Post by Lem NovantottoPost by CingarGli antichi romani non facevano nulla di diverso
Tienti pure la tua opinione personale in merito: la cosa non mi
sconvolge affatto. Vuoi avere un'opinione personale anche sul punto
cardinale segnato dal sorgere del Sole? Accomodati.
Troppo gentile. E anche un fine argomentatore, devo dire.
Post by Lem NovantottoPost by CingarPost by Lem NovantottoSolo dal 1976 al 1996, il numero medio di vocaboli padroneggiati da
un alunno di quinta ginnasio è passato da 1500 a 600.
Fonte!?
Sentito ieri da Galimberti, il sociologo.
Mai sentito nominare, e Galimberti è fra i cognomi più comuni
d'Italia, probabilmente anche fra i sociologi.
Comunque, se per "padroneggiare" i vocaboli s'intende conoscerli
passivamente (cioè comprenderli) vorrei cercare di dare un'idea di
quanto inverosimile sia il dato che citi.
Sono andato a controllare una lista di frequenza della lingua italiana
(*), cioè un dizionario in cui parole sono ordinate anziché nel
consueto ordine alfabetico in ordine di frequenza.
Ebbene, ecco i dieci vocaboli con rango immediatamente superiore a
600, vale a dire i dieci più importanti vocaboli che, secondo il tuo
dato, sarebbero ignoti ai ginnasiali del giorno d'oggi:
601: prossimo
602: cantare
603: piazza
604: mente
605: innamorare
606: finché
607: durare
608: lingua
609: centro
610: ridurre
Ti pare credibile che questi ragazzi, per quanto somari possano
essere, disconoscano parole come "cantare" o "lingua"!? E nota che a
queste prime dieci parole seguono centinaia di altre parole
comunissime.
In effetti, se di competenza passiva si tratta, anche i 1500 vocaboli
presunti noti ai ginnasiali del 1976 sono un dato del tutto
inverosimile. Ecco i vocaboli con rango immediatamente successivo al
1500 (c'è qualche pari merito):
1501/02: completare, felicità
1503: sconosciuto
1504: voltare
1505/06: attesa, urlare
1507: cerimonia
1508/09: peso, probabilmente
1510/11: comporre, confondere
Se invece quel Galimberti si riferiva all'uso *attivo* dei vocaboli da
parte dei ginnasiali, allora diventa determinante sapere qualcosa di
più sul campione di testi su cui sono state calcolate le statistiche,
sia quella del '76 sia quella del '96.
Se il campione non è sufficientemente ampio, o anche se è ampio ma
molto uniforme come argomento e stile (ad esempio, tutte composizione
che trattano di letteratura italiana, scritte in un italiano medio),
allora potrebbe anche darsi il caso che 600 vocaboli siano in realtà
un numero del tutto adeguato.
Tanto per fare un esempio, questo pomeriggio mi sono messo a contare i
vocaboli che compaiono nella "Dichiarazione universale dei diritti
dell'uomo" dell'ONU (**) che è un documento lungo e complesso, scritto
in un "giuridichese" tosto, gnucco, arcigno. Ebbene, i vocaboli
presenti sono poco più di 600...
Non mi stupirebbe se, contando i vocaboli di tutto il corpus delle
leggi dell'Italia venisse fuori un numero dello stesso ordine di
grandezza. Né mi stupirebbe se numeri di poco maggiori uscissero da
uno spoglio dell'opera omnia di autori come Italo Calvino o Cesare
Pavese, ben noti per la loro prosa pulita e tersa, in quanto costruita
con un vocabolario essenziale.
(*: Bortolini, Tagliavini, Zampolli, "Lessico di frequenza della
lingua italiana contemporanea", Garzanti, 1972)
(**: il conteggio l'ho fatto sulla versione inglese, perché quella
italiana non l'avevo sottomano; se servono i conteggi precisi posso
postarli domani. En passant, e OT, ricordo che quest'anno ricorre il
sessantesimo anniversario di questa importantissima Dichiarazione.)
Post by Lem NovantottoLeggi anche qui: http://www.repubblica.it/2008/02/sezioni/scuola_e_universita/servizi/...
