Discussione:
L'elisione di "di"
(troppo vecchio per rispondere)
Stefan Ram
2013-12-22 18:23:31 UTC
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Una grammatica scrive:

« Si ha inoltre l'elisione nei seguenti casi: » ...
« con la preposizione di: d'aria, d'estro, d'orzo
(ma si scrive anche: di aria, di estro, di orzo); ».

In « Sono d'accordo » mi sembra più normale usare
l'elisione, ma in « Sono di Eggesin. », mi sembra più
normale non usare l'elisione. (« Eggesin » essendo una
piccola città in Germania.) È vero questo? Anche sarebbe
possibile: « Sono d'Eggesin. »? C'è una regola per questo?
Davide Pioggia
2013-12-22 18:42:50 UTC
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Post by Stefan Ram
In « Sono d'accordo » mi sembra più normale usare
l'elisione, ma in « Sono di Eggesin. », mi sembra più
normale non usare l'elisione.
Anch'io direi «È di Eggesin». Forse perché, dovendo passare
a una lingua diversa, faccio una pausa.

Anche quando la città è più conosciuta, mi viene comunque
da dire «di»: «È di Amsterdam».

Invece dico «È d'Urbino, è d'Ancona» eccetera.
--
Saluti.
D.
Klaram
2013-12-22 19:06:53 UTC
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Post by Davide Pioggia
Post by Stefan Ram
In « Sono d'accordo » mi sembra più normale usare
l'elisione, ma in « Sono di Eggesin. », mi sembra più
normale non usare l'elisione.
Anch'io direi «È di Eggesin». Forse perché, dovendo passare
a una lingua diversa, faccio una pausa.
Anche quando la città è più conosciuta, mi viene comunque
da dire «di»: «È di Amsterdam».
Invece dico «È d'Urbino, è d'Ancona» eccetera.
Io dico sempre "di + città": sono di Urbino, di Ancona, di Alba, di
Asti, così come dico: carciofi di Albenga" e olive di Ancona.

Però, per prodotti molto noti, dico: tartufo d'Alba, dolcetto d'Alba,
spumante d'Asti, nero d'Avola ecc.

Ho l'impressione che la scelta dipenda dall'abitudine. :-)

k
Mad Prof
2013-12-23 09:31:21 UTC
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Post by Klaram
Io dico sempre "di + città": sono di Urbino, di Ancona, di Alba, di
Asti, così come dico: carciofi di Albenga" e olive di Ancona.
Però, per prodotti molto noti, dico: tartufo d'Alba, dolcetto d'Alba,
spumante d'Asti, nero d'Avola ecc.
A naso direi che anche io seguo questa "regola". "Di" senza elisione di
fronte a un nome di città, specialmente quando indica provenienza e non
specificazione, elisione quando il "di" introduce un complemento di
specificazione o di materia:

d'aria, d'acqua, d'ebano, d'idrogeno, d'orzo, d'uva;

sono di Adria (e non d'Adria), di Empoli, di Imperia, di Otranto, di
Udine.
--
73 is the Chuck Norris of numbers.
edevils
2013-12-23 10:00:43 UTC
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Post by Mad Prof
Post by Klaram
Io dico sempre "di + città": sono di Urbino, di Ancona, di Alba, di
Asti, così come dico: carciofi di Albenga" e olive di Ancona.
Però, per prodotti molto noti, dico: tartufo d'Alba, dolcetto d'Alba,
spumante d'Asti, nero d'Avola ecc.
A naso direi che anche io seguo questa "regola". "Di" senza elisione di
fronte a un nome di città, specialmente quando indica provenienza e non
specificazione, elisione quando il "di" introduce un complemento di
d'aria, d'acqua, d'ebano, d'idrogeno, d'orzo, d'uva;
sono di Adria (e non d'Adria), di Empoli, di Imperia, di Otranto, di
Udine.
Pare anche a me.
"Abbiamo mangiato dei tartufi d'Alba a Barbaresco, nei pressi di Alba".


Inoltre, si usa l'elisione quando fa parte di una forma fissa:

"Poi ci siamo spostati a Piobesi d'Alba".
ADPUF
2013-12-23 22:57:13 UTC
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Post by Mad Prof
A naso direi che anche io seguo questa "regola". "Di" senza
elisione di fronte a un nome di città, specialmente quando
indica provenienza e non specificazione, elisione quando il
d'aria, d'acqua, d'ebano, d'idrogeno, d'orzo, d'uva;
sono di Adria (e non d'Adria), di Empoli, di Imperia, di
Otranto, di Udine.
http://www.amarodudine.it
--
"When the wedding was over the bridegroom clasped his loved one
tight in his arms, while the little organ began to swell & fill
the room."
(On "A ceremony you have witnessed.")
-- Exam howlers as noted by Eric W. N. Smith
Mad Prof
2013-12-23 09:55:02 UTC
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Post by Klaram
Però, per prodotti molto noti, dico: tartufo d'Alba, dolcetto d'Alba,
spumante d'Asti, nero d'Avola ecc.
Non credo dipenda dalla "notorietà": a Urbino non fanno il brunello, ma
se lo facessero lo chiamerei senza problemi "brunello d'Urbino", mentre
non direi mai "sono d'Urbino", ma sempre e solo "sono di Urbino".
Le uniche situazioni in cui l'elisione di fronte a un nome di città mi
sembra accettabile sono quelle in cui il "di + città" diventa parte
integrante di un nome proprio: Guittone d'Arezzo.
--
73 is the Chuck Norris of numbers.
edevils
2013-12-23 10:36:50 UTC
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Post by Mad Prof
Post by Klaram
Però, per prodotti molto noti, dico: tartufo d'Alba, dolcetto d'Alba,
spumante d'Asti, nero d'Avola ecc.
Non credo dipenda dalla "notorietà": a Urbino non fanno il brunello, ma
se lo facessero lo chiamerei senza problemi "brunello d'Urbino",[...]
Bisogna vedere se è una denominazione tipica, quindi fissa, oppure se si
tratta semplicemente di un brunello fatto a Urbino, ma non prodotto
tipico di Urbino e conosciuto come tale. In questo senso credo che
giochi la "notorietà", o quantomeno il riconoscimento.
Per esempio, saltando di vino in olio, la denominazione ufficiale
dell'olio extravergine d'oliva DOP della zona di Otranto è "Olio DOP
Terra D'Otranto", che non è un qualsiasi olio prodotto a Otranto e
dintorni, ma un olio prodotto nel rispetto del relativo disciplinare,
per quanto lasco (vi leggo addirittura che "La raccolta delle olive
deve avvenire entro il 31 gennaio di ogni anno"... e quando le volete
raccogliere 'ste olive, a Carnevale? il 31 gennaio mi pare già tardissimo).
http://www.oliodopterradotranto.it/olio_dop.asp
Mad Prof
2013-12-23 10:47:35 UTC
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Post by edevils
Bisogna vedere se è una denominazione tipica
Esatto, credo sia questo il punto: come dicevo, se fa parte di un nome
elido, altrimenti non elido.

Guittone d'Arezzo, Nero d'Avola.

Il sindaco di Arezzo, i vini di Avola.
--
73 is the Chuck Norris of numbers.
Klaram
2013-12-23 12:22:31 UTC
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Post by Mad Prof
Post by edevils
Bisogna vedere se è una denominazione tipica
Esatto, credo sia questo il punto: come dicevo, se fa parte di un nome
elido, altrimenti non elido.
Guittone d'Arezzo, Nero d'Avola.
Il sindaco di Arezzo, i vini di Avola.
Sì, elisione in nome fisso o in espressione consolidata, come "la
pulzella D'Orléans".

k
ADPUF
2013-12-23 22:56:39 UTC
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Post by Mad Prof
Guittone d'Arezzo, Nero d'Avola.
Il sindaco di Arezzo, i vini di Avola.
"Ho conosciuto una donna di Avola, mi ha stregato, mi sono
dannato per darle tutto, mi ha reso la vita un inferno."
(cit. sulfurea)
--
"Blues is easy to play, but hard to feel."
-- Jimi Hendrix
edevils
2013-12-23 08:02:06 UTC
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Post by Davide Pioggia
Post by Stefan Ram
In « Sono d'accordo » mi sembra più normale usare
l'elisione, ma in « Sono di Eggesin. », mi sembra più
normale non usare l'elisione.
Anch'io direi «È di Eggesin». Forse perché, dovendo passare
a una lingua diversa, faccio una pausa.
Anche quando la città è più conosciuta, mi viene comunque
da dire «di»: «È di Amsterdam».
Invece dico «È d'Urbino, è d'Ancona» eccetera.
Mi pare che la domanda fosse sull'elisione, ovvero su quando scrivi con
l'apostrofo, non su come pronunci quelle parole.

