Namibz
2017-10-09 17:25:02 UTC
Resto sempre un po' perplesso di fronte all'ambiguità di questo termine,
che invece, per quanto riguarda i migranti dovrebbe essere pacificamente
univoco. L'immigrato è tenuto ad osservare (come gli italiani) le leggi,
è tenuto a frequentare la scuola dell'obbligo se ne ha l'età (e
l'università se ne ha volontà e possibilità). Ha inoltre la necessità
(ma andrebbe incentivata) di imparare la nostra lingua, però
l'integrazione *civile* finisce qui, dove solitamente comincia
l'immaginaria integrazione "morale", come se esistesse un ethos comune,
in Italia (o in qualunque altro Stato). La formazione scolastica può
trasmettere frammenti (incerti e discutibili) dei famosi e inesistenti
"valori comuni", ma poiché non esiste una "polizia etica" come in Iran,
la scelta dei "valori" da rispettare spetta a ciascuno di noi o di
"loro": l'unica cosa veramente necessaria dovrebbe essewre (almeno) la
conoscenza della - non l'adesione con giuramento alla - Costituzione
(ignota ad es. ai molti italiani che delirano di "candidati premier").
Il problema della posizione della donna in alcune aree del mondo
islamico, e non solo, è reale, ma va affrontato (come quello "italico"
dei bambini e/o delle donne abusati/e) con il welfare, con le reti di
protezione promosse dallo Stato, e, non da ultimo, con la legge. Period.
Ci sono un mucchio di italiani con i quali mi dolgo di condividere
persino il pianeta terra, ma non intendo certo "convertirli" ai miei
valori. Dunque, piano con l'abuso del termine "integrazione", che sembra
positivo ma nasconde un volto molto oscuro.
che invece, per quanto riguarda i migranti dovrebbe essere pacificamente
univoco. L'immigrato è tenuto ad osservare (come gli italiani) le leggi,
è tenuto a frequentare la scuola dell'obbligo se ne ha l'età (e
l'università se ne ha volontà e possibilità). Ha inoltre la necessità
(ma andrebbe incentivata) di imparare la nostra lingua, però
l'integrazione *civile* finisce qui, dove solitamente comincia
l'immaginaria integrazione "morale", come se esistesse un ethos comune,
in Italia (o in qualunque altro Stato). La formazione scolastica può
trasmettere frammenti (incerti e discutibili) dei famosi e inesistenti
"valori comuni", ma poiché non esiste una "polizia etica" come in Iran,
la scelta dei "valori" da rispettare spetta a ciascuno di noi o di
"loro": l'unica cosa veramente necessaria dovrebbe essewre (almeno) la
conoscenza della - non l'adesione con giuramento alla - Costituzione
(ignota ad es. ai molti italiani che delirano di "candidati premier").
Il problema della posizione della donna in alcune aree del mondo
islamico, e non solo, è reale, ma va affrontato (come quello "italico"
dei bambini e/o delle donne abusati/e) con il welfare, con le reti di
protezione promosse dallo Stato, e, non da ultimo, con la legge. Period.
Ci sono un mucchio di italiani con i quali mi dolgo di condividere
persino il pianeta terra, ma non intendo certo "convertirli" ai miei
valori. Dunque, piano con l'abuso del termine "integrazione", che sembra
positivo ma nasconde un volto molto oscuro.
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Namib
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Die Arbeiter haben kein Vaterland (Karl Marx)
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