FF68
2006-05-28 13:57:56 UTC
Il Codice da Vinci e la riduzione del Cristianesimo a mito
Sul romanzo di Dan Brown, Il Codice da Vinci, oggi trasformato in film,
sono apparsi numerosi articoli che ne confutano punto per punto le
menzogne. Bisogna sottolineare però che questa opera blasfema si
inserisce all'interno di una strategia ben precisa che punta a ridurre
il Cristianesimo a leggenda e mito.
di Corrado Gnerre
Un rapporto "privilegiato" con la storia
Da sempre - ma oggi più che mai - il Cristianesimo viene attaccato nei
suoi fondamenti storici; questo perchè il Cristianesimo è la religione
vera grazie al fatto (ma non solo per questo) che è l'unica religione
verificabile. Poi vedremo che senso dare alla parola "verificabile".
Il Cristianesimo è l'unica religione che davvero prende in
considerazione la storia, non nel senso che si fa giudicare da essa,
bensì nel senso che trova nella storia il "luogo" della Rivelazione
della Verità. Più semplicemente possiamo dire che per il Cristianesimo
la Verità non si identifica con la storia (tutto ciò che accade, perchè
accade, dovrebbe di per se essere buono e vero), piuttosto è convinto
che la Verità si manifesta liberamente (non necessariamente) nella
storia dell 'uomo e si palesa come "fatto". Ciò almeno per cinque
motivi:
1. Per la Verità che gradatamente "rinconquista" l'umanità dopo il
peccato originale: la Storia della Salvezza.
2. Per l'Incarnazione, che è il Dio che si fa veramente Uomo ed entra,
altrettanto veramente, nella storia dell'Uomo.
3. Per la Chiesa come "luogo" in cui poter incontrare Cristo.
Una delle più belle definizioni della Chiesa è quella che la indica
come il prolungamento della presenza di Cristo nella storia degli
uomini.
4. Per il Mistero della Santa Messa, che è la riattualizazione vera ed
incruenta del Sacrificio di Cristo sulla Croce; dove dunque il Mistero
si fa continuamente presente nella storia dell'uomo.
5. Per la presenza reale, vera, in Corpo, Sangue e Divinità, di Cristo
nell'Eucaristia. Una presenza reale del divino, incontrabile duemila
anni fa in Palestina, e oggi ancora realmente incontrabile nell'
Eucaristia. Ebbene, la peculiarità del Cristianesimo sta proprio in
questo rapporto privilegiato con la Storia, rapporto che lo rende, a
differenza delle altre religioni, massimamente "verificabile".
La stessa presenza continua del miracolo e del prodigioso nella storia
umana e che la religione cattolica riconosce come possibile, è il segno
di questo rapporto privilegiato, è il segno della presenza della
Salvezza negli avvenimenti umani, della volontà da parte di Dio di
ricondurre l'uomo e la storia dell'uomo a Lui. Dall'incarnazione alla
Parusia si è nel cosiddetto "già e non ancora": "già", perchè la
Salvezza è già presente; "non ancora", perche il Regno di Dio ancora
non ha trionfato completamente.
Un romanzo pieno di menzogne
A causa di questo rapporto privilegiato con la storia, che lo rende
vero perche "verificabile", il Cristianesimo è attaccato soprattutto
nei suoi fondamenti storici. Come abbiamo già detto, il romanzo "Il
Codice da Vinci" è un romanzo pieno di menzogne che non vale nemmeno la
pena elencare e confutare singolarmente, ciò che però lo
contraddistingue è il fatto che vuole negare il legame costitutivo tra
Cristo e la Sua Chiesa. D'altronde è sulla negazione di questo legame
che oggi si organizza gran parte del rifiuto del Cristianesimo.
Non è facile trovare qualcuno che rifiuti pregiudizialmente la figura
di Gesù, è invece molto facile trovare chi non riconosca il legame
costitutivo tra Gesù e la Sua Chiesa. Tralasciamo per motivi di spazio
un percorso particolareggiato di quanto si sia realizzata continuamente
questa negazione dei fondamenti storici del Cristianesimo e quindi di
ridurlo a "mito" (si pensi a tutto il filone gnostico nei secoli
incarnatosi in varie eresie), va detto piuttosto qualcosa a proposito
della storicità dei Vangeli canonici, ovvero quei Vangeli riconosciuti
ufficialmente dalla Chiesa.
