Post by Zazil mio esempio era: "l'esercito marcia nel deserto ma vuole tornare in
caserma".
Tutte esse sonore, secondo i dizionari.
La pronuncia con le s sonore è sicuramente giusta.
Nel dettaglio (ho sul tavolo un'edizione dello Zingarelli che ha una decina
d'anni, ma per queste cose è il più curato, imho, a meno di non guardare il
Cortellazzo Zolli): esercito ha una forma preceduta da una croce, e quindi
desueta, scritta "essercito", e quindi con la sorda. C'è ma è desueta;
sarebbe un po' come dire "diserto", "ignudo", "conscienza" e via dicendo,
pretendendo che siano le forme attuali e corrette. Per "caserma" sono buone
entrambe. Il caso di "caserma" è un po' particolare: se leggo bene fra le
righe caserma con la s sorda esiste per un errore, per la precisione
un'interpretazione paraetimologica. Probabilmente qualcuno la connette a
"casa", che, come dicevamo ieri, ha la s sorda. Ma "caserma" non deriva da
casa. La parola ha una forma intricata, sembra derivare dal latino
attraverso il provenzale e il francese. Non è un composto di casa,
storicamente. Anche se i parlanti possono averlo inteso così.
Conclusione del pippone: la pronuncia con tutte sonore è sicuramente giusta
ed è la più razionale.
Post by ZazMa no, mi si vuol convincere che è una "scelta", un vessillo
meridionalistico da portare con fierezza, quello di pronunciare
"L'essercito marcia nel desserto ma vuol tornare in casserma".
Beh, così mi pare decisamente sbagliato. Un vessillo con i tarli. :-)
In ogni caso "deserto" la vuole sonora. Se poi non ci si riesce, è un altro
discorso.
Post by ZazHo tirato in ballo gli attori, poiché generalmente viene loro insegnata
una dizione "standard" che dovrebbe corrispondere all'italiano, appunto,
standard.
Sì, hai fatto benissimo. Un buon italiano letterario.
Post by ZazMi si è risposto che gli attori sono persone ipocrite che celano per
ipocrisia la loro provenienza regionale (!!!)
E' il colmo.
Dovrei imbarcarmi in un altro pippone, e me ne sono concessi già troppi.
Cito solo un caso; Vittorio Gassman ha fatto un mucchio di film, buoni e
meno buoni, in cui ostentava più di una pronuncia marcatamente dialettale
(non sempre il romanesco; Sordi poi ha fatto addirittura il veneto, con
risultati esilaranti). Pronuncia che di sicuro non usava a teatro, o in film
differenti. Un caso è I soliti ignoti, un altro La famiglia (in cui fra
l'altro è un professore di Lettere) di Scola, un altro ancora Shakespeare a
teatro in una buona traduzione. In un caso era sincero e negli altri
ipocrita? Nella vita parlava un buon italiano, come attestano decine di
interviste radiotelevisive.
E si noti che non è questione di vero e proprio realismo, perché i
sottoproletari dei soliti ignoti dovrebbero parlare romanesco stretto,
mentre quel che si sente è un compromesso, un italiano regionale: altrimenti
il film sarebbe partito svantaggiato. Controesempio: i film di Pasolini
dedicati alle borgate romane sono assai più sconcertanti, al primo
approccio, anche per questo. Al di là dello stile particolarissimo di
ripresa e montaggio, all'inizio non si capisce nulla di quel che dicono, o
comunque poco. Perché Pasolini fa parlare i suoi personaggi in modo più
realistico che nei vari filoni regionali del neorealismo più o meno
all'acqua di rose.
Post by Zazah sì, quella ha moltissime varianti.
Lì c'è una difficoltà oggettiva legata al fatto che la storia delle vocali è
molto diversa nei vari idiomi dialettali. E correggere la pronuncia delle
vocali è più difficile.
Post by Zazah ecco. E caserma e esercito?
Idem, direi.
Sostanzialmente, sì.
Post by ZazIl francese è una lingua che, a parte le varianti linguistiche (e non
dialettali, proprio linguistiche. infatti il basco o il bretone o il corso
sono vere e proprie lingue, non dialetti. Il basco non è nemmeno una
lingua indo-europea, se non erro...)
Non erri. E' antichissimo, preindoeuropeo.
Viene a mancare il criterio di base, per parlare di rapporto
dialetto-lingua: l'affinità genetica.
Post by ZazNon ci si può stupire più di tanto se è fortemente centralizzato ed è
stato unificato.
Verissimo. Proprio per quello potrebbero fare a meno di preoccuparsi. Anche
se un po' di attenzione non guasta mai, a pensarci bene.
Post by ZazTuttavia, i tedeschi, che come noi hanno parecchie varianti dialettali di
pronuncia, accettano una forma standard corrispondente al tedesco
"corretto", se così possiamo chiamarlo.
Tutte conferme che è la storia a favorire certe dinamiche.
Post by Zazla persona che mi ha contestato il desserto credo insegni...vedi tu.
Non mi stupisce.
Post by Zazbravo, vaglielo a spiegare....
Ci sono svariati buoni libri che ti fanno leggere da matricola, al primo
anno di lettere, a spiegare queste cose. Assieme allo Stussi. :-))
Il dialetto regredisce inevitabilmente, e si parla di dialetto; non di koiné
dialettale o di italiano regionale, che sono altra cosa. Il veicolo
espressivo delle culture locali è il dialetto puro e semplice, e questo
idioma si parlava in condizioni e situazioni che non esistono più, sono
uscite dalla vita delle persone; mi viene da dire per fortuna. Dove c'è una
tradizione letteraria dei dialetti, ci si può occupare di quella. Ma nella
pratica quotidiana è destinato ad una sussistenza limitata, nella migliore
delle ipotesi; o alla sopravvivenza come koiné dialettale, cioè come varietà
di interferenza. A meno che non si voglia tornare a condizioni sociali in
cui la gente non si spostava mai dal proprio borgo, non andava a scuola (le
femmine soprattutto), lavava i panni al lavatoio (vedi altra parentesi), si
riforniva di acqua alla fontana (vedi altra parentesi), portava gli animali
al pascolo e si fabbricava ogni strumento e ogni utensile praticamente da
sé, non sapeva o quasi cosa fossero radio e giornali...come dire, non è che
sia una società molto giusta, comoda e piacevole, fra le altre cose. Non
vedo chi si possa considerare oppresso perché le cose sono cambiate.
Probabilmente in Iran e Afaghanistan le donne parlano, soprattutto fra loro,
in modo diverso dagli uomini. Come nella Russia dell'Ottocento (i ceti
subalterni). Come in certi dialetti italiani. E' una componente sociale da
ripristinare?
Vengono a mancare il veneto, il romanesco, il napoletano "autentici"? E'
venuto a mancare il latino; anche il provenzale, che ha espresso una
letteratura altissima e raffinata, non è che sia proprio quello di secoli
fa. Sono scomparse del tutto anche lingue romanze, come il dalmatico, di una
certa importanza.
La pronuncia italiana con una forte (e inelegante) coloritura regionale non
significa proprio nulla, nel contesto proprio del discorso.
dR