Elena Paviotti ascolta la mia canzone!!!
Post by Elena PaviottiUna delle serie piu' coinvolgenti che abbia mai visto e' appena
finita e devo dire che ne sono molto molto soddisfatta ^_^
E ora puoi leggerti il commento del nostro ex opinion leader
nell'archivio del sito di IAA. ;->
Come "ex"? Anche se non scrivo quasi più niente e guardo anche poca
animazione, quel titolo autoattribuito vale per tutta la vita!
Cmq per comodità riposto qui quel famoso commento, in una versione
leggermente corretta (è la terza volta che lo posto! giuro che è
l'ultima!). Scannatevi pure. :)
Il mio rapporto con Caro Fratello è iniziato parecchio male. Quando ho
acquistato il manga, nel lontano 1995, ne sono rimasto disgustato, e
per lungo tempo l'ho considerato il peggior manga che avessi mai letto
(poi, per fortuna è uscito Cyber Blue...). Ero giovane, compravo quasi
tutti i manga che uscivano al tempo. Ero giovane.
Di conseguenza, l'anime mi aveva sempre destato poco interesse; quando
però, dopo aver visto Lady Oscar, ho deciso che avrei dovuto
approfondire le opere di Dezaki il più possibile, mi sono fatto
imprestare i primi volumi della versione animata. Essi mi hanno
conquistato a tal punto che ho acquistato l'opera in blocco.
Terminata la visione, ho ripreso in mano il manga e l'ho riletto. Sono
solo circa 500 pagine, ci vuole poco.
Come immaginavo, l'anime vince a mani basse. Certo, la storia è la
stessa, il soggetto è quello e molti degli avvenimenti principali
coincidono. Ma questo è forse uno dei migliori esempi di come siano i
dettagli a rendere grande un'opera.
Il difetto principale del manga è che è troppo breve. Molti degli
avvenimenti rimangono appena accennati, e alcune parti sono
addirittura escluse. Forse si tratta di motivi particolari, magari
a Ryoko Ikeda avevano commissionato un'opera in due volumi, ma la mia
impressione è che l'autrice stessa non sia stata in grado di
sviluppare una sceneggiatura più articolata.
Vediamo alcuni esempi. Innanzitutto, lo sviluppo dei personaggi. Uno
dei pregi maggiori dell'anime è che ogni personaggio cambia in qualche
modo durante la narrazione. Questo avviene in parte perché, in seguito
ad alcune rivelazioni, lo spettatore è portato a riconsiderare le
azioni dei personaggi, ma soprattutto perché sono veramente i
personaggi a uscire trasformati dagli avvenimenti: la voce narrante
Nanako Misonoo che da ragazzina ingenua e sprovveduta diventa una
persona in grado di prendere decisioni e affrontare situazioni; Mariko
Shinobu che supera la sua morbosa omosessualità quasi androfobica
ritrovando serenità interiore; Fukiko Ichinomiya che supera il suo
delirante egocentrismo in favore di un'inaspettata generosità;
Takehiko Henmi e Kaoru Orihara che ritrovano l'equilibro tra amore ed
egoismo; Rei Asaka che ritrova la volontà di vivere il giorno in cui
morirà; Aya e Mariko che diventano inaspettatamente amiche (a mio
parere la più bella conversione di un cattivo dai tempi di Mowsley in
Conan). Quasi tutti questi elementi nel manga sono quasi assenti.
Pongo un accento su Lady Miya, che nel manga è appena tratteggiata
mentre nell'anime rivela un'enorme complessità. Inoltre ci sono alcuni
personaggi secondari che nell'anime hanno un loro ruolo mentre nel
manga compaiono quasi solo sullo sfondo: Tomoko soprattutto, ma anche
Takashi Ichinomiya, Aya appunto, e alcuni membri anziani della
Sorority, quali Monnalisa o Borgia.
La stessa cosa, più o meno, avviene nello svolgimento degli eventi: la
parte centrale nel manga è troppo compressa; troppa carne al
fuoco senza dare il tempo al lettore di digerirla, e spesso senza
motivare o addirittura mostrare gli eventi. Alcuni esempi: le
attrazioni omosessuali di Nanako per Saint Just e di Mariko per Kaoru
sono un po' buttate lì senza dir nulla (c'è da dire però che anche
nell'anime, sebbene analizzate molto meglio dal punto di vista
sentimentale delle ragazze coinvolte, sono un po' campate per aria e
senza troppe conseguenze); la storia dell'amore di Fukiko per Takehiko
è un gioiellino nell'anime (un'amore giovanile nato da una poesia e
diventato una sonata per violino) quanto ridicolo nel manga ("E'
innamorata di Takehiko". Ah, tanto piacere); la morte di Saint Just
nel manga non è mostrata ed è emotivamente _insesistente_, mentre
nell'anime è stupenda: "Sembrava che volasse", e le sue conseguenze
sulle ragazze sono analizzate molto in dettaglio; il tentativo di
suicidio collettivo di Rei e Fukiko è omesso nel manga, mentre la
spiaggia innevata di Hokkaido che fa da teatro a questo gesto
nell'anime è indimenticabile.