Negli ultimi tempi l'attacco è stato soprattutto su questo fronte:
negare i fondamenti storici del Cristianesimo, ridurlo a "mito"
attraverso la negazione della storicità dei Vangeli. La tesi di fondo
del romanzo di Dan Brown è che i Vangeli canonici sarebbero stati
utilizzati da una Chiesa (quella apostolica) intenzionata a negare i
veri progetti di Gesù; e che il vero Gesù sarebbe conoscibile leggendo
alcuni Vangeli apocrifi che, proprio per questo, sarebbero stati
rifiutati da una Chiesa ormai compromessa con il potere, quale sarebbe
stata la Chiesa costantiniana e postcostantiniana.
Una tesi del genere deve però fondarsi sul fatto che i Vangeli apocrifi
(almeno alcuni) sarebbero anteriori a quelli canonici e che questi
ultimi (erroneamente attribuiti a Matteo, Marco, Luca e Giovanni)
sarebbero stati scritti in epoca molto posteriore alla vita di Gesù e
quindi non da testimoni oculari.
Vangeli apocrifi e Vangeli canonici
Ma davvero i Vangeli cosiddetti "apocrifi" sono anteriori a quelli
canonici? Assolutamente no. Questi Vangeli apocrifi vanno dal II secolo
in poi (fino al Medioevo) e vennero scritti soprattutto per soddisfare
il desiderio di presentare alcune particolari dottrine come
giustificate dalla vita e dall'insegnamento di Gesù, oppure per
accrescere con altri particolari biografici le notizie che i Vangeli
canonici comunicano su Gesù. Al primo caso appartengono gli scritti di
origine eretica (i più numerosi) al secondo i racconti di carattere
popolare, amanti del meraviglioso.
Citiamone alcuni: il Vangelo degli Ebioniti, il Vangelo degli Egiziani,
il Vangelo cosiddetto "di Pietro", il Protovangelo cosiddetto di
Giacomo, la Lettera degli Apostoli e il famigerato Vangelo di Tommaso
(tutt'altro che gnostico) furono tutti composti nel II secolo. Il
Vangelo di Bartolomeo, gli Atti di Pilato, La Dottrina di Addai furono
composti nel IV secolo. Il Vangelo cosiddetto di Matteo fu scritto nel
VI secolo e il Libro della Natività di Maria nel IX secolo.
La scienza conferma la Tradizione
Le storiografie illuminista, post-illuminista e poi idealista
(Reimarus, Paulus, Schleiennacher, Strauss, Baur, von Hamack, Bultmann.
..) e anche una certa teologia cattolica progressista hanno preteso
dire che i Vangeli canonici sono stati scritti alla fine del primo
secolo non da testimoni oculari ma dalla prima comunità dei credenti.
Recenti studi,invece, hanno dimostrato che così non è. Si tratta di
importanti studi che toccano il campo linguistico e quello papirologico
. Nel campo linguistico si è dimostrato che i testi in greco dei
Vangeli che noi possediamo sono traduzione di testi più antichi scritti
in ebraico e in aramaico, ovvero la lingua parlata da Gesù.
La dimostrazione verte sulla costruzione di alcune frasi e sull'uso di
alcune parole ebraiche che non esistono in greco come "amen","alleluja"
, ecc. O sul raffoIzarnento, proprio delle lingue semitiche che
ripetono la stessa parola, come è nelle frasi «Ho desiderato di
desiderio» (Mc. 4,1), o «Hanno gioito di una grande gioia» (Mt. 2,10),
ecc.
Passiamo al campo papirologico. Proprio quando l'attacco ai fondamenti
storici del Cristianesimo si stava facendo più forte, ecco che la
Provvidenza ha donato delle scoperte di frammenti di papiri
antichissimi dei Vangeli, databili a pochi anni dalla morte e
Resurrezione di Gesù: il 7Q5, ritrovato a Qumran; e il P64, conservato
nel Magdalen College di Oxford. Ci limiteremo a parlare del primo.
A Qumran, una località sul Mar Morto, esisteva, fin dal secolo prima di
Cristo, una comunità di monaci esseni che si dedica anche alla
scrittura dei testi sacri della Bibbia.Quando nell'anno 66 dopo Cristo,
gli eserciti romani,al comando di prima di Vespasiano e poi del figlio
Tito, cinsero d'assedio Gerusalemme, i monaci fuggirono da Qumran dopo
aver nascosto i loro libri sacri, racchiusi in vasi di terracotta.
Nelle numerose grotte che circondano il monastero. Millenovecento anni
dopo questi avvenimenti, nel 1947, avvenne un fatto provvidenziale: un
pastore arabo, inseguendo una pecora che si era smarrita, entrò in una
di quelle grotte e scoprì un vaso pieno di manoscritti antichi. Nella
grotta numero 7 gli archeologi recuperarono, nel 1955, diciannove
frammenti di papiro scritti in greco. Tra essi il cosiddetto 7Q5.
