On Sat, 23 Jun 2018 08:52:53 +0200, Voce dalla Germania
Post by Voce dalla GermaniaPost by Valerio VanniDopo bisogna guardare le due vocali piene a contatto: c'è stacco o no?
Nella nostra lingua, la forma primaria di stacco è l'aumento brusco di
volume, in pratica bisogna guardare se la seconda vocale ha l'accento
tonico. Esempi: Caino, Riace, poema, maestro, paura.
La prima è una vocale sillabica, c'è una sillaba "ca" "ri" (cosa che
non accadrebbe con le approssimanti: in "più" non c'è un /pj/).
Poi il volume aumenta bruscamente /ca'i/ /ri'a/ etc.
Insomma: ci vuole un accento sulla seconda.
Dubito e spiego dopo perché.
Post by Valerio Vanni"maestrale" "faesite" "faentino" "poematico"
Non ci sono le due vocali elencate, ma non c'è iato perché l'accento
non è sulla seconda delle due vocali. L'accento è sulla sillaba
successiva, non puoi metterne uno sulla "e" come faresti in "maestro
"Faenza" "poema".
Sicuramente non metto un accento sulla e, però metto un
accento _secondario_ sulla vocale prima della e.
In italiano per avere accenti secondari ci vuole una parola lunga.
Normalmente, due accenti forti non stanno a contatto al punto che in
fonosintassi ci sono degli spostamenti per evitare lo scontro.
Ma forse il punto su cui discordiamo è la presenza di una sillaba.
Senti come me che in "faen" la "a" è più forte della "e".
Solo che per te "en" è una sillaba, per me è un mezzo nucleo + coda.
Post by Voce dalla GermaniaPost by Valerio VanniSe cerchi di partire dicendo "poema" e fai lo stacco tra "o" ed "e",
poi vuoi continuare correggendo "poematico" ti accorgi che ti sei già
mangiato l'accento e non ce l'hai più per il -màtico.
Se la parola è lunga, e l'accento primario è lontano (nel senso che
c'è almeno un'atona in mezzo) si può formare uno iato per accentazione
secondaria.
Appunto, per me l'atona in mezzo è la e.
Ecco, appunto ;-)
Post by Voce dalla GermaniaPost by Valerio VanniLa parola "aeroplano" per esempio, grazie alla sillaba "ro" che fa da
cuscinetto, potrebbe portare un accento secondario sulla "e" e quindi
avere la sequenza come iato.
Sono d'accordo che qui può esserci un accento secondario,
anzi, direi proprio che c'è. Sulla e, stranamente, non mi
suona innaturale, ma tenderei a metterlo sulla a.
Infatti "aeroplano" è più facilmente accentata (secondariamente [1])
sulla "a" /,ae.ro'pla.no/ (Sec + atona + Prim + atona).
L'altra /a'E.ro'pla.no/ (atona + Sec + atona + Prim + atona) l'ho
citata come (remota) possibilità e come esempio di (quello che io
chiamo) iato.
La puoi sentire da Jovanotti, nella canzone "A te" al minuto 1:47.
In genere, però, quella parola viene cantata su 4 note. Per far
qualche esempio:
883 nella canzone "Aeroplano": ascolta Max Pezzali al 2:55.
La ragazza che canta all'inizio pronuncia la parola in maniera
differente /,ae.reo'pla.no/ (una delle altre due pronunce diffuse ma
considerate scorrette), ma con lo stesso numero di note.
E, grazie a quella scorrettezza, ci fa sentire in fila due dittonghi
che nelle regole da te citate (quelle per andare a capo) non sono
previsti e sarebbero considerati iati.
A seguir quelle regole, dovrebbero esserci addirittura 6 sillabe!
L'altra pronuncia, sempre scorretta ma diffusa è /'a.reo.pla.no/, che
elimina completamente la "e" ma ce la fa ritrovare nella sillaba dopo.
Ascolta Celentano in "Azzurro" o Dalla in "Quale allegria" al min
2:03.
A proposito, scendiamo un attimo dagli aeroplani: qui Dalla ci fa
sentire differenti versioni della parola "allegria": bisillabica a
inizio strofa, e trisillabica alla fine.
Ascolta la prima, senti la "i" come sfuma dolcemente nella "a"?
Ascolta la seconda, senti la "a" com'è netta e con cambio di nota?
In linea di massima, in queste sequenze lo iato può apparire più
facilmente in posizione finale. Nelle canzoni però è più facile farlo
che nel parlato perché c'è un'arma in più: le note.
