Discussione:
Tamàs Vasàry
(troppo vecchio per rispondere)
Maxi75
2004-01-13 11:22:33 UTC
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Bene, dopo Zino Francescatti, violinista, è il momento di un pianista :-)
Visto che c'è in corso un thread su Dino Ciani, pianista scomparso giovane
(32 anni), mi viene in mente di parlare di Tàmas Vasàry, pinista
settantenne. Anzi, vorrei che me ne parlaste un pò voi.
Di lui conosco poche cose, sono tutte incisioni DG, opera per pinoforte ed
orchestra di Rachmaninov (con Aronovich), musica da camera di Brahms, musica
per solo pianoforte di Brahms e un cd di Debussy, per altro con Dino Ciani.
Non penso che esista altro di lui come incisioni discografiche.
Adesso lo vedo più preso dall'attività di direttore.
--
Bye
*^Massimiliano^*
--
"Non chiediamo di essere immortali. Chiediamo soltanto che le cose non
perdano tutto il loro significato."
Antoine de Saint-Exupèry
Cocco Bill
2004-01-13 11:44:58 UTC
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Post by Maxi75
Bene, dopo Zino Francescatti, violinista, è il momento di un pianista :-)
Visto che c'è in corso un thread su Dino Ciani, pianista scomparso giovane
(32 anni), mi viene in mente di parlare di Tàmas Vasàry, pinista
settantenne. Anzi, vorrei che me ne parlaste un pò voi.
La mia opinione su Vasary è che il suo nome è comparso su alcuni dei dischi
più inutili che la DG abbia prodotto.

ciao
cocco bill
Davide Cabassi
2004-01-13 22:03:59 UTC
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Post by Cocco Bill
Post by Maxi75
Bene, dopo Zino Francescatti, violinista, è il momento di un pianista :-)
Visto che c'è in corso un thread su Dino Ciani, pianista scomparso giovane
(32 anni), mi viene in mente di parlare di Tàmas Vasàry, pinista
settantenne. Anzi, vorrei che me ne parlaste un pò voi.
La mia opinione su Vasary è che il suo nome è comparso su alcuni dei dischi
più inutili che la DG abbia prodotto.
Quoto e applaudo.

d
Danny Rose
2004-01-13 14:43:42 UTC
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Post by Maxi75
Di lui conosco poche cose, sono tutte incisioni DG, opera per pinoforte ed
orchestra di Rachmaninov (con Aronovich), musica da camera di Brahms, musica
per solo pianoforte di Brahms e un cd di Debussy, per altro con Dino Ciani.
Cominciamo dal fondo.
Quello del cd in tandem è un puro e semplice accorgimento della DGG. Quel
doppio accorpa in realtà incisioni che uscirono separatamente, in tempi
differenti.
Nessuna delle due mi pare particolarmente felice; il Debussy di Vasary è
abbastanza pulito, piuttosto riduttivo, la famosa e celebrata incisione del
Preludi ad opera di Ciani non mi pare davvero la cosa migliore che abbia
fatto (in questo campo voterei per le Sonate di Weber, anche se devo
ammettere di conoscerle poco e non avere grandi termini di confronto, e per
il disco con le Novellette di Schumann, che invece ho praticamente "arato"
da adolescente); dipenderà anche dal fatto che quel Debussy è stato inciso
da tanta gente brava, più matura di quanto non fosse in quel momento il pur
valente Ciani e da alcuni mostri sacri (Gieseking e Benedetti Michelangeli,
IMHO).

In "Da Clementi a Pollini" Rattalino nomina una volta Vasary, nella parte
del libro dedicata alla cronaca della partecipazione di Pollini al premio
Chopin. Ci informa che la DGG non aveva in catalogo un grande interprete
chopiniano (possibile che non si ricordassero di Anda, che quando voleva
faceva uno Chopin egregio? se non sbaglio, è scomparso un bel po' di tempo
dopo), e a quanto pare in un primo momento qualche conclave dirigenziale
scartò il Maurizio nazionale, salvo poi pentirsene. Scartarono anche Block
(di cui non ho mai saputo altro, oltre al fatto che deve essere arrivato
secondo; non dispiaceva a Rubinstein che pure scelse Pollini, secondo
Rattalino) e "si inventarono", dice Rattalino, Vasary. Dunque neppure
Rattalino è particolarmente tenero con lui. Non mi risulta che altri volumi
sulla storia dell'interpretazione pianistica (almeno quelli che ho
sfogliato) si dilunghino maggiormente. Sostanzialmente lo ignorano, a meno
che si tratti di lessici.