Per esempio, io normalmente scrivo "di Urbino", "di Ancona", senza
elisione (che non sarebbe neanche vietata, ma non credo sia comune), ma
parlando velocemente potrei pronunciare come se fosse scritto
"d'Urbino", "d'Ancona".
Davide Pioggia
2013-12-23 11:02:57 UTC
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Post by edevils
Mi pare che la domanda fosse sull'elisione, ovvero su quando scrivi
con l'apostrofo, non su come pronunci quelle parole.
L'elisione è prima di tutto un fatto fonetico:
« In partic., fenomeno linguistico consistente nella scomparsa di vocale
finale davanti a vocale iniziale di parola seguente per evitare che si formi
iato»
http://www.treccani.it/vocabolario/tag/elisione/
e solo dopo aver analizzato il fatto fonetico si deciderà se e come
esprimerlo graficamente (elisione grafica).
Post by edevils
Per esempio, io normalmente scrivo "di Urbino", "di Ancona", senza
elisione
Cioè, dici «d'Urbino» e scrivi «di Urbino»?
--
Saluti.
D.
orpheus
2013-12-23 11:18:48 UTC
Permalink
Davide Pioggia wrote:

[...]
edevils
Post by Davide Pioggia
Post by edevils
Per esempio, io normalmente scrivo "di Urbino", "di Ancona", senza
elisione
Cioè, dici «d'Urbino» e scrivi «di Urbino»?
La cosa è ballerina
http://www.francescomorante.it/pag_3/304ad.htm

La regola la fa l'orecchio, per me,
dipende dall'abitudine, come dice Klaram,
ma l'abitudine addomestica l'orecchio :-)
Davide Pioggia
2013-12-23 11:21:54 UTC
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Post by orpheus
La cosa è ballerina
http://www.francescomorante.it/pag_3/304ad.htm
Ma tu come dici?

Ti capita di dire «d'Urbino»? Cioè, ci sono delle frasi nelle quali ti viene
meglio dire «d'Urbino»? Se sì, dovendo scrivere quelle frasi scrivi
«d'Urbino» o «di Urbino»?
--
Saluti.
D.
orpheus
2013-12-23 11:30:29 UTC
Permalink
Post by Davide Pioggia
Post by orpheus
La cosa è ballerina
http://www.francescomorante.it/pag_3/304ad.htm
Ma tu come dici?
Ti capita di dire «d'Urbino»? Cioè, ci sono delle frasi nelle quali
ti viene meglio dire «d'Urbino»? Se sì, dovendo scrivere quelle frasi
scrivi «d'Urbino» o «di Urbino»?
Per esempio direi: il tale dei tali, originario di Urbino;
oppure: il tal dei tali, duca d'Urbino

Dipende da come mi "reagisce" l'orecchio,
e come sorte fuori meglio dalla bocca LOL
non saprei trovare una regola.

"duca di Urbino" sto facendo la prova
e sorte fuori malissimo :-)
Mad Prof
2013-12-23 11:41:26 UTC
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Post by orpheus
Per esempio direi: il tale dei tali, originario di Urbino;
oppure: il tal dei tali, duca d'Urbino
Mi sembra che confermi quanto dicevo sopra: senza elisione quando indica
provenienza, eventualmente con elisione quando fa parte di un nome o,
come in questo caso, di un titolo.
Post by orpheus
"duca di Urbino" sto facendo la prova
e sorte fuori malissimo :-)
Dipende:

Guidobaldo, Duca d'Urbino (l'elisione ci sta)

Emanuele Filiberto, Duca d'Aosta (l'elisione ci sta)

Ma Guidobaldo era il duca di Urbino o di Aosta? (qui l'elisione mi
suonerebbe meno bene)
--
73 is the Chuck Norris of numbers.
orpheus
2013-12-23 12:01:27 UTC
Permalink
Mad Prof wrote:

[...]
Post by Mad Prof
Ma Guidobaldo era il duca di Urbino o di Aosta? (qui l'elisione mi
suonerebbe meno bene)
Sì, anche a me.
Credo di capire anche il perché.
/Duca di Urbino/ aggroviglia la lingua

ma
era il duca/ di Urbino / o di Aosta
c'è una scansione della frase diversa
e quindi suona bene

mi pare :-)
edevils
2013-12-23 12:12:20 UTC
Permalink
Post by orpheus
[...]
Post by Mad Prof
Ma Guidobaldo era il duca di Urbino o di Aosta? (qui l'elisione mi
suonerebbe meno bene)
Sì, anche a me.
Credo di capire anche il perché.
/Duca di Urbino/ aggroviglia la lingua
ma
era il duca/ di Urbino / o di Aosta
c'è una scansione della frase diversa
e quindi suona bene
mi pare :-)
Mettilo in qualsiasi frase e scandiscila come ti pare, ma "Amedeo
d'Aosta", membro di casa Savoia, resta "d'Aosta", ben distinto dal
signor Amedeo di Aosta, geometra, sposato con la signora Concetta di
Benevento, casalinga. :)
Mad Prof
2013-12-23 12:26:15 UTC
Permalink
Post by edevils
"Amedeo
d'Aosta", membro di casa Savoia, resta "d'Aosta", ben distinto dal
signor Amedeo di Aosta, geometra, sposato con la signora Concetta di
Benevento, casalinga. :)
Esattamente. :-)
--
73 is the Chuck Norris of numbers.
Mad Prof
2013-12-23 12:24:56 UTC
Permalink
Post by orpheus
c'è una scansione della frase diversa
La scansione della frase però è conseguenza della logica che c'è dietro:

1) Ma Guidobaldo era il duca [(di Urbino) o (di Aosta)]?

2) Ma Guidobaldo era [(il Duca d'Urbino) o (il Duca d'Aosta)]?

Quest'ultima frase potrebbe anche diventare:

3) Ma Guidobaldo era [(il Duca d'Urbino) o (d'Aosta)]?

mantenendo una sfumatura diversa dalla 1.
--
73 is the Chuck Norris of numbers.
Valerio Vanni
2013-12-23 12:26:55 UTC
Permalink
On Mon, 23 Dec 2013 12:01:27 +0000 (UTC), "orpheus"
Post by orpheus
Credo di capire anche il perché.
/Duca di Urbino/ aggroviglia la lingua
Anche con la "i" semiconsonante?
La divisione sillabica diventa la stessa della versione elisa.

Secondo me tendenzialmente si oscilla tra l'elisione totale /dur/ e la
semplice fusione di sillabe /djur/, è lo iato /di'ur/ a essere
l'eccezione.
--
Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.
edevils
2013-12-23 13:13:57 UTC
Permalink
Post by Valerio Vanni
On Mon, 23 Dec 2013 12:01:27 +0000 (UTC), "orpheus"
Post by orpheus
Credo di capire anche il perché.
/Duca di Urbino/ aggroviglia la lingua
Anche con la "i" semiconsonante?
La divisione sillabica diventa la stessa della versione elisa.
Secondo me tendenzialmente si oscilla tra l'elisione totale /dur/ e la
semplice fusione di sillabe /djur/, è lo iato /di'ur/ a essere
l'eccezione.
Pare anche a me. Motivo in più per distinguere tra fonetica e grafia,
per quanto interconnesse.
father mckenzie
2013-12-23 12:29:15 UTC
Permalink
Post by orpheus
Credo di capire anche il perché.
/Duca di Urbino/ aggroviglia la lingua
secondo me non c'entrano problemi di pronuncia, è solo questione di
abitudine.
Per esempio, io dico sempre cloruro di alluminio.
--
Audiente autem omni populo, dixit discipulis suis: “Attendite a scribis,
qui volunt ambulare in stolis et amant salutationes in foro et primas
cathedras in synagogis et primos discubitus in conviviis”.(Lc, 20,45-46)
orpheus
2013-12-23 12:33:07 UTC
Permalink
Post by father mckenzie
Post by orpheus
Credo di capire anche il perché.
/Duca di Urbino/ aggroviglia la lingua
secondo me non c'entrano problemi di pronuncia, è solo questione di
abitudine. Per esempio, io dico sempre cloruro di alluminio.
Non aggroviglia la lingua!
Valerio Vanni
2013-12-23 12:52:30 UTC
Permalink
On Mon, 23 Dec 2013 12:33:07 +0000 (UTC), "orpheus"
Post by orpheus
Post by father mckenzie
secondo me non c'entrano problemi di pronuncia, è solo questione di
abitudine. Per esempio, io dico sempre cloruro di alluminio.
Non aggroviglia la lingua!
Ma quale delle due versioni ti aggroviglia la lingua?
Solo quella con iato o anche quella con semiconsonante?

Se è quella con iato penso che dipenda dalla posizione degli accenti.
Lo iato pone un accento sulla seconda parte (/di'ur/), e questo
accento finisce a contatto con quello interno della sillaba che segue
(/'bi/).

Penso che il tuo fastidio derivi dal non riuscire ad accentare bene
internamente "Urbino".

Ti fa lo stesso effetto "di urbinati"? Se la mia ipotesi è giusta no,
perché quell' /ur/ prende un accento secondario che però a distanza di
due sillabe non dà più fastidio.
--
Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.
orpheus
2013-12-23 13:00:30 UTC
Permalink
Valerio Vanni wrote:

[...]
Post by Valerio Vanni
Ti fa lo stesso effetto "di urbinati"? Se la mia ipotesi è giusta no,
perché quell' ur prende un accento secondario che però a distanza di
due sillabe non dà più fastidio.
duca di urbinati
effettivamente non dà fastidio
duca /diur/ binati

la lingua scorre LOL
edi'®
2013-12-23 13:15:35 UTC
Permalink
Post by father mckenzie
Per esempio, io dico sempre cloruro di alluminio.
Vuoi quei kiwi?

E.D.
*GB*
2013-12-23 11:27:18 UTC
Permalink
Post by Davide Pioggia
« In partic., fenomeno linguistico consistente nella scomparsa di vocale
finale davanti a vocale iniziale di parola seguente per evitare che si formi
iato»
Ma perché devi fare uno iato quando puoi consonantizzare la "i" ?

