Post by edi'®Post by Valerio VanniNon mi ricordo di che area sei. Non hai le opposizioni bòtte / bótte
pèsca /pésca còlto / cólto etc?
Abito a Milano da sempre, ma sono di famiglia italogrecobizantina.
Allora ci sta che tu non abbia quelle opposizioni.
Post by edi'®Da un punto di vista fonetico, se chiami "iato" quello che sta su una
sillaba "via" "vai" "mio" "noi" etc, come chiami quello che sta su
due? ("caino" "rialza" "riace")
Ah, ok... mi sono spiegato male. Con "due sillabe" mi stavo solo
riferendo ai segmenti di interesse "cai" "rial" "ria".
Post by edi'®Post by Valerio VanniIn musica, se si vuole lasciare la parola integra, per ogni sillaba ci
vuole almeno una nota. Se poi si decide di sfasciarle, tutto diventa
valido: se decidi di pronunciare "Caino" come pronunceresti "zaino"
hai messo una nota sola al posto di due, ma "Caino" lo stai dicendo
molto male.
"Mio padre in fondo aveva anche ragione" (è un endecasillabo)
Sì, ma in musica dipende anche come canti il brano.
"Aveva anche" posso cantarlo come se avesse quattro o cinque sillabe,
secondo le note che devo seguire.
Statisticamente, ne ha molto più spesso quattro.
Comunque c'è un motivo per cui ho scritto "almeno una nota". In caso
di necessità melodica, si possono aggiungere delle note.
Anche senza bisogno di sequenze vocaliche, una vocale semplice può
essere vocalizzata su varie note.
A maggior ragione, un dittongo può passare a iato. La sequenza
eterofonica (uovo, piede) ha molte più resistenze a farlo, è più
facile che venga lasciato intatto e modulata la vocale.
Il punto critico è il numero *minimo* di note usabili, è lì che si
capisce il numero di sillabe.
In "Caino" non puoi scendere sotto le tre note, se vuoi che sia ancora
"Caino".
Post by edi'®Post by Valerio VanniQuel "mio padre" ha tre note, prova a sentirla. Prova a sentire un
midi o a guardare uno spartito.
Se lo sostituisci con "mi' padre" non c'è bisogno di cambiare le note.
Trasformalo in "nostro padre": le due sillabe di "nostro" non ce la
fanno a stare al posto delle due presunte di "mio".
Certo. Ma se le note fossero state quattro, Guccini avrebbe cantato
senza problemi "mio padre" su quattro note anziché tre.
Sì, è possibile. Se non si è a fine frase, però, non è molto
frequente.
Post by edi'®Io, vagabondo che son io...
Io rinascerò, cervo a primavera...
Il primo "io" è cantato su due note, il secondo su una. O sbaglio?
Esatto.
Dai Nomadi c'è una riarticolazione.
Post by edi'®Non credo che i testi delle canzoni possano essere portati a riprova di
una chiara divisione in sillabe delle parole.
Statisticamente lo sono, perché sono scritte per essere cantate e sono
scritte con la sensibilità linguistica uditiva / articolatoria e non
con astratte convenzioni di separazione grafematica.
Certo, ci sono delle stranezze dettate da esigenze melodiche... ma per
lo più trovo che siano in linea.
Ne ho sistemato tante, di basi midi. Sempre usando la normale
sillabazione fonetica... Ok, mi trovo a gestire qualche variazione
dettata dalla melodia. Alcune dialefi (che a volte sarebbero presenti
anche nel parlato [1]), qualche dittongo che passa a iato.
Iati *veri* (quelli che io chiamo tali...) passati a dittongo non ne
trovo, però. "Poeta" "maestro" "paese" "paura" "beato" etc.
Se decidessi di applicare quella tradizionale, verrebbe fuori un
disastro tale da dover ricorreggere mezza canzone.
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Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.