Il tono. La Ikeda ha avuto la pessima idea di mettere alcuni
siparietti umoristici e deformazioni, che risultano stridenti
con lo spirito della storia (è un suo vizio. Ci sono faccine
buffe anche in Lady Oscar durante i primi sanguinosi scontri della
rivoluzione francese).
Sebbene l'anime qualche volta abbia uno tono allegro, cadute di stile
del genere non ce ne sono. Persino il design dei personaggi è, a mio
parere superiore nell'anime. Trovo la Nanako del manga veramente
troppo bambolina, mentre la Fukiko dell'anime è stupenda nella sua
alterigia, e il restyling di Takashi è ben fatto. Ma probabilmente il
fatto è che a me gli shoojo vecchio stile, in generale, piacciono poco
come design.
C'è una sola cosa, però che preferisco nel manga rispetto all'anime:
il finale. Io ho un debole per le storie che finiscono male, e l'happy
ending dell'anime, rispetto alla lapidaria conclusione del manga (la
morte di Kaoru) è decisamente meno calzante. Imposizione dei
produttori?
Lasciando da parte finalmente l'impietoso confronto, mi soffermo
ancora un po' sull'anime.
La regia è quella di Dezaki, qui forse al suo meglio. L'uso dei suoi
"marchi di fabbrica" è ottimale. La divisione dello schermo in due è
utilizzata per focalizzare contemporaneamente due particolari. La luce
e le ombre contribuiscono a creare particolari atmosfere: spesso i
volti in ombra di chi parla rendono le parole più pesanti; una novità,
da questo punto di vista, è l'uso di due bande in ombra in alto e in
basso dello schermo, che danno un'idea di "cornice" alla scena. Le
riprese oblique, altro "trucchetto" tipico di Dezaki, sono usate un
po' di meno. Spesso, infine, l'animazione è sospesa mentre i dialoghi
continuano, di solito in momenti topici, mostrando un disegno dallo
stile dinamico, spesso ad acquerello o a pastelli. Forse è un modo per
risparmiare disegni, ma non credo.
L'animazione: beh, buona, ma senza fare faville. D'altra parte a
nessuno fregherebbe di avere un alto frame-rate in questo anime. E'
meglio che sia più composto.
Le musiche: non molte, ma di buon gusto e fattura. Spesso minuetti,
pezzi lenti e un po' malinconici. Le sigle, nell'edizione italiana,
non ci sono, sostituite da brani musicali. Non so come fossero
nell'edizione originale.
L'edizione italiana! Il punto esclamativo indica che probabilmente è
la cosa migliore che abbia curato Yamato. Sono dieci volumi, 4 episodi
per uno tranne l'ultimo che ne ha tre. Le cassette sono tutte bianche,
tranne la nona che è nera (è ovviamente la cassetta della morte di
Rei). Ho apprezzato molto che sul retro della confezione, invece di
dare un riassunto delle opere, ci fosse una frase topica della puntata
in questione.
L'adattamento è ottimo. Ho apprezzato molto alcuni dettagli, quali le
piccole esitazioni durante i dialoghi, o le voci leggermente rotte dal
pianto, merito secondo me più dell'adattamento che del doppiaggio.
Unico neo: in un dialogo i cognomi di Tomoko e Mariko sono scambiati.
Anche il doppiaggio mi è parso di gran classe, con il piccolo difetto,
di Fukiko dodicenne che Rosalinda Gallina non
riesce a recitare molto bene.
Tirando le somme: l'anime è una delle mie migliori visioni degli
ultimi tempi, e merita molta più attenzione di quanto gli sia stata
dedicata; il manga alla fine non è così terribile come ricordavo (ho
letto di molto peggio, anche tralasciando Cyber Blue), ma è
sicuramente una pessima pubblicità all'anime.
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Luca XXmiglia
xxmigliaPATETICOANTISPAM(at)email.it
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