Bye,

*GB*
Davide Pioggia
2013-12-23 12:17:54 UTC
Permalink
Post by *GB*
Ma perché devi fare uno iato quando puoi consonantizzare la "i" ?
Infatti io quando non elido dico /dj/, ma il Treccani diceva quella cosa,
e l'ho lasciata, perché ciò che mi premeva era mostrare che l'elisione
è prima di tutto un fatto fonetico.
--
Saluti.
D.
edevils
2013-12-23 11:37:26 UTC
Permalink
Post by Davide Pioggia
Post by edevils
Mi pare che la domanda fosse sull'elisione, ovvero su quando scrivi
con l'apostrofo, non su come pronunci quelle parole.
« In partic., fenomeno linguistico consistente nella scomparsa di vocale
finale davanti a vocale iniziale di parola seguente per evitare che si formi
iato»
http://www.treccani.it/vocabolario/tag/elisione/
e solo dopo aver analizzato il fatto fonetico si deciderà se e come
esprimerlo graficamente (elisione grafica).
Post by edevils
Per esempio, io normalmente scrivo "di Urbino", "di Ancona", senza
elisione
Cioè, dici «d'Urbino» e scrivi «di Urbino»?
L'interpretazione di ogni testo richiede l'analisi del contesto.
Stefan non ha usato la parola "elisione" in una pagina bianca e neppure
in un discorso sulla pronuncia, ma parlando esplicitamente di grammatica
e di scrittura ("ma si *scrive* anche...".

Una grammatica scrive:
« Si ha inoltre l'elisione nei seguenti casi: » ...
« con la preposizione di: d'aria, d'estro, d'orzo
(ma si scrive anche: di aria, di estro, di orzo); »
ecc.


Lo stesso dizionario Treccani da te citato ha, al lemma "elisione", una
parte specifica sull'uso grammaticale.


Grammatica. – Nell’italiano parlato e scritto, l’elisione è normale
negli art. lo, la, una davanti a vocale, e nelle prep. articolate
composte con lo, la (dell’anno, nell’ora, ecc.); è solo ant. o letter.
nell’art. le e nelle prep. articolate composte con le (davanti a
qualsiasi vocale, e spec. davanti a vocale iniziale tonica): L’armi, qua
l’armi (Leopardi); nell’art. gli e nelle prep. articolate composte con
gli può essere indicata nella scrittura con l’apostrofo davanti a i-
(gl’indigeni, degl’indigeni, ecc., grafia peraltro anch’essa oramai
disus.; solo ant. agl’altri, oggi solo agli altri). È anche frequente in
alcune congiunzioni (che, se) e in alcuni aggettivi, pronomi, avverbî,
preposizioni: anch’egli, quest’opera, s’intende, quand’ecco, senz’altro,
d’ufficio. Non è obbligatoria in senso assoluto in nessuna di queste
parole, ma è più frequente con alcune (questo, quello, di, che, se, si),
molto meno con altre (pronomi personali), ed è comunque facoltativa:
ch’era o che era, quell’immagine o quella immagine, m’avvisa o mi
avvisa, d’avere o di avere. L’uso ant. e poet. ammette più larghe
applicazioni dell’elisione: E che gent’è che par nel duol sì vinta?
(Dante). Riguardo all’ortografia, si noti che nella particella ci, pron.
o avv., l’elisione si può avere solo davanti a vocale palatale:
c’indovina, c’era (invece ci andò, ci urtò); il pron. o cong. che, coi
suoi composti, conserva l’h nella scrittura, il più delle volte, anche
nei rari casi in cui l’elisione avviene davanti a una delle vocali a, o,
u: ch’andasse, perch’hanno (disus. c’andasse, perc’hanno). La caduta di
vocale finale che avvenga non solo davanti a vocale ma anche davanti a
consonante (un anno come un mese, suor Anna come suor Giovanna, far
entrare come far venire, or ecco come or bene, ecc.) costituisce,
secondo la distinzione tradizionale, troncamento e non elisione, pur
essendo un caso particolare dell’elisione intesa in senso largo. Va
inoltre notato che gli aggettivi bello, grande, quello, santo hanno una
forma elisa diversa dalla forma troncata (bell’animale e bel cavallo,
grand’uomo e gran signore, quell’occhio e quel naso, sant’Antonio e san
Francesco), mentre nelle altre parole che ammettono il troncamento la
forma troncata è una sola, davanti a consonante o davanti a vocale.

da
http://www.treccani.it/vocabolario/elisione/
Davide Pioggia
2013-12-23 12:22:12 UTC
Permalink
Post by edevils
L'interpretazione di ogni testo richiede l'analisi del contesto.
Allora mettiamola così:

Prima di discutere d'elisione grafica ritengo necessario chiarirci le idee
sull'elisione fonetica. Se uno dice «di», non vedo perché debba scrivere
«d'». Se invece dice «d'», perché non scrivere «d'»?
--
Saluti.
D.
edevils
2013-12-23 13:10:10 UTC
Permalink
Post by Davide Pioggia
Post by edevils
L'interpretazione di ogni testo richiede l'analisi del contesto.
Prima di discutere d'elisione grafica ritengo necessario chiarirci le idee
sull'elisione fonetica.
Va bene. Ma il motivo per cui diciamo "Amedeo d'Aosta" per il membro
della real casa e "Amedeo di Aosta" per un qualsiasi altro Amedeo di
quellà città, o per cui distinguiamo tra "d'accordo con Putin" e "di
accordo con Putin", è che alcune locuzioni in forma elisa hanno assunto
un significato specifico.
Post by Davide Pioggia
Se uno dice «di», non vedo perché debba scrivere
«d'». Se invece dice «d'», perché non scrivere «d'»?
In generale è così, ma il comportamento nel parlato è più fluido, mentre
la grafia tende a cristallizzarsi. Parlando veloce probabilmente elido
anch'io "gl'italiani", ma nello scritto no, non lo scrivo, o lo userei
solo per imitare uno stile desueto.
Davide Pioggia
2013-12-23 19:05:15 UTC
Permalink
Post by edevils
Va bene. Ma il motivo per cui diciamo "Amedeo d'Aosta" per il membro
della real casa e "Amedeo di Aosta" per un qualsiasi altro Amedeo di
quellà città
Questa è una regola sulla quale nutro non poche perplessità.

C'è un fondo di verità in quel che dite tu e altri, ma le pause che si fanno
nel discorso svolgono molte funzioni linguistiche diverse, non solo
semantiche.

Se io ti dico che ho bisogno di "altri consigli" da parte tua, e te lo dico
cercando di farti sentire le virgolette, dico «di» e faccio una breve pausa,
altrimenti potrei direi benissimo che ho bisogno d'altri consigli, e nesusno
avrebbe niente da eccepire. Questo, però, non significa che si possa
formulare la regola secondo la quale non si ha elisione davanti a parole
o espressioni usate in senso improprio, o con doppi sensi ecc..
Post by edevils
Post by Davide Pioggia
Se uno dice «di», non vedo perché debba scrivere
«d'». Se invece dice «d'», perché non scrivere «d'»?
In generale è così, ma il comportamento nel parlato è più fluido,
mentre la grafia tende a cristallizzarsi.
È un peccato, perché si perdono un sacco di sfumature importanti.
--
Saluti.
D.
edevils
2013-12-23 20:09:23 UTC
Permalink
Post by Davide Pioggia
Post by edevils
Va bene. Ma il motivo per cui diciamo "Amedeo d'Aosta" per il membro
della real casa e "Amedeo di Aosta" per un qualsiasi altro Amedeo di
quellà città
Questa è una regola sulla quale nutro non poche perplessità.
[...]

Non so se sia una regola, ma è una constatazione che parte dall'uso, mi
pare.
Sui libri in Google Libri, dove si può supporre che si parli soprattutto
del duca piuttosto che di un anonimo Amedeo aostano, ci sono solo 6
(sei) occorrenze di "Amedeo di Aosta" contro le 30.900 di "Amedeo d'Aosta".

Oltre alla semantica, lo stile di scrittura è un'altra variabile.
Per esempio alcune elisioni più rare possono dare sapore letterario.

Una tesi di dottorato che ha analizzato gli articoli giornalistici del
settimanale Gente decennio per decennio nota anche che

===
Negli anni Ottanta è ancora possibile rintracciare la mancata elisio
ne tra articolo o preposizione articolata e nome, allorché ciò avvenga
tra la fine del rigo in una colonna e l‘inizio nel rigo successivo della
stessa colonna. Riportiamo una serie di occorrenze
[...]

