Post by Zaz!no, però nei paesi civili la impongono, almeno su un canale.
E questa è una frase che si commenta da sé. Parlo del verbo "imporre", e non
faccio questo commento in senso moralistico. Vedi sotto, svp.
Post by Zaz!Vatti a guardare la tv tedesca
Chi ti dice che non lo sappia? :-) Vedi sotto, svp.
Post by Zaz!Ricordo altresì che Francia e Germania (attualmente i fari dell'Europa, e,
per quanto mi concerne, del mondo), hanno creato Arte, canale interamente e
totalmente dedicato alla cultura
Appunto. Su questo posso anche concordare. E tutti gli altri? Parlo in
termini meramente quantitativi.
Post by Zaz!La storiella dell'audience o del gradimento è una scusetta barbara che solo
in Italia pesca adepti.
L'ho forse rispolverata? Forse ad una lettura cursoria, non si capiva, ma
non giustificavo le inclinazioni pseudo-culturali della tv italiana. Anzi.
Post by Zaz!E anche negli USA, devo dire (altro paese che ha una
suo bel tasso di barbarie)
Esatto. Solo un paese con qualche centinaia di milioni di abitanti. Che in
fatto di prodotti audiovisivi dice la sua (eufemismo) in tutto il resto del
mondo o quasi. Ci sarebbe anche da aggiungere che in uno dei pochi passi
significativi del suo articolo Veneziani parla anche delle produzioni
dell'America Latina. Un'altra bella fetta di umanità.
Oh, intendiamoci: non approvo l'uso che Veneziani fa del termine
"americanizzazione" (che sia del Sud o del Nord), che in sé e per sé non
significa nulla, è una specie di marchio, di cenno d'intesa; pura scrittura
giornalistica senza contenuto, direbbe un barthtesiano di stretta
osservanza. Ma il termine su cui ho focalizzato il mio commento è quell'idea
di intrattenimento televisivo, che Veneziani confonde a sua volta con la
"subcultura". Che non sarà l'unica offerta ovunque, ma esiste ovunque,
praticamente ovunque è maggioritaria (i casi migliori, fari compresi) se non
praticamente monopolistica. Persino in Francia e Germania, fari della
civiltà, qualche (eufemismo) canale che trasmette idiozie ci sarà (c'è). E
se non c'è il canale televisivo la merda liquida (scusa il termine) passa
altrove. Magari solo perché le abitudini sono diverse, e si guarda un po'
meno la televisione a priori (ricordo comunque programmi del Nord Europa che
una volta decifrati si rivelavano di una stupidità desolante, e anche in
Francia non è che accendendo a caso ti trovi davanti a Pivot e compagni.
Quanto agli audiovisivi di produzione francese destinati alla Tv, ne ho
appena visionati un campione assieme ad un amico che se ne deve occupare. Ti
auguro di non doverli mai vedere -uno di questi già passa su Italia uno, mi
hanno detto, ma non credo sia la tua rete preferita).
E questo è un discorso: l'esistenza di una nicchia più o meno ampia, più o
meno ben fatta, non cambia più di tanto un discorso che vuole essere
globale.
Veniamo al resto, che mi preme di più: Veneziani confonde fra subcultura e
offerta televisiva. Le subculture (uso il termine per comodità, non perché
mi convinca sino in fondo) esistono indipendentemente dalla televisione; che
ne comunque il veicolo primario, il più efficace. Se questo accade una
qualche ragione ci sarà. E questo è un punto.
Il secondo punto è il seguente: bisogna intendersi su cosa si intende per
cultura. Non si diventa persone colte, neppure passabilmente colte,
ascoltando Pivot o Eco parlare in Tv. Essenzialmente volevo dire (l'avrò
fatto male) questo. Chi racconta il contrario racconta balle, imho. La Tv
riesce a essere "impositiva" (vedi sopra) se il contenuto è banalizzabile.
Se non lo è, non è più così impositiva; è, nella migliore delle ipotesi, una
specie di esca, un trigger come si dice in certi settori. Se trasmissioni
come quella di cui parli suscitano un po' di curiosità in qualche ragazzo,
in qualche persona giovane, già hanno fatto tanto. La mia impressione (in
realtà non è solo un'impressione) è che Ejstestejn in Tv lo guardi chi lo
conosce già, essenzialmente. La cosa vale anche di più per il dibattito con
Sloterdijk (ho le mie idee anche sui filosofi che parlano di cinema, genia
mutevole che inizia da Deleuze e culmina con Zizek, pure assolutamente
interessante; sono affascinanti, ma pericolosi).
Poi c'è sempre sullo sfondo l'altro discorso: ci sono vari gradi di
conoscenza. Non tutti sono cultura nel senso migliore del termine. La musica
si conosce anche ascoltandola, ma non mi pare una gran cultura musicale
quella che prescinde del tutto dalla lettura del testo (almeno dove si è
sviluppata una civiltà musicale basata sulla scrittura) e dalla pratica di
uno strumento, anche minima, anche ridotta. E questo non me lo trasmette un
dibattito con Boulez, ammesso che ai dibattiti ci vada. Me lo trasmette la
mia voglia (magari innescata da un programma televisivo, perché no? Ma solo
innescata) di faticare un pochino, di divertirmi non passivamente. Lo stesso
vale per il cinema. Ejsenstejn lo si conosce vedendolo, rivedendolo,
leggendo qualcosa sulla sua opera, rivedendolo ancora sulle tracce di quel
che si è letto nei libri sull'argomento. Questa è cultura cinematografica
nel senso migliore del termine: non me la trasmette un dibattito che al
massimo può farmi venire la voglia, episodicamente, di interessarmi ad
Ejsenstejn...lavoro che peraltro, finita la trasmissione, resta da fare.
E più importante (dei dibattiti) la possibilità offerta dal Dvd o dal
registratore a cassette, che per la prima volta ha messo a disposizione
degli appassionati uno strumento casalingo con cui scomporre i film. Per la
prima volta si è potuto studiare a casa, nei dettagli, il montaggio
praticato dagli autori, andando avanti e indietro, fermando l'immagine,
isolando ogni singolo raccordo. Poi certo, ci si può accontentare del primo
livello di conoscenza. Basta sapere che volendo c'è dell'altro.
E' curioso, ma un discorso simile a quello del lettore di dvd o vhs si può
fare per le registrazioni musicali. E' stato fatto, anche su questi schermi.
Per lo più, quando è accaduto, si sono sollevate le proteste dei fautori
della musica dal vivo, come se le due cose andassero per forza contrapposte.
Scusa la lunghezza, volevo essere sicuro di essermi spiegato passabilmente.
dR