cominciare a capire questo coso un po' meglio: sono davanti ad una
perfetta ILLUSIONE di buon suono.
Il T-Amp ILLUDE di suonare bene, di suonare arioso e definito (azzardo:
enfatizzazione ben calibrata della gamma oltre 12Khz?), ma la sostanza é
quella di un piccolo amlificatorino ad altissima efficienza (azzardo di
nuovo: 90% o giù di lì?), ma non di un miracolo dell'elettronica.
La tecnologia é promettente, e non resta che aspettare implementazioni SERIE
dei chip Tripath.
Conclusione:
Per quanto mi riguarda il T-Amp é un perfetto esempio di operazione di
marketing condotta da gente che ci sa fare. Un oggettino del valore di 2-3$
venduto a 10volte tanto, accattivante e intorno a cui, complici anche alcuni
*recensori*, é stato costruito un caso. Un caso che rasenta l'isteria
collettiva.
Suona, per carità, ma suona così così ed é raccomandabilissimo solo per
applicazioni non proprio serie. Lo userò con gran piacere in studio per fare
musica mentre lavoro, in coppia con un paio di diffusori Indiana line e un
vecchio lettore cd Philips Bitstream.
Ma mi sentirei di aggiungere una considerazione non secondaria: l'approccio
stereofonico-minimalista obbligato per chi si rivolge al T-Amp
(sorgente-ampli-due diffusori) é quanto di più salutare si possa augurare ad
un ragazzino (ino o non-ino che sia) che si avvicina magari per la prima
volta all'alta fedeltà. Ha qualcosa di didattico in tempi di
compattoni/mp3/5+1 e balle varie, e questo va riconosciuto. Uno degli amici
che l'ha comprato con me lo ha regalato al figlio (9 anni) insieme ad una
vecchia coppia di AR riconate di fresco e un cd portatile come primo
impianto. E ha fatto la mossa giusta, IMHO. Ben venga il T-Amp allora.