vedi pag.145 e 146
http://dspace.unict.it/bitstream/10761/1421/1/RMNMNL77D48D960M-Tesi%20Milena%20Romano.pdf
Maurizio Pistone
2013-12-24 10:41:07 UTC
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Post by edevils
Negli anni Ottanta è ancora possibile rintracciare la mancata elisio
ne tra articolo o preposizione articolata e nome, allorché ciò avvenga
tra la fine del rigo in una colonna e l'inizio nel rigo successivo della
stessa colonna. Riportiamo una serie di occorrenze
un uso atroce, legato agli ultimi tempi della scrittura a mano, delle
macchine da scrivere e della composizone tipografica

quando 'dell'uomo' in fine riga diventava

.......................... dello
uomo

e ricordo pure che c'era qualcuno che difendeva il sistema

in questo caso il passaggio ai sistemi informatici - che decidono loro
dove dividere le righe - è stato un gran passo avanti
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
http://blog.ilpugnonellocchio.it
GCPillan
2013-12-24 11:21:42 UTC
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Post by Maurizio Pistone
un uso atroce, legato agli ultimi tempi della scrittura a mano, delle
macchine da scrivere e della composizone tipografica
quando 'dell'uomo' in fine riga diventava
.......................... dello
uomo
e ricordo pure che c'era qualcuno che difendeva il sistema
La mia maestra avrebbe segnato errore grave un apostrofo a fine riga.
Post by Maurizio Pistone
in questo caso il passaggio ai sistemi informatici - che decidono loro
dove dividere le righe - è stato un gran passo avanti
Non è che "decidono loro", diciamo che ti lasciano scegliere. Mi pare che ci
sia una tendenza nel scegliere di non dividere più tra le sillabe, ma solo le
parole composte o neppure quelle.
Maurizio Pistone
2013-12-24 11:29:14 UTC
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Post by GCPillan
Post by Maurizio Pistone
in questo caso il passaggio ai sistemi informatici - che decidono loro
dove dividere le righe - è stato un gran passo avanti
Non è che "decidono loro", diciamo che ti lasciano scegliere. Mi pare che ci
sia una tendenza nel scegliere di non dividere più tra le sillabe, ma solo le
parole composte o neppure quelle.
puoi scegliere se dividere o no, se lasci dividere in genere dividono
correttamente - di sicuro non trasformano mai "dell'uomo" in "dello
uomo"

se le linee di testo sono sufficientemente lunghe, mi sembra più
elegante non dividere, se invece si scrive su colonne strette, è meglio
dividere
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
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Maurizio Pistone
2013-12-24 11:29:13 UTC
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Post by GCPillan
Post by Maurizio Pistone
quando 'dell'uomo' in fine riga diventava
.......................... dello
uomo
e ricordo pure che c'era qualcuno che difendeva il sistema
La mia maestra avrebbe segnato errore grave un apostrofo a fine riga.
aveva ragione

la divisione giusta è

.................................. del-
l'uomo
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
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edevils
2013-12-24 11:31:00 UTC
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Post by GCPillan
La mia maestra avrebbe segnato errore grave un apostrofo a fine riga.
...
Post by GCPillan
nel scegliere
Cosa avrebbe detto su "nel scegliere" la tua maestra? :) :P
Wolfgang
2013-12-24 12:05:32 UTC
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Post by Maurizio Pistone
Post by edevils
Negli anni Ottanta è ancora possibile rintracciare la mancata elisio
ne tra articolo o preposizione articolata e nome, allorché ciò avvenga
tra la fine del rigo in una colonna e l'inizio nel rigo successivo della
stessa colonna. Riportiamo una serie di occorrenze
un uso atroce, legato agli ultimi tempi della scrittura a mano, delle
macchine da scrivere e della composizone tipografica
quando 'dell'uomo' in fine riga diventava
.......................... dello
uomo
e ricordo pure che c'era qualcuno che difendeva il sistema
in questo caso il passaggio ai sistemi informatici - che decidono loro
dove dividere le righe - è stato un gran passo avanti
Qual è poi il modo ammissibile della divisione in fin di riga?

Tra le tre possibilità «dello/uomo», «dell'/uomo» e «del-/l'uomo»,
solo l'ultima mi sembra ammissibile, sebbene io eviti anche questa
perché trovo brutto il susseguirsi di un trattino e un apostrofo a
poca distanza.

Ma visto che conta poco la sensibilità di un non madrelingua, sarei
interessato di conoscere i vostri pareri.

Buon Natale in anticipo,
Wolfgang
*GB*
2013-12-24 12:22:41 UTC
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Post by Wolfgang
Tra le tre possibilità «dello/uomo», «dell'/uomo» e «del-/l'uomo»,
solo l'ultima mi sembra ammissibile,
La prima è la peggiore, perché se uno declama il testo leggendolo,
dirà "dello" prima di accorgersi che nella riga seguente la prima
parola inizia per vocale. Le altre due possibilità sono cacografiche
(inestetiche) per cui la cosa migliore è andare a capo prima di "dell'".

Bye,

*GB*
Maurizio Pistone
2013-12-24 12:22:46 UTC
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Post by Wolfgang
Qual è poi il modo ammissibile della divisione in fin di riga?
http://mauriziopistone.it/testi/discussioni/gramm01_sillabe.html
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
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http://blog.ilpugnonellocchio.it
*GB*
2013-12-24 12:33:32 UTC
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Post by Maurizio Pistone
Post by Wolfgang
Qual è poi il modo ammissibile della divisione in fin di riga?
http://mauriziopistone.it/testi/discussioni/gramm01_sillabe.html
Ottimo articolo, grazie. E hai ragione anche quando scrivi:

Ma gli articoli? Le preposizione articolate?
È possibile considerarli portatori autonomi di significato?

Ciò perché articoli e preposizioni rendono quelli che in altre
lingue sono detti casi. Rendono casi particolari (di determinazione
del nome) anche gli articoli, che del resto in svedese non sono
sempre parole disgiunte:

katt = gatto
katten = il gatto
en katt = un gatto

E a quel punto si poteva anche scrivere "enkatt".

Bye,

*GB*
Klaram
2013-12-24 12:29:17 UTC
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Post by Wolfgang
Qual è poi il modo ammissibile della divisione in fin di riga?
Tra le tre possibilità «dello/uomo», «dell'/uomo» e «del-/l'uomo», solo
l'ultima mi sembra ammissibile, sebbene io eviti anche questa perché trovo
brutto il susseguirsi di un trattino e un apostrofo a poca distanza.
Ma visto che conta poco la sensibilità di un non madrelingua, sarei
interessato di conoscere i vostri pareri.
Anch'io sceglierei, senza esitazione, la terza, e se non fosse
possibile spezzare andrei a capo con tutto: dell'uomo.
Post by Wolfgang
Buon Natale in anticipo,
Buon Alban Arthan.

k
Post by Wolfgang
Wolfgang
*GB*
2013-12-24 12:39:29 UTC
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Post by Klaram
Post by Wolfgang
Buon Natale in anticipo,
Buon Alban Arthan.
Sei wiccana?

http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Wicca

Bye,

*GB*
Klaram
2013-12-24 12:57:39 UTC
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Post by *GB*
Post by Klaram
Post by Wolfgang
Buon Natale in anticipo,
Buon Alban Arthan.
Sei wiccana?
Non so nemmeno che cosa significhi.

Io, sono una discendente degli antichi Liguri Montani, e purtroppo non
so come i miei antenati festeggiassero la Festa della Luce*. Ma in una
valle qui vicino, l'altra sera, hanno festegiato Alban Arth(u)an, che
se ho capito bene, dovrebbe essere una festa celto-ligure, forse più
celtica che ligure, o forse solo una gran tavanata, ma in mancanza di
meglio... :-))

* sembra certo che, tra le altre cose, adorassero il sole.

k
edevils
2013-12-24 13:07:26 UTC
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Post by Klaram
Post by *GB*
Post by Klaram
Post by Wolfgang
Buon Natale in anticipo,
Buon Alban Arthan.
Sei wiccana?
Non so nemmeno che cosa significhi.
Cose porno! :D

http://it.wikipedia.org/wiki/Wicca#Il_Grande_Rito
[...]
Nell'occasione di ogni Grande Rito i sacerdoti simulano, mediante
l'utilizzo degli oggetti sacri, un rapporto sessuale di penetrazione.
L'Athame, simbolo del fallo, viene immerso nella coppa, riempita con del
vino o altra bevanda e rappresentante la vulva. Il Grande Rito eseguito
in modo effettivo esprime lo stesso concetto, ma in modo più concreto
mediante la ierogamia, esso avviene in casi estremamente rari, in
privato, tra sacerdoti sposati tra di loro (o comunque all'interno di
coppie già consolidate)[58].

L'importanza della pratica è fortemente enfatizzata, in quanto
rappresentazione effettiva dell'unione divina tra il maschile e il
femminile, unione che è contemporaneamente e progressivamente fisica,
chimica, psicologica e astrale, riproducente l'amore eterno che
scaturisce dalle due Divinità, ovvero il loro perenne unirsi e
scontrarsi che dà inizio alla manifestazione dell'esistenza.
Post by Klaram
Io, sono una discendente degli antichi Liguri Montani, e purtroppo non
so come i miei antenati festeggiassero la Festa della Luce*. Ma in una
valle qui vicino, l'altra sera, hanno festegiato Alban Arth(u)an, che se
ho capito bene, dovrebbe essere una festa celto-ligure, forse più
celtica che ligure, o forse solo una gran tavanata, ma in mancanza di
meglio... :-))
* sembra certo che, tra le altre cose, adorassero il sole.
In sostanza, il solstizio d'inverno.
Maurizio Pistone
2013-12-24 13:21:30 UTC
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Post by edevils
i sacerdoti simulano, mediante
l'utilizzo degli oggetti sacri, un rapporto sessuale di penetrazione
La medicina moderna fa miracoli, non ci si deve più accontentare di una
simulazione
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
http://blog.ilpugnonellocchio.it
edevils
2013-12-24 12:39:56 UTC
Permalink
Post by Wolfgang
Qual è poi il modo ammissibile della divisione in fin di riga?
Tra le tre possibilità «dello/uomo», «dell'/uomo» e «del-/l'uomo», solo
l'ultima mi sembra ammissibile, sebbene io eviti anche questa perché
trovo brutto il susseguirsi di un trattino e un apostrofo a poca distanza.
Ma visto che conta poco la sensibilità di un non madrelingua, sarei
interessato di conoscere i vostri pareri.
Come ha già detto Maurizio, scartato l'inelegante "dello uomo", la
scelta tra le due ipotesi rimanenti (dividere "del-l'uomo" a fine riga
oppure mandare accapo "dell'uomo") dipende dalla lunghezza della riga.