Le mie impressioni sui dischi che ho ascoltato: non è certo un interprete di
portata storica, ma dire che sia un'invenzione pura e semplice mi pare un
poco ingiusto. Suona in modo convenzionale, non mi pare in possesso di una
tecnica virtuosistica trascendentale ma è comunque in grado di esporre
passabilmente una bella fetta di letteratura; poco male se a questo punto
mettesse in campo idee interpretative originali, cosa che purtroppo è restio
a fare (bisogna tuttavia dire che essere originali in quel repertorio non è
davvero facile, mi spiegherò meglio sotto). In gioventù avrebbe dovuto
tenere a bada una certa tendenza al sentimentalismo, ed evitare opere come i
Notturni di Chopin, che invece registrò integralmente (tuttora reperibili,
non li considerei per un eventuale acquisto; orientatevi, se posso
permettermi, su Arrau, su Francois, su Ashkenazy e, perché no,
sull'incisione del '65 di Rubinstein, se avete voglia di spendere, per non
parlare di quei pochi che ha registrato Horowitz). Il disco di Debussy in
sostanza conferma la tendenza: il nostro sceglie una serie di pezzi
giovanili, la gran parte del programma sta fra il 1888 (le due Arabesques) e
i primissimi anni del Novecento: i pezzi forti sono la Suite Bergamasque e i
tre pezzi di Pour le Piano, fanno contorno le Deux Arabesques e pezzi
staccati come Danse, L'isle joyeuse, Masques (non so se la riedizione in cd
contempli proprio tutto); naturalmente niente Images oubliées, niente
Reverie o Valse romantique o altri pezzi interessanti ma poco conosciuti;
l'intento era evidentemente quello di confezionare un disco popolare, di
presa sicura anche sul pubblico meno colto. La parte più decisamente
salottiera del programma fa pensare a quello che può vedervi un dilettante
(parlo del destinatario dell'incisione, non di Vasary); un suono chiaro, una
lettura del testo onesta, una retorica non invadentissima ma comunque
presente nei tempi lenti, fraseggiati con un'enfasi sentimentale da buon
tempo andato (passi il Clair de lune, che probabilmente è il pezzo per cui
il disco veniva acquistato, passi la première Arabesque, ma nella Sarabande
di Pour le piano mi dà un po' fastidio); se ricordo bene, nessun particolare
sforzo per variare il tocco, l'uso del pedale decisamente tradizionale. Ho
parlato di proposito di "dilettante" genericamente; non sono così convinto
che la lettura di Vasary rispecchi quel che poteva vedere in questa musica
un dilettante coevo, che di queste musiche, o almeno di buona parte di esse
era il principale destinatario; semmai si tratta dell'idea vulgata e
popolare, un po' consumistica, decisamente novecentesca, della tradizione
romantica e tardoromantica (e in fondo di tutta la musica) e dei valori
linguistici che la esprimono. Dove si deve muovere più rapidamente (il
Passepied della Suite, Preludio e Toccata di Pour le piano, l'Isle) risulta
espressivamente più pulito (sobrio sarebbe dire troppo), più interessante,
in definitiva più sicuro, meno datato. Nel complesso un disco che può ancora
servire per un primo contatto con l'autore, soprattutto da parte di un
utente incline ad un rapporto non intellettualistico con la musica che
ascolta; Vasary e chi lo ha prodotto tengono bene d'occhio il "dilettante"
virtuale che sopravvive ben nascosto in non pochi..."ascoltatori",
soprattutto neofiti. Non sorprende a questo punto la scelta di Rachmaninov
(che meriterebbe altro, ma è inutile dilungarsi; il posto che il mercato gli
assegna è quello).

Oltre a Chopin (incise anche altri pezzi, con esiti non molto più felici dei
Notturni), a Rachmaninov, a Debussy alcuni anni dopo incise un paio di
Concerti di Mozart in veste di solista e direttore. Il discorso è analogo.
Pezzi conosciuti, di non difficile approccio, anche se questa valutazione
implica una lettura riduttiva, proposti in modo semplice, comunicativo,
assolutamente a-problematico. Il suo Mozart non si distingue da moltissimi
altri (non c'è stata riedizione in cd, per quanto ne so; e mi pare strano)
ma non fa male, non più di tanto.
Mi viene da fare una riflessione, indubbiamente presuntuosa visto che di lui
conosco solo qualche disco (la faccio comunque): carriere impostate in
questo modo sono purtroppo anacronistiche, nella dimensione discografica. In
altri tempi Vasary sarebbe stato un buon maestro (probabilmente lo è stato)
e un discreto concertista in ambito locale, regionale o nazionale. Si tratta
di quelle figure a cui la diffusione del disco toglie lo spazio di
sopravvivenza. Una parte non indifferente del danno, a mio avviso, l'hanno
fatta i dirigenti della DGG, utilizzandolo per confezionare prodotti di
smercio sicuro, destinati al grande pubblico. Sarebbe servita la Naxos, o
qualcosa del genere, con un produttore che lo incoraggiasse a tentare un
repertorio semisconosciuto. Piuttosto che l'ennesimo Chopin letto in modo
ripetitivo, perché non andare a studiarsi un po' di autori marginali, non
necessariamente difficili da ascoltare, della fine dell'Ottocento o del
Novecento storico, e fornirne una registrazione discografica come ora fanno
tanti pianisti non eccelsi, spesso e volentieri più scorretti di Vasary?
Adesso Satie lo conoscono tutti, anche in Italia, ma non era così negli anni
settanta (tanto meno nei sessanta, immagino). Per trovare un disco di Villa
Lobos o di Poulenc bisognava dannarsi, e ho fatto solo due nomi a caso, la
lista potrebbe essere assai lunga. Se anche l'interpretazione non era
epocale, pazienza, intanto le musiche si sarebbero potute ascoltare. Non è
detto che con un simile impulso produttivo a qualcuno di questi onesti
professionisti della tastiera le idee interpretative, strada facendo, non
sarebbero anche venute.

dR
Maxi75
2004-01-13 15:26:46 UTC
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"Danny Rose" <***@tin.it> ha scritto nel messaggio news:yuTMb.105954$***@news4.tin.it...

