Non c'è un'autorità. La questione è: la i in -iamo ha una funzione o no?
Sì, ha una funzione morfologica.
Ma la nostra sensibilità morfologica sta alla pari con quella fonologica, e
adottando un metodo di scrittura una delle due viene sempre un po'
sacrificata.
Ad esempio se scriviamo <immobile> stiamo privilegiando l'aspetto
fonologico, e il morfema <in> è meno riconoscibile. Se volessimo rendere più
riconoscibile il morfema dovremmo scrivere <inmobile> e lasciare che siano
poi gli automatismi fonetici a produrre la giusta lettura di quella
scrittura morfologica.
Come dicevo, questa tensione è ineliminabile.
Se tu prendi il greco antico e cerchi di rendere più riconoscibili i singoli
morfemi (un po' come fa l'inglese moderno, che scrive quasi sempre <-ed>
la desinenza del participio, a fronte di due o tre pronunce diverse) lo
stravolgi. Invece al greco antico si applicano numerose regole eufoniche,
di cui la grafia tiene conto.
Ebbene, anche l'italiano, nel suo piccolo, ha qualche regola eufonica. Non
sono numerose o complesse come quelle del greco antico (o come quelle di
certi dialetti settentrionali), ma le ha. E peraltro a volte vengono anche
applicate, perché non scriviamo <*inmobile> o <*sanmarinese>,
né <*micce> o <*mancie>.
Inoltre credo che non lo faccia nessuno, ma a differenza di te non mi pare
affatto impossibile farla sentire nella pronuncia, se volessimo
Se vogliamo possiamo far sentire quasi tutto, sopratutto se ci siamo
allenati con qualche lingua straniera, ma io vorrei sentire uno che parla
normalmente italiano e che pronuncia chiaramente la sequenza "gnj".
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Saluti.
D.