"se le linee di testo sono sufficientemente lunghe, mi sembra più
elegante non dividere, se invece si scrive su colonne strette, è meglio
dividere"

Il motivo è che in una colonna stretta, se non dividi a fine riga e
mandi accapo, ti ritrovi con alcune righe con un numero di caratteri
vistosamente inferiore alle altre.
Post by Wolfgang
Buon Natale in anticipo,
Wolfgang
Anche a te!
Valerio Vanni
2013-12-24 13:01:30 UTC
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Post by Maurizio Pistone
quando 'dell'uomo' in fine riga diventava
.......................... dello
uomo
e ricordo pure che c'era qualcuno che difendeva il sistema
Io ho saputo di questa cosa solo nel 2013, da uno a cui "era stato
insegnato alle elementari".
E l'ho trovata subito orrenda, perché rischia di intralciare la
lettura.
--
Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.
Mad Prof
2013-12-24 10:51:02 UTC
Permalink
Post by edevils
Non so se sia una regola, ma è una constatazione che parte dall'uso, mi
pare.
Sui libri in Google Libri, dove si può supporre che si parli soprattutto
del duca piuttosto che di un anonimo Amedeo aostano, ci sono solo 6
(sei) occorrenze di "Amedeo di Aosta" contro le 30.900 di "Amedeo d'Aosta".
Questa però è solo metà della dimostrazione: bisognerebbe anche
verificare che in tutte quelle altre situazioni che non siano "Amedeo
d'Aosta", "Duca d'Aosta", etc. effettivamente prevalga l'altra forma "di
Aosta".
--
73 is the Chuck Norris of numbers.
edevils
2013-12-24 11:07:26 UTC
Permalink
Post by Mad Prof
Post by edevils
Non so se sia una regola, ma è una constatazione che parte dall'uso, mi
pare.
Sui libri in Google Libri, dove si può supporre che si parli soprattutto
del duca piuttosto che di un anonimo Amedeo aostano, ci sono solo 6
(sei) occorrenze di "Amedeo di Aosta" contro le 30.900 di "Amedeo d'Aosta".
Questa però è solo metà della dimostrazione: bisognerebbe anche
verificare che in tutte quelle altre situazioni che non siano "Amedeo
d'Aosta", "Duca d'Aosta", etc. effettivamente prevalga l'altra forma "di
Aosta".
Beh, "dimostrazione" è parola grossa. Parliamo di indizi, semmai. :)
Ad ogni modo, sempre dai libri in Google Libri:

"abitanti di Aosta"
About 6,490 results (0.29 seconds)


"abitanti d'Aosta"
10 results (0.27 seconds)

Peraltro, di questi soli dieci risultati, sei risalgono a testi
dell'Ottocento.
Mad Prof
2013-12-24 11:15:41 UTC
Permalink
Post by Davide Pioggia
Questa è una regola sulla quale nutro non poche perplessità.
C'è un caso a mio avviso analogo: i nomi dei fiumi. Quando il nome del
fiume inizia per vocale e entra a far parte di una denominazione, si usa
spesso la forma "d' + nome del fiume":

Albaredo d'Adige
Val d'Enza
Val d'Orcia

Nessuno però direbbe mai "la sorgente d'Adige", "le anse d'Orcia": in
questi casi le uniche forme possibili, almeno nell'italiano di oggi,
sono "la sorgente dell'Adige", "le anse dell'Orcia".
Può darsi che si tratti anche di un retaggio di tempi in cui le forme
"d'Adige", "d'Orcia" erano correnti, ma io ci vedo soprattutto la
tendenza a prediligere forme contratte nella composizione dei nomi
propri.
--
73 is the Chuck Norris of numbers.
*GB*
2013-12-23 11:22:26 UTC
Permalink
Post by edevils
parlando velocemente potrei pronunciare come se fosse scritto
"d'Urbino", "d'Ancona".
E perché non /djur'bi:no/ etc.?

Bye,

*GB*
edevils
2013-12-23 11:50:58 UTC
Permalink
Post by *GB*
Post by edevils
parlando velocemente potrei pronunciare come se fosse scritto
"d'Urbino", "d'Ancona".
E perché non /djur'bi:no/ etc.?
Infatti. Comunque nel parlato il comportamento è più libero e variabile
rispetto alla grafia. Ed entrambi, parlato e grafia, sono influenzati
non solo da fenomeni fonetici (evitare lo iato, ecc.) ma anche dalla
semantica: "d'accordo" e "di accordo" sono bestie diverse, "Terra
d'Otranto" è denominazione DOP ufficiale, "Piobesi d'Alba" è il nome
proprio di una località, mentre... "Di quale Piobesi parli? Della
Piobesi nei pressi di Alba in provincia di Cuneo, cioè Piobesi d'Alba, o
di Piobesi Torinese in provincia di Torino?".
father mckenzie
2013-12-23 12:28:15 UTC
Permalink
Il 23/12/2013 12:50, edevils ha scritto:
"Di quale Piobesi parli? Della
Post by edevils
Piobesi nei pressi di Alba in provincia di Cuneo, cioè Piobesi d'Alba, o
di Piobesi Torinese in provincia di Torino?".
di via Piobesi a Torino, proprio all'angolo di casa mia quando abitavo e
lavoravo lì (ero a piazza P.F.Guala). Per essere in tema aggiungerò che
si trattava di appartamento in fitto, dove coabitavo con due tizi, uno
della provincia di Enna, l'altro originario dell'Argentina, precisamente
di Salta (potevo dire di Avellaneda ma sono sincero). A proposito, il
mate sa di broccoli.
--
Audiente autem omni populo, dixit discipulis suis: “Attendite a scribis,
qui volunt ambulare in stolis et amant salutationes in foro et primas
cathedras in synagogis et primos discubitus in conviviis”.(Lc, 20,45-46)
edevils
2013-12-23 13:16:27 UTC
Permalink
Il 23/12/2013 13.28, father mckenzie ha scritto:
[...]
Post by father mckenzie
dove coabitavo con due tizi, uno
della provincia di Enna,
Altro esempio per Stefan. :)
ADPUF
2013-12-23 22:54:02 UTC
Permalink
Post by Davide Pioggia
Post by Stefan Ram
In « Sono d'accordo » mi sembra più normale usare
l'elisione, ma in « Sono di Eggesin. », mi sembra più
normale non usare l'elisione.
Anch'io direi «È di Eggesin». Forse perché, dovendo passare
a una lingua diversa, faccio una pausa.
Anche quando la città è più conosciuta, mi viene comunque
da dire «di»: «È di Amsterdam».
Invece dico «È d'Urbino, è d'Ancona» eccetera.
D'Eboli?
D'Empoli?
D'Erba?
D'Enna?
D'Elmas?
D'Este?
--
"De deux choses lune. L'autre c'est le soleil."
-- Jacques Prévert
Valerio Vanni
2013-12-24 13:10:51 UTC
Permalink
Post by ADPUF
D'Eboli?
D'Empoli?
D'Erba?
D'Enna?
D'Elmas?
D'Este?
Mi sono reso conto che le parole accentate sulla prima sillaba mi
fanno scartare la soluzione intermedia /j+V/.

/'dempoli/ o /di'empoli/, ma non /'djempoli/

Non si incarta la lingua, semplicemente mi suona male.
L'unica ipotesi che mi viene in mente è che una semiconsonante
aggiunta sulla sillaba tonica snaturi più la parola che una su una
sillaba atona.
--
Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.
father mckenzie
2013-12-22 18:44:17 UTC
Permalink
Post by Stefan Ram
(« Eggesin » essendo una
piccola città in Germania.) È vero questo? Anche sarebbe
possibile: « Sono d'Eggesin. »? C'è una regola per questo?
Posso chiederti perché metti il punto dentro la parentesi e dentro le
virgolette? In italiano non lo faremmo. Inoltre, lasci uno spazio tra
virgolette e inizio parola; non so gli altri, io non lo uso.
--
Audiente autem omni populo, dixit discipulis suis: “Attendite a scribis,
qui volunt ambulare in stolis et amant salutationes in foro et primas
cathedras in synagogis et primos discubitus in conviviis”.(Lc, 20,45-46)
Davide Pioggia
2013-12-22 19:01:34 UTC
Permalink
Post by father mckenzie
Post by Stefan Ram
(« Eggesin » essendo una
piccola città in Germania.) È vero questo? Anche sarebbe
possibile: « Sono d'Eggesin. »? C'è una regola per questo?
Posso chiederti perché metti il punto dentro la parentesi e dentro le
virgolette?
Ricordo che quando mi occupavo di logica faticavo a non mettere il punto
dentro le virgolette perché, se viene citata una proposizione compiuta, e
una proposizione compiuta inizia con una maiuscola e finisce col punto
fermo, allora citando la proposizione bisogna mettere anche il punto. Ho
impiegato un po' di tempo a concedermi l'alleggerimento stilistico, ferendo
il mio bisogno di rigore geometrico. E io tutto sommato vengo da una cultura
barocca, per la quale si può anche dire «più di quanto tu non pensi» senza
percepire il problema logico che si pone. Immagino che per Stefan sia più
difficile :-)
Post by father mckenzie
Inoltre, lasci uno spazio tra virgolette e inizio parola; non so gli
altri, io non lo uso.
Questa invece m'è sempre sembrata una soluzione rigorosa, perché le
regole della scrittura informatizzata sono ereditate da quelle tipografiche,
e la composizione tipografica è tesa a impedire che ci si possa trovare con
una virgoletta alla fine o all'inizio d'una riga.