Nel 1972 il celebre papirologo spagnolo, padre Jose O'Callaghan, scoprì
che il 7Q5 conteneva non un testo dell'Antico Testamento ma del Nuovo
Testamento, e precisamente i versetti 52 e 53 del capitolo VI del
Vangelo di San Marco. L'identificazione di padre O'Callaghan è stata
confermata dal computer. Utilizzando il potente programma Ibiskus il
testo del 7Q5 è stato ripetutamente messo a confronto con tutta la
letteratura greca dell'epoca, ma l'unico responso che il computer ha
continuato a dare è stato "Marco 6,52-53".
In quale anno fu scritto questo frammento? La storia ci dice che è
certamente anteriore agli ann 66-68, quando fu nascosto nella settima
grotta di Qumran in seguito all'avanzata degli eserciti romani; ma
l'esame della scrittura ha rivelato che è anteriore agli anni 50,
quando lo stile "ornato erodiano", con cui è scritto, cessò di essere
usato. C'è però un'altra riflessione da fare: si sa che il 7Q5 non è
l'originale che Marco scrisse a Roma in ebraico dove fu poi tradotto in
greco, ma una copia di questa traduzione greca, giunta più tardi a
Qumran. Pertanto l'originaIe di Marco fu scritto assai prima dell'anno
50, forse tra il 42 e il 45, ossia a pochissimi anni dalla morte di
Gesù, quando vivevano ancora i testimoni oculari di Cristo.
Dunque, i fatti dimostrano che il Cristianesimo è storico ed è storico
il legame di Cristo con la Sua Chiesa, che è quella apostolica,
cattolica e romana. La Chiesa, cioè, che da sempre ha detenuto
l'autorità di giudicare le Scritture. Basta un semplice frnmmento di
papiro per confutare tutte le menzogne, anche quelle presenti in
romanzi-spazzatura, com'è Il Codice da Vinci. Più che dilungarsi
a confutare tutte le sciocchezze che di volta in volta si susseguono,
va detto sempre a chiare lettere che quello che afferma la Chiesa
Cattolica è ciò che affermano i Vangeli e i Vangeli sono stati scritti
da chi ha convissuto con Gesù... il resto è solo tentativo maldestro
(e molte volte ridicolo!) di colpire la Verità.
Radici Cristiane N.14 Maggio 2006
(xpost)
Sul romanzo di Dan Brown, Il Codice da Vinci, oggi trasformato in film,
sono apparsi numerosi articoli che ne confutano punto per punto le
menzogne. Bisogna sottolineare però che questa opera blasfema si
inserisce all'interno di una strategia ben precisa che punta a ridurre
il Cristianesimo a leggenda e mito.
di Corrado Gnerre
Un rapporto "privilegiato" con la storia
Da sempre - ma oggi più che mai - il Cristianesimo viene attaccato nei
suoi fondamenti storici; questo perchè il Cristianesimo è la religione
vera grazie al fatto (ma non solo per questo) che è l'unica religione
verificabile. Poi vedremo che senso dare alla parola "verificabile".
Il Cristianesimo è l'unica religione che davvero prende in
considerazione la storia, non nel senso che si fa giudicare da essa,
bensì nel senso che trova nella storia il "luogo" della Rivelazione
della Verità. Più semplicemente possiamo dire che per il Cristianesimo
la Verità non si identifica con la storia (tutto ciò che accade, perchè
accade, dovrebbe di per se essere buono e vero), piuttosto è convinto
che la Verità si manifesta liberamente (non necessariamente) nella
storia dell 'uomo e si palesa come "fatto". Ciò almeno per cinque
motivi:
1. Per la Verità che gradatamente "rinconquista" l'umanità dopo il
peccato originale: la Storia della Salvezza.
2. Per l'Incarnazione, che è il Dio che si fa veramente Uomo ed entra,
altrettanto veramente, nella storia dell'Uomo.
3. Per la Chiesa come "luogo" in cui poter incontrare Cristo.
Una delle più belle definizioni della Chiesa è quella che la indica
come il prolungamento della presenza di Cristo nella storia degli
uomini.
4. Per il Mistero della Santa Messa, che è la riattualizazione vera ed
incruenta del Sacrificio di Cristo sulla Croce; dove dunque il Mistero
si fa continuamente presente nella storia dell'uomo.
5. Per la presenza reale, vera, in Corpo, Sangue e Divinità, di Cristo
nell'Eucaristia. Una presenza reale del divino, incontrabile duemila
anni fa in Palestina, e oggi ancora realmente incontrabile nell'
Eucaristia. Ebbene, la peculiarità del Cristianesimo sta proprio in
questo rapporto privilegiato con la Storia, rapporto che lo rende, a
differenza delle altre religioni, massimamente "verificabile".