[Super Cut]
Post by Danny Rose
Non è
detto che con un simile impulso produttivo a qualcuno di questi onesti
professionisti della tastiera le idee interpretative, strada facendo, non
sarebbero anche venute.
Interessantissimo e molto esaustivo il post! (da stampare).
Ma tuttavia mi interesserebbe avere anche un tuo commento sul suo
Rachmaninov della fine degli anni 70, spesso contrapposto a quello dagli
inizi dei 70, precisamente di Ashkenzy con Andrè Previn. L'orchestra è la
stessa (LSO), Vasàry, al tempo della registrazione con Arhonovich (1976-77)
era un pianista più anziano del giovane Ashkenazy degli inizi anni 70
(1970-71), ai tempi della sua registrazione dei concerti con Previn. Ci si
potrebbe aspettare un'interpretazione di Vasàry più matura dunque, ma
invece, a quanto sembra, non è così affatto. Il più giovane (di dieci anni e
forse più) Ashkenazy sembra essere nettamente supeiore a livello
interpretativo, e credo anche tecnico e virtuosistico, al di la della mia
preferenza personale (ma queli sono gusti, ed è un'altro paio di maniche).
Anche dal lato vendite vincerebbe Ashkenazy, credo.
Piccola noticina personale: per quanto riguarda la timbrica potrebbe sembrar
meglio Vasàry, più effettistico e più "di suono" di Ashkenazy, ma la
timbrica non è la cosa più importante.
Confermi?
--
Bye
*^Massimiliano^*
--
"Non chiediamo di essere immortali. Chiediamo soltanto che le cose non
perdano tutto il loro significato."
Antoine de Saint-Exupèry
Danny Rose
2004-01-13 19:53:02 UTC
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Post by Maxi75
Ma tuttavia mi interesserebbe avere anche un tuo commento sul suo
Rachmaninov della fine degli anni 70, spesso contrapposto a quello dagli
inizi dei 70, precisamente di Ashkenzy con Andrè Previn.
Se parliamo dell'interpretazione di Rachmaninov, sono ancora meno competente
che rispetto al resto. In linea di massima direi che un confronto
Vasary-Ashkenazy non si pone. Ashkenazy è strumentista e musicista di altra
statura. Completamente diverso.
Detto questo, neppur Ashkenazy mi pare l'interprete più adatto. Il
Rachmaninov più interessante per me è quello di Richter, purtroppo non
documentatissimo.
E naturalmente Horowitz, soprattutto le incisioni più vecchie.

ciao e grazie

dR
Sandro Bisotti
2004-01-13 17:06:36 UTC
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Post by Danny Rose
Quello del cd in tandem è un puro e semplice accorgimento della DGG. Quel
doppio accorpa in realtà incisioni che uscirono separatamente, in tempi
differenti.... [cut]
Ecchecavolo! Tutto 'sto bendidio di post per Vasary? Scusa, ma se tanto
mi dà tanto, quando si accenna, che so, a Sofronitzky, voglio leggere
almeno 40-50000 tue parole (anche stavolta interessanti e con le quali,
povero te, sono
spesso d'accordo)!
Questo Vasary, per esprimere un giudizio critico articolato e
circostanziato,
non mi pare che se si fosse dedicato ad altro la storia
dell'interpretazione
avrebbe da strapparsi i capelli.
Lo sentii anche dal vivo, da ragazzo, e poi in 2-3 CD tra i quali quelli
cui fai riferimento. Mah, credo sia il tipo di pianista che piaccia al
"generone"
delle giurie di concorso o conservatorio, e anche ad un pubblico che non
cerchi nell'interpretazione (e nella musica) troppi problemi.

S.
--
Posted via Mailgate.ORG Server - http://www.Mailgate.ORG
Danny Rose
2004-01-13 19:48:23 UTC
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Post by Sandro Bisotti
Ecchecavolo! Tutto 'sto bendidio di post per Vasary?
Sì, forse ho esagerato. Mi andava di scrivere.
Post by Sandro Bisotti
Scusa, ma se tanto
mi dà tanto, quando si accenna, che so, a Sofronitzky, voglio leggere
almeno 40-50000 tue parole
Attento, che ti prendo in parola...:-) in ogni caso il Vladimiro de
Vladimiri ha una personalità tale che mi riesce difficile mettere a fuoco.
Anche le mie reazioni, intendo.
Post by Sandro Bisotti
(anche stavolta interessanti e con le quali,
povero te, sono
spesso d'accordo)!
Grazie, lusingato.
Post by Sandro Bisotti
Questo Vasary, per esprimere un giudizio critico articolato e
circostanziato,
non mi pare che se si fosse dedicato ad altro la storia
dell'interpretazione
avrebbe da strapparsi i capelli.
In effetti no.
Post by Sandro Bisotti
Lo sentii anche dal vivo, da ragazzo, e poi in 2-3 CD tra i quali quelli
cui fai riferimento. Mah, credo sia il tipo di pianista che piaccia al
"generone"
delle giurie di concorso o conservatorio, e anche ad un pubblico che non
cerchi nell'interpretazione (e nella musica) troppi problemi.
Direi proprio di sì.

