ALCEO
2007-07-09 08:02:37 UTC
INTERVISTA
Cannavaro: "Il Mondiale, un trionfo divorato dalla Juve in serie B"
Il capitano azzurro: "All'estero saremmo ancora bloccati al Circo
Massimo"
ROBERTO BECCANTINI
Nove luglio 2006. Fabio Cannavaro, ci pensa ancora?
<<Ci penso sempre>>.
Capitano. Campione del Mondo. Pallone d'oro. Fifa World Player of the
Year.
<<Troppa grazia san Gennaro>>.
Adesso che è passato un anno, può dirlo: ci credeva?
<<No, nella maniera più assoluta. È stato un miracolo. Avevamo una
squadra
rabberciata, soprattutto in attacco. Vieri fuori alla vigilia, Totti
con
problemi alla caviglia, Inzaghi sul filo. Tanto per dire: nessun
paragone
con la Nazionale del 2002. Quella sì era forte. Molto più forte>>.
La differenza?
<<Lippi. Straordinario. Ci ha fatto sentire importanti. Tutti. Dal
primo dei
titolari all'ultimo delle riserve>>.
Sette partite, zero ammonizioni. La perfezione.
<<Mi sentivo così bene, così leggero, che sulla palla arrivavo sempre
primo
per distacco. Di solito, se mi accorgo che tira brutta aria, faccio il
fallo
tattico. In Germania no, non ne ho mai sentito il bisogno>>.
Il momento chiave?
<<La vittoria sui cechi. Ci liberava dall'incubo fallimento e, visti
gli
incroci, ci spianava la strada>>.
Quando ha detto: è fatta.
<<Quando ho alzato la coppa>>.
Cannavaro, Materazzi: da fratellastri odiosi a fratelli d'Italia.
<<A saperlo prendere, Marco è un buono. Io, poi, ci avevo giocato
insieme
nell'Inter. E con noi in campo, già allora si prendevano pochi gol. Non
siamo degli alieni. Siamo italiani fino al midollo, con l'orgoglio e la
malizia della gente del Sud. Ma non dimentichi Nesta: umile e
prezioso>>.
Lei, Matrix, Gattuso: l'Italia dei guerrieri.
<<Ringhio. La mia prolunga. A molta gente, tedeschi compresi, facemmo
capire
che non era proprio il caso>>.
Calciopoli vi aiutò?
<<Sì. La usammo come una chiave: per chiuderci dentro a noi stessi>>.
La difesa di Moggi le costò un pubblico cicchetto da parte di Guido
Rossi.
<<Se per difesa intende non chiamarsi fuori, allora lo difesi. Era il
mio
direttore generale alla Juve. E molti di coloro che avevano cominciato
a
sparargli, avevano ancora le ginocchia sbucciate dai troppi inchini>>.
Cos'è rimasto di quei giorni, di quel trionfo?
<<Quasi nulla. Tutto ingoiato dalla B della Juve. All'estero, saremmo
ancora
bloccati al Circo Massimo>>.
A Behrami e Mudingayi, però, poteva chiedere scusa: li massacrò.
<<Vede. Il problema è proprio questo. Il pregiudizio. Con Behrami
glielo
chiesi la sera stessa. Con Mudingayi ci siamo sentiti un sacco di
volte,
prima e dopo l'operazione alla tibia. Solo che a qualcuno fa comodo
spacciarmi per un macellaio>>.
Quando abbinano il titolo mondiale alla tele-flebo di Mosca, cosa
prova?
<<L'ho detto e ridetto: farmi riprendere in quel modo fu una gran
str... La
sostanza, però, era assolutamente lecita. Magari volevano mettere in
cattiva
luce la Juve. O magari, perché all'epoca giocavo nel Parma, fu proprio
la
Juve a cavalcare quelle immagini. Boh>>.
Adesso com'è il vostro rapporto con i farmaci?
<<Diciamo che in passato giravano troppi integratori. Oggi, la metà
della
metà. Merito di Zeman? Anche>>.
L'avversario più difficile?
<<Fisicamente, Henry. Se mi guardo indietro, il Salas dei Mondiali
1998>>.
La scuola italiana non produce più difensori.
<<Sono cambiati i gusti. Tutto, dal regolamento alla tv, è stato
studiato per
premiare gli attaccanti. Se lo farebbe lei il mazzo se non la
inquadrassero
mai?>>.
Come si diventa Cannavaro?
<<Morsicando la vita. Da piccolo, a Napoli, giocavo a centrocampo. Un
giorno
mi misero in difesa e da lì non mi sono più mosso. Segno che
funzionavo>>.
Eppure non è che sia un watusso.
<<1,76. Conta essere all'altezza, non l'altezza. Conta la passione che
ci
metti>>.
Guido Rossi?
<<Mai più visto. Ebbe il coraggio di confermare Lippi quando mezza
Italia ne
invocava la testa. Per noi, fu importante. E se mi restituisce i due
scudetti della Juve, non mi offendo...>>.
I politici pre e post Mondiale?
<<Dovrebbe conoscerli. Prima: "andare in giro con quei lazzaroni,
gentaglia
dedita alle scommesse e alle telefonate più turpi, non vorremo mica che
il
mondo ci rida dietro. Ritiriamoci. Tifiamo per il Ghana". Dopo:
"ragazzi,
siete stati magnifici, avete riscattato lo sport, il Paese, la storia,
tutto". Il carro, al ritorno da Berlino, era zeppo>>.
Un classico.
<<Appunto. Le confesso una cosa. A Madrid, non ho perso la fame di
Nazionale.
In compenso, mi è passata la voglia di una certa Italia. Quella lì>>.