Tolto qualche spunto interessante, francamente l'articolo mi pare aria
fritta condita con un po' di sensazionalismo d'accatto e soprattutto,
come spesso avviene in questo genere di articoli, da tanta tanta tanta
superficialità.
Post by Lem Novantotto| Il report 2006 del ramo italiano dell'indagine internazionale
| All-Ocse (Adult Literacy and Life Skill), coordinato dalla
| pedagogista Vittoria Gallina, non lascia spazio a dubbi: 21
| laureati su cento non riescono ad andare oltre il livello
| elementare di decifrazione di una pagina scritta (il bugiardino di
| un medicinale, le istruzioni di un elettrodomestico).
Ecco, avrei forse scelto anch'io questo pasaggio, ma per far notare
un'incongruenza: l'articolo è tutto incentrato sul binomio laureati-
ignoranza, sebbene nell'indagine da cui trae spunto non vi sia traccia
di ripartizione del campione per titoli di studio!
Fra l'altro, non capisco perché eventuali lacune nella preparazione
linguistica debbano essere attribuite all'università. La cosa non ha
senso: non è certo compito dell'università insegnare grammatica,
ortografia, vocabolario. Chi entra all'università dovrebbe già
conoscere benissimo queste cose, dopo una quindicina d'anni di studio.
E se non le conosce, non le imparerà certo lì; ne uscirà magari
esperto di ingegneria o letteratura francese, ma sgrammaticato come
quando c'è entrato.
Un'altra cosa che colpisce è un'omissione: nell'articolo si parla solo
di capacità linguistico-letterarie, che però sono sola una delle
competenze oggetto dell'indagine, quella definita "prose literacy",
che non è nemmeno quella dove gli italiani registrano le performance
più magre.
Le altre competenze prese in considerazione sono la "document
literacy", la "numeracy" e il "problem solving", vale a dire la
capacità di acquisire e utilizzare documentazione utile (ivi incluso
comprendere tabelle, grafici, ecc.), di usare gli strumenti matematici
e di analizzare e risolvere i problemi per mezzo del ragionamento.
Ma tutto ciò nell'articolo di Repubblica sparisce. Lì si recepisce
solo l'aspetto, per così dire, umanistico e si ignorano del tutto, per
esempio, le gravi lacuni nella preparazione matematica degli italiani.
Insomma, siamo un po' alle solite: qui nel Belpaese si dà
dell'ignorante a chi dice "èdile" invece di "edìle", ma non si ha
niente da ridire, per esempio, sui milioni di fessi (giornalisti RAI
inclusi) che credono alla fanfaluca dei "numeri ritardatari" del
lotto. Per non dire di quelli che cantano in coro l'epicedio del
congiuntivo senza minimamente curarsi di dimostrare, dati alla mano,
che tanta dipartita sia effettivamente avvenuta o imminente.
Post by Lem Novantottohttp://www.indire.it/lucabas/lkmw_file/eurydice//articolo_gallina.pdf
La fonte originale è decisamente più istruttiva del resoconto
giornalistico.
Certo, è un po' sconfortante vedere l'Italia al penultimo posto,
appena prima del Messico. Ma consideriamo anche chi sono i cinque
avversari che ci battono: Norvegia, Canada, Bermuda, Svizzera, Stati
Uniti... Non esattamente gli ultimi arrivati in fatto di
scolarizzazione di massa.
Però, se leggi bene i dati, vedrai che non confermano affatto l'idea
tua e di altri che la cultura (e in particolare la competenza
linguistica) in Italia vada deteriorandosi. Tutt'altro!
Dal rapporto risulta evidente che le ultime generazioni (fasce dei
16-25 anni e, soprattutto, dei 26-45 anni) sono *molto* più preparate
della generazione che le ha precedute (fascia dei 45-65 anni).
La cosa è sottolineata dalla stessa autrice a pagina 2: "La variabile
età rappresenta sicuramente un fattore importante per descrivere il
profilo di competenza di un individuo: [...] i più giovani ottengono
risultati migliori, anche se nello specifico, in Italia, i 26-35enni
rappresentano la quota di popolazione che fa registrare performance
migliori anche rispetto ai 16-25enni".