La stessa presenza continua del miracolo e del prodigioso nella storia
umana e che la religione cattolica riconosce come possibile, è il segno
di questo rapporto privilegiato, è il segno della presenza della
Salvezza negli avvenimenti umani, della volontà da parte di Dio di
ricondurre l'uomo e la storia dell'uomo a Lui. Dall'incarnazione alla
Parusia si è nel cosiddetto "già e non ancora": "già", perchè la
Salvezza è già presente; "non ancora", perche il Regno di Dio ancora
non ha trionfato completamente.
Un romanzo pieno di menzogne
A causa di questo rapporto privilegiato con la storia, che lo rende
vero perche "verificabile", il Cristianesimo è attaccato soprattutto
nei suoi fondamenti storici. Come abbiamo già detto, il romanzo "Il
Codice da Vinci" è un romanzo pieno di menzogne che non vale nemmeno la
pena elencare e confutare singolarmente, ciò che però lo
contraddistingue è il fatto che vuole negare il legame costitutivo tra
Cristo e la Sua Chiesa. D'altronde è sulla negazione di questo legame
che oggi si organizza gran parte del rifiuto del Cristianesimo.
Non è facile trovare qualcuno che rifiuti pregiudizialmente la figura
di Gesù, è invece molto facile trovare chi non riconosca il legame
costitutivo tra Gesù e la Sua Chiesa. Tralasciamo per motivi di spazio
un percorso particolareggiato di quanto si sia realizzata continuamente
questa negazione dei fondamenti storici del Cristianesimo e quindi di
ridurlo a "mito" (si pensi a tutto il filone gnostico nei secoli
incarnatosi in varie eresie), va detto piuttosto qualcosa a proposito
della storicità dei Vangeli canonici, ovvero quei Vangeli riconosciuti
ufficialmente dalla Chiesa.
Negli ultimi tempi l'attacco è stato soprattutto su questo fronte:
negare i fondamenti storici del Cristianesimo, ridurlo a "mito"
attraverso la negazione della storicità dei Vangeli. La tesi di fondo
del romanzo di Dan Brown è che i Vangeli canonici sarebbero stati
utilizzati da una Chiesa (quella apostolica) intenzionata a negare i
veri progetti di Gesù; e che il vero Gesù sarebbe conoscibile leggendo
alcuni Vangeli apocrifi che, proprio per questo, sarebbero stati
rifiutati da una Chiesa ormai compromessa con il potere, quale sarebbe
stata la Chiesa costantiniana e postcostantiniana.
Una tesi del genere deve però fondarsi sul fatto che i Vangeli apocrifi
(almeno alcuni) sarebbero anteriori a quelli canonici e che questi
ultimi (erroneamente attribuiti a Matteo, Marco, Luca e Giovanni)
sarebbero stati scritti in epoca molto posteriore alla vita di Gesù e
quindi non da testimoni oculari.
Vangeli apocrifi e Vangeli canonici
Ma davvero i Vangeli cosiddetti "apocrifi" sono anteriori a quelli
canonici? Assolutamente no. Questi Vangeli apocrifi vanno dal II secolo
in poi (fino al Medioevo) e vennero scritti soprattutto per soddisfare
il desiderio di presentare alcune particolari dottrine come
giustificate dalla vita e dall'insegnamento di Gesù, oppure per
accrescere con altri particolari biografici le notizie che i Vangeli
canonici comunicano su Gesù. Al primo caso appartengono gli scritti di
origine eretica (i più numerosi) al secondo i racconti di carattere
popolare, amanti del meraviglioso.
Citiamone alcuni: il Vangelo degli Ebioniti, il Vangelo degli Egiziani,
il Vangelo cosiddetto "di Pietro", il Protovangelo cosiddetto di
Giacomo, la Lettera degli Apostoli e il famigerato Vangelo di Tommaso
(tutt'altro che gnostico) furono tutti composti nel II secolo. Il
Vangelo di Bartolomeo, gli Atti di Pilato, La Dottrina di Addai furono
composti nel IV secolo. Il Vangelo cosiddetto di Matteo fu scritto nel
VI secolo e il Libro della Natività di Maria nel IX secolo.
La scienza conferma la Tradizione
Le storiografie illuminista, post-illuminista e poi idealista
(Reimarus, Paulus, Schleiennacher, Strauss, Baur, von Hamack, Bultmann.
