Discussione:
Parole italiane di sei lettere con tutte le vocali
(troppo vecchio per rispondere)
m***@gmail.com
2018-07-28 11:06:41 UTC
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Nella rivista "L'Aguzzaingegno", del 1877-1878, scaricabile qui:

https://archive.org/details/AguzzaingegnoRaccoltaIllustrata

c'è un enigma nel numero 1 che chiede "cercate quattro parole italiane o straniere di sei lettere con tutte e cinque le vocali". Le soluzioni sono nel numero 3 e vengono citate tra le parole italiane "Aiuole, uovaie, aiutoè, uosaie".

Qualcuno di voi sa il significato delle ultime due parole?

Ciao.
Klaram
2018-07-28 13:14:49 UTC
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Post by m***@gmail.com
https://archive.org/details/AguzzaingegnoRaccoltaIllustrata
c'è un enigma nel numero 1 che chiede "cercate quattro parole italiane o
straniere di sei lettere con tutte e cinque le vocali". Le soluzioni sono nel
numero 3 e vengono citate tra le parole italiane "Aiuole, uovaie, aiutoè,
uosaie".
Qualcuno di voi sa il significato delle ultime due parole?
Riguardo all'ultima, uosa era una specie di stivale o sopracalza o
ghetta, per cui uosaia potrebbe essere il portauose, oppure la
cofezionatrice di uose. Analogamente a uova > uovaia. Mah...

Aiutoè non saprei, ma esiste?

k
Maurizio Pistone
2018-07-28 13:17:54 UTC
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Post by m***@gmail.com
c'è un enigma nel numero 1 che chiede "cercate quattro parole italiane o
straniere di sei lettere con tutte e cinque le vocali". Le soluzioni sono
nel numero 3 e vengono citate tra le parole italiane "Aiuole, uovaie,
aiutoè, uosaie".
Qualcuno di voi sa il significato delle ultime due parole?
anche la seconda farei fatica a classificarla come "parola italiana"
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
Roger
2018-07-28 14:08:12 UTC
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Post by m***@gmail.com
https://archive.org/details/AguzzaingegnoRaccoltaIllustrata
c'è un enigma nel numero 1 che chiede "cercate quattro parole italiane o
straniere di sei lettere con tutte e cinque le vocali". Le soluzioni sono nel
numero 3 e vengono citate tra le parole italiane "Aiuole, uovaie, aiutoè,
uosaie".
Qualcuno di voi sa il significato delle ultime due parole?
Ciao.
Ci sarebbe anche il nome proprio Gualtiero
--
Ciao,
Roger
--
Coraggio, il meglio è passato (Ennio Flaiano)
Ammammata
2018-07-30 06:20:33 UTC
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Il giorno Sat 28 Jul 2018 04:08:12p, *Roger* ha inviato su
Post by Roger
Ci sarebbe anche il nome proprio Gualtiero
non sono sei lettere totali ma 8
Aurelio è pure lui panvocalico ma non di sei lettere
--
/-\ /\/\ /\/\ /-\ /\/\ /\/\ /-\ T /-\
-=- -=- -=- -=- -=- -=- -=- -=- - -=-
Post by Roger
http://www.bb2002.it :) <<<<<
........... [ al lavoro ] ...........
Roger
2018-07-28 14:10:13 UTC
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Post by m***@gmail.com
https://archive.org/details/AguzzaingegnoRaccoltaIllustrata
c'è un enigma nel numero 1 che chiede "cercate quattro parole italiane o
straniere di sei lettere con tutte e cinque le vocali". Le soluzioni sono nel
numero 3 e vengono citate tra le parole italiane "Aiuole, uovaie, aiutoè,
uosaie".
Sicuro che sia aiutoè, e non aiutone?
--
Ciao,
Roger
--
Coraggio, il meglio è passato (Ennio Flaiano)
m***@gmail.com
2018-07-28 14:19:12 UTC
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L'enigma chiede parole di sei lettere e dunque non può essere né Gualtiero, né aiutone...

Ciao.
Roger
2018-07-28 14:23:56 UTC
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Post by m***@gmail.com
L'enigma chiede parole di sei lettere e dunque non può essere né Gualtiero,
né aiutone...
È vero. Allora pare che ci sia solo aiuole, mentre nella soluzione,
oltre
alle parole che hai già citato, c'è scritto addirittura "ecc.", come se
ce ne fossero chissà quante altre...
--
Ciao,
Roger
--
Coraggio, il meglio è passato (Ennio Flaiano)
Roger
2018-07-28 14:20:45 UTC
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Post by Roger
Post by m***@gmail.com
https://archive.org/details/AguzzaingegnoRaccoltaIllustrata
c'è un enigma nel numero 1 che chiede "cercate quattro parole italiane o
straniere di sei lettere con tutte e cinque le vocali". Le soluzioni sono
nel numero 3 e vengono citate tra le parole italiane "Aiuole, uovaie,
aiutoè, uosaie".
Sicuro che sia aiutoè, e non aiutone?
Chiedo scusa.
Ho visto la soluzione al n. 3 e in effetti c'è proprio scritto aiutoè,
parola inesistente anche 140 anni fa.
--
Ciao,
Roger
--
Coraggio, il meglio è passato (Ennio Flaiano)
Mad Prof
2018-07-28 16:28:40 UTC
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Post by Roger
Chiedo scusa.
Ho visto la soluzione al n. 3 e in effetti c'è proprio scritto aiutoè,
parola inesistente anche 140 anni fa.
Probabilmente l'accento è un refuso. 'Aiutoe' è una variante antica di
'aiutò'.

<https://books.google.co.uk/books?id=qIOlk9XMNxkC&pg=PA1184&dq=%22aiutoe%22&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjJwsWNm8LcAhUpLsAKHXOlCsAQ6AEIKTAA#v=onepage&q=%22aiutoe%22&f=false>
--
Sanity is not statistical
Mad Prof
2018-07-28 16:31:26 UTC
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Post by Mad Prof
Post by Roger
Chiedo scusa.
Ho visto la soluzione al n. 3 e in effetti c'è proprio scritto aiutoè,
parola inesistente anche 140 anni fa.
Probabilmente l'accento è un refuso. 'Aiutoe' è una variante antica di
'aiutò'.
<https://books.google.co.uk/books?id=qIOlk9XMNxkC&pg=PA1184&dq=%22aiutoe
%22&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjJwsWNm8LcAhUpLsAKHXOlCsAQ6AEIKTAA#v=onepage&q
=%22aiutoe%22&f=false>
A quella pagina c'è anche un 'confessoe' per 'confessò'.
--
Sanity is not statistical
Maurizio Pistone
2018-07-28 17:34:22 UTC
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Post by Mad Prof
Probabilmente l'accento è un refuso. 'Aiutoe' è una variante antica di
'aiutò'.
anche "fue" per "fu", "ene" per "è", e tante altre forme antiche

la -e serve per rendere piana una parola tronca; la trascrizione
"aiutoè" è un errore grossolano, segno di modesta famigliarità con la
storia della lingua e della letteratura italiana
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
Valerio Vanni
2018-07-28 17:45:50 UTC
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Post by Mad Prof
Post by Roger
Ho visto la soluzione al n. 3 e in effetti c'è proprio scritto aiutoè,
parola inesistente anche 140 anni fa.
Probabilmente l'accento è un refuso. 'Aiutoe' è una variante antica di
'aiutò'.
<https://books.google.co.uk/books?id=qIOlk9XMNxkC&pg=PA1184&dq=%22aiutoe%22&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjJwsWNm8LcAhUpLsAKHXOlCsAQ6AEIKTAA#v=onepage&q=%22aiutoe%22&f=false>
E' una carattistica del toscano antico, l'aggiunta di una "e" finale
alle parole accentate sull'ultima vocale.

Sìe e Giùe li ho sentiti tante volte a Firenze.
A casa mia non arrivano, però.


-----
http://www.giottoulivi.gov.it/progetti/progettididattici/progettididattici2000_2001/siti%20e%20vie%20di%20penetrazione%20alto%20mugello/DIALETTO%20DEFINITIVO.htm

· La paragoge:

Il toscano, come del resto l’italiano, non ama particolarmente le
forma tronche o quei termini stranieri che finiscono in consonante.
Nel momento in cui ci si trova davanti a tali forme, è solito
aggiungere in fondo alla parola tronca, che termina per vocale, una
/e/, detta epitetica, che rende più facile la pronuncia. Esempi come
nòe (no), sie (si), giùe (giù), sùe (su), si trovano nel contado
ancora frequentemente. Per quelle parole, soprattutto straniere, che
invece terminano per consonante preceduta da vocale, di norma il
toscano, oltre ad aggiungere una /e/ epitetica, raddoppia anche la
consonante finale: sudde (sud), barre (bar), àlcolle (alcool), làpisse
(lapis). Le parole straniere che terminano con una consonante
preceduta da altra consonante prendono solo la /e/ epitetica: norde
(nord), sporte (sport).
-----