Ah, ti piace la musica per pianoforte di Janacek (c'entra niente, lo so)?

dR (ho il secondo movimento della Terza di Scriabin che mi gira in testa da
tutto il pomeriggio...nella prima parte c'è un passaggio che IMHO è
schumanniano).
Sandro Bisotti
2004-01-14 00:43:06 UTC
Permalink
Post by Danny Rose
Ah, ti piace la musica per pianoforte di Janacek (c'entra niente, lo so)?
E' una delle mie tante lacune, però...
Che buffo, pochi giorni fa ho inoltrato un'ordine a Musicabona con 7-8
cosette che spero succulente, tra le quali il Cd con Schiff alle prese
proprio con la
Sonata di Janacek e non ricordo cos'altro dello stesso autore.
Post by Danny Rose
dR (ho il secondo movimento della Terza di Scriabin che mi gira in testa da
tutto il pomeriggio...nella prima parte c'è un passaggio che IMHO è
schumanniano).
Eh, qui bisogna capirci. Più o meno un mesetto fa, venne lanciato un
thread con un messaggio che recitava più o meno "che meraviglia la
terza di Scriabin"; al che io mi inserii per dire le solite ovvietà,
cioè che anch'io ne vado matto, eccetera. Senonchè mi dissero che la
loro "terza" era la sinfonia (se non erro, detta anche Poema Divino) ed
io dovetti ritirarmi in buon ordine.
Di nuovo scommetto sul fatto che si parli della Sonata, e vediamo come
va.
Non ho lo spartito e faccio riferimento alla registrazione di Vladimir
Sofronitzki su CD Le Chant du Monde-Harmonia Mundi (il live 8-6-1958,
qui tutta la Sonata su un'unica traccia).
Tu dici passaggio schumanniano. Altrochè. A me pare che soprattutto nei
primi
due movimenti in generale ci sia molto più Schumann che Chopin o Liszt
o Mussorgski o chiunque altro dei grandi modelli di stile
musical-pianistico.
In particolare, poi, mi pare di avvertire di chiarissima impronta
schumanniana:
- nel primo tempo l'intenzionalità espressiva, la disposizione ed il
movimento
delle parti dal minuto 1, e in particolare l'inizio della progressione
a 1.15'.
-nel secondo a partire da 6.30', poi la stretta finale e sancora di più
l'esposizione
del tema seguente in pp; quest'ultima sembra una pagina fantasma delle
Davidsbundlertanze.
Ma parlando di impronta schumanniana non vorrei dar l'impressione che
in tali pagine (e in altre, come le primissime opere ed in pratica
quasi tutto ciò che venne dopo questa Sonata) si avverta in Scriabin
un desiderio di imitazione. No, è proprio un guardare nella stessa
direzione, un cavalcare effetti simili di simili stati di euforia
declinati in musica, con abbastanza pochi anni di mezzo da rendere
possibile ed evidente questa curiosa ma IMHO interessantissima
contiguità
tra Biedermeier alcoolico e simbolismo estatico (e lasciatemi
divertire!).
A proposito di Scriabin e di influenze: mi paiono molto più "di scuola"
di volontà di empatia stilistica verso Chopin alcuni dei preludi
dell'op. 11, e
ancora di più le mazurke dell'op.3. Però il genio del signor Scriabin
era tale che, pur volendo fare il "compitino", dalla matita gli uscivano
lo stesso cose estremamente creative. E queste mazurke (le ho ascoltate
ieri notte, per la prima volta, sul sito naxos, suonate mi pare assai
bene da tale per me sconosciuta Beatrice Long, o Lang, chiedo scusa)
sono già più di una promessa mantenuta. E poi, con le cose che scrisse
dal periodo della terza sonata in poi, di influenze ne estese solo
più verso l'esterno; c'è tanto di quello Scriabin "maturo" in una
schiera di pianisti jazz moderno, ad esempio...
Ah, altro dettaglio scriabiniano, alla rinfusa. Ho visto che è uscito
un CD con Pletnev alle prese con i preludi dell'op. 11. Mi sa che
bisognerà sentire.