..) e anche una certa teologia cattolica progressista hanno preteso
dire che i Vangeli canonici sono stati scritti alla fine del primo
secolo non da testimoni oculari ma dalla prima comunità dei credenti.
Recenti studi,invece, hanno dimostrato che così non è. Si tratta di
importanti studi che toccano il campo linguistico e quello papirologico
. Nel campo linguistico si è dimostrato che i testi in greco dei
Vangeli che noi possediamo sono traduzione di testi più antichi scritti
in ebraico e in aramaico, ovvero la lingua parlata da Gesù.
La dimostrazione verte sulla costruzione di alcune frasi e sull'uso di
alcune parole ebraiche che non esistono in greco come "amen","alleluja"
, ecc. O sul raffoIzarnento, proprio delle lingue semitiche che
ripetono la stessa parola, come è nelle frasi «Ho desiderato di
desiderio» (Mc. 4,1), o «Hanno gioito di una grande gioia» (Mt. 2,10),
ecc.
Passiamo al campo papirologico. Proprio quando l'attacco ai fondamenti
storici del Cristianesimo si stava facendo più forte, ecco che la
Provvidenza ha donato delle scoperte di frammenti di papiri
antichissimi dei Vangeli, databili a pochi anni dalla morte e
Resurrezione di Gesù: il 7Q5, ritrovato a Qumran; e il P64, conservato
nel Magdalen College di Oxford. Ci limiteremo a parlare del primo.
A Qumran, una località sul Mar Morto, esisteva, fin dal secolo prima di
Cristo, una comunità di monaci esseni che si dedica anche alla
scrittura dei testi sacri della Bibbia.Quando nell'anno 66 dopo Cristo,
gli eserciti romani,al comando di prima di Vespasiano e poi del figlio
Tito, cinsero d'assedio Gerusalemme, i monaci fuggirono da Qumran dopo
aver nascosto i loro libri sacri, racchiusi in vasi di terracotta.
Nelle numerose grotte che circondano il monastero. Millenovecento anni
dopo questi avvenimenti, nel 1947, avvenne un fatto provvidenziale: un
pastore arabo, inseguendo una pecora che si era smarrita, entrò in una
di quelle grotte e scoprì un vaso pieno di manoscritti antichi. Nella
grotta numero 7 gli archeologi recuperarono, nel 1955, diciannove
frammenti di papiro scritti in greco. Tra essi il cosiddetto 7Q5.
Nel 1972 il celebre papirologo spagnolo, padre Jose O'Callaghan, scoprì
che il 7Q5 conteneva non un testo dell'Antico Testamento ma del Nuovo
Testamento, e precisamente i versetti 52 e 53 del capitolo VI del
Vangelo di San Marco. L'identificazione di padre O'Callaghan è stata
confermata dal computer. Utilizzando il potente programma Ibiskus il
testo del 7Q5 è stato ripetutamente messo a confronto con tutta la
letteratura greca dell'epoca, ma l'unico responso che il computer ha
continuato a dare è stato "Marco 6,52-53".
In quale anno fu scritto questo frammento? La storia ci dice che è
certamente anteriore agli ann 66-68, quando fu nascosto nella settima
grotta di Qumran in seguito all'avanzata degli eserciti romani; ma
l'esame della scrittura ha rivelato che è anteriore agli anni 50,
quando lo stile "ornato erodiano", con cui è scritto, cessò di essere
usato. C'è però un'altra riflessione da fare: si sa che il 7Q5 non è
l'originale che Marco scrisse a Roma in ebraico dove fu poi tradotto in
greco, ma una copia di questa traduzione greca, giunta più tardi a
Qumran. Pertanto l'originaIe di Marco fu scritto assai prima dell'anno
50, forse tra il 42 e il 45, ossia a pochissimi anni dalla morte di
Gesù, quando vivevano ancora i testimoni oculari di Cristo.
Dunque, i fatti dimostrano che il Cristianesimo è storico ed è storico
il legame di Cristo con la Sua Chiesa, che è quella apostolica,
cattolica e romana. La Chiesa, cioè, che da sempre ha detenuto
l'autorità di giudicare le Scritture. Basta un semplice frnmmento di
papiro per confutare tutte le menzogne, anche quelle presenti in
romanzi-spazzatura, com'è Il Codice da Vinci. Più che dilungarsi
a confutare tutte le sciocchezze che di volta in volta si susseguono,
va detto sempre a chiare lettere che quello che afferma la Chiesa
Cattolica è ciò che affermano i Vangeli e i Vangeli sono stati scritti
da chi ha convissuto con Gesù... il resto è solo tentativo maldestro
(e molte volte ridicolo!) di colpire la Verità.
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