http://www.treccani.it/vocabolario/epitesi/

Epìte?i s. f. [dal lat. tardo epithesis, gr. ?p??es??
«sovrapposizione, aggiunta», dal tema di ?p?t???µ? «porre sopra o
accanto»]. – In linguistica, aggiunta di qualche fonema alla fine di
una parola (è detta anche paragoge); per es., in greco, il ?
efelcistico nelle forme verbali e nominali in -s?: ????s?(?),
p??es?(?); in italiano antico, -e nelle forme ossitone: fae, faroe,
ameroe, piue, tue, ecc., e talora -ne, come in sine, none, quine.
--
Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.
Roger
2018-07-28 19:35:28 UTC
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Post by Valerio Vanni
Post by Mad Prof
Post by Roger
Ho visto la soluzione al n. 3 e in effetti c'è proprio scritto aiutoè,
parola inesistente anche 140 anni fa.
Probabilmente l'accento è un refuso. 'Aiutoe' è una variante antica di
'aiutò'.
<https://books.google.co.uk/books?id=qIOlk9XMNxkC&pg=PA1184&dq=%22aiutoe%22&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjJwsWNm8LcAhUpLsAKHXOlCsAQ6AEIKTAA#v=onepage&q=%22aiutoe%22&f=false>
E' una carattistica del toscano antico, l'aggiunta di una "e" finale
alle parole accentate sull'ultima vocale.
L'usanza del toscano di modificare i sostantivi terminanti in
consonante
aggiungendo una e, e magari raddoppiando la consonante stessa, è
diffusa
ancora oggi.
"Gasse" per gas
"Barre" per bar
"Busse" per bus
"Sporte" per sport
...
--
Ciao,
Roger
--
Coraggio, il meglio è passato (Ennio Flaiano)
Voce dalla Germania
2018-07-29 07:36:22 UTC
Permalink
Post by Roger
L'usanza del toscano di modificare i sostantivi terminanti
in consonante
aggiungendo una e, e magari raddoppiando la consonante
stessa, è diffusa
ancora oggi.
"Gasse" per gas
"Barre" per bar
"Busse" per bus
"Sporte" per sport
Solo del toscano? Sarà perché sono una voce dalla Germania,
ma quando si sente uno che aggiunge una e o almeno uno /@/
(schwa) alle parole che finiscono in consonante, accettiamo
scommesse che è un italofono che si sta sforzando di dire
qualcosa in tedesco o in inglese.
Perfino gli ispanofoni riescono a non aggiungere niente alle
parole con alcune consonanti finali tipo mujeres, corazón e
hablar.
Father McKenzie
2018-07-29 07:45:57 UTC
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Post by Voce dalla Germania
Perfino gli ispanofoni riescono a non aggiungere niente alle
parole con alcune consonanti finali tipo mujeres, corazón e
hablar.
Loro lo aggiungono prima delle s impure: magari diranno Espielen,
Eschumacher :-)
--
Et interrogabant eum turbae dicentes: “Quid ergo faciemus?”.
Respondens autem dicebat illis: “Qui habet duas tunicas,
det non habenti; et, qui habet escas, similiter faciat”.
(Ev. sec. Lucam 3,10-11)
Roger
2018-07-29 09:28:38 UTC
Permalink
Post by Voce dalla Germania
Perfino gli ispanofoni riescono a non aggiungere niente alle
parole con alcune consonanti finali tipo mujeres, corazón e
hablar.
Loro lo aggiungono prima delle s impure: magari diranno Espielen, Eschumacher
:-)
È vero:

Escalar (scalare)
Escapar (scappare)
Escena (scena)
Estudiar (studiare)
Espia (spia)
Especial (speciale)
Esquiar (sciare)
Estúpido (stupido)
...

Però non credo lo facciano con parole straniere.
--
Ciao,
Roger
--
Coraggio, il meglio è passato (Ennio Flaiano)
Mad Prof
2018-07-29 09:33:08 UTC
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Post by Roger
Post by Voce dalla Germania
Perfino gli ispanofoni riescono a non aggiungere niente alle
parole con alcune consonanti finali tipo mujeres, corazón e
hablar.
Loro lo aggiungono prima delle s impure: magari diranno Espielen, Eschumacher
:-)
Escalar (scalare)
Escapar (scappare)
Escena (scena)
Estudiar (studiare)
Espia (spia)
Especial (speciale)
Esquiar (sciare)
Estúpido (stupido)
...
Però non credo lo facciano con parole straniere.
Credi, credi…
--
Sanity is not statistical
Roger
2018-07-29 09:35:55 UTC
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Post by Mad Prof
[...]
Post by Roger
Però non credo lo facciano con parole straniere.
Credi, credi…
Ni sforzerò... ;-)
--
Ciao,
Roger
--
Coraggio, il meglio è passato (Ennio Flaiano)
v***@gmail.com
2018-07-29 11:42:58 UTC
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Post by Voce dalla Germania
Post by Roger
L'usanza del toscano di modificare i sostantivi terminanti
in consonante
aggiungendo una e, e magari raddoppiando la consonante
stessa, è diffusa
ancora oggi.
"Gasse" per gas
"Barre" per bar
"Busse" per bus
"Sporte" per sport
Solo del toscano? Sarà perché sono una voce dalla Germania,
(schwa) alle parole che finiscono in consonante, accettiamo
scommesse che è un italofono che si sta sforzando di dire
qualcosa in tedesco o in inglese.
E' panitaliana una /@/ appena accennata, ma c'è un'altra differenza.

Nel toscano (antico, perché il moderno sta perdendo questa tendenza) il meccanismo agisce a livello lessicale.
Cioè, si forma una parola "gasse" "sporte" che viene pronunciata così sempre.

Invece il piccolo /@/ italiano è più confinato alla fine di enunciato, è più una caratteristica fonetica implicita. Insomma, il "normale rilascio pre pausale di una consonante".

"Non ho pagato la bolletta del gas" -> /@/ (non ho simboli per farlo piccolo ;-) )
"Il gas metano è aumentato del 10%" -> sequenza /sm/

In toscano antico sarebbe "i 'ggasse è aumentato" (esiste proprio la parola "gasse").
*GB*
2018-07-29 12:37:28 UTC
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Post by Voce dalla Germania
Solo del toscano? Sarà perché sono una voce dalla Germania,
(schwa) alle parole che finiscono in consonante, accettiamo
scommesse che è un italofono che si sta sforzando di dire
qualcosa in tedesco o in inglese.
Perfino gli ispanofoni riescono a non aggiungere niente alle
parole con alcune consonanti finali tipo mujeres, corazón e
hablar.
Guarda che anche un italiano non ha alcuna difficoltà a pronunciare
correttamente parole terminanti per -l, -m, -n, -r (sonanti).

Gli è più difficile pronunciare plosive finali perché non gli è proprio
e non gli è stato insegnato che devono appoggiarle allo schwa sordo,
vale a dire a una piccola aspirazione finale ("Gott" si legge "goth").

Bye,

*GB*
Stefan Ram
2018-07-29 14:56:15 UTC
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Probabilmente l'accento ? un refuso. 'Aiutoe' ? una variante antica di
'aiut?'.
(Mi scuso per alcuni caratteri che non sono stati citati
correttamente a causa di limitazioni tecniche.)

Ho cercato queste parole italiane di sei lettere con tutte
le vocali nei testi in italiano che ho sul mio computer
e ho trovato soltanto «aiuole» con una con una frequenza
superiore a uno.
Father McKenzie
2018-07-29 19:34:12 UTC
Permalink
Post by Stefan Ram
Ho cercato queste parole italiane di sei lettere con tutte
le vocali nei testi in italiano
E' semplice: dato che bisogna usare cinque vocali, resta solo una
consonante, che può essere scelta tra 14 possibilità (oviamente non
conto la q e la h). Considerato che la consonante può cadere in una
delle tra 4 posizioni (non conosco parole di sei lettere di cui cinque
vocali iniziali più la consonante),non resta che provare le varie
combinaziohni. Credetemi, non ci vuole molto: immaginate una consonante
a inizio parola e cinque vocali, poi fate scorrere la consonante verso
l'ultima posizione, se non trovate niente passate oltre. Ovviamente
saranno per lo più senza alcun senso.
--
Et interrogabant eum turbae dicentes: “Quid ergo faciemus?”.
Respondens autem dicebat illis: “Qui habet duas tunicas,
det non habenti; et, qui habet escas, similiter faciat”.
(Ev. sec. Lucam 3,10-11)
Stefan Ram
2018-07-29 19:56:33 UTC
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Post by Father McKenzie
Post by Stefan Ram
Ho cercato queste parole italiane di sei lettere con tutte
le vocali nei testi in italiano
E' semplice: dato che bisogna usare cinque vocali, resta solo una
Ho usato un programma Perl.

Ho iniziato a unificare tutte le vocali accentate a una
vocale non accentata, come, ad esempio:

ÀÁÂÃÄÅàáâãäå --> a

Poi, per ogni parola, ho controllato se corrispondeva a
questa espressione regolare:

^(?=.*a)(?=.*e)(?=.*i)(?=.*o)(?=.*u).{6}$

Se una parola corrispondeva, allora stampavo la sua
versione originale (compresi gli accenti originali).

Tuttavia, questa espressione soprastante dovrebbe essere
comprensibile per i lettori solo se conoscono le espressioni
regolari Perl con lookaheads positivi. Ma in realtà,
significa: Voglio sei caratteri, di cui almeno uno è una
«a», uno è una «e», uno è una «i», uno è una «o» e uno è
una «u».
Valerio Vanni
2018-07-29 21:42:46 UTC
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On Sun, 29 Jul 2018 21:34:12 +0200, Father McKenzie
Post by Father McKenzie
Post by Stefan Ram
Ho cercato queste parole italiane di sei lettere con tutte
le vocali nei testi in italiano
E' semplice: dato che bisogna usare cinque vocali, resta solo una
consonante
Perché ci vuoi mettere per forza una consonante? Non che me ne vengano
in mente di parole così, però perché escludi alla base una sequenza
solo di vocali?