A quanto pare, dicendo che l'italiano dei ventenni non mi sembra
affatto peggiore di quello dei miei coetanei 40-50enni, non solo non
ho peccato di ottimismo ma, addirittura, sono stato ingeneroso verso i
ventenni. Come si evince dalla tabella "Livelli di Prose Literacy per
fasce di età e genere" a pagina 3, il loro italiano risulta essere
leggermente, ma sensibilmente, migliore del nostro.
Post by Lem Novantotto[...]
Post by CingarQuesti mi paiono numeri da studenti alle prime armi con una lingua
straniera, più che da giovani madrelingua, somari quanto si voglia.
Chi abbia una sia pur vaga esperienza di aule scolastiche, di questi
numeri invece non si stupisce: li misura quotidianamente.
Ma guarda anche solo la televisione, ascolta le performance di chi
partecipa ai quiz televisivi - e sì che deve aver superato parecchie
selezioni.
Non guardo molto la TV e soprattutto detesto i quiz.
L'unico quiz che ogni tanto seguo è quello condotto da Gerri Scotti
(credo si chiami "Chi vuol diventare milionario"), la cui peculiarità
è che i concorrenti non hanno limiti di tempo per rispondere e,
perciò, sono invitati a spiegare per filo e per segno il ragionamento
in base a cui scelgono la risposta che presumono giusta. Anche lì ogni
tanto capita il somaro ma, in generale, non mi sembra che l'italiano o
la preparazione culturale dei concorrenti siano poi così disastrosi.
Post by Lem NovantottoAscolta i giovani intervistati per strada, su qualsiasi argomento.
Li ascolto sempre, e riconfermo la mia impressione. Ogni tanto capita
il giovanotto che parla come un orangotango ma, mediamente, parlano e
ragionano decentemente.
Post by Lem NovantottoQuando ci sono gli esami di maturità, vanne a seguire
qualcuno: sono pubblici.
Leggi i blog e i forum su Internet, e i gruppi su Usenet: e questa è
la crema. Ma di che stiamo parlando?
Tanta gente finisce le superiori senza saper leggere con
scorrevolezza, te lo assicuro io.
E io t'assicuro che in qualsiasi bar sport di periferia ci trovi il
classico perdigiorno che alza la testa dalla Gazzetta dello Sport e
dice agli altri perdigiorno: "Oh, raga, sentite questa!", e attacca a
leggere a velocità perfettamente normale, senza che nessuno dei
presenti chieda il significato di alcun vocabolo.
Post by Lem NovantottoPost by CingarBalle. Mio nonno era un uomo intelligentissimo, e a suo modo anche
colto, ma non ha mai usato un congiuntivo in vita sua, e scrivendo
ignorava completamente le doppie, gli apostrofi e la punteggiatura.
Ah, sì? Beh, mia nonna ha la quinta elementare, e nonostante i suoi
novantadue anni sbaglia un congiuntivo a ogni morte di papa. Quindi?
Quindi, evidentemente, tua nonna è nata e vissuta in Toscana...
Post by Lem NovantottoSi parlava in termini statistici, ovviamente.
Post by CingarSalvo casi pietosi o patologici, livelli culturali come questo non si
riscontrano oggi non solo fra i giovani diplomati e i laureati, ma
nemmeno fra gli scolari di terza elementare. E, se permetti, di
scolari di terza elementare ne ho per casa uno, e congiuntivi, doppie,
apostrofi e punteggiatura li usa in modo piuttosto soddisfacente.
Uno non fa statistica.
Vale anche per tua nonna e per il dentista del Serianni, spero.
Post by Lem NovantottoPost by CingarPost by Lem NovantottoE questa NON è
un'esagerazione, purtroppo.
Più che esagerazione, direi isteria allo stato puro.
Puoi dire quel che vuoi, ma i fatti restano.
Se fra i fatti possiamo annoverare il rapporto ALL-OCSE, la situazione
non sarà rosea ma, grazie ai giovani, tende a migliorare.
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Cingar