Ciao,
S.
--
Posted via Mailgate.ORG Server - http://www.Mailgate.ORG
Danny Rose
2004-01-14 13:45:20 UTC
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Post by Sandro Bisotti
Che buffo, pochi giorni fa ho inoltrato un'ordine a Musicabona con 7-8
cosette che spero succulente, tra le quali il Cd con Schiff alle prese
proprio con la
Sonata di Janacek e non ricordo cos'altro dello stesso autore.
Bella, mi piace la Sonata (in realtà è un moncone di Sonata; Janacek la
distrusse, e la pianista che l'aveva eseguita per prima ne ha ricostruiti i
primi due movimenti). Come saprai il sottotitolo ("1.X.1905, Sulla Strada")
si riferisce ad un moto di piazza in cui era morto un lavoratore. Un pezzo
interessantissimo, assolutamente non enfatico, né celebrativo, ma ipnotico e
intenso come del resto le raccolte di pezzi più brevi ("Sul sentiero dei
rovi", o qualcosa del genere, non tutti lo traducono allo stesso modo e
"Nella nebbia") che se ricordo bene Schiff ha incluso nel suo disco (visto
come suona Bartok, penso che anche questo sia un bel disco).
Non saprei che dire sul carattere prettamente pianistico dei suoi pezzi, che
comunque mi pare singolarissimo (credo fosse un organista). Lo trovo
interessante come musicista; il primo impatto (con la Sonata per violino e
pianoforte e il secondo dei suoi quartetti per archi) è stato difficile per
me. Da quelle pagine è praticamente assente lo sviluppo tematico, almeno
quello immediatamente riconoscibile all'ascolto così come l'intende la
tradizione tedesca. I temi, che sono già piuttosto affascinanti di per sé,
vengono riesposti con variazioni armoniche e coloristiche. Il senso del
tempo musicale che ne risulta è particolarissimo, e la cosa buffa è che è
nato a metà Ottocento...mentre la sua musica sembrerebbe appartenere ad un
periodo successivo, lo si direbbe quasi un contemporaneo di Bartok. Pare che
abbia dato il meglio di sé nelle opere liriche e nei lavori per coro (era
uno studioso del folklore e del rapporto fra parola e musica vocale, in
particolare), almeno questo sostiene Kundera (uno dei casi non
frequentissimi di scrittore veramente appassionato alla musica, e con una
competenza che si direbbe di prima mano, non rimediata attraverso letture)
che è uno dei suoi estimatori: gli ha dedicato un breve saggio entusiastico,
tradotto in italiano nel volume "I testamenti traditi". Una pagina che
farebbe venir voglia di ascoltare Janacek a chiunque, IMHO (comunque è
interessante di suo, eh). Sue musiche (belle e ben scelte) sono state
impiegate nel film "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di P. Kaufman,
tratto appunto dal romanzo di Kundera.
Post by Sandro Bisotti
Di nuovo scommetto sul fatto che si parli della Sonata, e vediamo come
va.
Sì, scusa. In questo periodo della mia esistenza non sono molto aperto alle
Sinfonie, Mozart a parte.
Post by Sandro Bisotti
In particolare, poi, mi pare di avvertire di chiarissima impronta
- nel primo tempo l'intenzionalità espressiva, la disposizione ed il
movimento
delle parti dal minuto 1, e in particolare l'inizio della progressione
a 1.15'.
Devo risentire. Il primo tempo ancora non l'ho inquadrato bene. Ah, ho
Gould; cercherò di procurarmi Sofroniskij, o Ashkenazy. Tempo fa ho sentito
Horowitz, mi è parso affascinante, come sempre, ma anche torrenziale, mentre
Gilels in questa sonata non mi aveva detto granché. Ma anche Gould in questo
caso non è trasparente come sa essere di solito. Quindi mi serve un po' di
tempo, giusto qualche ascolto per "resettarmi" (ascoltando prettamente
Settecento l'uso massiccio del pedale e dei grossi volumi di suono mi
disorienta sempre, al primo ascolto).
Post by Sandro Bisotti
-nel secondo a partire da 6.30', poi la stretta finale e sancora di più
l'esposizione
del tema seguente in pp; quest'ultima sembra una pagina fantasma delle
Davidsbundlertanze.
Sì, esattamente quello a cui ho pensato. :-)))
E' straordinario questo movimento.
Post by Sandro Bisotti
Ma parlando di impronta schumanniana non vorrei dar l'impressione che
in tali pagine (e in altre, come le primissime opere ed in pratica
quasi tutto ciò che venne dopo questa Sonata) si avverta in Scriabin
un desiderio di imitazione. No, è proprio un guardare nella stessa
direzione, un cavalcare effetti simili di simili stati di euforia
declinati in musica, con abbastanza pochi anni di mezzo da rendere
possibile ed evidente questa curiosa ma IMHO interessantissima
contiguità
tra Biedermeier alcoolico e simbolismo estatico (e lasciatemi
divertire!).
Bell'immagine, soprattutto il Biedermeier alcoolico....:-)
Non credo sia casuale, il riferimento a Schumann. In fondo anche
quest'ultimo era nutrito di cultura simbolista e "notturna" (penso a
Hoffman, ma anche a Jean Paul), l'inizio di quel simbolismo europeo di cui
Scriabin ha scontato l'epilogo...per così dire. Nel russo non c'è più la
misteriosa simpatia fra anime affini, si passa direttamente al rapporto con
le forze cosmiche.
Post by Sandro Bisotti
A proposito di Scriabin e di influenze: mi paiono molto più "di scuola"
di volontà di empatia stilistica verso Chopin alcuni dei preludi
dell'op. 11, e
ancora di più le mazurke dell'op.3. Però il genio del signor Scriabin
era tale che, pur volendo fare il "compitino", dalla matita gli uscivano
lo stesso cose estremamente creative. E queste mazurke (le ho ascoltate
ieri notte, per la prima volta, sul sito naxos, suonate mi pare assai
bene da tale per me sconosciuta Beatrice Long, o Lang, chiedo scusa)
sono già più di una promessa mantenuta.
Sì, è originalissimo.