Per esempio, nella parola "cuoiaie" c'è una lunga sequenza di vocali
(di vocali scritte, s'intende... foneticamente le mezze sono
approssimanti).
--
Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.
Father McKenzie
2018-07-29 23:12:19 UTC
Permalink
Post by Valerio Vanni
Perché ci vuoi mettere per forza una consonante? Non che me ne vengano
in mente di parole così, però perché escludi alla base una sequenza
solo di vocali?
NOn mi sembra ci siano parole, in italiano corrente, con sei vocali in
fila. Forse l'hawai'iano ne avrà alcune.
Comunque, ho inteso la richiesta come "cinque vocali, ciascuna presente
UNA sola volta" e quindi, per arrivare a sei...
--
Et interrogabant eum turbae dicentes: “Quid ergo faciemus?”.
Respondens autem dicebat illis: “Qui habet duas tunicas,
det non habenti; et, qui habet escas, similiter faciat”.
(Ev. sec. Lucam 3,10-11)
Valerio Vanni
2018-07-29 23:45:50 UTC
Permalink
On Mon, 30 Jul 2018 01:12:19 +0200, Father McKenzie
Post by Father McKenzie
Post by Valerio Vanni
Perché ci vuoi mettere per forza una consonante? Non che me ne vengano
in mente di parole così, però perché escludi alla base una sequenza
solo di vocali?
NOn mi sembra ci siano parole, in italiano corrente, con sei vocali in
fila. Forse l'hawai'iano ne avrà alcune.
Come? Con sei vocali in fila te ne ho detta appena una! (limitatamente
all'aspetto grafico).
Il problema è che non rientra nel giochino, perché ha sette lettere.
Post by Father McKenzie
Comunque, ho inteso la richiesta come "cinque vocali, ciascuna presente
UNA sola volta" e quindi, per arrivare a sei...
Questo dettaglio della "sola volta" non c'era.
Già era difficile così, se ci metti altri paletti...
--
Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.
Klaram
2018-07-30 12:39:47 UTC
Permalink
Post by Valerio Vanni
On Mon, 30 Jul 2018 01:12:19 +0200, Father McKenzie
Post by Father McKenzie
Comunque, ho inteso la richiesta come "cinque vocali, ciascuna presente
UNA sola volta" e quindi, per arrivare a sei...
Questo dettaglio della "sola volta" non c'era.
Già era difficile così, se ci metti altri paletti...
Me ne è venuta in mente una che rientra nelle sei lettere: ureaio =
contenitore, raccoglitore di urea (?).

Comunque sia, pare che in italiano non esistano parole con le cinque
vocali in ordine alfabetico, come in inglese facetious, bacterious ecc.

k
Stefan Ram
2018-07-30 13:26:07 UTC
Permalink
Post by Klaram
Comunque sia, pare che in italiano non esistano parole con le cinque
vocali in ordine alfabetico, come in inglese facetious, bacterious ecc.
|CIRANO DI BERGERAC
...
|Traduzione di Oreste Lionello
...
|CADETTI: A digiuno? Ragiona da guascone! - /Capdedious/! Al
|raduno! (escono tranne Rossana)

(Tuttavia, il font corsivo potrebbe indicare che questa
(«capo di dio») è sentita come una parola straniera.)
Father McKenzie
2018-07-30 14:59:50 UTC
Permalink
Post by Stefan Ram
(Tuttavia, il font corsivo potrebbe indicare che questa
(«capo di dio») è sentita come una parola straniera.)
in francese Dio si dice Dieu non Diou
--
Et interrogabant eum turbae dicentes: “Quid ergo faciemus?”.
Respondens autem dicebat illis: “Qui habet duas tunicas,
det non habenti; et, qui habet escas, similiter faciat”.
(Ev. sec. Lucam 3,10-11)
Stefan Ram
2018-07-30 15:28:46 UTC
Permalink
Post by Father McKenzie
Post by Stefan Ram
(Tuttavia, il font corsivo potrebbe indicare che questa
(«capo di dio») è sentita come una parola straniera.)
in francese Dio si dice Dieu non Diou
«Capdedious» sembra essere antico occitano. Probabilmente
è stato provato dal 1552. La parola francese (gasconomo)
corrispondente è « cadédiou ».
Father McKenzie
2018-07-30 14:58:22 UTC
Permalink
Post by Klaram
Me ne è venuta in mente una che rientra nelle sei lettere: ureaio
euraio, insegnante privato europeo :-)
--
Et interrogabant eum turbae dicentes: “Quid ergo faciemus?”.
Respondens autem dicebat illis: “Qui habet duas tunicas,
det non habenti; et, qui habet escas, similiter faciat”.
(Ev. sec. Lucam 3,10-11)
Klaram
2018-07-31 14:21:53 UTC
Permalink
Post by Father McKenzie
Post by Klaram
Me ne è venuta in mente una che rientra nelle sei lettere: ureaio
euraio, insegnante privato europeo :-)
Allora euaio = insegnante che insegna bene, è la parola con cinque
vocali. :))

k
Father McKenzie
2018-07-30 14:55:36 UTC
Permalink
Post by Valerio Vanni
Questo dettaglio della "sola volta" non c'era.
Già era difficile così, se ci metti altri paletti...
Hai visto da te che è una condizione implicita. Se ripeti una vocale
arrivi a sei lettere (le vocali sono cinque). A questo punto la parola è
fatta di sole vocali, ce ne sarà una?
--
Et interrogabant eum turbae dicentes: “Quid ergo faciemus?”.
Respondens autem dicebat illis: “Qui habet duas tunicas,
det non habenti; et, qui habet escas, similiter faciat”.
(Ev. sec. Lucam 3,10-11)
Valerio Vanni
2018-07-30 20:12:45 UTC
Permalink
On Mon, 30 Jul 2018 16:55:36 +0200, Father McKenzie
Post by Father McKenzie
Post by Valerio Vanni
Questo dettaglio della "sola volta" non c'era.
Già era difficile così, se ci metti altri paletti...
Hai visto da te che è una condizione implicita.
No, è un ulteriore requisito che hai inserito.
Post by Father McKenzie
Se ripeti una vocale
arrivi a sei lettere (le vocali sono cinque). A questo punto la parola è
fatta di sole vocali, ce ne sarà una?
Non so, probabilmente no. Però, se ci fosse, l'avresti scartata per la
ripetizione dei una vocale.
--
Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.
Ammammata
2018-07-30 06:24:43 UTC
Permalink
Il giorno Sun 29 Jul 2018 09:34:12p, *Father McKenzie* ha inviato su
Post by Father McKenzie
dato che bisogna usare cinque vocali, resta solo una
consonante, che può essere scelta tra 14 possibilità (oviamente non
conto la q e la h)
passi la h, ma perché non la q?

aequio è pronunciabile ;)
--
/-\ /\/\ /\/\ /-\ /\/\ /\/\ /-\ T /-\
-=- -=- -=- -=- -=- -=- -=- -=- - -=-
Post by Father McKenzie
http://www.bb2002.it :) <<<<<
........... [ al lavoro ] ...........
Father McKenzie
2018-07-30 15:01:18 UTC
Permalink
aequio è pronunciabile;)
pure equaio e aqueio, ma che cosa sono?
--
Et interrogabant eum turbae dicentes: “Quid ergo faciemus?”.
Respondens autem dicebat illis: “Qui habet duas tunicas,
det non habenti; et, qui habet escas, similiter faciat”.
(Ev. sec. Lucam 3,10-11)
Ammammata
2018-07-30 15:12:15 UTC
Permalink
Il giorno Mon 30 Jul 2018 05:01:18p, *Father McKenzie* ha inviato su
Post by Father McKenzie
aequio Ú pronunciabile;)
pure equaio e aqueio, ma che cosa sono?
concordo, non hanno significato (oggi), ma la mia osservazione era sul
fatto di escludere a priori la q dalla lista delle consonanti da provare
--
/-\ /\/\ /\/\ /-\ /\/\ /\/\ /-\ T /-\
-=- -=- -=- -=- -=- -=- -=- -=- - -=-
Post by Father McKenzie
http://www.bb2002.it :) <<<<<
........... [ al lavoro ] ...........
m***@gmail.com
2018-07-30 15:20:55 UTC
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Almeno secondo Dante, esisteva in latino una parola di cinque lettere con tutte e cinque le vocali:

https://it.wikisource.org/wiki/Convivio/Trattato_quarto

"Questo vocabulo, cioè ’autore’, sanza quella terza lettera C, può discendere da due principii: l’uno si è d’uno verbo molto lasciato da l’uso in gramatica, che significa tanto quanto ’legare parole’, cioè ’auieo’. E chi ben guarda lui, ne la sua prima voce apertamente vedrà che elli stesso lo dimostra, che solo di legame di parole è fatto, cioè di sole cinque vocali, che sono anima e legame d’ogni parole, e composto d’esse per modo volubile, a figurare imagine di legame. 4. Chè, cominciando da l’A, ne l’U quindi si rivolve, e viene diritto per I ne l’E, quindi si rivolve e torna ne l’O; sì che veramente imagina questa figura: A, E, I, O, U, la quale è figura di legame. E in quanto ’autore’ viene e discende da questo verbo, si prende solo per li poeti, che con l’arte musaica le loro parole hanno legate: e di questa significazione al presente non s’intende."

Ciao.
Mad Prof
2018-07-28 16:18:58 UTC
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Post by m***@gmail.com
https://archive.org/details/AguzzaingegnoRaccoltaIllustrata
Da notare "qual'è" con l'apostrofo…
--
Sanity is not statistical
Maurizio Pistone
2018-07-28 17:34:22 UTC
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Post by Mad Prof
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https://archive.org/details/AguzzaingegnoRaccoltaIllustrata
Da notare "qual'è" con l'apostrofo…
questo sarebbe il meno
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
m***@gmail.com
2018-07-28 17:51:40 UTC
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Post by Maurizio Pistone
Post by Mad Prof
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https://archive.org/details/AguzzaingegnoRaccoltaIllustrata
Da notare "qual'è" con l'apostrofo…
questo sarebbe il meno
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
Ci sono stati moltissimi scrittori che hanno usato l'apostrofo scrivendo "qual'è" o "qual'era" fino agli anni '60. Si è uniformato l'uso di adoperare l'apostrofo in pratica solo dopo il saggio di Alfonso Leone "Elisione e troncamento" pubblicato sulla rivista "Lingua Nostra" nel 1963 che ha stabilito la regola generale che si insegna a scuola da quel momento in poi.

