"Gabriele - Biologo Nutrizionista" <***@gmail.com> ha scritto nel
messaggio news:2b4d2d56-533a-4773-a795-
Perchè, tu che documenti scientifici hai portato?
Io ti segnalo le linee guida italiane per una sana alimentazione
(www.sapermangiare.mobi) e poi puoi sbizzarrirti a leggere le linee guida di
altri stati, non ne troverai nessuna che SCONSIGLIA il consumo di carne, ma
tutte dicono che deve essere LIMITATO di molto, sopratutto carni rosse e
salumi.
Questo è quanto consigliato anche dal World Cancer Resaerch Fund
(http://www.dietandcancerreport.org/). Le indicazioni in italiano le trovi
qui:
http://www.istitutotumori.mi.it/istituto/documenti/cittadino/WCRF_2007.pdf
La società di nutrizione vegetariana offre consigli nutrizionali per chi non
vuole danneggiare animali e ambiente, ma non dice che l'alimentazione senza
carne sia la migliore in assoluto dal punto di vista NUTRIZIONALE. Nessuno
lo dice, solo tu e i soliti fissati che leggono e si informano solo su
strani siti internet e anche se i siti sono seri non sono capaci di
interpretare i dati perchè NON hanno una solida base scientifica alle
spalle.
Eticamente è OVVIO che sia meglio non mangiare carne, ma nemmeno uova e
latte allora....ma l'etica non c'entra con la scienza.
Studia!
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se leggessi un po' prima di scendere in questa arena .....avresti letto dei
miei interventi sui monaci Shaolin maestri indiscussi del Wu Shu
http://www.kungfushaolin.info/index.php/alimentazione.html
comunque come leggi in un altro mio post
http://www.larena.it/stories/Provincia/131113__i_medici_evitare_la_carne_e_s_alla_dieta_vegetariana/
La carne? Meglio non mangiarla
Roberta Siani, responsabile del Progetto disordini alimentari del reparto di
Psichiatria dell'ospedale cittadino di Borgo Roma; Pietro Madera,
responsabile del Sert dell'Ulss 20; Francesca Bonini, biotecnologa e docente
di alimentazione, che sono intervenuti col coordinamento del dottor Giuseppe
Piasentin, medico del Pronto soccorso del «Fracastoro»
ti lascio anche questo :
Semmai questo è informato :
Prof. Bruno Fedi, primario patologo, ex docente all'Università la Sapienza
di Roma
Che "la carne fa male" è vero. Lo dimostra l'epidemiologia, che mette in
evidenza come la longevità sia statisticamente e significativamente più alta
nei vegetariani. Lo dimostra la patologia: i vegetariani si ammalano di
cancro (in modo statisticamente significativo) meno degli onnivori. Lo
stesso avviene per l'arteriosclerosi nelle sue varie forme: infarto, stroke,
ipertensione. Lo dimostra anche la patologia minore: stipsi e varici sono
pressoché assenti nei vegetariani. Inoltre mentre un tempo si accusava la
dieta vegetariana di essere "carente" di alcuni elementi fondamentali, oggi
è stanno emergendo le conseguenze delle carenze della dieta carnea. Si può
ignorare l'evidenza ma non si può negarla.
Nella carne esistono altri fattori morbigeni indiretti: sono i fattori
tossici e mutageni di provenienza agricola (2.000.000 di quintali di
erbicidi, pesticidi, antigrittogamici e quant'altro distribuiti in
agricoltura ogni anno in Italia). Questi fattori vengono concentrati nelle
carni degli animali ed i loro effetti, anziché sommarsi si moltiplicano! Le
carni alimentari contengono, inoltre, i residui ormonali impiegati negli
allevamenti (ricordate il recente caso delle neonate a cui è cresciuto il
seno, a Milano). Come se non bastasse, si trovano nelle carni i resti di
antibiotici che contribuiscono a creare il fenomeno dell'antibiotico
resistenza, anche in coloro che, prudentemente o casualmente, non hanno mai
fatto uso di antibiotici. Per finire, l'uso di farine animali
nell'alimentazione di altri animali destinati al macello ha portato alla
BSE: ciò nonostante l'uso delle carni alimentari non si è ridotto (83 kg/pro
capite, per l'anno, in Europa).
Dunque la carne fa male: concretamente, fa male, anche se teoricamente può
non farlo, perché non è applicabile alla carne il concetto biologico di
veleno. Questo fatto provoca enormi difficoltà pratiche. Una via per
superarle, può essere quella giuridica, ma è percorribile? Debbono dircelo i
giuristi. Tutto dipende dalla quantità, qualità e durata dell'alimentazione
carnea. Ad un non giurista sembrerebbe sufficiente, per effettuare un grande
passo in avanti, la proibizione a forzare il consumo di carne attraverso la
pioggia di convegni, interviste a Nutrizionisti, rubriche di cucina,
trasmissioni pseudo-folkloristiche che diffondono in modo subdolo il
concetto errato che la carne fa bene. Sta a noi effettuare convegni etici,
scientifici, giuridici che provochino un cambiamento della base culturale.
Ed è questo che stiamo facendo.
Abbiamo creato una nuova cultura, realizzato un processo scientifico, ma
dobbiamo fare un ulteriore passo: tradurre il tutto in termici
giuridico-politici. In questi termini, la scelta vegetariana è una scelta
antiviolenta, antimercantile, contraria al liberismo anarcoide e perfino al
concetto classico di proprietà. Ma la base di tutto questo è scientifica. Il
fatto fondamentale è aver dimostrato che la carne è un fattore morbigeno e
che i danni prodotti da questa sono maggiori di quelli prodotti da
moltissimi altri inquinanti.
Non si può trascurare il fatto che l'uso della carne serva a consolidare
una società i cui principi sono la violenza, l'edonismo, lo sfruttamento dei
più deboli. Una società sostanzialmente pagana, godereccia ed amorale, che
considera solo l'aspetto economico immediato ed apparente dei problemi. Una
società che fa ammalare per poter poi curare. Contro questa cultura dobbiamo
politicamente proporre un modello nuovo di società e di vita.
Dobbiamo puntare sulla prevenzione. Poiché l'85% dei tumori è di origine
ambientale è evidente che la sola riduzione del consumo di carne od il solo
aumento del consumo di frutta o di vegetali in genere, sarebbe sufficiente a
ridurre molte malattie e cambierebbe la società. Invece di parlare di
qualità e di sicurezza dei singoli alimenti, come fa la società attuale,
dobbiamo parlare di qualità e di sicurezza globali. Chi fa la scelta
vegetariana, sceglie di essere, non di avere. Molto spesso sceglie, molto
più concretamente, di continuare ad essere, anziché di non essere più.