E poi, con le cose che scrisse
Post by Sandro Bisotti
dal periodo della terza sonata in poi, di influenze ne estese solo
più verso l'esterno; c'è tanto di quello Scriabin "maturo" in una
schiera di pianisti jazz moderno, ad esempio...
Penso proprio di sì. Beh, Bill Evans ha ammesso in più occasioni di aver
studiato molto pianismo russo.

ciao e grazie

dR
Andrea Trave
2004-01-14 17:20:26 UTC
Permalink
"Danny Rose" <***@tin.it> wrote:

[cut]
Post by Danny Rose
Il senso del
tempo musicale che ne risulta è particolarissimo, e la cosa buffa è che è
nato a metà Ottocento...mentre la sua musica sembrerebbe appartenere ad un
periodo successivo, lo si direbbe quasi un contemporaneo di Bartok.
Tieni conto che Janacek fu quasi l'esatto contrario di un "enfant
prodige", la maggior parte delle sue opere maggiori furono scritte a
sessant'anni suonati, fino agli ultimissimi anni della sua vita.
Proprio il Quartetto n.2 che tu citavi mi sembra che sia stata una
delle ultimissime pagine da lui composte, eseguita pochi giorni dopo
la morte nel 1928. Non ho idea di quanto Janacek fosse cosciente del
resto del mondo musicale, ma e` vero che ha molti tratti in comune con
Bartok.
Post by Danny Rose
Pare che
abbia dato il meglio di sé nelle opere liriche e nei lavori per coro (era
uno studioso del folklore e del rapporto fra parola e musica vocale, in
particolare), almeno questo sostiene Kundera
Confermo assolutamente. In realta`, Janacek e` compositore tra i piu`
originali in assoluto, e ha dato contributi eccezionali in ogni campo,
opera, coro, cameristica, sinfonica... Le sue opere liriche (la mia
preferita? "La piccola volpe astuta") sono dei capisaldi del teatro
del Novecento, e non si puo` che essere felici di vederlo programmato
sempre piu` spesso nei teatri di tutto il mondo.

Un aspetto interessante e` che molte delle sue composizioni sono state
parecchio rimaneggiate sia da lui stesso che dai direttori, per
renderne la musica piu` "facile", sia per l'ascoltatore che
l'esecutore. Stanno man mano venendo fuori le versioni "originali" di
opere come "Jenufa", o la Messa glagolitica, che in questa maniera
suonano ancor piu` rivoluzionarie.

Ciao
Andrea
************
ANDREA TRAVE - http://civet.berkeley.edu/atrave/

"To make contact with young people, it's better
to play, for example, Stravinsky's Rite of Spring
than Mozart or Beethoven. It gives a sense of
recognizability even if the listener's only
frame of reference is rock music" [E.P. Salonen]
Sandro Bisotti
2004-01-15 02:38:56 UTC
Permalink
Post by Danny Rose
Devo risentire. Il primo tempo ancora non l'ho inquadrato bene. Ah, ho
Gould;
Ahi. Non mi piace, è una di quelle cose dove Gould sembra voler
dimostrare
come si suonano le musiche di quei poveretti-di-romantici-che-erano-
dilettanti-in-fatto-di-forma (hai letto le sue note di presentazione
dove in pratica compatisce la terza Sonata di Chopin?) pur essendo fuori
da tale insana mischia. Mi pare, per così dire, e anche in Scriabin,
un "suonare contro". Peccato, ma fa lo stesso, perchè quando suona "a
favore" le musiche
dei suoi beniamini c'è da restare sbalorditi, come sai meglio di me.
Post by Danny Rose
cercherò di procurarmi Sofroniskij, o Ashkenazy.
Entrambe IMHO molto belle. Il primo poi è in un cielo tutto suo.
Quel "live" (probabilmente dalla sala piccola del Museo Scriabin nel
al Conservatorio di Mosca) appartiene agli ultimi anni di carriera, nei
quali il suo pessimismo tragico si era ulteriormente radicalizzato.
Post by Danny Rose
Tempo fa ho sentito
Horowitz, mi è parso affascinante, come sempre, ma anche torrenziale,
mentre Gilels in questa sonata non mi aveva detto granché.
Sono d'accordo con entrambi i giudizi. Gilels ha un suono che qui pare
un po' troppo granitico, e procede un po' come un carro armato.
Molto interessante anche Ogdon (la sua integrale continua a sembrarmi
complementare a quella di Ashkenazy). Mi pare molto pregevole, anche
se non la metterei tra i suoi esiti più impressionanti,
l'interpretazione
di Samson Francois. Non dà l'impressione di averci lavorato
all'inverosimile,
ma, come si dice, la classe non è acqua.
Post by Danny Rose
Non credo sia casuale, il riferimento a Schumann. In fondo anche
quest'ultimo era nutrito di cultura simbolista e "notturna" (penso a
Hoffman, ma anche a Jean Paul), l'inizio di quel simbolismo europeo di cui
Scriabin ha scontato l'epilogo...per così dire. Nel russo non c'è più la
misteriosa simpatia fra anime affini, si passa direttamente al rapporto con
le forze cosmiche.
Che bella sintesi. Ed è proprio in quella direzione che Sofronitzky mi
pare sappia
fare un passo più avanti degli altri.