Ciao.
Bruno Campanini
2018-07-29 03:13:38 UTC
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Post by Maurizio Pistone
Post by Mad Prof
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https://archive.org/details/AguzzaingegnoRaccoltaIllustrata
Da notare "qual'è" con l'apostrofo…
questo sarebbe il meno
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
Ci sono stati moltissimi scrittori che hanno usato l'apostrofo scrivendo
"qual'è" o "qual'era" fino agli anni '60. Si è uniformato l'uso di adoperare
l'apostrofo in pratica solo dopo il saggio di Alfonso Leone "Elisione e
troncamento" pubblicato sulla rivista "Lingua Nostra" nel 1963 che ha
stabilito la regola generale che si insegna a scuola da quel momento in poi.
Io l'ho imparato alle elementari che il pronome relativo ha le
forme qual-quale-quali, analogamente a tal-tale-tali.
Ragion per cui davanti a vocale si usa qual (tal) senza dover tanto
ragionare se per elisione o troncamento (concetti a quei tempi
mai sentiti nominare).

Frequentavo le elementari quando piovevano bombe, quando Mr. Leone
(che non ho il piacere di conoscere) non era ancora nato, ovvero
non era ancora andato a scuola ovvero era un somaro.

Bruno

Bruno
Anacleto Colombo
2018-07-29 07:53:15 UTC
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Post by Bruno Campanini
Frequentavo le elementari quando piovevano bombe, quando Mr. Leone
(che non ho il piacere di conoscere) non era ancora nato, ovvero
non era ancora andato a scuola ovvero era un somaro.
Vai Bruno, spaccagli il culo :-)
posi
2018-07-29 15:03:09 UTC
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Post by Maurizio Pistone
Post by Mad Prof
Post by m***@gmail.com
https://archive.org/details/AguzzaingegnoRaccoltaIllustrata
Da notare "qual'è" con l'apostrofo…
questo sarebbe il meno
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
Ci sono stati moltissimi scrittori che hanno usato l'apostrofo scrivendo "qual'è" o "qual'era" fino agli anni '60. Si è uniformato l'uso di adoperare l'apostrofo in pratica solo dopo il saggio di Alfonso Leone "Elisione e troncamento" pubblicato sulla rivista "Lingua Nostra" nel 1963 che ha stabilito la regola generale che si insegna a scuola da quel momento in poi.
Ciao.
Da fine '800 fino agli anni '60 la *maggioranza* degli scrittori
scriveva "qual'è" e "qual'era".
*GB*
2018-07-29 15:52:05 UTC
Permalink
Post by posi
Da fine '800 fino agli anni '60 la *maggioranza* degli scrittori
scriveva "qual'è" e "qual'era".
Forse perché, in assenza di una regola cogente, si procedeva per analogia:

il cane ~ l'orso

quel cane ~ quell'orso

bel cane ~ bell'orso

qual cane ~ qual'orso

tal cane ~ tal'orso

Bye,

*GB*
Bruno Campanini
2018-07-29 16:16:55 UTC
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Da fine '800 fino agli anni '60 la *maggioranza* degli scrittori scriveva
"qual'è" e "qual'era".
Prova a citarne cinque... di quelli "buoni".

Bruno
*GB*
2018-07-29 18:59:49 UTC
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Post by Bruno Campanini
Post by posi
Da fine '800 fino agli anni '60 la *maggioranza* degli scrittori
scriveva "qual'è" e "qual'era".
Prova a citarne cinque... di quelli "buoni".
In attesa che lui li citi, hai mai riflettuto che le norme ortografiche
attuali non corrispondono all'evoluzione fonetica dell'italiano?

illo sciacallo -> lo sciacallo (aferesi)
illo cane -> il cane (troncamento)
illo orso -> l'orso (aferesi ed elisione)

quello sciacallo -> quello sciacallo (nessun mutamento)
quello cane -> quel cane (troncamento)
quello orso -> quell'orso (elisione)

bello sciacallo -> bello sciacallo (nessun mutamento)
bello cane -> bel cane (troncamento)
bello orso -> bell'orso (elisione)

quale sciacallo -> quale sciacallo (nessun mutamento)
quale cane -> qual cane (troncamento)
quale orso -> *qual'orso (elisione)

tale sciacallo -> tale sciacallo (nessun mutamento)
tale cane -> tal cane (troncamento)
tale orso -> *tal'orso (elisione)

uno sciacallo -> uno sciacallo (nessun mutamento)
uno cane -> un cane (troncamento)
uno orso -> *un'orso (elisione)

nessuno sciacallo -> nessuno sciacallo (nessun mutamento)
nessuno cane -> nessun cane (troncamento)
nessuno orso -> *nessun'orso (elisione)

Bye,

*GB*
Roberto Deboni DMIsr
2018-07-30 21:54:50 UTC
Permalink
Post by Bruno Campanini
Post by posi
Da fine '800 fino agli anni '60 la *maggioranza* degli scrittori
scriveva "qual'è" e "qual'era".
Prova a citarne cinque... di quelli "buoni".
Come mai ne vuole cinque ?

In ogni caso, ricordi d'infanzia mi dicono Carlo Collodi,
ma anche Giacomo Leopardi ("tal qual'è") e Luigi
Pirandello. Ci sarebbe anche Landolfi (Tommaso ?).
Cercando sulla rete poi trovo un Federigo Tozzi.
Sono cinque ?

Ma dipende da cosa intende per "buoni".

Queste sarebbero le "cose" che rendono una lingua
viva. Chi vuole "punire" questi in realta' ottiene
il risultato di uccidere la lingua.

Se non mi sono spiegato: invito alla tolleranza,
ad accettare una specie di licenza poetica anche da
parte di comuni (o meno comuni) mortali.

Infatti, per quale ragione, scrittori famosi si sono
"sentiti" di scrivere un "qual'è" ?

Invece un bacchettare continuo da parte di aguzzini
questori della perfezione linguistica va in sostanza
verso l'imposizione di un conformismo linguistico
che uccide la vena artistica che c'e' in ognuno, anche
nel piu' umile manovale campagnolo (una volta il "cafone",
senza accezione dispreggiativa).

Pensateci.


PS: piuttosto che di un qual'e' in piu', punterei le poderose
batterie della purezza linguistica contro il profilerare
orrendo dei "best practice", "hairstylist", "performanti",
"killeraggio", "exit strategy", "feedback", "trendy",
"weekend", "abstract", "bipartisan", "party",
"benchmark", etc. spesso senza alcuna attinenza al significato
per un inglese.

Per esempio, l'ultima novita e' l' "hotspot".
Leggo che sarebbe il centro di identificazione per migranti ?

Ma scusate, l'hotspot non era quella funzione delle
reti 3G e 4G per cui un cellulare fa da ponte tra
un PC ed internet ?
Bruno Campanini
2018-07-30 23:44:53 UTC
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Post by Roberto Deboni DMIsr
Post by Bruno Campanini
Post by posi
Da fine '800 fino agli anni '60 la *maggioranza* degli scrittori
scriveva "qual'è" e "qual'era".
Prova a citarne cinque... di quelli "buoni".
Come mai ne vuole cinque ?
In ogni caso, ricordi d'infanzia mi dicono Carlo Collodi,
ma anche Giacomo Leopardi ("tal qual'è") e Luigi
Pirandello. Ci sarebbe anche Landolfi (Tommaso ?).
Cercando sulla rete poi trovo un Federigo Tozzi.
Sono cinque ?
Ma dipende da cosa intende per "buoni".
Quelli che hai citato, a parte il Tozzi che non conosco,
a mio giudizio sono "buoni".
Post by Roberto Deboni DMIsr
Queste sarebbero le "cose" che rendono una lingua
viva. Chi vuole "punire" questi in realta' ottiene
il risultato di uccidere la lingua.
Se non mi sono spiegato: invito alla tolleranza,
ad accettare una specie di licenza poetica anche da
parte di comuni (o meno comuni) mortali.
Qui non sono tanto d'accordo.
Se "il" zappatore lo scrivo io non è licenza... è indecenza.
Post by Roberto Deboni DMIsr
Infatti, per quale ragione, scrittori famosi si sono
"sentiti" di scrivere un "qual'è" ?
Forse era l'andazzo del momento... ora non più.
Post by Roberto Deboni DMIsr
Invece un bacchettare continuo da parte di aguzzini
questori della perfezione linguistica va in sostanza
verso l'imposizione di un conformismo linguistico
che uccide la vena artistica che c'e' in ognuno, anche
nel piu' umile manovale campagnolo (una volta il "cafone",
senza accezione dispreggiativa).
Pensateci.
PS: piuttosto che di un qual'e' in piu', punterei le poderose
batterie della purezza linguistica contro il profilerare
orrendo dei "best practice", "hairstylist", "performanti",
"killeraggio", "exit strategy", "feedback", "trendy",
"weekend", "abstract", "bipartisan", "party",
"benchmark", etc. spesso senza alcuna attinenza al significato
per un inglese.
Per esempio, l'ultima novita e' l' "hotspot".
Leggo che sarebbe il centro di identificazione per migranti ?
Ma scusate, l'hotspot non era quella funzione delle
reti 3G e 4G per cui un cellulare fa da ponte tra
un PC ed internet ?
Qui sono perfettamente d'accordo!
Tant'è che più che puntar batterie sgancerei mega-bomboni da
una tonnellata!

Bruno
posi
2018-08-04 02:36:26 UTC
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Post by Bruno Campanini
Post by posi
Da fine '800 fino agli anni '60 la *maggioranza* degli scrittori
scriveva "qual'è" e "qual'era".
Prova a citarne cinque... di quelli "buoni".
Bruno
Te li ha già citati Roberto, ma ora mi piacerebbe conoscere il motivo di
questa tua sfida.

Le regole sull'apostrofo sono poche, semplici, chiare, e ben conosciute
da tutti. Non sono certo conoscenze esoteriche rivelate a pochi "buoni".

