Post by RogerPost by Maurizio Pistonenon potrebbe essere una questione di orecchio, invece che di pronuncia?
No.
Sì.
[...]
:-)
I tuoi sono argomenti privi di riscontro.
A parte i piccoli riscontri costituiti dalle grammatiche di giapponese
e da Google (che però non è attendibile perché, come si sa, "il
pubblico che *scrive* sulle pagine web non è che un sottoinsieme- nel
nostro Paese, parecchio minoritario- del pubblico che parla e
scrive" :-).
http://www.google.com/search?q=giapponese+%22accento+tonico%22
Post by Roger- una recentissima esperienza personale (per la quale però
dispongo solo della mia parola e del mio orecchio);
Orecchio italiano, però!
Post by Roger- il fatto che, come da messaggio iniziale di questo filone,
in tutti i servizi giornalistici il nome della città di Osaka
viene pronunciato sdrucciolo (e questo l'anno potuto constatare tutti).
Io veramente non ò ancora potuto constatarlo, ma mi fido.
Post by RogerQuesto, secondo te, significherebbe che tutti i giornalisti presenti
hanno interpretato come sdrucciola una pronuncia che tu affermi
essere indefinita in quanto, sempre secondo te, tutte le sillabe sono
accentate allo stesso modo.
Se sono giornalisti *italiani* (o comunque occidentali) l'avranno
interpretato come sdrucciola per la stessa ragione per cui l'hai
interpretata così tu, no?
Come ha detto anche Karla, per noi italiani è inconcepibile che una
parola "non abbia l'accento", quindi se sentiamo che la prima sillaba
di "Osaka" è pronunciata leggermente più forte (e non metto in dubbio
che lo sia), l'interpretiamo come parola sdrucciola... Ma per i
giapponesi non è né sdrucciola, né piana, né tronca né altro, quindi
dire "Osàka" va altrettanto bene (o meglio male) che dire "Òsaka",
almeno agli orecchi di un giapponese.
Insomma, la questione sta in ciò che i linguisti chiamano
"pertinenza", e che si potrebbe spiegare con un esempio preso dal
linguaggio gestuale: fra gli adolescenti americani (specie quelli di
colore) si salutano e si esprimono affetti alzando pollice, indice e
mignolo, cioè con un gesto identico a quello che in Italia, e
specialmente in Sicilia, ha sempre significato "Cornuto!".
Ma se un turista palermitano di ritorno dagli USA mi dicesse che gli
americani sono dei gran cafonazzi perché si danno continuamente del
cornuto l'un l'altro, gli spiegherei che non è così e che, anzi, si
dicono "Ti voglio bene", "Stammi bene", "Tante buone cose". A questo
punto, non avrebbe senso che il turista mi giurasse mille volte che
lui gli occhi ce li ha buoni e che ha visto benissimo che si fanno il
gesto delle corna: quello in America *non* è il gesto delle corna. È
un gesto simile alle "corna" ma ha un *altro* significato.
Similmente, la leggera maggior forza con cui si pronuncia la prima
sillaba di "Osaka" non è un accento tonico: è un effetto acustico
simile al nostro accento tonico ma ha un altro significato. O meglio,
in questo caso, non ha alcun significato: è rafforzamento involontario
e inavvertito ai madrelingua, naturale conseguenza della maggior
lunghezza della vocale.
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Cingar