Ciao,
S.
--
Posted via Mailgate.ORG Server - http://www.Mailgate.ORG
Danny Rose
2004-01-15 13:31:43 UTC
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Post by Sandro Bisotti
Ahi. Non mi piace,
In tutta sincerità, non pare 'sto granché neppure a me, con tutto che sono
un maniaco gouldiano. Finora, il mio Scriabin favorito resta quello della
quaterna Sofroniskij, Horowitz nella Decima, Ashkenazy, Richter; non in
ordine di preferenza, anche se il primo della lista è troppo impressionante
e vale la pena di anteporlo leggermente agli altri.
Anche Glemser, su tutt'altro piano, mi è parso interessante.
Sono rimasto deluso da Gould perché il suo entusiasmo per Scriabin sembra
sincero. I due pezzi op.57 sono suonati meglio, IMHO.
Post by Sandro Bisotti
(hai letto le sue note di presentazione
dove in pratica compatisce la terza Sonata di Chopin?)
Sì, assieme alle dichiarazioni su Mozart sono il lato di Gould che devo
sforzarmi di dimenticare.
Anche se resto dell'idea (discutibile e dilettantesca fin che si vuole) che,
accanto a Bach e Schoenberg, Gould abbia qualcosa da dire anche in Beethoven
e persino in Mozart. Nelle esecuzioni. Le interviste fittizie o meno,
confezionate da solo o con il concorso del sodale Monsaingeon sono *anche*
occasioni di divertimento, credo.
Mi sembra di notare in Gould un altro contrasto, abbastanza strano. Le sue
intuizioni, per quanto espresse provocatoriamente, sono spesso illuminanti.
Ma la sua cultura è spesso un po' datata, anche tenendo conto che scriveva
negli anni sessanta. O perlomeno fa questo effetto. Forse non sono in grado
di valutare veramente la sua cultura specificamente musicologica, ma direi
che vale lo stesso discorso. Sembra che a certe cose sia arrivato in modo
istintivo e autonomo, senza una grande consapevolezza.
Post by Sandro Bisotti
Molto interessante anche Ogdon (la sua integrale continua a sembrarmi
complementare a quella di Ashkenazy).
Mi sto convincendo che quei due doppi siano da avere, entrambi.

Ciao e grazie
(raccontaci di Schiff-Janacek, quando lo puoi sentire)

dR
Tito Ceccherini
2004-01-15 10:45:06 UTC
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Post by Danny Rose
Post by Sandro Bisotti
Che buffo, pochi giorni fa ho inoltrato un'ordine a Musicabona con 7-8
cosette che spero succulente, tra le quali il Cd con Schiff alle prese
proprio con la
Sonata di Janacek e non ricordo cos'altro dello stesso autore.
Bella, mi piace la Sonata (in realtà è un moncone di Sonata; Janacek la
distrusse, e la pianista che l'aveva eseguita per prima ne ha ricostruiti i
primi due movimenti)
non direi si possa chiamare moncone.
Janacek scrisse, è vero, una sonata in tre movimenti, ma scelse di
eliminare il terzo (e solo quello) già prima della prima esecuzione,
quando la Sonata fu dunque presentata come un'opera in due movimenti.
per molti motivi, trovo che in questa forma il pezzo sia assolutamente
"compiuto" - avevo scritto un testo in proposito, anni fa, che potrei
sottoporti se dovesse interessarti.
la successiva distruzione dell'autografo è operazione di carattere
diverso: un'autocritica radicale (che possiamo non condividere) e
sulla quale, come illustrano i fatti seguenti, lo stesso Janacek deve
aver avuto un ripensamento.
la pianista, infatti, più che "ricostruire" il pezzo, fu semplicemente
in grado di conservarne la copia in suo possesso, la cui pubblicazione
fu infine autorizzata dal compositore nel 1924 (quasi venti anni dopo
la composizione!).

condivido peraltro molte delle cose che scrivi oltre, e posso
confermarti che la scrittura pianistica di Janacek, diciamo piuttosto
bizzarra (parlo proprio delle soluzioni tecnico-strumentali) sembra
anche a me tradire la familiarità del compositore con l'organo (e
l'harmonium!) più che con il pianoforte.

ciao,

T
Danny Rose
2004-01-15 11:49:51 UTC
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Post by Tito Ceccherini
non direi si possa chiamare moncone.
(...)

Molto interessante, grazie.
Mi sono fidato di una fonte inattendibile, quel che ho scritto
l'ho letto da qualche parte (mai fidarsi ciecamente! :-)).
Il tuo testo mi interesserebbe moltissimo, se potessi
inviarmelo via mail.

dR
Sandro Bisotti
2004-01-15 16:00:24 UTC
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...- avevo scritto un testo in proposito, anni fa, che potrei
sottoporti se dovesse interessarti.
Mi intrometto perchè interesserebbe molto anche a me leggere tale
testo... Orsù.