L'elisione vuole l'apostrofo e si può avere solo di fronte a vocale.
Il troncamento non vuole l'apostrofo e si può avere anche di fronte
consonante.

Così come nessuno dice "buono compleanno", a nessuno viene in mente di
scrivere "buon'anno": al di là del fatto che sia giusto o sbagliato, è
una questione di coerenza, di logica.

Tuttavia, un troncamento che compare solo di fronte a vocale, pur non
essendo un errore (essendo facoltativo, lo metti dove vuoi), è
quantomeno strano e puzza un po' di elisione.

Ora, considerato il declino che ha avuto la forma tronca "qual" nel
corso del tempo, ciò che dovrebbe meravigliare non è il fatto che
Pirandello scrivesse "qual'è" senza che questo gli abbia impedito di
prendere il Nobel per la letteratura, ma piuttosto il fatto che ai
nostri giorni la percentuale di quelli che mettono l'apostrofo sia più
alta di quanto non lo sia mai stata in tutta la storia della lingua
italiana, e che tuttavia questo moderno amore verso il troncamento
chissà come mai, si manifesta solo di fronte a vocale.
*GB*
2018-08-04 06:15:54 UTC
Permalink
Post by posi
L'elisione vuole l'apostrofo e si può avere solo di fronte a vocale.
Il troncamento non vuole l'apostrofo e si può avere anche di fronte
consonante.
Così come nessuno dice "buono compleanno", a nessuno viene in mente di
scrivere "buon'anno": al di là del fatto che sia giusto o sbagliato, è
una questione di coerenza, di logica.
Tuttavia, un troncamento che compare solo di fronte a vocale, pur non
essendo un errore (essendo facoltativo, lo metti dove vuoi), è
quantomeno strano e puzza un po' di elisione.
Non è una questione di coerenza, è proprio che in "buon anno" abbiamo
un'elisione scritta senza apostrofo. E' elisione perché la -o di "buono"
cade davanti a vocale. La si scrive senza apostrofo per mantenere la
grafia del troncamento come in "buon compleanno" perché tale grafia
individua immediatamente la forma maschile; si è scelto cioè di scrivere
"buon" al maschile, e "buon'" al femminile, come si fa con l'articolo
indeterminativo. Però con questa stessa scelta indotta dal genere si
dovrebbe scrivere "qual è il nesso" (m.) e "qual'è la relazione" (f.),
come facevo io prima di venir ripreso su Usenet.

Bye,

*GB*
*GB*
2018-08-04 06:43:25 UTC
Permalink
Post by *GB*
Però con questa stessa scelta indotta dal genere si
dovrebbe scrivere "qual è il nesso" (m.) e "qual'è la relazione" (f.),
come facevo io prima di venir ripreso su Usenet.
Ovviamente allora non mi rendevo pienamente conto del motivo: sentivo di
dover fare così e basta. Oggi mi è chiaro che stavo estendendo questa
regola dell'apostrofo influenzato dal genere (buon orso, buon'orsa,
pover orso, pover'orsa, qual orso, qual'orsa come in un orso, un'orsa)
quando lo si può fare apparire come un troncamento (altrimenti sempre
apostrofo: quell'orso, quell'orsa come in quest'orso, quest'orsa).

Bye,

*GB*
*GB*
2018-08-04 07:06:19 UTC
Permalink
Post by *GB*
quando lo si può fare apparire come un troncamento
Diciamo pure che il troncamento è un caso speciale di elisione, in cui
la parola elisa termina in maniera accettabile in italiano antico (tipo
"cor" per "cuore", ovvero in -l, -m, -n, -r non raddoppiate) e quindi
rifugge l'apostrofo.

Ma sono troncamenti anche le cadute di intere sillabe, in cui l'uso
dell'accento prevale e quello dell'apostrofo è sporadico:

civitate -> cittade -> città

uno poco -> un po'

Bye,

*GB*
posi
2018-08-04 14:12:55 UTC
Permalink
Post by *GB*
Post by *GB*
quando lo si può fare apparire come un troncamento
Diciamo pure che il troncamento è un caso speciale di elisione, in cui
la parola elisa termina in maniera accettabile in italiano antico (tipo
"cor" per "cuore", ovvero in -l, -m, -n, -r non raddoppiate) e quindi
rifugge l'apostrofo.
E' il contrario: l'elisione è un caso speciale di troncamento che
avviene per motivi puramente eufonici.

Il troncamento, in generale può essere segnato dall'apostrofo,
dall'accento, e può non essere segnato. Nel caso specifico
dell'elisione, cioè quando è dovuto alla presenza successiva di una
vocale, vuole l'apostrofo.
Roger
2018-08-04 15:23:53 UTC
Permalink
Post by *GB*
quando lo si può fare apparire come un troncamento
Diciamo pure che il troncamento è un caso speciale di elisione, in cui la
parola elisa termina in maniera accettabile in italiano antico (tipo "cor"
per "cuore", ovvero in -l, -m, -n, -r non raddoppiate) e quindi rifugge
l'apostrofo.
E' il contrario: l'elisione è un caso speciale di troncamento che avviene per
motivi puramente eufonici.
Il troncamento, in generale può essere segnato dall'apostrofo, dall'accento,
e può non essere segnato.
Troncamento segnato dall'accento?
Puoi fare un esempio?
--
Ciao,
Roger
--
Coraggio, il meglio è passato (Ennio Flaiano)
Father McKenzie
2018-08-04 15:45:27 UTC
Permalink
Post by Roger
Troncamento segnato dall'accento?
Puoi fare un esempio?
Si riferisce a città(de), pietà(de), virtù(te). In questo caso il
fenomeno risulta indipendente dalle parole seguenti
https://it.wikipedia.org/wiki/Apocope
--
Et interrogabant eum turbae dicentes: “Quid ergo faciemus?”.
Respondens autem dicebat illis: “Qui habet duas tunicas,
det non habenti; et, qui habet escas, similiter faciat”.
(Ev. sec. Lucam 3,10-11)
Roger
2018-08-05 09:37:37 UTC
Permalink
Post by Roger
Troncamento segnato dall'accento?
Puoi fare un esempio?
Si riferisce a città(de), pietà(de), virtù(te). In questo caso il fenomeno
risulta indipendente dalle parole seguenti
https://it.wikipedia.org/wiki/Apocope
Allora si parla di apocope, cioè una forma di troncamento permanente,
frutto dell'evoluzione della lingua.
Un troncamento nel quale la forma "intera", cioè non troncata, non
esiste
più se non in testi poetici e letterari.
A differenza degli altri troncamenti dove anche la forma non troncata
viene correntemente usata.
Comunque, sia pure con questa precisazione, sempre di troncamento si
tratta.
--
Ciao,
Roger
--
Coraggio, il meglio è passato (Ennio Flaiano)
posi
2018-08-05 17:51:04 UTC
Permalink
Post by Roger
Post by Father McKenzie
Post by Roger
Troncamento segnato dall'accento?
Puoi fare un esempio?
Si riferisce a città(de), pietà(de), virtù(te). In questo caso il
fenomeno risulta indipendente dalle parole seguenti
https://it.wikipedia.org/wiki/Apocope
Allora si parla di apocope, cioè una forma di troncamento permanente,
frutto dell'evoluzione della lingua.
Un troncamento nel quale la forma "intera", cioè non troncata, non esiste
più se non in testi poetici e letterari.
"Piede" è ancora molto diffuso nel linguaggio comune, nonostante
l'esistenza della forma tronca "piè", che ovviamente vuole l'accento
come "città".
*GB*
2018-08-05 19:47:09 UTC
Permalink
Post by posi
"Piede" è ancora molto diffuso nel linguaggio comune, nonostante
l'esistenza della forma tronca "piè", che ovviamente vuole l'accento
come "città".
"Piede" e "poco" coesistono con le loro forme tronche. Ma perché si
scrive "a piè di pagina" con l'accento e invece bisogna scrivere "un po'
di vino" con l'apostrofo? Dove sta la coerenza?

Bye,

*GB*
posi
2018-08-06 01:36:29 UTC
Permalink
Post by *GB*
Post by posi
"Piede" è ancora molto diffuso nel linguaggio comune, nonostante
l'esistenza della forma tronca "piè", che ovviamente vuole l'accento
come "città".
"Piede" e "poco" coesistono con le loro forme tronche. Ma perché si
scrive "a piè di pagina" con l'accento e invece bisogna scrivere "un po'
di vino" con l'apostrofo? Dove sta la coerenza?
Sul perché "po'" faccia eccezione non ne ho idea. Magari qualcuno qui ce
lo sa dire.

Certo è che, a differenza di "qual'è", la forma "pò" ha avuto sempre un
uso trascurabile, anche nei secoli passati.
Klaram
2018-08-06 13:35:42 UTC
Permalink
Post by posi
"Piede" è ancora molto diffuso nel linguaggio comune, nonostante
l'esistenza della forma tronca "piè", che ovviamente vuole l'accento come
"città".
"Piede" e "poco" coesistono con le loro forme tronche. Ma perché si scrive
"a piè di pagina" con l'accento e invece bisogna scrivere "un po' di vino"
con l'apostrofo? Dove sta la coerenza?
Sul perché "po'" faccia eccezione non ne ho idea. Magari qualcuno qui ce lo
sa dire.
Mah, dicono che po', mo', sono eccezioni. Forse non c'è un motivo
logico, ma potrebbe essere solo una questione di uso.

k
posi
2018-08-04 14:06:24 UTC
Permalink
Post by *GB*
Post by posi
L'elisione vuole l'apostrofo e si può avere solo di fronte a vocale.
Il troncamento non vuole l'apostrofo e si può avere anche di fronte
consonante.
Così come nessuno dice "buono compleanno", a nessuno viene in mente di
scrivere "buon'anno": al di là del fatto che sia giusto o sbagliato, è
una questione di coerenza, di logica.
Tuttavia, un troncamento che compare solo di fronte a vocale, pur non
essendo un errore (essendo facoltativo, lo metti dove vuoi), è
quantomeno strano e puzza un po' di elisione.
Non è una questione di coerenza, è proprio che in "buon anno" abbiamo
un'elisione scritta senza apostrofo. E' elisione perché la -o di "buono"
cade davanti a vocale. La si scrive senza apostrofo per mantenere la
grafia del troncamento come in "buon compleanno" perché tale grafia
individua immediatamente la forma maschile; si è scelto cioè di scrivere
"buon" al maschile, e "buon'" al femminile, come si fa con l'articolo
indeterminativo. Però con questa stessa scelta indotta dal genere si
dovrebbe scrivere "qual è il nesso" (m.) e "qual'è la relazione" (f.),
come facevo io prima di venir ripreso su Usenet.
Se scrivo "un orso" è perché uso l'articolo maschile "un", non perché
sia caduta una qualche -o. Non è una convenzione ortografica, ma la
stessa lingua italiana parlata che prevede sei articoli maschili e solo
tre femminili.