(Invece quando si scriveva a mano in questi casi si potevano lasciare dei
piccoli spazi, per non avere le virgolette attaccatissime alle lettere).
--
Saluti.
D.
father mckenzie
2013-12-22 19:05:24 UTC
Permalink
Post by Davide Pioggia
Post by father mckenzie
Posso chiederti perché metti il punto dentro la parentesi e dentro le
virgolette?
Ricordo che quando mi occupavo di logica faticavo a non mettere il punto
dentro le virgolette perché, se viene citata una proposizione compiuta, e
una proposizione compiuta inizia con una maiuscola e finisce col punto
fermo, allora citando la proposizione bisogna mettere anche il punto.
Ci può stare. Il punto, però, è che nella prima frase citata lui ha
messo il punto dentro e non lo ha messo fuori. Una frase che non finisce
con il punto a me pare monca.
Maurizio Pistone
2013-12-22 20:26:50 UTC
Permalink
Post by Davide Pioggia
Ricordo che quando mi occupavo di logica faticavo a non mettere il punto
dentro le virgolette perché, se viene citata una proposizione compiuta, e
una proposizione compiuta inizia con una maiuscola e finisce col punto
fermo, allora citando la proposizione bisogna mettere anche il punto.
direi anch'io
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
http://blog.ilpugnonellocchio.it
ADPUF
2013-12-23 22:55:27 UTC
Permalink
Post by Maurizio Pistone
Post by Davide Pioggia
Ricordo che quando mi occupavo di logica faticavo a non
mettere il punto dentro le virgolette perché, se viene citata
una proposizione compiuta, e una proposizione compiuta inizia
con una maiuscola e finisce col punto fermo, allora citando
la proposizione bisogna mettere anche il punto.
direi anch'io
Mi associo, punto
--
"L'ozio senza il conforto delle lettere è morte e sepoltura di
un uomo vivo."
-- Lucio Anneo Seneca (5 a.C.-65 d.C.), "Lettere a Lucilio".
Maurizio Pistone
2013-12-22 20:26:50 UTC
Permalink
Post by Davide Pioggia
Questa invece m'è sempre sembrata una soluzione rigorosa, perché le
regole della scrittura informatizzata sono ereditate da quelle tipografiche,
e la composizione tipografica è tesa a impedire che ci si possa trovare con
una virgoletta alla fine o all'inizio d'una riga.
la tipografia spesso mette un piccolo spazio tra le virgolette e le
parole, ma sicuramente è uno spazio puramente tipografico, non uno
spazio grammaticale, uguale a quello che c'è tra le parole

in ambito informatico, questo è impossibilie, o non si mette lo spazio
(e con certe font l'effetto non sempre è gradevole) oppure si usa
l'espediente degli spazi non separabili
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
http://blog.ilpugnonellocchio.it
Stefan Ram
2013-12-22 19:01:57 UTC
Permalink
Post by father mckenzie
Posso chiederti perché metti il punto dentro la parentesi e dentro le
virgolette? In italiano non lo faremmo.
Ho avuto l'intenzione di citare una frase di cui il punto fa parte.
Sono consapevole del fatto che questo punto spesso è omesso (anche
in tedesco), ma per me sarebbe troppo doloroso omettere un carattere
così eminente.
Post by father mckenzie
Inoltre, lasci uno spazio tra virgolette e inizio parola; non
so gli altri, io non lo uso.
Non sono l'unica persona che scrive così. Per esempio, si
può trovare le virgolette seguite (« ) e precedute ( ») da
un semi spazio talvolta in

http://www.camera.it/_dati/leg15/lavori/stenografici/sed152/BINTERO.pdf

, cito 7 caratteri di questo testo del 2007

il pagamento « in bonis »

della pagina 21 (5515):

##
##
#
#
##
####### #### ### #### ####
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## # ## ## ## ## ## ## ##
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spazio semi
spazio.
father mckenzie
2013-12-22 19:07:26 UTC
Permalink
Post by Stefan Ram
Non sono l'unica persona che scrive così.
Sì, lo sapevo (per questo ho scritto "non so gli altri, io non lo uso.)".
Grazie della cortese risposta
--
Audiente autem omni populo, dixit discipulis suis: “Attendite a scribis,
qui volunt ambulare in stolis et amant salutationes in foro et primas
cathedras in synagogis et primos discubitus in conviviis”.(Lc, 20,45-46)
Una voce dalla Germania
2013-12-22 21:01:53 UTC
Permalink
Post by father mckenzie
Post by Stefan Ram
(« Eggesin » essendo una
piccola città in Germania.) È vero questo? Anche sarebbe
possibile: « Sono d'Eggesin. »? C'è una regola per questo?
Posso chiederti perché metti il punto dentro la parentesi e
dentro le virgolette? In italiano non lo faremmo.
Perché no? È una frase completa, anche se fra parentesi,
pertanto anch'io metterei il punto dentro la parentesi. O
meglio, sarebbe completa se, come avrei fatto io, invece di
"essendo" avesse scritto "è". (Eggesin è una piccola città
in Germania.)
Post by father mckenzie
Inoltre,
lasci uno spazio tra virgolette e inizio parola; non so gli
altri, io non lo uso.
Neanch'io, e credo che nessun italiano metta uno spazio in
quella posizione. Però, rispondendo a Davide, i francesi
mettono uno spazio fra i segni di punteggiatura con due
segni (es.: ; : " << >> ! ?) e la parola precedente o
seguente. Credo che sia uno spazio tipografico più sottile
di quello normale fra due parole, ma per i dettagli dovreste
chiedere a qualche francese di passaggio.
edevils
2013-12-23 08:04:30 UTC
Permalink
Post by father mckenzie
Post by Stefan Ram
(« Eggesin » essendo una
piccola città in Germania.) È vero questo? Anche sarebbe
possibile: « Sono d'Eggesin. »? C'è una regola per questo?
Posso chiederti perché metti il punto dentro la parentesi e dentro le
virgolette? In italiano non lo faremmo.
[...]

Vero, di solito in italiano non si fa.
In inglese mi pare che ci sia una differenza tra inglese britannico e
americano, con il secondo che preferisce il punto dentro le virgolette,
se ricordo bene.
Forse anche in tedesco usa così?
Wolfgang
2013-12-23 10:35:40 UTC
Permalink
Post by edevils
Post by father mckenzie
(« Eggesin » essendo una piccola città in Germania.)
È vero questo? Anche sarebbe possibile: « Sono d'Eggesin. »?
C'è una regola per questo?
Posso chiederti perché metti il punto dentro la parentesi
e dentro le virgolette? In italiano non lo faremmo.
[...]
Vero, di solito in italiano non si fa.
In inglese mi pare che ci sia una differenza tra inglese
britannico e americano, con il secondo che preferisce il
punto dentro le virgolette, se ricordo bene.
Forse anche in tedesco usa così?
In tedesco dipende dalla logica del testo:

- se il testo tra parentesi è un'aggiunta a quello fuori delle
stesse, allora il punto fermo sta fuori delle parentesi.

- se invece il testo tra parentesi è un testo a sé stante, come
nell'esempio di Stefan Ram, allora va bene il punto fermo tra parentesi.

Mi sembra che anche in italiano si segua questa regola.

Ciao,
Wolfgang
edevils
2013-12-23 11:10:39 UTC
Permalink
- se il testo tra parentesi è un'aggiunta a quello fuori delle stesse,
allora il punto fermo sta fuori delle parentesi.
- se invece il testo tra parentesi è un testo a sé stante, come
nell'esempio di Stefan Ram, allora va bene il punto fermo tra parentesi.
Mi sembra che anche in italiano si segua questa regola.
Non ho manuali di stile sottomano, ma vedere un punto a conclusione di
una frase tra parentesi è quantomeno insolito in italiano, anche nel
caso in cui si tratti un testo a sé stante.

Personalmente non avrei scritto

[...]
In « Sono d'accordo » mi sembra più normale usare
l'elisione, ma in « Sono di Eggesin. », mi sembra più
normale non usare l'elisione. (« Eggesin » essendo una
piccola città in Germania.) È vero questo? Anche sarebbe
possibile: « Sono d'Eggesin. »? C'è una regola per questo?

Semmai, avrei lasciato solo il punto esterno:

[...]
In « Sono d'accordo » mi sembra più normale usare
l'elisione, ma in « Sono di Eggesin. », mi sembra più
normale non usare l'elisione (« Eggesin » essendo una
piccola città in Germania). È vero questo? Anche sarebbe
possibile: « Sono d'Eggesin. »? C'è una regola per questo?


A dirla tutta, avrei scritto in realtà

[...]
In "Sono d'accordo" mi sembra più normale usare
l'elisione, ma in "Sono di Eggesin", mi sembra più
normale non usare l'elisione ("Eggesin" è una
piccola città in Germania). Confermate? Sarebbe anche
possibile "Sono d'Eggesin"? C'è una regola per questi casi?
[...]
ADPUF
2013-12-23 22:54:42 UTC
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Post by father mckenzie
Post by Stefan Ram
(« Eggesin » essendo una
piccola città in Germania.) È vero questo? Anche sarebbe
possibile: « Sono d'Eggesin. »? C'è una regola per questo?
Posso chiederti perché metti il punto dentro la parentesi e
dentro le virgolette? In italiano non lo faremmo. Inoltre,
lasci uno spazio tra virgolette e inizio parola; non so gli
altri, io non lo uso.
Lo spazio fra lettere e segni doppi (;:?!"») si usa in Francia,
con le ovvie tragiche conseguenze quando si va a capo.

