Post by Giacobino da TradateIl mito del cuoco di oggi e' solo il rimpianto di un'epoca in cui la
competenza era vera, solida e capillare, non esibita.
Toni, fattene una ragione, gatti come una volta non ne mangerei mai piu'.
Ascolta, sono più o meno d'accordo con questa analisi sociologica. Il
punto è che sappiamo tutti che i cuochi, compresi gli chef stellati, sono
1) ignorantoni usciti dall'alberghiero. Maledizione l'alberghiero, cristo
d'un dio impanato nella farina di riso, fate mente locale, tornate agli
anni delle superiori e passate in rassegna la feccia ignorante che
frequentava l'alberghiero. Te lo credo che i preti a Serramazzoni davano
gli schiaffi agli alunni fino a 20 anni fa, pevidentemente perché di
quelli schiffi ve ne era bisogno
2) stante il punto primo, la categoria ha la necessità, per dissonanza
cognitiva, di appigliarsi a qualcosa per legittimare il proprio ruolo.
Bottura rompe il cazzo da anni con le sue stronzate legate all'Arte, i
suoi artisti cinesi di merda che cita continuamente ma che conosce solo
lui, il suo approccio alla cucina molecolare che qualunque matricola del
primo anni di chimica saprebbe replicare (per ogni cuoco molecolare
esistono dieci chimici alimentari che quelle cose le avevano studiate,
sperimentate e messe a punto venti anni prima: qualunque junk food,
qualunque merendina è più molecolare della "cagata all'uomo" - cagliata
all'uovo - che si ottiene mischiando albume e alcol): ecco quindi che i
cuochi ci frantumano i coglioni con i loro strampalati collegamenti
all'arte, all'essere artista, i loro "impiattamenti" che hanno lo stesso
valore artistico di un artista di strada che si guadagna da vivere in
piazza a Venezia con un palo in culo e due chili di trucco in faccia. Le
ideologie, i pensieri e le teorie che stanno "sotto ad un piatto" sono
risibili, di una pochezza intellettuale disarmante, banali.Considerate
solo che non riescono a trovare nemmeno parole nuove, sono tutti lì a
parlare di "innovazione e tradizione".
3) La dissonanza cognitiva raggiunge il suo apice quando si parla di
stacanovismo e dedizione al lavoro. I social aiutano in questo, a
monitorare la situazione, visto che i cuochi e i ristoratori fanno rete ad
esempio su FB, dove sono tutti amici di tutti (compresi quel cancro
professionale costituito dai giornalisti enogastronomici): sono tutti lì
con il culo in fiamme a lamentarsi che solo loro lavorano 14 ore al
giorno, che solo loro hanno le vite distrutte e stravolte a causa del loro
lavoro, sfiammano da diversi anni a 'sta parte perché la loro non è
considerata professione usurante. Maledizione alla madonna, forse non lo
sapete ma nemmeno lavorare in agricoltura è considerato dalla Stato
italiano un lavoro usurante: i negri che raccolgono i pomodori in campo
non sono considerati "usurati", perché dovrebbe esserlo un coglione che
mentre cucina fotografa dall'alto i propri piatti e pubblica le foto su
instagram o su fb, straparlando di qualità, territorio e altre cacate
frantumacoglioni? Tra l'altro, quando si decideranno a fare un pochino di
nero in meno magari vedranno giovani italiani proporsi per i loro lavori da
15 ore al giorno, sottopagati, senza giorno di riposo se in alta stagione
etc, che ne dite?