Allo stesso modo, "buon" è il troncamento di "buono", pertanto è
singolare maschile. Non posso usarlo per il femminile o per il plurale.
Quindi dirò "buona Pasqua" e non "buon Pasqua", "buone vacanze" e non
"buon vacanze", "buoni motivi" e non "buon motivi". Per il maschile
invece è lecito usare la forma tronca, e normalmente lo si fa quando
l'aggettivo precede il nome, quindi dirò "buon viaggio" o "viaggio
buono". Tutto ciò non c'entra niente con le convenzioni ortografiche.

Ora, se di fronte alla parola "anno" dici "buon" è perché volevi dire
"buono" ma la -o è caduta a causa dell'elisione oppure perché stai
usando la solita forma tronca "buon" singolare maschile che usi
abitualmente anche quando dici "buon viaggio"? Se ci ragioni un po', ti
accorgi che molto probabilmente la motivazione è la seconda, a meno che
tu non sia solito dire "buono viaggio".

Diverso è il caso di "povero". La forma tronca "pover" in teoria esiste
ma è certamente rarissima e limitata ad un uso poetico (per esempio
Dante scrive "pover cielo"). Se abitualmente dici "povero cane, povero
gatto", ma poi di fronte a "uomo " diventa "pover uomo" è evidentemente
a causa della vocale, e non certo per un'improvvisa ispirazione poetica
che ti ha suggerito il troncamento. Quindi in questo caso si tratta di
un'elisione e mi sembra più corretto usare l'apostrofo: pover'uomo.
Post by *GB*
indeterminativo. Però con questa stessa scelta indotta dal genere si
dovrebbe scrivere "qual è il nesso" (m.) e "qual'è la relazione" (f.),
come facevo io prima di venir ripreso su Usenet.
No, perché "quale" si può usare sia al maschile che al femminile, non è
come "uno" o "buono" che è solamente maschile.
Klaram
2018-08-05 11:33:06 UTC
Permalink
Post by *GB*
Però con questa stessa scelta indotta dal genere si
dovrebbe scrivere "qual è il nesso" (m.) e "qual'è la relazione" (f.),
come facevo io prima di venir ripreso su Usenet.
No, perché "quale" si può usare sia al maschile che al femminile, non è come
"uno" o "buono" che è solamente maschile.
Qual masso che dal vertice
Di lunga erta montana...

Qual donna attende a gloriosa fama
di senno, di valor, di cortesia...

Quanto a "pover" troncato, se ne trovano molti esempi famosi, ma è
una forma del linguaggio poetico, non di quello comune.

k
P.S. Ho trovato questo breve ritratto della mia città del 1967, dalle
teche RAI. Non ho resistito e ve lo mando, pur rischiando di apparire
invadente. Forse è perché in questo momento sono lontano... :))


posi
2018-08-05 15:11:13 UTC
Permalink
Post by Klaram
Post by *GB*
Però con questa stessa scelta indotta dal genere si
 > dovrebbe scrivere "qual è il nesso" (m.) e "qual'è la relazione" (f.),
 > come facevo io prima di venir ripreso su Usenet.
No, perché "quale" si può usare sia al maschile che al femminile, non
è come "uno" o "buono" che è solamente maschile.
Qual masso che dal vertice
Di lunga erta montana...
Qual donna attende a gloriosa fama
di senno, di valor, di cortesia...
 Quanto a "pover" troncato, se ne trovano molti esempi famosi, ma è una
forma del linguaggio poetico, non di quello comune.
Se è vero che "pover" è una forma del linguaggio poetico, non è molto
diversa la situazione di "qual". Tant'è che entrambi gli esempi che hai
fatto sono tratti da poesie.

Cercando un po', si trova qualche uso anche in prosa, ma di certo è un
uso molto limitato. Diciamo che è una questione stilistica.
Ammetterai che oggi gran parte delle persone, compresa forse tu, usano
la forma tronca solo di fronte a vocale, mentre di fronte a consonante
preferiscono dire "quale".
*GB*
2018-08-05 20:11:57 UTC
Permalink
Post by posi
Se scrivo "un orso" è perché uso l'articolo maschile "un", non perché
sia caduta una qualche -o.
Ne sei davvero certo? "Uno" viene da "unum" e il numerale è quasi sempre
"uno" salvo che nel gergo militare: "un duè, un duè, un duè".

Quindi se nell'articolo esiste la forma "un" è perché per scorrevolezza
si è deciso di togliere una sillaba ogni volta che si poteva. Tu dici
"un libro," ma non dici:

Quanti sono i quaderni? - Due.
Quante sono le penne? - Tre.
Quanti sono i libri? - Un.
Post by posi
Non è una convenzione ortografica, ma la
stessa lingua italiana parlata che prevede sei articoli maschili e solo
tre femminili.
Certo, una volta che i grammatici hanno interpretato e legiferato a modo
loro, nessuna critica è più ammessa. Resta il fatto che "uno" non si è
sviluppato da "un", ma è "un" ad essersi sviluppato da "uno", che veniva
dal latino "unum" (acc., pronunciato "uno") o "uno" (abl.).
Post by posi
Allo stesso modo, "buon" è il troncamento di "buono",
"Buon" non esiste se non è seguito da un sostantivo, e lo stesso vale
per "un".
Post by posi
pertanto è
singolare maschile. Non posso usarlo per il femminile o per il plurale.
Quindi dirò "buona Pasqua" e non "buon Pasqua",
Allo stesso modo non puoi dire "un vacanza". Però puoi dire
"un'assenza". Il comportamento fonetico di "buono" è lo stesso.
Post by posi
Tutto ciò non c'entra niente con le convenzioni ortografiche.
Noi abbiamo una fonetica e una grafia. La fonetica trascritta in IPA
appare molto più uniforme della grafia:

un orso /u'norso/ ~ un'orsa /u'norsa/
Post by posi
No, perché "quale" si può usare sia al maschile che al femminile, non è
come "uno" o "buono" che è solamente maschile.
Ciò perché finisce in -e, come "vile": "vil marrano", "vil meretrice".
Ora dimmi se non avresti dei dubbi se scrivere:

"vil aguzzina" o "vil'aguzzina"

Bye,

*GB*
posi
2018-08-06 02:52:46 UTC
Permalink
Post by *GB*
Non è una convenzione ortografica, ma la stessa lingua italiana
parlata che prevede sei articoli maschili e solo tre femminili.
Certo, una volta che i grammatici hanno interpretato e legiferato a modo
loro, nessuna critica è più ammessa.
Ricorda che i grammatici non hanno un ruolo prescrittivo, ma descrittivo.
Il loro legiferare è simile al legiferare degli scienziati.

Se Newton legifera che la mela cade verso il basso non significa che la
mele *deve cadere* verso il basso, ma che di fatto *cade* verso il
basso. Se non sei d'accordo, devi semplicemente mostrare che le cose
stanno in maniera diversa.

Allo stesso modo i grammatici descrivono una lingua spiegandone la
grammatica. La critica è ammessa nel momento in cui quello che
descrivono non corrisponde all'uso comune attuale.

Ti risulta che qualcuno dica o abbia mai detto abitualmente /un'kosa/?

No, perché quel prefisso /un/-, che i grammatici chiamano "articolo
indeterminativo maschile singolare" (e che convenzionalmente scriviamo
come una parola staccata, ma questo è un altro discorso, che riguarda
l'ortografia) si trova, di fatto, solo di fronte a quella categoria di
parole che i grammatici chiamano "maschili singolari". Quindi mai
davanti a /kosa/.
Post by *GB*
pertanto è singolare maschile. Non posso usarlo per il femminile o per
il plurale.
Quindi dirò "buona Pasqua" e non "buon Pasqua",
Allo stesso modo non puoi dire "un vacanza". Però puoi dire
"un'assenza". Il comportamento fonetico di "buono" è lo stesso.
Non è lo stesso, perché "buono" si tronca sia davanti a vocale che
davanti a consonante, mentre "buona" solo davanti a vocale, quindi
abbiamo a che fare due fenomeni diversi, due tipi di troncamento di
diversi. A prescindere dal nome che vogliamo dargli o dal modo in cui li
si vuole indicare graficamente.
Post by *GB*
Tutto ciò non c'entra niente con le convenzioni ortografiche.
Noi abbiamo una fonetica e una grafia. La fonetica trascritta in IPA
  un orso /u'norso/  ~  un'orsa /u'norsa/
sì, ma: un gatto /un'gatto/ ~ una gatta /una'gatta/
Post by *GB*
No, perché "quale" si può usare sia al maschile che al femminile, non
è come "uno" o "buono" che è solamente maschile.
Ciò perché finisce in -e, come "vile": "vil marrano", "vil meretrice".
  "vil aguzzina"  o  "vil'aguzzina"
I dubbi sono esattamente gli stessi che avrei tra "vil aguzzino" e
"vil'aguzzino": la forma tronca esiste solo nel linguaggio poetico:
abitualmente non dici "vil marrano" né "vil meretrice". D'altra parte
anche l'elisione della desinenza -e seguita da a è abbastanza insolita:
normalmente diciamo "vile aguzzino" o "vile aguzzina". Quindi
probabilmente il contesto sarà quello di uno stile poetico e pertanto
scriverei "vil aguzzino". Quindi ovviamente anche "vil aguzzina",
essendo "vil" il troncamento di "vile" che è sia maschile che femminile.