Ma i francesi sono razionalisti cartesiani, si sa...
--
In a Rhodes tailor shop:
"Order your summers suit. Because is big rush we will execute
customers in strict rotation."
Maurizio Pistone
2013-12-24 10:41:07 UTC
Permalink
Post by ADPUF
Lo spazio fra lettere e segni doppi (;:?!"») si usa in Francia,
con le ovvie tragiche conseguenze quando si va a capo.
sono andato a vedere sulla Wikipedia francese, ho subito trovato

la marque <span class="citation">«&#160;Peyo&#160;»</span>

(pagina iniziale di oggi)

e

un jeune homme sportif&#160;:

(voce Gustave Flaubert)

con il simbolo NO-BREAK SPACE

è una bella scocciatura, però
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
http://blog.ilpugnonellocchio.it
Maurizio Pistone
2013-12-22 19:25:18 UTC
Permalink
Post by Stefan Ram
« Si ha inoltre l'elisione nei seguenti casi: » ...
« con la preposizione di: d'aria, d'estro, d'orzo
(ma si scrive anche: di aria, di estro, di orzo); ».
In « Sono d'accordo » mi sembra più normale usare
l'elisione, ma in « Sono di Eggesin. », mi sembra più
normale non usare l'elisione. (« Eggesin » essendo una
piccola città in Germania.) È vero questo? Anche sarebbe
possibile: « Sono d'Eggesin. »? C'è una regola per questo?
essedo "Eggesin" un nome straniero, e non dei più noti, sicuramente un
italiano dice "sono di [piccola pausa, poi marcando bene la parola]
EG-GE-SIN"

quanto al passo citato della grammatica, non mi pronuncio, essendo un
frammento troppo piccolo
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
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http://blog.ilpugnonellocchio.it
Mad Prof
2013-12-22 20:30:00 UTC
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Post by Maurizio Pistone
un
italiano dice "sono di [piccola pausa, poi marcando bene la parola]
EG-GE-SIN"
Un italiano al massimo dice "sei di Eggesin". ;-)
--
73 is the Chuck Norris of numbers.
edevils
2013-12-23 07:56:12 UTC
Permalink
Post by Stefan Ram
« Si ha inoltre l'elisione nei seguenti casi: » ...
« con la preposizione di: d'aria, d'estro, d'orzo
(ma si scrive anche: di aria, di estro, di orzo); ».
OK.
Post by Stefan Ram
In « Sono d'accordo » mi sembra più normale usare
l'elisione,
Direi che è obbligatorio, non solo "più normale".
Post by Stefan Ram
ma in « Sono di Eggesin. », mi sembra più
normale non usare l'elisione.
OK.
Post by Stefan Ram
(« Eggesin » essendo una
piccola città in Germania.)
Oppure: "Sono di Ischia", "Sono di Imperia"...
Post by Stefan Ram
È vero questo? Anche sarebbe
possibile: « Sono d'Eggesin. »?
Possibile sì, ma non direi comune.
Post by Stefan Ram
C'è una regola per questo?
Direi che la differenza è che "d'accordo" è una locuzione fissa, per
esprimere consenso a un'intesa.

Se però la preposizione "di" e il sostantivo "accordo" si trovassero
di seguito con significato diverso da quello della locuzione avverbiale,
allora l'elisione non sarebbe obbligatoria.

A:"Di cosa mi stai parlando?"
B:"Ti sto parlando di un trattato di pace con il Lussemburgo".
A:"Di accordo con il Granduca io non voglio sentir parlare!".
Maurizio Pistone
2013-12-23 09:09:39 UTC
Permalink
Post by edevils
B:"Ti sto parlando di un trattato di pace con il Lussemburgo".
d'un trattato col Lussemburgo?
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
http://blog.ilpugnonellocchio.it
ADPUF
2013-12-23 22:56:18 UTC
Permalink
Post by Maurizio Pistone
Post by edevils
B:"Ti sto parlando di un trattato di pace con il
Lussemburgo".
d'un trattato col Lussemburgo?
Si vede che sta scandendo bene le parole per farle capire a un
diversamente udente.
--
"Spender tanto e piover piano è la rovina del villano."
*GB*
2013-12-23 11:20:26 UTC
Permalink
Post by edevils
B:"Ti sto parlando di un trattato di pace con il Lussemburgo".
A:"Di accordo con il Granduca io non voglio sentir parlare!".
"Di accordo con il Granduca" e "D'accordo con il Granduca" hanno sensi
differenti: la seconda forma significa "Concordemente con il Granduca".

Bye,

*GB*
ADPUF
2013-12-23 22:55:37 UTC
Permalink
« Sono di Eggesin. », (« Eggesin » essendo una
piccola città in Germania.)
Qual è la funzione del raddoppio della G in "Eggesin"?
--
"Molti ci gabbano."
-- Leonardo da Vinci
*GB*
2013-12-23 23:11:39 UTC
Permalink
Post by ADPUF
Qual è la funzione del raddoppio della G in "Eggesin"?
Di pronunciare "e" aperta breve quella che altrimenti sarebbe
"e" chiusa lunga. L'accento insolitamente è sull'ultima sillaba:

Eggesin /Eg@'zi:n/ (dal polabo Gizyn)

Bye,

*GB*
Wolfgang
2013-12-23 23:42:37 UTC
Permalink
Post by *GB*
Post by ADPUF
Qual è la funzione del raddoppio della G in "Eggesin"?
Di pronunciare "e" aperta breve quella che altrimenti sarebbe
La posizione dell'accento sulla sillaba finale mi incuriosisce
perché io da madrelingua tedesco avrei spontaneamente sbagliato
l'accento, dicendo ['***@zin]. Come sei riuscito ad appurare codesta
posizione dell'accento?

Ciao,
Wolfgang
*GB*
2013-12-24 00:19:43 UTC
Permalink
La posizione dell'accento sulla sillaba finale mi incuriosisce perché io
da madrelingua tedesco avrei spontaneamente sbagliato l'accento, dicendo
http://en.wikipedia.org/wiki/Eggesin

Eggesin (German pronunciation: [ɛɡəˈziːn], Polabian Gizyn)
is a municipality in the Vorpommern-Greifswald district,
in Mecklenburg-Western Pomerania, Germany. It is situated
on the river Uecker, 7 km southeast of Ueckermünde, and
42 km northwest of Szczecin.

Bye,

*GB*
Stefan Ram
2013-12-24 00:08:52 UTC
Permalink
Post by ADPUF
« Sono di Eggesin. », (« Eggesin » essendo una
piccola città in Germania.)
Qual è la funzione del raddoppio della G in "Eggesin"?
Cominciamo con due parole più semplice per me: In »Rogen«
(« bottarga »), la prima sillaba non è caudata e la »o« è lunga
e chiusa, mentre in »Roggen« (« segale »), la prima sillaba è
caudata e la »o« è breve ed aperta a causa del raddoppiamento.

Le regole non valgono sempre per i nomi propri come »Eggesin«.
Ma in questo caso, la pronuncia infatti è /Eg@'zi:n/, quindi,
probabilmente il raddoppiamento far diventare breve ed aperta
la »E«.
Stefan Ram
2013-12-24 00:36:07 UTC
Permalink
Post by Stefan Ram
Cominciamo con due parole più semplice per me: In »Rogen«
(« bottarga »), la prima sillaba non è caudata e la »o« è lunga
e chiusa, mentre in »Roggen« (« segale »), la prima sillaba è
caudata e la »o« è breve ed aperta a causa del raddoppiamento.
Ogni tanto la gente si chiede se anche in italiano,
un raddoppiamento far diventare breve il precedente vocale.
Ed io ho trovato l'ultima verità in questo riguardo, scritta
da Chiara Celata e Lidia Costamagna:

»The tendency for a V preceding a long or geminate C to
be shorter than a corresponding V preceding a short C is
strongly non-systematic and influenced by different
variables (such as the type of the C, the
lexical/prosodic context etc.).«

Questo davvero ti aiuta quando cerchi d'imparare italiano!
*GB*
2013-12-24 00:59:23 UTC
Permalink
Post by Stefan Ram
Questo davvero ti aiuta quando cerchi d'imparare italiano!
Lascia stare. In italiano le vocali si allungano in sillaba aperta
(terminante per vocale) quando portano l'accento di frase, escluse
le vocali finali di parola. Es.:

Sta nevicando, dammi la pala. /,stanevi'kando ,dam:ila'pa:la/
Una volta spalato, vado in città. /una,vOltaspa'la:to ,vadointSi't:a/

Vedi anche:

http://www.treccani.it/enciclopedia/quantita-fonologica_(Enciclopedia_dell'Italiano)/

Viceversa, la correlazione di quantità fonologica non funziona
per le > vocali, dal momento che la lunghezza vocalica è determinata
dalla struttura della > sillaba: una vocale si allunga se è
accentata e si trova in sillaba aperta non finale di parola: ad es.,
mela [ˈmeːla], faro [ˈfaːro]. Ciò significa che a livello fonologico
tutte le vocali sono brevi, e che le vocali lunghe che si osservano
in superficie sono determinate dal contesto (cfr. Vogel 1982;
Marotta 1985; Nespor 1993; > variante combinatoria).

Bye,

*GB*
Stefan Ram
2013-12-24 01:26:42 UTC
Permalink
dalla struttura della > sillaba: una vocale si allunga se è
accentata e si trova in sillaba aperta non finale di parola: ad es.,
¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯
Ma leggendo [1] si trova:

»While traditional accounts claim that [stressed ]³
vowels in all non-final position are longer than vowels
in word-final position [9], we find that only
penultimate stressed vowels are longer, confirming the
findings reported in [2]. In addition, we show that the
duration values of final stressed vowels depend
critically on measurement criteria.«.

³[stressed ] è stata inserita da me (Stefan Ram)

Il che potrebbe indicare che non basta leggere una sola
fonte e poi crede che si già sappia tutto.

