Blackwood El sueño de la razón genera monstruos
2005-04-29 07:10:01 UTC
Se di fatti vogliamo parlare, parliamo di fatti. Non è la vuota
retorica
e la difesa aprioristica di un carrozzone malandato come FIAT che
riuscirà a salvarla dalla bancarotta. Ed i fatti parlano chiaro.
L'azienda ha bruciato negli ultimi 7 anni oltre 5 milardi di euro.
Nonostante il dumping sistematicamente praticato sul mercato è passata
dai 2,6 milioni di auto prodotte nel 1997 agli 1,5 dello scorso anno.
Con tre marchi il gruppo Fiat produce quanto la sola Suzuki (o se
preferisci 1 milione di auto meno dei 2,6 della Hyundai). A peggiorare
le cose, la Fiat dipende dal mercato nazionale per il 40% dei volumi e
per il 90% degli utili, il che la rende drammaticamente vulnerabile
alle variazioni di mercato, di valuta e di quota. Ancora quest'anno la
azienda perderà quote di mercato e danaro. E tutto questo non può
spiegarsi, o anime belle, con l'additata esterofilia degli Italiani,
argomento che lascio volentieri ai politici o agli ignoranti. Questo
nasce da un'assoluta incompetenza nella gestione di quell'azienda. Le
cause sono molteplici, proverò ad elencarne le maggiori:
1) l'auto è un business da bassissimi margini (il range tra il miglior
OEM ed il peggiore in termini di EBIT è tra 5% e -3% Fiat), ed
investimenti elevatissimi. Lo sviluppo di un nuovo prodotto costa da
500 ml ad 1 mld con tempi di sviluppo di 4-5 anni di "time to
market" ovvero quando ricominciano a tornare i soldi a
casa.Naturalmente per rivedere i soldi indietro bisognerà, nei 6-7
anni medi di vita successiva di un prodotto, garantirne i volumi, i
prezzi e controllare i costi. Questo moltiplicato per tutti i prodotti
che compongono una gamma.
2) Per assicurare i ricavi in uno scenario che dura 11-13 anni occorre
rigore, disciplina e soprattutto controllo dei costi, in particolare
occorre cercare di avere i costi più bassi dell'industry, per essere
al riparo da eventuali oscillazioni del mercato o della quota.
3)Esiste, naturalmente l'alternativa di essere in grado di scaricare
sui prezzi una struttura dei costi superiore al mercato, ma in quel
caso occorre che il mercato sia disposto a riconoscertela, ovvero che
il tuo prodotto sia "premium".
Bene, FIAT non ha la leadership dei costi, perchè negli anni ha
"toppato" troppi prodotti, ha sviluppato poco "carry-over" tra un
modello ed il successivo, nè ha creato delle piattaforme comuni tra i
vari brand (Fiat Alfa e Lancia) che gli permettessero di sviluppare le
cosidette sinergie. Contemporaneamente, la scarsa immagine dei marchi
in Italia come all'estero non le hanno permesso di elevare i prezzi.
Nel frattempo, la perdita dei volumi ha causato lo sfaldamento della
sua rete commerciale che, vedendo calare le vendite del 60% ha
cominciato a disinvestire e a diversificare su altri marchi. Potrei
continuare ad elencare per ore le tante cause che hanno determinato
l'attuale situazione di Fiat ma non servirebbe a niente. Quell'azienda
è condannata. Soprattutto perchè non ha un Ghosn che la salverá ed
anche se ci fosse non le sarebbe permesso sviluppare quel piano
industriale che la salverebbe (chiusura di Termini, di Mirafiori,
riduzione del piano prodotto, rilancio dell'immagine e della rete
commerciale, solo per citarne alcune...)
Apprezzo la tanto partigiana quanto naive difesa appassionata
dell'industria automobilistica italiana, ma investirei più saggiamente
le energie (e i soldi) altrove...
retorica
e la difesa aprioristica di un carrozzone malandato come FIAT che
riuscirà a salvarla dalla bancarotta. Ed i fatti parlano chiaro.
L'azienda ha bruciato negli ultimi 7 anni oltre 5 milardi di euro.
Nonostante il dumping sistematicamente praticato sul mercato è passata
dai 2,6 milioni di auto prodotte nel 1997 agli 1,5 dello scorso anno.
Con tre marchi il gruppo Fiat produce quanto la sola Suzuki (o se
preferisci 1 milione di auto meno dei 2,6 della Hyundai). A peggiorare
le cose, la Fiat dipende dal mercato nazionale per il 40% dei volumi e
per il 90% degli utili, il che la rende drammaticamente vulnerabile
alle variazioni di mercato, di valuta e di quota. Ancora quest'anno la
azienda perderà quote di mercato e danaro. E tutto questo non può
spiegarsi, o anime belle, con l'additata esterofilia degli Italiani,
argomento che lascio volentieri ai politici o agli ignoranti. Questo
nasce da un'assoluta incompetenza nella gestione di quell'azienda. Le
cause sono molteplici, proverò ad elencarne le maggiori:
1) l'auto è un business da bassissimi margini (il range tra il miglior
OEM ed il peggiore in termini di EBIT è tra 5% e -3% Fiat), ed
investimenti elevatissimi. Lo sviluppo di un nuovo prodotto costa da
500 ml ad 1 mld con tempi di sviluppo di 4-5 anni di "time to
market" ovvero quando ricominciano a tornare i soldi a
casa.Naturalmente per rivedere i soldi indietro bisognerà, nei 6-7
anni medi di vita successiva di un prodotto, garantirne i volumi, i
prezzi e controllare i costi. Questo moltiplicato per tutti i prodotti
che compongono una gamma.
2) Per assicurare i ricavi in uno scenario che dura 11-13 anni occorre
rigore, disciplina e soprattutto controllo dei costi, in particolare
occorre cercare di avere i costi più bassi dell'industry, per essere
al riparo da eventuali oscillazioni del mercato o della quota.
3)Esiste, naturalmente l'alternativa di essere in grado di scaricare
sui prezzi una struttura dei costi superiore al mercato, ma in quel
caso occorre che il mercato sia disposto a riconoscertela, ovvero che
il tuo prodotto sia "premium".
Bene, FIAT non ha la leadership dei costi, perchè negli anni ha
"toppato" troppi prodotti, ha sviluppato poco "carry-over" tra un
modello ed il successivo, nè ha creato delle piattaforme comuni tra i
vari brand (Fiat Alfa e Lancia) che gli permettessero di sviluppare le
cosidette sinergie. Contemporaneamente, la scarsa immagine dei marchi
in Italia come all'estero non le hanno permesso di elevare i prezzi.
Nel frattempo, la perdita dei volumi ha causato lo sfaldamento della
sua rete commerciale che, vedendo calare le vendite del 60% ha
cominciato a disinvestire e a diversificare su altri marchi. Potrei
continuare ad elencare per ore le tante cause che hanno determinato
l'attuale situazione di Fiat ma non servirebbe a niente. Quell'azienda
è condannata. Soprattutto perchè non ha un Ghosn che la salverá ed
anche se ci fosse non le sarebbe permesso sviluppare quel piano
industriale che la salverebbe (chiusura di Termini, di Mirafiori,
riduzione del piano prodotto, rilancio dell'immagine e della rete
commerciale, solo per citarne alcune...)
Apprezzo la tanto partigiana quanto naive difesa appassionata
dell'industria automobilistica italiana, ma investirei più saggiamente
le energie (e i soldi) altrove...