Allo stesso modo direi "gran carrozza".
Mentre invece non direi "San Carla" perché "San" è il troncamento di Santo.
Valerio Vanni
2018-08-06 09:43:50 UTC
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Post by posi
Post by *GB*
Certo, una volta che i grammatici hanno interpretato e legiferato a modo
loro, nessuna critica è più ammessa.
Ricorda che i grammatici non hanno un ruolo prescrittivo, ma descrittivo.
Il loro legiferare è simile al legiferare degli scienziati.
Nella grammatica sono presenti entrambe le correnti, e queste possono
finire in contrasto.
Per esempio, l'Appendix Probi è stata scritta con intenti normativi, e
ha avuto risultati descrittivi.
Post by posi
Post by *GB*
Noi abbiamo una fonetica e una grafia. La fonetica trascritta in IPA
  un orso /u'norso/  ~  un'orsa /u'norsa/
sì, ma: un gatto /un'gatto/ ~ una gatta /una'gatta/
Quello che vuol dire lui è che "un orso" foneticamente è uguale a
"un'orsa".
L'ultimo esempio è diverso sia foneticamente che morfologicamente.

Da "uno gatto" e "una gatta" abbiamo avuto "un gatto" e "una gatta".

Da "uno orso" e "una orsa" il percorso è più complesso.
"uno" è diventato "un" in quanto maschile (come nell'esempio dei
gatti) "una" è stata elisa, oppure entrambi sono stati elisi
direttamente?
--
Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.
posi
2018-08-06 13:05:58 UTC
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Post by Valerio Vanni
Post by posi
Post by *GB*
Certo, una volta che i grammatici hanno interpretato e legiferato a modo
loro, nessuna critica è più ammessa.
Ricorda che i grammatici non hanno un ruolo prescrittivo, ma descrittivo.
Il loro legiferare è simile al legiferare degli scienziati.
Nella grammatica sono presenti entrambe le correnti, e queste possono
finire in contrasto.
In passato sì, ma da quando persino l'Accademia della Crusca ha
rinunciato ad avere una funzione normativa possiamo ben dire che sia
rimasta solo quella descrittiva.
Post by Valerio Vanni
Post by posi
Post by *GB*
Noi abbiamo una fonetica e una grafia. La fonetica trascritta in IPA
  un orso /u'norso/  ~  un'orsa /u'norsa/
sì, ma: un gatto /un'gatto/ ~ una gatta /una'gatta/
Quello che vuol dire lui è che "un orso" foneticamente è uguale a
"un'orsa".
Anche "lago" e "l'ago" sono foneticamente uguali. Ma se proviamo a fare
il plurale ci accorgiamo della differenza.
Post by Valerio Vanni
L'ultimo esempio è diverso sia foneticamente che morfologicamente.
Da "uno gatto" e "una gatta" abbiamo avuto "un gatto" e "una gatta".
Da "uno orso" e "una orsa" il percorso è più complesso.
"uno" è diventato "un" in quanto maschile (come nell'esempio dei
gatti) "una" è stata elisa, oppure entrambi sono stati elisi
direttamente?
Diciamo che per il maschile sono in teoria possibili entrambe le
eventualità. Se fosse per me sarebbero da considerare accettabili
entrambe. Tuttavia mi pare evidente che quella più ragionevole e
coerente sia la prima.
Klaram
2018-08-06 13:37:12 UTC
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Post by Valerio Vanni
Post by posi
Post by *GB*
  un orso /u'norso/  ~  un'orsa /u'norsa/
sì, ma: un gatto /un'gatto/ ~ una gatta /una'gatta/
Quello che vuol dire lui è che "un orso" foneticamente è uguale a
"un'orsa".
L'ultimo esempio è diverso sia foneticamente che morfologicamente.
Da "uno gatto" e "una gatta" abbiamo avuto "un gatto" e "una gatta".
Da "uno orso" e "una orsa" il percorso è più complesso.
"uno" è diventato "un" in quanto maschile (come nell'esempio dei
gatti) "una" è stata elisa, oppure entrambi sono stati elisi
direttamente?
Diciamo che per il maschile sono in teoria possibili entrambe le eventualità.
Se fosse per me sarebbero da considerare accettabili entrambe. Tuttavia mi
pare evidente che quella più ragionevole e coerente sia la prima.
Se ho capito bene il problema di GB è spiegare il perché le forme
tronche come: un, tal, qual, san, gran ecc. sono solo maschili.

Io credo che sia dovuto al fatto che la forma femminile è la forma
marcata, mentre quella maschile non lo è.
Se dico "un leone" posso anche intendere genericamente l'animale senza
specificare il sesso, mentre se intendo parlare della femmina devo dire
"una leonessa".
Ora, a parte "un" che può essere anche il numerale (un, due, tre),
credo che queste forme si siano create in modo generico (qualcuna
magari per analogia con le altre) come forme non marcate, cioè
maschili, e davanti a nomi femminili si è usata la forma marcata
femminile non troncata.
Solo nel caso in cui il nome femminile inizi con vocale si fa una
elisione eufonica con apostrofo, non un troncamento.

k
posi
2018-08-06 14:26:08 UTC
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Post by Klaram
Post by posi
Post by Valerio Vanni
    un orso /u'norso/  ~  un'orsa /u'norsa/
sì, ma:  un gatto /un'gatto/ ~  una gatta /una'gatta/
Quello che vuol dire lui è che "un orso" foneticamente è uguale a
"un'orsa".
L'ultimo esempio è diverso sia foneticamente che morfologicamente.
Da "uno gatto" e "una gatta" abbiamo avuto "un gatto" e "una gatta".
Da "uno orso" e "una orsa" il percorso è più complesso.
"uno" è diventato "un" in quanto maschile (come nell'esempio dei
gatti) "una" è stata elisa, oppure entrambi sono stati elisi
direttamente?
Diciamo che per il maschile sono in teoria possibili entrambe le
eventualità. Se fosse per me sarebbero da considerare accettabili
entrambe. Tuttavia mi pare evidente che quella più ragionevole e
coerente sia la prima.
Se ho capito bene il problema di GB è spiegare il perché le forme
tronche come: un, tal, qual, san, gran ecc. sono solo maschili.
Io credo che sia dovuto al fatto che la forma femminile è la forma
marcata, mentre quella maschile non lo è.
Se dico "un leone" posso anche intendere genericamente l'animale senza
specificare il sesso, mentre se intendo parlare della femmina devo dire
"una leonessa".
Ora, a parte "un" che può essere anche il numerale (un, due, tre), credo
che queste forme si siano create in modo generico (qualcuna magari per
analogia con le altre) come forme non marcate, cioè maschili, e davanti
a nomi femminili si è usata la forma marcata femminile non troncata.
Solo nel caso in cui il nome femminile inizi con vocale si fa una
elisione eufonica con apostrofo, non un troncamento.
k
Non avevo capito che il problema fosse quello.

In tal caso sì, sono d'accordo con te: è dovuto al fatto che in italiano
il maschile è la forma non marcata. Lo stesso succede in quasi tutte
lingue.

Se ricordo bene c'è una lingua nativa americana in cui la forma non
marcata è quella femminile, ma la comunità che la parla, da un punto di
vista socio-culturale è ben lontana da quello che noi usualmente
chiamiamo "femminismo".
Valerio Vanni
2018-08-06 14:49:10 UTC
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Post by posi
Post by Valerio Vanni
Nella grammatica sono presenti entrambe le correnti, e queste possono
finire in contrasto.
In passato sì, ma da quando persino l'Accademia della Crusca ha
rinunciato ad avere una funzione normativa possiamo ben dire che sia
rimasta solo quella descrittiva.
Non credo che sia scomparsa la corrente normativa, ha solo perso
forza.
Post by posi
Post by Valerio Vanni
Quello che vuol dire lui è che "un orso" foneticamente è uguale a
"un'orsa".
Anche "lago" e "l'ago" sono foneticamente uguali. Ma se proviamo a fare
il plurale ci accorgiamo della differenza.
Ok, ma qui il confronto si complica parecchio.
Post by posi
Post by Valerio Vanni
L'ultimo esempio è diverso sia foneticamente che morfologicamente.
Da "uno gatto" e "una gatta" abbiamo avuto "un gatto" e "una gatta".
Da "uno orso" e "una orsa" il percorso è più complesso.
"uno" è diventato "un" in quanto maschile (come nell'esempio dei
gatti) "una" è stata elisa, oppure entrambi sono stati elisi
direttamente?
Diciamo che per il maschile sono in teoria possibili entrambe le
eventualità. Se fosse per me sarebbero da considerare accettabili
entrambe. Tuttavia mi pare evidente che quella più ragionevole e
coerente sia la prima.
Forse la cronologia degli eventi potrebbe aiutare.
Se c'è stato in una fase "un orso" insieme a "una orsa" è un conto, se
ci sono stati insieme "uno orso" e "una orsa" un altro.
--
Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.
Maurizio Pistone
2018-08-06 12:54:42 UTC
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Post by *GB*
Post by posi
Se scrivo "un orso" è perché uso l'articolo maschile "un", non perché
sia caduta una qualche -o.
Ne sei davvero certo? "Uno" viene da "unum" e il numerale è quasi sempre
"uno" salvo che nel gergo militare: "un duè, un duè, un duè".
ho comprato due tome di Lanzo, un pezzo di Castelmagno, tre robiole di
Roccaverano

direi che "un" si usa anche come numerale
--
Maurizio Pistone strenua nos exercet inertia Hor.
http://blog.mauriziopistone.it
http://www.lacabalesta.it
Roger
2018-08-06 13:03:16 UTC
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Post by *GB*
Se scrivo "un orso" è perché uso l'articolo maschile "un", non perché sia
caduta una qualche -o.
Ne sei davvero certo? "Uno" viene da "unum" e il numerale è quasi sempre
"uno" salvo che nel gergo militare: "un duè, un duè, un duè".
A me alla SMA (Scuola Militare Alpina) avevano insegnato:
Unò duè, unò duè, unò duè... Con la u appena accennata.
--
Ciao,
Roger
--
Coraggio, il meglio è passato (Ennio Flaiano)
Valerio Vanni
2018-08-06 14:55:53 UTC
Permalink
Post by Roger
Post by *GB*
Ne sei davvero certo? "Uno" viene da "unum" e il numerale è quasi sempre
"uno" salvo che nel gergo militare: "un duè, un duè, un duè".
Unò duè, unò duè, unò duè... Con la u appena accennata.
Organizzato come, col secondo tempo più forte del primo? Insieme ai
passi?