[1] Positional Effects ON Stressed Vowel Duration in Standard
Italian by Jan van Santeny¹ and Mariapaola D' Imperioz²;
¹Bell Labs - Lucent Technologies, USA, ²Department of
Linguistics, The Ohio State University, USA

[2] D' Imperio, M., and Rosenthall, S. 1999. Phonetics
and Phonology of Main Stress in Italian. Phonology 16, 1.

[9] Nespor, M., and Vogel, I. 1986. Prosodic Phonology.
Dordrecht: Foris.
*GB*
2013-12-24 10:54:47 UTC
Permalink
Post by Stefan Ram
»While traditional accounts claim that [stressed ]³
vowels in all non-final position are longer than vowels
in word-final position [9], we find that only
penultimate stressed vowels are longer, confirming the
findings reported in [2]. In addition, we show that the
duration values of final stressed vowels depend
critically on measurement criteria.«.
³[stressed ] è stata inserita da me (Stefan Ram)
Il che potrebbe indicare che non basta leggere una sola
fonte e poi crede che si già sappia tutto.
Credevo che tu volessi sapere come pronunciare decentemente l'italiano.
Per quell'obiettivo, la regola tradizionale è quella che ti ho scritto.
Interessante però il discorso sulla penultima. Se l'accento è retratto,
l'allungamento è ridotto: "ne dubito" /ne'du.bito/ e non /ne'du:bito/.
Anche una vocale tonica finale può allungarsi in base al contesto,
come abbiamo già visto in questo gruppo: "Che?" /k.e:/.

Quanto al confronto con la lunghezza delle vocali finali, tieni conto
che quest'ultima varia molto a seconda dell'inflessione regionale.
Al nord la differenza di quantità tra vocale tonica e vocali atone
(comprese le finali) è generalmente evidente, altrove no (eccett'
quand' un napoletan' si mett' a parlar' così).

Bye,

*GB*
edevils
2013-12-24 11:10:11 UTC
Permalink
Il 24/12/2013 11.54, *GB* ha scritto:
[...]
Post by *GB*
Quanto al confronto con la lunghezza delle vocali finali, tieni conto
che quest'ultima varia molto a seconda dell'inflessione regionale.
Al nord la differenza di quantità tra vocale tonica e vocali atone
(comprese le finali) è generalmente evidente, altrove no (eccett'
quand' un napoletan' si mett' a parlar' così).
Più che omettere la vocale finale, usa una sorta di schwa al posto della
vocale prevista.
*GB*
2013-12-24 11:37:15 UTC
Permalink
Post by edevils
(eccett' quand' un napoletan' si mett' a parlar' così).
Più che omettere la vocale finale, usa una sorta di schwa
al posto della vocale prevista.
Sì, ma spesso nella trascrizione popolare quello schwa si segna
appunto con l'apostrofo (visto che altri simboli non sono noti).

A sproposito... tu... mangi le noci del Brasile? Parrebbe (v. link)
che contengano bario, e quindi radio. Se è così (per fortuna sembra
che il radio non venga trattenuto) non farebbero mica bene alla salute.

http://www.orau.org/ptp/collection/consumer%20products/brazilnuts.htm

Bye,

*GB*
orpheus
2013-12-24 11:44:03 UTC
Permalink
*GB* wrote:
[...]
Post by *GB*
A sproposito... tu... mangi le noci del Brasile? Parrebbe (v. link)
che contengano bario, e quindi radio. Se è così (per fortuna sembra
che il radio non venga trattenuto) non farebbero mica bene alla salute.
http://www.orau.org/ptp/collection/consumer%20products/brazilnuts.htm
Viene eliminato insieme allo stronzio?
*GB*
2013-12-24 11:52:17 UTC
Permalink
Post by orpheus
Post by *GB*
http://www.orau.org/ptp/collection/consumer%20products/brazilnuts.htm
Viene eliminato insieme allo stronzio?
Bravo. Se c'è radio perché c'è bario, ci sarà anche lo stronzio
per lo stesso motivo (stronzio, bario e radio sono elementi
chimici molto simili, anche se gli ultimi due sono tossici
e l'ultimo è pure radioattivo).

Bye,

*GB*
edevils
2013-12-24 11:51:59 UTC
Permalink
Post by *GB*
Post by edevils
(eccett' quand' un napoletan' si mett' a parlar' così).
Più che omettere la vocale finale, usa una sorta di schwa
al posto della vocale prevista.
Sì, ma spesso nella trascrizione popolare quello schwa si segna
appunto con l'apostrofo (visto che altri simboli non sono noti).
Sì, lo sospettavo.
La mia precisazione era a scanso di equivoci per chiarire a Stefan,
anche se visto il suo livello avanzatissimo probabilmente lo sa già
anche lui! :)
Post by *GB*
A sproposito... tu... mangi le noci del Brasile? Parrebbe (v. link)
che contengano bario, e quindi radio. Se è così (per fortuna sembra
che il radio non venga trattenuto) non farebbero mica bene alla salute.
http://www.orau.org/ptp/collection/consumer%20products/brazilnuts.htm
Sì, mangio le noci del Brasile, ma saltuariamente, alternando a noci
tradizionali, mandorle, e altro. Il mio consumo prevalente di frutta a
guscio riguarda in realtà le "nocchie" (nocciole) della zona dei monti
Cimini e talvolta quelle, ottime, di Giffoni, con buona pace delle
cugine più famose delle Langhe.
*GB*
2013-12-24 12:14:41 UTC
Permalink
Post by edevils
Sì, mangio le noci del Brasile, ma saltuariamente,
Okay, ma se hai o puoi farti prestare un contatore Geiger, potresti
misurarne la radioattività: se è nulla, allora non hai da preoccuparti.
In caso contrario, io le sostituirei con anacardi (cashews) o macadamia.

Ehi, questi qua sotto dicono che basterebbe uno smartphone!

http://www.androidworld.it/2012/04/12/trasforma-il-tuo-smartphone-in-un-contatore-geiger-82836/

http://it.paperblog.com/contatore-geiger-android-rileva-le-radiazioni-con-lo-smartphone-821133/

Bye,

*GB*
edevils
2013-12-24 12:44:07 UTC
Permalink
Post by *GB*
Post by edevils
Sì, mangio le noci del Brasile, ma saltuariamente,
Okay, ma se hai o puoi farti prestare un contatore Geiger, potresti
misurarne la radioattività: se è nulla, allora non hai da preoccuparti.
In caso contrario, io le sostituirei con anacardi (cashews) o macadamia.
[...]

Sono dosi tali da preoccuparsi anche per un consumo saltuario?
*GB*
2013-12-24 12:50:05 UTC
Permalink
Post by edevils
Sono dosi tali da preoccuparsi anche per un consumo saltuario?
Non lo so. Scaricati quell'applicazione per il tuo smartphone
e fai la prova. Poi dicci i risultati.

Bye,

*GB*
edevils
2013-12-24 13:00:23 UTC
Permalink
Post by *GB*
Post by edevils
Sono dosi tali da preoccuparsi anche per un consumo saltuario?
Non lo so. Scaricati quell'applicazione per il tuo smartphone
e fai la prova. Poi dicci i risultati.
Assai poco scientificamente ti rispondo che se soppravivo al megapiatto
di fritti napoletani che ho mangiato l'altra sera in pizzeria, penso che
sopravviverò anche alle noci amazzoniche! :D
father mckenzie
2013-12-24 13:28:40 UTC
Permalink
Post by edevils
Sono dosi tali da preoccuparsi anche per un consumo saltuario?
Bo', secondo ll'articolo
"the radium in Brazil nuts is a mix of Ra-226 and Ra-228. Of course,
the various decay products of Ra-226 and Ra-228 are also present.
Although the radioactivity is not high enough to be detectable with a
simple survey instrument, a one to five minute count on the powdered
meat of the nut with a pancake GM or ZnS detector connected to a scaler
will indicate that the beta and alpha activities are significantly above
background."
Pare sia dovuto alla presenza di Uranio e dei suoi prodotti di
decadimento nel terreno.
--
Audiente autem omni populo, dixit discipulis suis: “Attendite a scribis,
qui volunt ambulare in stolis et amant salutationes in foro et primas
cathedras in synagogis et primos discubitus in conviviis”.(Lc, 20,45-46)
*GB*
2013-12-24 13:51:28 UTC
Permalink
Post by father mckenzie
Post by edevils
Sono dosi tali da preoccuparsi anche per un consumo saltuario?
Bo', secondo ll'articolo
"the radium in Brazil nuts is a mix of Ra-226 and Ra-228. Of course,
the various decay products of Ra-226 and Ra-228 are also present.
Although the radioactivity is not high enough to be detectable with a
simple survey instrument,
E' quello il punto: se non riesci a rilevarne la radioattività, allora
per un consumo davvero saltuario quelle noci non dovrebbero preoccupare.
Ma siamo sicuri che ciò valga per ogni campione attuale? (vedi sotto)

Se quando la misuri, la radioattività la trovi, allora non è roba da
mangiare. Mi pare strano che Edevils si preoccupi tanto per il salto
di scalaggio di un sol giorno di un antiepilettico, e non si preoccupi
invece della possibilità che stia mangiando noci radioattive.
Post by father mckenzie
Pare sia dovuto alla presenza di Uranio e dei suoi prodotti di
decadimento nel terreno.
L'uranio, come il polonio, è più abbondante dove impiegano fertilizzanti
artificiali, quindi è facile supporre che la radioattività delle noci
del Brasile sia andata aumentando nel tempo.

Bye,

*GB*

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