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Quale allegria
se ti ho cercato per una vita senza trovarti
senza nemmeno avere la soddisfazione di averti
per vederti andare via
quale allegria
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Post by Voce dalla GermaniaPost by Valerio VanniPost by Voce dalla Germania- quando la i o la u sono accentate (aggiungo: come in pia,
colonscopia, farmacia ecc.)
Questi sono dittonghi, a meno che non mettiamo un'accento sull'ultima
sillaba far-ma-ci-à.
Se ci fosse un accento sulla a avremmo una i approssimante
in pià e colonscopià, mentre in farmacià la i sarebbe solo
un segno grafico per indicare che non va letto farmacà.
Mi sono spiegato male, non parlavo della parola come viene
pronunciata.
Era un'ipotesi per assurdo, me ne stavo inventando una pronuncia, con
"i" sillabica e "a" accentata. Volevo dire "ci sarebbe un bello iato
se fosse pronunciata così".
Se non è chiaro cosa intendevo, dimmelo che registro questa stramberia
perché non si è mai sentita ;-)
Post by Voce dalla GermaniaQuante note senti in "Nella vecchia fattoria, ia, ia, o"? 4
in "nella vecchia", ma dopo?
Questo è un caso un po' dubbio, secondo me. Gli spartiti trovati
indicano le sequenze come iati, a me sembra di sentire solo
leggerissime riarticolazioni.
Post by Voce dalla GermaniaPost by Valerio VanniTra "poi" e "pio" non c'è differenza, come tra "mai" e "mia". Entrambe
sono accentate sulla prima vocale, e la seconda è asillabica.
Cito Luca Serianni "Italiano": Quando l'incontro di due
vocali non dà luogo al dittongo, si produce uno iato. Ciò
...
b) se una delle due vocali è i tonica o u tonica e l'altra è
a, e, o: Maria, faina, cigolio, paura, due, suo.
...
A me sembra che pio e mia rientrino in questa definizione.
Ci rientrano perfettamente, ma è una convenzione proposta e
riproposta, niente di più.
Foneticamente non sono differenti dalle sorelle in cui è tonica "a".
Questa convenzione è pessima per analizzare una canzone o una poesia.
Qualche tempo fa mi sono messo ad analizzare un po' di Divina
Commedia, e ho visto che un'analisi di dittonghi e iati fatta con
metodo fonetico (quello di cui parlo sempre) trova tutto molto
lineare, se invece applichiamo le regole di cui parli sbagliamo tutto
a meno di non gestire la quasi totalità dei casi come "eccezioni".
Una nota sull'elenco che hai fatto: due di queste (faina e paura)
rientrano anche per me negli iati.
Post by Voce dalla GermaniaSe non sei d'accordo, sarei curiosissimo di leggere la tua
discussione con Serianni.
Non c'è molto da discutere con una cosa stabilita per convenzione.
Post by Voce dalla GermaniaPost by Valerio VanniLì dipende dalla struttura accentuale: dov'è l'accento? Da quello
dipende tutto.
In "riesco" l'accento è su "e", quindi c'è iato.
In "riuscito" l'accento è sulla sillaba dopo, quindi non può stare
sulla "u".
Però c'è un accento secondario sulla prima i.
Siamo al solito punto su cui non concordiamo: per me lì non c'è
nessuna sillaba. Ti faccio notare una cosa, però: il discorso "c'è il
prefisso" è una considerazione *morfologica*, non fonetica.
Mi dici che morfologicamente c'è un "ri" seguito da una parola, e
nella divisione vuoi dare peso a questa cosa. Se poi questa divisione
sia presente anche foneticamente, è tutto da vedere.
Falso, secondo me, quella "u" è l'elemento debole di un dittongo;
vero, dirai tu, c'è una "u" che fa sillaba.
Però in ogni caso ti invito a non dare per scontato che una divisione
morfologica corrisponda a una divisione fonetica: la madre di tutte le
divisioni morfologiche, che è il confine di parola [2], è un punto
indiscusso per andare a capo.
Ma non necessariamente è un punto di divisione fonetica.
"un cane": concordanza
"un altro": discordanza
"come in casa": discordanza
"uno strano": discordanza
"lo voglio": concordanza
Insomma, se non è scontato nel confine di parola non lo è nemmeno
dentro.
[1] Attenzione a una cosa: l'accento secondario in italiano non è
necessariamente presente: tende a formarsi se la parola è lunga. Ha
posizioni certe solo in pochi casi: le composizioni (es.
"portafoglio", in cui si identificano la parole di base) e le parole
con i clitici ("portamelo", accento secondario sul clitico), le
tronche con tre sillabe ("porterò", accento secondario all'inizio... e
vorrei anche vedere che fosse a metà).
[2] E' una mia definizione scherzosa...
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Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.