u'no du'e u'no du'e
?
--
Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.
Voce dalla Germania
2018-08-06 15:14:21 UTC
Permalink
Post by Valerio Vanni
Post by Roger
Post by *GB*
Ne sei davvero certo? "Uno" viene da "unum" e il numerale è quasi sempre
"uno" salvo che nel gergo militare: "un duè, un duè, un duè".
Unò duè, unò duè, unò duè... Con la u appena accennata.
Organizzato come, col secondo tempo più forte del primo?
No. Centro Addestramento Reclute. E adesso raccontaci come
hai fatto a schivarlo. Grrr!
Post by Valerio Vanni
Insieme ai passi?
Sì.
Post by Valerio Vanni
u'no du'e u'no du'e
Sì. Accento sulla o più forte di quello sulla e.
Valerio Vanni
2018-08-06 15:33:23 UTC
Permalink
On Mon, 6 Aug 2018 17:14:21 +0200, Voce dalla Germania
Post by Voce dalla Germania
Post by Valerio Vanni
Post by Roger
Unò duè, unò duè, unò duè... Con la u appena accennata.
Organizzato come, col secondo tempo più forte del primo?
No. Centro Addestramento Reclute. E adesso raccontaci come
hai fatto a schivarlo. Grrr!
Ulcera duodenale ;-)
Post by Voce dalla Germania
Post by Valerio Vanni
u'no du'e u'no du'e
Sì. Accento sulla o più forte di quello sulla e.
Aspetta...
Usando termini musicali (Piano - Forte - MezzoForte, che possiamo
riportare in linguistica come Sillaba Atona - Accento Primario -
Accento Secondario):

U-no du-e

P-F-P-MF

u'no.du,e

così?
--
Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.
Voce dalla Germania
2018-08-07 09:11:30 UTC
Permalink
Post by Valerio Vanni
On Mon, 6 Aug 2018 17:14:21 +0200, Voce dalla Germania
Post by Voce dalla Germania
Post by Valerio Vanni
Post by Roger
Unò duè, unò duè, unò duè... Con la u appena accennata.
Organizzato come, col secondo tempo più forte del primo?
No. Centro Addestramento Reclute. E adesso raccontaci come
hai fatto a schivarlo. Grrr!
Ulcera duodenale ;-)
Post by Voce dalla Germania
Post by Valerio Vanni
u'no du'e u'no du'e
Sì. Accento sulla o più forte di quello sulla e.
Aspetta...
Usando termini musicali (Piano - Forte - MezzoForte, che possiamo
riportare in linguistica come Sillaba Atona - Accento Primario -
U-no du-e
P-F-P-MF
u'no.du,e
così?
Sì, e vedo che Roger conferma.
Invece non condivido per nulla il suo "Bei tempi ..." e
ricordo che parlavamo quasi tutti così del periodo dopo la
fine della naja: "Quando _tornerò_ un essere umano ..."
Valerio Vanni
2018-08-07 17:45:43 UTC
Permalink
On Tue, 7 Aug 2018 11:11:30 +0200, Voce dalla Germania
Post by Voce dalla Germania
Post by Valerio Vanni
Usando termini musicali (Piano - Forte - MezzoForte, che possiamo
riportare in linguistica come Sillaba Atona - Accento Primario -
U-no du-e
P-F-P-MF
u'no.du,e
così?
Sì, e vedo che Roger conferma.
E il piede batte su /'no/ e /'e/. Quindi musicalmente sarebbe un po'
di verso, quello che avevo inteso come "P" è il levare.
Post by Voce dalla Germania
Invece non condivido per nulla il suo "Bei tempi ..." e
ricordo che parlavamo quasi tutti così del periodo dopo la
fine della naja: "Quando _tornerò_ un essere umano ..."
Non ricordo drammi mostruosi da parte degli amici che hanno fatto il
militare, ma neanche manifestazioni di giubilo; personalmente sono
sempre rimasto contento di non esserci andato ;-)

Penso che spesso il "bei tempi" riguardi la situazione generale
(principalmente, il fatto di avere vent'anni ;-) ).
--
Ci sono 10 tipi di persone al mondo: quelle che capiscono il sistema binario
e quelle che non lo capiscono.
Roger
2018-08-08 08:09:20 UTC
Permalink
Post by Valerio Vanni
[...]
Penso che spesso il "bei tempi" riguardi la situazione generale
(principalmente, il fatto di avere vent'anni ;-) ).
Aosta, città splendida circondata da altrettanto splendide montagne.
Vita spensierata in compagnia di commilitoni allegri e "compagnoni".
Dura disciplina, ma nello stesso tempo orgogliosi della penna che si
aveva sul cappello.
Marce dure, sì, ma col "premio" di arrivare alla vetta e godere di
panorami unici, mentre con i "sopravvissuti" si intonavano canti
alpini.
Aggiungo che ho fatto la maggior parte del servizio militare col
grado di ufficiale, quindi con un buon stipendio e... che avevo
vent'anni o poco più, quindi si può capire perché rimpiango quei
tempi...
--
Ciao,
Roger
--
Coraggio, il meglio è passato (Ennio Flaiano)
Voce dalla Germania
2018-08-08 11:28:48 UTC
Permalink
Post by Roger
Post by Valerio Vanni
[...]
Penso che spesso il "bei tempi" riguardi la situazione
generale
(principalmente, il fatto di avere vent'anni ;-) ).
Aosta, città splendida circondata da altrettanto splendide
montagne.
Vita spensierata in compagnia di commilitoni allegri e
"compagnoni".
Dura disciplina, ma nello stesso tempo orgogliosi della
penna che si
aveva sul cappello.
Marce dure, sì, ma col "premio" di arrivare alla vetta e
godere di
panorami unici, mentre con i "sopravvissuti" si intonavano
canti
alpini.
Aggiungo che ho fatto la maggior parte del servizio militare
col
grado di ufficiale, quindi con un buon stipendio e... che avevo
vent'anni o poco più, quindi si può capire perché rimpiango
quei tempi...
Io invece l'ho fatto da soldato e poi caporale, quindi con
60.000 lire al _mese_ in un'epoca in cui i richiamati della
Guardia Nazionale USA, a cui mi unirono per alcuni giorni
come interprete durante le comiche manovre NATO, prendevano
anche loro l'equivalente in dollari di 60.000 lire. Loro,
però, le prendevano al _giorno_. Duemila lire al giorno
quando una pizza nella trattoria più scalcagnata del paese
del CAR ne costava quattromila, e dopo in un posto che aveva
due cose belle: il treno per Venezia nelle libere uscite e
quello per Trieste.

Poi, citando Sartre, "L'inferno sono gli altri":
<https://it.wikipedia.org/wiki/Nonnismo>
Continuiamo in privato? Ormai siamo nettamente fuori dai
temi di ICLI, ma di fronte a un panegirico della naja non
posso stare zitto neanche dopo trentacinque anni.

Roger
2018-08-06 15:57:05 UTC
Permalink
Post by Valerio Vanni
Post by Roger
Post by *GB*
Ne sei davvero certo? "Uno" viene da "unum" e il numerale è quasi sempre
"uno" salvo che nel gergo militare: "un duè, un duè, un duè".
Unò duè, unò duè, unò duè... Con la u appena accennata.
Organizzato come, col secondo tempo più forte del primo? Insieme ai
passi?
u'no du'e u'no du'e
?
Come ho detto la "u" di unò era appena accennata, quasi fosso nò duè,
nò duè...
Unò sul sinistro e duè sul destro.
Il primo tempo chiamato decisamente più forte del secondo.
Ogni tanto, il comandante, a sua discrezione, invece dei due comandi,
chiamava
il "passo", e tutti dovevano battere il sinistro più forte per
verificare
la sincronizzazione.
Unò duè, unò duè, passo, unò duè, unò duè, ecc.
Bei tempi...
--
Ciao,
Roger
--
Coraggio, il meglio è passato (Ennio Flaiano)
posi
2018-08-04 13:15:24 UTC
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Post by posi
prendere il Nobel per la letteratura, ma piuttosto il fatto che ai
nostri giorni la percentuale di quelli che mettono l'apostrofo sia più
alta di quanto non lo sia mai stata in tutta la storia della lingua
italiana, e che tuttavia questo moderno amore verso il troncamento
chissà come mai, si manifesta solo di fronte a vocale.
Mi sono perso un "non":

la percentuale di quelli che *non* mettono l'apostrofo sia più alta di
quanto non lo sia mai stata in tutta la storia della lingua italiana.
Continua a leggere su narkive:
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