Ciao,
S.
--
Posted via Mailgate.ORG Server - http://www.Mailgate.ORG
Tito Ceccherini
2004-01-13 21:01:55 UTC
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Post by Danny Rose
Le mie impressioni sui dischi che ho ascoltato: non è certo un interprete di
portata storica, ma dire che sia un'invenzione pura e semplice mi pare un
poco ingiusto
anche il giudizio di Rattalino ha un contesto, e se mi sbilancio a
precisarlo ed interpretarlo è probabilmente perché lo condivido.
Vasary non è probabilmente un pianista scandaloso, e va bene.
è in compenso un pianista decisamente mediocre: privo di spessore
interpretativo quanto di credibili pregi tecnici.
che un pianista così sia investito dalla (grossomodo) più importate
casa discografica del ruolo di (nuovo e moderno) interprete
chopiniano, tout court, è, sembra, esclusivamente frutto di una
(miopissima, infelicissima, incompetentissima) scelta commerciale
(tantopiù incredibile vista la disponibilità di un Pollini, ma non
certo attaccabile solo da questo punto di vista).
perché, ed è elemento che forse va sottolineato in modo più esplicito
esplicitato nella risposta che mi sembra di dover fornire a Maxi,
Vasary incise per la DGG molto di più di quanto da lui scarnamente
enumerato (altro che "poche cose" e "non penso che esista altro di lui
come incisioni discografiche" - perché, poi, Maxi, pensare che non
esista molto più di quanto abbia visto tu?), e tali incisioni furono
oggetto di una campagna commerciale abbastanza fortunata da
accreditarlo appunto come interprete chopiniano.
bisogna almeno ammettere che la severa interpretazione di Rattalino
risponde alla domanda con cui concludi il tuo intervento: Vasary non
fu (come sarebbe stato opportuno) impiegato per coprire zone
sconosciute (e commercialmente poco impegnative) del repertorio perché
la DGG scelse di scommettere su di lui come su di un giovane
promettente interprete (forse il corrispettivo di quel che Ashkenazy
era per la Decca? beh, certo è che la cosa non è durata...)

ciao,

T

PS: inutile forse aggiungere che, se considero lo Chopin di Vasary
inconsistente, trovo il suo Rachmaninov il trionfo di tutto quanto può
assolutamente mancare d'interesse nell'intepretazione di questo
compositore...
ehm, scusate, una volta di più, la drastica franchezza! ciao
Danny Rose
2004-01-13 22:11:53 UTC
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Post by Tito Ceccherini
anche il giudizio di Rattalino ha un contesto, e se mi sbilancio a
precisarlo ed interpretarlo è probabilmente perché lo condivido.
Vasary non è probabilmente un pianista scandaloso, e va bene.
è in compenso un pianista decisamente mediocre: privo di spessore
interpretativo quanto di credibili pregi tecnici.
In sostanza condivido, forse mi sono spiegato male. Sinceramente, la
campagna pubblicitaria non la ricordavo. Ma parliamo degli anni sessanta e
primi settanta, credo. C'ero, ma non è che avessi già in mente la musica.
:-)
E, quanto a paragoni con Ashkenazy, in Rachmaninov o altrove, ho detto la
mia in un altro post. Semplicemente la questione non si pone, IMHO.

ciao

dR
Pit - Pietro Lonati
2004-01-13 22:13:56 UTC
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Post by Tito Ceccherini
ehm, scusate, una volta di più, la drastica franchezza! ciao
E da quando la franchezza è un difetto?

Bye
Pit
Schillogeno
2004-01-13 23:39:09 UTC
Permalink
On Tue, 13 Jan 2004 22:13:56 GMT, "Pit - Pietro Lonati"
Post by Pit - Pietro Lonati
E da quando la franchezza è un difetto?
Da che mondo è mondo!

Schillogeno
-----------
"A composer is a guy who goes around forcing his will on
unsuspecting air molecules,often with the assistence of
unsuspecting musicians." Frank Zappa, 1940-1993.
Pit - Pietro Lonati
2004-01-14 23:07:30 UTC
Permalink
Post by Schillogeno
Da che mondo è mondo!
Touché.

Bye
Pit
LN+amu
2004-01-14 23:39:49 UTC
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Post by Maxi75
Di lui conosco poche cose, sono tutte incisioni DG, opera per pinoforte ed
orchestra di Rachmaninov (con Aronovich), musica da camera di Brahms, musica
per solo pianoforte di Brahms e un cd di Debussy, per altro con Dino Ciani.
Non penso che esista altro di lui come incisioni discografiche.
Adesso lo vedo più preso dall'attività di direttore.
Posso dire la mia o rischio il linciaggio? ;-P

Ho sentito TM più volte dal vivo, nell'arco di una ventina d'anni e di sue
incisioni ho solo vinili con le sonate di Chopin (motivo per cui mi
piacerebbe portare al diploma la si minore...).
Certo è molto romantico e predilige una interpretazione "di cuore".
L'ho visto-ascoltato anche in versione direttiva, ma mi chiedo sempre perché
un pianista non può restare tale... insomma, mi aspettavo meglio.
Ho letto di alcuni che citavano Pollini: mi dispiace, lo trovo di una
tecnica ammirevole e una interpretazione quanto mai fedele: eppure mi lascia
un senso di freddo chirurgico... Al contrario di un Benedetti Michelangeli,
che da vero signore sapeva interpretare di cuore con perfetto controllo
tecnico.

ciao

LN
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