Cannavaro: "Il Mondiale, un trionfo divorato dalla Juve in serie B"
Il capitano azzurro: "All'estero saremmo ancora bloccati al Circo
Massimo"
ROBERTO BECCANTINI
Nove luglio 2006. Fabio Cannavaro, ci pensa ancora?
<<Ci penso sempre>>.
Capitano. Campione del Mondo. Pallone d'oro. Fifa World Player of the
Year.
<<Troppa grazia san Gennaro>>.
Adesso che è passato un anno, può dirlo: ci credeva?
<<No, nella maniera più assoluta. È stato un miracolo. Avevamo una
squadra
rabberciata, soprattutto in attacco. Vieri fuori alla vigilia, Totti
con
problemi alla caviglia, Inzaghi sul filo. Tanto per dire: nessun
paragone
con la Nazionale del 2002. Quella sì era forte. Molto più forte>>.
La differenza?
<<Lippi. Straordinario. Ci ha fatto sentire importanti. Tutti. Dal
primo dei
titolari all'ultimo delle riserve>>.
Sette partite, zero ammonizioni. La perfezione.
<<Mi sentivo così bene, così leggero, che sulla palla arrivavo sempre
primo
per distacco. Di solito, se mi accorgo che tira brutta aria, faccio il
fallo
tattico. In Germania no, non ne ho mai sentito il bisogno>>.
Il momento chiave?
<<La vittoria sui cechi. Ci liberava dall'incubo fallimento e, visti
gli
incroci, ci spianava la strada>>.
Quando ha detto: è fatta.
<<Quando ho alzato la coppa>>.
Cannavaro, Materazzi: da fratellastri odiosi a fratelli d'Italia.
<<A saperlo prendere, Marco è un buono. Io, poi, ci avevo giocato
insieme
nell'Inter. E con noi in campo, già allora si prendevano pochi gol. Non
siamo degli alieni. Siamo italiani fino al midollo, con l'orgoglio e la
malizia della gente del Sud. Ma non dimentichi Nesta: umile e
prezioso>>.
Lei, Matrix, Gattuso: l'Italia dei guerrieri.
<<Ringhio. La mia prolunga. A molta gente, tedeschi compresi, facemmo
capire
che non era proprio il caso>>.
Calciopoli vi aiutò?
<<Sì. La usammo come una chiave: per chiuderci dentro a noi stessi>>.
La difesa di Moggi le costò un pubblico cicchetto da parte di Guido
Rossi.
<<Se per difesa intende non chiamarsi fuori, allora lo difesi. Era il
mio
direttore generale alla Juve. E molti di coloro che avevano cominciato
a
sparargli, avevano ancora le ginocchia sbucciate dai troppi inchini>>.
Cos'è rimasto di quei giorni, di quel trionfo?
<<Quasi nulla. Tutto ingoiato dalla B della Juve. All'estero, saremmo
ancora
bloccati al Circo Massimo>>.
A Behrami e Mudingayi, però, poteva chiedere scusa: li massacrò.
<<Vede. Il problema è proprio questo. Il pregiudizio. Con Behrami
glielo
chiesi la sera stessa. Con Mudingayi ci siamo sentiti un sacco di
volte,
prima e dopo l'operazione alla tibia. Solo che a qualcuno fa comodo
spacciarmi per un macellaio>>.
Quando abbinano il titolo mondiale alla tele-flebo di Mosca, cosa
prova?
<<L'ho detto e ridetto: farmi riprendere in quel modo fu una gran
str... La
sostanza, però, era assolutamente lecita. Magari volevano mettere in
cattiva
luce la Juve. O magari, perché all'epoca giocavo nel Parma, fu proprio
la
Juve a cavalcare quelle immagini. Boh>>.
Adesso com'è il vostro rapporto con i farmaci?
<<Diciamo che in passato giravano troppi integratori. Oggi, la metà
della
metà. Merito di Zeman? Anche>>.
L'avversario più difficile?
<<Fisicamente, Henry. Se mi guardo indietro, il Salas dei Mondiali
1998>>.
La scuola italiana non produce più difensori.
<<Sono cambiati i gusti. Tutto, dal regolamento alla tv, è stato
studiato per
premiare gli attaccanti. Se lo farebbe lei il mazzo se non la
inquadrassero
mai?>>.
Come si diventa Cannavaro?
<<Morsicando la vita. Da piccolo, a Napoli, giocavo a centrocampo. Un
giorno
mi misero in difesa e da lì non mi sono più mosso. Segno che
funzionavo>>.
Eppure non è che sia un watusso.
<<1,76. Conta essere all'altezza, non l'altezza. Conta la passione che
ci
metti>>.
Guido Rossi?
<<Mai più visto. Ebbe il coraggio di confermare Lippi quando mezza
Italia ne
invocava la testa. Per noi, fu importante. E se mi restituisce i due
scudetti della Juve, non mi offendo...>>.
I politici pre e post Mondiale?
<<Dovrebbe conoscerli. Prima: "andare in giro con quei lazzaroni,
gentaglia
dedita alle scommesse e alle telefonate più turpi, non vorremo mica che
il
mondo ci rida dietro. Ritiriamoci. Tifiamo per il Ghana". Dopo:
"ragazzi,
siete stati magnifici, avete riscattato lo sport, il Paese, la storia,
tutto". Il carro, al ritorno da Berlino, era zeppo>>.
Un classico.
<<Appunto. Le confesso una cosa. A Madrid, non ho perso la fame di
Nazionale.
In compenso, mi è passata la voglia di una certa Italia. Quella lì>>.
--
FINCHE' VIVRO'
ODIERO' VIOLA E GRANATA!
INTERISTA PRIMO NEMICO !
ULTRAS since 1983
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